Il progetto GRATA finanziato con oltre un milione di euro – Intervista alla coordinatrice Prof.ssa A. Bitto

Uno dei progetti di ricerca del nostro Ateneo si è aggiudicato un finanziamento per un oltre un milione di euro dal FISR 2019, ovvero un fondo integrativo speciale per la ricerca offerto direttamente dal Ministero.

Il progetto prende il nome di GRATA ed indagherà le potenzialità diagnostiche e terapeutiche di particolari molecole chiamate Graphene Quantum Dots. L’Università offre inoltre un assegno di ricerca nel contesto dell’iniziativa, come approfondito a fine articolo. Abbiamo intervistato la Prof.ssa Alessandra Bitto, coordinatrice del progetto, per saperne di più su GRATA.

Prof.ssa Alessandra Bitto

Per prima cosa, volevamo chiederle quando e in che modo fosse nato il progetto GRATA e quale fosse l’oggetto principale della ricerca.

Il progetto GRATA nasce nel 2019 a partire dall’idea della Prof.ssa Iannazzo, docente del Dipartimento di Ingegneria del nostro Ateneo, che da sempre si occupa della ricerca di molecole che possano essere utilizzate come carrier di farmaci.

Ha identificato, in particolare, delle promettenti particelle di grafene, i cosidetti Graphene Quantum Dots, che hanno particolari proprietà.

Innanzitutto, possono inoltre legare piccoli farmaci, come alcuni antitumorali. La Prof.ssa aveva inizialmente notato come la doxorubicina, un farmaco già usato contro i tumori, potesse essere veicolato all’interno delle cellule in maniera più rapida se coniugato con queste particelle.

Inoltre, un’altra caratteristica è che sono dotate di fluorescenza. Sfruttando questa proprietà, ci è stato possibile seguirle sia all’interno del citoplasma delle cellule target, sia addirittura all’interno del nucleo. Quindi, è possibile monitorare, all’interno della cellula, il percorso che fa il farmaco coniugato alle particelle. Si tratta di un’esperienza affascinante, in quanto seguire il tragitto del farmaco ci permette di osservare da un punto di vista pratico ciò che immaginiamo teoricamente.

 

Che risvolti potrebbero avere queste particelle nella ricerca nell’ambito dei farmaci antitumorali?

Va precisato che, nel contesto della ricerca dei farmaci antitumorali, capita spesso che molecole che si dimostrano promettenti antineoplastici nei modelli teorici, poi trovino difficoltà ad entrare nelle cellule. I Graphene Quantum Dots potrebbero contribuire a superare questo limite indirizzando specificatamente il farmaco verso la cellula tumorale.

La particella, infatti, lega, da un lato, una “chiave” che permette di riconoscere una specifica “serratura” sulla superficie della cellula tumorale; dall’altro lato lega il farmaco che determinerà la morte della cellula con estrema specificità. Inoltre, come abbiamo detto, ci è possibile seguirlo: non solo all’interno delle cellule ma addirittura all’interno di organi e tessuti.

Le particelle di grafene, inoltre, sono completamente inerti da un punto di vista biologico e gli studi hanno dimostrato che non danno particolari fenomeni di tossicità o accumulo.

Il risvolto potrebbe essere quello di identificare un carrier efficace e sicuro come potenziale prospettiva nella lotta ai tumori.

 

Oltre ai principali ideatori del progetto, chi sono e che ruolo avranno i vari collaboratori di questo studio?

Abbiamo già fatto delle riunioni iniziali per dividerci i compiti quando abbiamo disegnato insieme il progetto. Innanzitutto, preciso che prenderanno parte a GRATA due partner: l’Università degli Studi di Genova e il CNR di Catania. Quest’ultimo effettuerà delle analisi sulla struttura tridimensionale del Graphene Quantum Dot coniugato a farmaci. L’obiettivo è quello di comprendere che dimensioni esso raggiunge e come può essere veicolato in una formulazione farmaceutica. L’Università degli Studi di Genova, invece, farà uno studio genetico sulle modifiche dell’RNA messaggero generate dalla risposta al farmaco.

Per quanto riguarda l’Università degli Studi di Messina, il progetto prevede una collaborazione multidisciplinare.

