Boiler Summer Cup: la nuova umiliante challenge su TikTok in vista dell’estate

Si tratta di un nuovo gioco che sta spopolando sul web e che istiga pesantemente al body shaming tra i più giovani. L’obiettivo è quello di adescare il maggior numero di ragazze in sovrappeso possibile per “totalizzare più punti”, riconoscendo come vincitore chi riesce a sedurre la ragazza che pesa di più.

Cos’è la Boiler Summer Cup, la nuova “challenge” diventa virale -Fonte: ilriformista.it

La vergognosa challenge, diventata virale in pochi giorni sulla piattaforma di TikTok, consiste in una vera e propria sfida in vista dell’estate (deve iniziare il 21 giugno) ma già nei primissimi giorni conta la realizzazione di diversi video e contenuti essendo che per scalare la vetta della classifica si dovrà documentare tutto.

Cos’è la Boiler Summer Cup

La challenge consiste nell’adescare e flirtare in discoteca con una ragazza descrivibile come “boiler” mentre gli amici documentano l’accaduto avviando registrazioni, senza che la vittima ne sia consapevole. Il mix di bullismo e body shaming incontra l’ottica sessista dell’uomo virile che vince solo se seduce la ragazza che pesa di più.

Frasi come “Ho toccato una boiler di 130 chili”; “Io non riesco ad andare oltre i 70 chili”; “Quella mi sembra una da 100/110”, finiscono per alimentare la visione dell’oggettificazione del corpo femminile, nonché la viltà di ragazzi che hanno bisogno di sentirsi realizzati discriminando il corpo altrui. Il tutto alimentando l’ideologia metropolitana che un corpo debba rientrare in determinate misure e pesi per essere accettato dalla società.

La pericolosità di questa challenge

Oltre al linguaggio sessista, misogino e violento, la Boiler Summer Cup, sta creando forti angosce alle giovani ragazze che per paura di essere prese in giro ed umiliate evitano di uscire.

Il racconto di mamma Katia testimonia la pericolosità della sfida. Dalle sue parole trapela il senso di vergogna che la challenge ha lasciato in sua figlia, mostrando come un “gioco” possa incidere e ledere l’area psicologica di un soggetto, in quanto è più semplice far sentire gli altri insicuri ed umiliati.

La cattiveria e la superficialità di queste azioni “l’ha ferita nel profondo: io spero che qualcuno fermi questo orrore e che chiunque sia vittima di questa challenge e lo scopra denunci. È una lotta lunga e la strada è in salita. Ma non si può far finta di niente. Ci vogliono pene severe ed educazione a casa e anche nelle scuole. Non si può andare avanti così…”.

“Boiler Summer Cup”, la vergognosa challenge che prende di mira le ragazze in discoteca -Fonte:teleclubitalia.it

La goliardia che diventa reato

A tutela delle ragazze vittime della challenge interviene la giurisprudenza. Sebbene molti suppongano che il “giochino” abbia finalità goliardiche, chi incorre nella Boiler Summer Cup potrebbe avere alle spalle diversi capi d’accusa. I reati che si commettono sono enumerati nel Codice della privacy (D.lgs. del 30.06.2003 n. 196) e nel Codice Penale che sanzionano:

  • Pubblicazione illecita, (art.167 del Codice della Privacy): punisce il trattamento illecito dei dati personali avvenuto attraverso la pubblicazione non autorizzata di immagini o notizie sul web, con la reclusione da sei mesi a un anno, che però aumenta da uno a tre anni se riguardano i dati sensibili. La vittima altresì può richiedere non solo la rimozione del contenuto digitale, bensì il risarcimento pecuniario, ove avesse provocato danno fisico o morale;
  • Trattamento illecito di dati personali, (art.167-172 del Codice della privacy) è punito con la reclusione da 6 a 18 mesi per il trattamento illecito di dati personali da cui derivi nocumento al titolare degli stessi, e con la reclusione da 6 a 24 mesi per la comunicazione o diffusione di dati illecitamente trattati, indipendentemente dal potenziale danno che derivi a terzi. Entrambe le fattispecie di reato presuppongono il dolo specifico nonché un preventivo trattamento dei dati personali;
  • Diffamazione, (art.595 del Codice Penale): se l’offesa è recata col mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità, ovvero in atto pubblico, la pena è della reclusione da sei mesi a tre anni o della multa non inferiore a 516 euro.