Il gruppo dei chimici farmaceutici e organici studierà quali sono le molecole da coniugare con i Quantum Dots dal punto di vista strutturale. Inoltre, utilizzeremo anche farmaci di nuova sintesi. Il gruppo dei chimici farmaceutici con la Prof.ssa Zappalà, la Prof.ssa Ettari, il Prof. Giofrè e il Prof. Romeo si occuperanno del disegno e della sintesi delle nuove molecole.

Il Prof. Cicero, docente di chimica degli alimenti, ci aiuterà a comprendere se alcune sostanze di origine naturale possano essere coniugate al Quantum Dot, in quanto le cellule tumorali ne sono particolarmente avide.

Il gruppo di Ingegneria, con la Prof.ssa Iannazzo e il Prof. Pistone, realizzerà fisicamente questo coniugato, fornendoci la molecola completa.

Il farmaco verrà fornito alla Prof.ssa Di Pietro, docente di Igiene, che, insieme alla Prof.ssa Visalli, contribuirà a valutare l’efficacia del farmaco su alcune linee cellulari tumorali.

Quindi, io e la Prof.ssa Irrera, da farmacologi, insieme a tutti i dottorandi e i corsisti che lavoreranno con noi sul progetto, testeremo il farmaco su modello animale. Indurremo quindi sperimentalmente un tumore e valuteremo l’efficacia delle particelle di grafene coniugate ai farmaci sia in senso diagnostico che terapeutico.

 

Per concludere, vorremmo porre un ultimo quesito: quando pensa che saranno resi pubblici i risultati di questo progetto e, soprattutto, quanto tempo pensa possa trascorrere affinché possa esserci un’applicazione sull’uomo?

Per quanto riguarda la pubblicazione dei risultati bisogna attendere la conclusione del progetto, prevista per Febbraio 2023. La pandemia in corso ha inevitabilmente rallentato l’approvvigionamento dei materiali necessari per le attività di ricerca. In ogni caso, cercheremo di concludere il progetto nei tempi stabiliti. Spero che i risultati preliminari, ottenuti sulle cellule, possano essere disponibili esattamente tra un anno. A quel punto, saranno già in corso gli studi su modello animale.

Per quanto riguarda l’applicabilità, banalmente potrebbe essere quasi immediata. Già in medicina abbiamo dei radiofarmaci che, emettendo radiazioni, permettono di localizzare alcuni particolari tipi di tumore. Nel caso dei Graphene Quantum Dots, potremmo ottenere dei risultati analoghi, senza emissione di radiazioni, ma solo attraverso la fluorescenza. A ciò si aggiunge la possibilità di coniugare un farmaco antitumorale e quindi avere finalità terapeutica.

Se il progetto darà esiti positivi, i passaggi cruciali sarebbero poi lo studio sull’uomo, l’approvazione e la produzione su larga scala. Pertanto, sarebbe necessario trovare un’azienda che sia interessata a traslare le nostre ricerche sull’uomo. Un altro dei vantaggi di queste particelle è che hanno un basso costo, il che le rende ancora più promettenti.

 

Conferimento dell’assegno, come partecipare

A chi è rivolto?

La procedura di selezione è rivolta a coloro i quali posseggono i seguenti requisiti:

    1. titolo di dottore di ricerca inerente l’area scientifico disciplinare di pertinenza, conseguito in Italia o il titolo equivalente conseguito all’estero;
    2. conoscenza della lingua straniera: inglese.
  • L’assegnazione dell’assegno non è compatibile con l’iscrizione a corsi di laurea, di laurea specialistica o magistrale, a dottorato di ricerca con borsa o a scuola di specializzazione dell’area medica, in Italia o all’estero, nonché con l’iscrizione ad altra scuola/corso che, dato l’obbligo di frequenza, impedisca lo svolgimento delle attività previste dal contratto.
  • L’assegno non è cumulabile con borse di studio a qualsiasi titolo conferite ad eccezione di quelle concesse da Istituzioni nazionali o straniere utili a integrare, con soggiorni all’estero, l’attività di ricerca dei titolari. Nè con il lavoro dipendente e con altri assegni o contratti di collaborazione all’attività di ricerca.
    Una limitata attività di lavoro autonomo è concessa, in assenza di conflitti di interesse, previa comunicazione scritta e accordo con il docente responsabile.

Come presentare la propria candidatura

La domanda di ammissione può essere presentata esclusivamente per via telematica mediante un’apposita procedura disponibile al sito https://pica.cineca.it/unime/. Il candidato dovrà inserire tutti i dati richiesti ed allegare i documenti in formato PDF.

La presentazione della domanda di partecipazione dovrà essere perfezionata e conclusa secondo una delle seguenti modalità: mediante firma manualemediante firma digitale sul server ConFirmamediante firma digitale sul PC.

Nella domanda il candidato dovrà inoltre dichiarare:

  • nome e cognome; data ed il luogo di nascita; cittadinanza; residenza ed il domicilio eletto ai fini della partecipazione alla procedura;
  • di non avere riportato condanne penali e di non avere procedimenti penali in corso (in caso contrario, indicare quali);
  • eventuali disabilità presenti, specificando l’ausilio necessario in relazione al proprio handicap e l’eventuale esigenza del tempo aggiuntivo, documentati da idoneo certificato rilasciato dalla struttura sanitaria pubblica competente per il territorio.

Altri documenti da allegare

I documenti dovranno essere inseriti in formato PDF, nell’apposita sezione “allegati”.

  • il curriculum in formato europass della propria attività scientifico-professionale firmato e datato;
  • l’elenco delle pubblicazioni e dei titoli;
  • le pubblicazioni e/o i titoli di cui si chiede la valutazione;
  • eventuale certificazione sanitaria per disabilità o DSA;
  • copia scansionata di un documento di riconoscimento con foto, in corso di validità.

I candidati cittadini comunitari e non comunitari, in possesso di titolo/i estero/i conseguito/i in Paesi NON UE, dovranno allegare il certificato del/i titolo/i posseduto/i da cui si evinca: la durata del Corso di studio; l’indicazione dell’Università che ha rilasciato il titolo; la data di conseguimento e la votazione finale;

Dovrà inoltre essere allegata una traduzione in lingua italiana o inglese, dichiarata conforme al testo a cura delle competenti rappresentanze diplomatiche o consolari all’estero.

Termine ultimo per la presentazione della propria candidatura

La procedura di compilazione e invio telematico della domanda dovrà essere completata entro e non oltre le ore 12.00 del ventesimo giorno successivo alla data di pubblicazione del bando.

L’assegno di ricerca avrà validità di 18 mesi e non è rinnovabile.

Valutazione dei candidati e colloquio

Verificata la presenza dei requisiti necessari, saranno valutate la preparazione, l’esperienza e l’attitudine alla ricerca del candidato. Saranno presi in considerazione i titoli, le pubblicazioni, eventuali incarichi svolti in Italia e/o all’estero.

Il punteggio complessivo è pari a punti 100, così ripartiti: fino ad un massimo di punti 75 assegnabili ai titoli; fino ad un massimo di punti 25 assegnabili al colloquio.

Il punteggio minimo che i candidati devono aver conseguito nella valutazione dei titoli per essere ammessi a sostenere il colloquio è pari a 40/75 punti. Gli argomenti dello stesso saranno Tecniche di PCR quantitativa e western blot; modelli sperimentali murini di tumore epatico.

I risultati della valutazione e l’elenco dei candidati ammessi al colloquio verranno pubblicati sul sito web https://www.unime.it/it/ricerca/assegni-di-ricerca, prima della data fissata per il colloquio.

Il colloquio avrà luogo il giorno 1 giugno 2021 alle ore 10.00 in modalità telematica sulla piattaforma Microsoft Teams. I candidati dovranno essere muniti di documento di riconoscimento in corso di validità. La mancata presentazione al colloquio sarà considerata come rinuncia alla selezione.

Al termine di ogni seduta dedicata al colloquio, la Commissione forma l’elenco dei candidati esaminati, con l’indicazione del voto da ciascuno riportato, che sarà affisso all’albo della sede degli esami.

I risultati della valutazione vengono formalizzati con decreto del Direttore del Dipartimento
e pubblicati sul sito web di Ateneo https://www.unime.it/it/ricerca/assegni-di-ricerca.