Ove il video pubblicato contenesse la diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti il Codice Penale all’Art.612 ter (Revenge porn) incrimina in via specifica la divulgazione non consensuale, dettata da finalità vendicative, di immagini intime. La pena include anche chi, avendo ricevuto o acquisito le immagini e i video, li invia, consegna, cede, pubblica o diffonde senza il consenso delle persone rappresentate al fine di recare loro nocumento. L’autore è punito con la reclusione da uno a sei anni e con una multa da 5.000 a 15.000 euro.

La severità di tali disposizioni vuole in primis tutelare la libertà di autodeterminazione della persona, nonché l’onore, il decoro, la reputazione e la privacy del singolo.

La risposta della piattaforma

Una portavoce di TikTok ha reso noto che le linee guida della Community esplicitano in modo chiaro che non si tollerano contenuti che promuovono bullismo o molestie, agendo dunque con la rimozione dei video che le violano. Ha poi aggiunto

“Nonostante non abbiamo evidenza che la ‘Boiler Summer Cup’ sia un trend diffuso sulla piattaforma, il nostro team dedicato alla sicurezza continua a monitorare attentamente e rimuoverà qualunque contenuto dovesse risultare in violazione. Nel frattempo, stiamo vedendo la nostra community rispondere con video che condannano questo comportamento, contribuendo a creare uno spazio di condivisione sicuro.”

Al fine di “promuovere un posto accogliente e sicuro dove le persone possano condividere la propria creatività”,  la piattaforma  nel quarto trimetre del 2021 ha rimosso il 94% dei contenuti che violavano le policy entro 24 ore dalla loro pubblicazione e il 90% di quelli prima di essere visualizzati.

Nonostante ciò si dovrà continuare ad arginare il grave problema che la società affilia alla donna con qualche chilo in più. Questa infatti non rispecchiando i canoni di una società che valuta “a peso” non meriterebbe lo stesso rispetto di chi rientra in suddette misure dettate da un contesto sociale. Occorrerebbe educare di più nonché limitare l’amplificazione di ciò che i social hanno portato su un altro livello.

Giovanna Sgarlata

 

Webinar UniMe: “Il fenomeno del body shaming”

Si è svolto ieri, 19 Ottobre 2020 alle ore 15:00 in diretta Facebook e sulla piattaforma Microsoft Teams dell’Ateneo di Messina, il webinar “Il fenomeno del body shaming“. L’iniziativa si è tenuta nell’ambito della presentazione dei Corsi di Laurea dei Dipartimenti di Civiltà Antiche e Moderne e di Giurisprudenza ed all’interno del ciclo di incontri con le Scuole Superiori su “Social Media e nuove tendenze”. Un incontro realizzato per far comprendere ai più giovani come gli istituti universitari consentano loro di affrontare tematiche quotidiane, di vivere meglio nella realtà in cui si trovano e di comprendere appieno i fenomeni che li circondano, quindi osservando questo fenomeno dal punto di vista del diritto e della comunicazione.

La prof.ssa Francesca Pellegrino, coordinatrice del corso di laurea magistrale in Giurisprudenza, ha presentato le finalità e gli obiettivi del corso, parlando di un rinnovamento che prevede tre diversi percorsi: Forense, Impresa, Lavoro e Pubblica amministrazione e, infine, Internazionale ed europeo. Questi percorsi, a differenza dei precedenti indirizzi esistenti, sono stati orientati sui possibili sbocchi occupazionali della laurea in Giurisprudenza. Sono previsti insegnamenti in lingua inglese proprio per indirizzare il corso verso un piano internazionale. Al termine del percorso vi è la possibilità di acquisire un doppio titolo, in quanto è stata attivata una convenzione con l’università spagnola: Universidad de Castilla -La Mancha.

Il prof. Marco Centorrino, coordinatore del corso di laurea in Scienze dell’Informazione: Comunicazione pubblica e tecniche giornalistiche, ha affermato che, in occasione del decimo anno di inaugurazione del corso, si è deciso di modificare in parte la struttura del corso per aggiornarlo rispetto a quelle che sono le esigenze del momento, il mercato del lavoro e ciò che il mercato del lavoro richiede.