Conferimento dell’assegno

  • Una volta designato il vincitore dell’assegno, lo stesso è tenuto ad accettare entro e non oltre 20 giorni dalla pubblicazione dalla graduatoria, pena decadenza. Nel caso in cui il ritardo sia dovuto a comprovati e gravi motivi, dovranno essere tempestivamente comunicati.
  • In caso di rinuncia, si procederà allo scorrimento della graduatoria.
  • L’importo annuo lordo dell’assegno di ricerca è determinato in € 25.650,00 da considerarsi al lordo degli oneri a carico dell’Università.
  • Il vincitore sarà provvisto di copertura assicurativa in merito a potenziali rischi di infortuni e responsabilità civile, fornita dall’Università stessa.

Francesca Umina

Antonino Micari

È possibile diagnosticare un tumore con un prelievo di sangue?

Una delle maggiori problematiche della medicina moderna è la diagnosi precoce dei tumori maligni: identificarli in uno stadio iniziale corrisponde a dare ottime chance di guarigione al paziente. I metodi oggi a disposizione per ottenere tale scopo sono essenzialmente 2 ed entrambi presentano grossi limiti:

  1. Metodiche di imaging: ecografia, radiografia, TC (ex TAC), risonanza magnetica e altre, che ci permettono di visualizzare strutture all’interno del corpo umano. Tuttavia, neoplasie molto piccole sfuggono costantemente a queste metodiche, nonostante un tumore sia considerato tale già quando composto da poche cellule.
  2. Dosaggio di marcatori tumorali: sostanze che se rilevate su un campione di sangue in quantità elevate indicano la presenza di un tumore. Esempio noto è il PSA (Antigene Prostatico Specifico) per il cancro della prostata. Tuttavia questi markers mancano spesso sia di specificità (ovvero si riscontrano elevati anche in patologie benigne) sia di sensibilità (anche se è presente una neoplasia sono a livelli normali).

Moderna TC

Inoltre, per evitare indagini inutili e costose, l’utilizzo di entrambi deve essere mirato a quei soggetti che seppur sani presentano dei fattori di rischio (condizioni ambientali o ereditarie/familiari) che aumentano la possibilità di sviluppare un cancro.

In altre parole: sarebbe impensabile sottoporre annualmente tutta la popolazione a TC total-body nel tentativo di evidenziare una neoplasia, considerando anche che questa metodica usa radiazioni ionizzanti e quindi è potenzialmente dannosa se usata indiscriminatamente.

Ma veniamo al dunque: è possibile identificare tumori con tecniche non invasive per il paziente e allo stesso tempo efficaci?

Da qualche anno ormai si sta puntando sulla cosiddetta biopsia liquida. Questa tecnica non è altro che un prelievo di sangue, adeguatamente processato in laboratorio. Permette di rilevare molecole rilasciate dal tumore (ccDNA, DNA circolare circolante) e in alcuni casi cellule neoplastiche.

Comporta per il paziente un disagio minimo (per coloro i quali hanno timore del prelievo ancora la scienza non offre molte alternative), se confrontata alla biopsia classica. Questa consiste nel prelevare mediante un ago un campione di tumore, presenta rischio di complicanze e certamente chiunque preferirebbe fare un prelievo sanguigno piuttosto che vedere un ago abbastanza lungo bucare la propria pelle.

Se fino ad ora vi è sembrata una metodica promettente, è inutile sottolineare che -come tutte le cose belle- presenta notevoli difficoltà (soprattutto tecniche). Pertanto ad oggi più che per la diagnosi è usata per monitorare i pazienti con una neoplasia già nota, evitando l’esecuzione di più biopsie invasive.

Ma come è possibile isolare componenti del tumore in mezzo a tutte le altre cellule del sangue?

E se in quel campione specifico non fossero presenti?

A questi problemi ha provato a dare delle risposte il team di ricerca italiano dell’Università degli studi di Catanzaro, guidato dalla dottoressa Malara, in uno studio pubblicato su Nature (sezione oncologia di precisione) nel novembre 2018. Lo studio si concentra non sulla rilevazione di cellule o ccDNA, ma ha un approccio totalmente nuovo: la valutazione delle modificazioni del secretoma. Sicuramente ognuno di voi avrà sentito parlare di genoma, l’insieme di tutti geni presenti nel nostro DNA. Il secretoma non è altro che l’insieme di tutte le proteine secrete, ovvero immesse nei liquidi al di fuori delle cellule, dalle cellule stesse. In particolare, in caso di neoplasia è stato riscontrato un aumento della protonazione, ovvero della quantità di protoni legati a tali proteine.