Dopo l’introduzione ai corsi, il prof. Francesco Pira, delegato del Rettore alla Comunicazione, ha preso la parola, partendo dalla definizione di social network, affermando che “sono divenuti ormai luoghi di costruzione identitaria in cui definire anche la propria intimità, sessualità e genere. Al centro di tutto vi è il corpo che rappresenta il dominio della sessualità e quest’ultima rappresenta l’io. Nell’era della vetrinizzazione, il modo di presentarsi, essere grassi o magri, alti o bassi, il modo di vestire e di truccarsi, scatenano il linguaggio d’odio e forme di bullismo, cyberbullismo e discriminazione.” Con questo incipit introduce il fenomeno del body shaming. Le vittime di body shaming le possiamo trovare in ogni contesto sociale, in modo particolare nel mondo dello spettacolo dato che parliamo di personaggi che ogni giorno si espongono e, anche nei momenti in cui si vorrebbe avere un po’ di privacy, quest’ultima viene negata dai paparazzi che colgono l’attimo giusto per mostrare quei pochi momenti di vita da persona comune in prima pagina. Tra le vittime di body shaming ha citato la cantante Elodie, la quale racconta che un noto cantante le ha detto più volte di mangiare per il suo fisico; Vanessa Incontrada che ultimamente ha fatto molto parlare di sé per la sua scelta di posare nuda sulla copertina di Vanity Fair, proprio per combattere il fenomeno del body shaming; la cantante Arisa, attraverso un post su Instagram, mette in mostra tutte le sue forme scrivendo: “Sono un albero di arance, un panino al latte, una dea.” Il post ha raggiunto in poche ore tantissimi like come segno di apprezzamento per il gesto. Un’altra vittima recente di body shaming nel mondo dello spettacolo è stata la cantante Billie Eilish: “in 10 mesi ha sviluppato un corpo da mamma”, “fa più schifo di Adele 10 anni fa”, “a me fa senso quella pancetta”. Questa è la generazione dei selfie e di Instagram, le cui massime esponenti sono le influencer, modelle dai corpi presunti perfetti, che sono il frutto del fotoritocco d’immagine o della chirurgia estetica. Questa nuova logica di “Influencer system” influenza i comportamenti dei ragazzi, e, in particolare, delle ragazze.

Oggi sui social perdiamo ogni freno inibitorio. Pensiamo di pubblicare tutto quello che di gradevole o assurdo produciamo. Dobbiamo, invece– conclude il professore Pira- imparare a salvaguardare la parte emozionale legata al proprio io. Viverla fuori dallo schermo del nostro smartphone per entrare nella vita reale. Non bisogna avere nessun complesso di inferiorità a causa dell’aspetto fisico, andare al di là delle imperfezioni, imparare a riconoscere quanta bellezza è presente in noi indipendentemente da quelle che possono essere le forme e le proporzioni.

Il prof. Stefano Agosta, organizzatore dell’incontro, ha ricostruito un modello descrittivo di questo fenomeno. Descrive il body shaming come una violenza più subdola, in quanto non parliamo di violenza fisica, ma di violenza psicologica. Si distinguono, dal punto di vista etimologico, Body shaming e Body shame. Body shaming è l’atto di far vergognare qualcuno per il proprio corpo, e si contrappone o si completa con l’espressione body shame che riguarda la conseguenza di questo atto sulla persona. Distingue diversi tipi di esteriorità: un aspetto fisico caratterizzato dalle nostre parti del corpo, un aspetto fisico modificato a causa di patologie e un aspetto fisico modificato per libera scelta. Le critiche interessano persone di ogni età e sesso, ma i più colpiti sono i giovani a causa dell’era dei social in cui viviamo, con maggiore incidenza sulle donne. Afferma che “è importante distinguere quella che è l’espressione di un giudizio costruttivo, non dettato da una volontà distruttiva ma da una preoccupazione, dal commento distruttivo volto al disprezzo e alla derisione. Conclude affermando che, per combattere il body shaming, hanno fondamentale importanza gli incontri con le scuole. Importante è anche la disapprovazione da parte degli utenti, infatti è stato inaugurato l’hashtag #bodypositive da alcune influencer.

La prof.ssa Maria Astone, docente di diritto privato nel dipartimento di Giurisprudenza e presidente del Comitato Regionale per le Comunicazioni della Sicilia (CO.RE.COM), afferma che l’intervento del CO.RE.COM Sicilia sia importante perché presta attenzione a tutte le problematiche che si pongono in internet nei confronti dei soggetti vulnerabili, infatti, a Luglio 2020, è stato istituito l’Osservatorio Internet e Soggetti Vulnerabili proprio per monitorare i fenomeni di abusi e devianza che si consumano sulla rete, di cui fanno parte professori delle università siciliane, tra cui sociologi e psicologi.

Il webinar si è concluso con le domande dei ragazzi delle scuole superiori, alle quali i docenti hanno risposto chiarendo dubbi e curiosità.

 

Diana Colombraro

 

Immagine in evidenza: changethefuture.it