Questa variazione è spiegata dalla predilezione delle cellule neoplastiche per la glicolisi , via metabolica che ha come risultato:

  1. La produzione di sostanze che rilasciano protoni che quindi si legheranno alle proteine secrete.
  2. La produzione di sostanze che alterano la struttura delle proteine, facilitando il legame ai protoni

In breve: cellula tumorale → glicolisi esclusiva → più protoni → proteine secrete maggiormente protonate. La tecnica prevede una biopsia liquida (5 ml di sangue), la successiva eliminazione delle cellule del sangue (globuli rossi e bianchi, piastrine) e la coltura del materiale rimanente per 14 giorni.

Dalle cellule rimanenti, che nel tempo si moltiplicano, si estrae il campione per l’analisi del secretoma: questo verrà analizzato da un dispositivo all’avanguardia facente parte delle nanotecnologie. È stato inoltre confrontato il campione così ottenuto con campioni estratti direttamente dal tessuto tumorale: le componenti sono risultate essenzialmente identiche, convalidando l’ipotesi che anche da piccole quantità di sangue si possa risalire alla presenza di una neoplasia.

Nei 36 soggetti sottoposti allo studio, alcuni dei quali con neoplasia maligna nota ma non trattata e altri sani, è stata ritrovata una corrispondenza del 100% tra aumento protonazione e cancro.

Non solo: di due pazienti con valori intermedi di protonazione ,uno ha poi effettivamente sviluppato un melanoma (tumore maligno della cute).

Tra gli svantaggi di questa tecnica ci sono la laboriosità ed il costo. Inoltre un risultato positivo indica soltanto la presenza di un tumore, ma non il tipo e la localizzazione. Tuttavia, studiando il singolo soggetto è possibile valutare il rischio personale cancerogenico ed eventualmente approfondire con altre tecniche diagnostiche.

Questa interessante metodica può rappresentare un punto di svolta nella diagnosi precoce di cancro.

In fondo basta solo un po’ di sangue!

Emanuele Chiara

Unime-Mons: la firma della convenzione

Questa mattina, in Aula Senato, si è svolta la conferenza stampa in cui è stato ufficializzato l’accordo tra l’Università di Mons e l’Università degli Studi di Messina.
Il lavoro, iniziato a luglio proprio in Belgio, è terminato con la firma sul contratto da parte del Rettore Prof. Pietro Navarra e del Rettore dell’Università di Mons, Calogero Conti.

Presente all’incontro anche una delegazione belga e l’ex Primo Ministro Elio Di Rupo, Presidente del partito socialista.

A fare gli onori di casa, in apertura, il Magnifico Rettore Navarra: “Ho il piacere di avere presenti l’On. Di Rupo ed il Rettore Calogero Conti. Abbiamo intrapreso un percorso importante, che ha portato alla stipula di importanti accordi”. Mobilità internazionale di studenti e docenti, condivisione della ricerca scientifica e realizzazione di attività congiunte: questi i punti salienti dell’accordo.

Successivamente è intervenuto l’On. Di Rupo, ricordando le proprie origini italiane, ed elogiando la collaborazione dell’Ateneo messinese: “Ho il piacere di vedere i contatti tra le Università che collaborano, è bello condividere il potenziale intellettuale. Volevo inoltre ringraziare il Rettore e i Professori per il riconoscimento del lavoro e delle mie origini: il mio sangue è italiano, mi fa molto piacere essere qui”.

In conclusione, è intervenuto Calogero Conti, Rettore dell’Università di Mons: “Voglio ringraziare il Rettore e l’Università per l’accoglienza. Sono felice delle firma alla convenzione tra le nostre università, l’allargamento della dimensione internazionale è indispensabile, così come lo è nella ricerca”.

In conclusione, è arrivata la firma alla convenzione.
Nello specifico, le aree interessate sono: area medica, biotecnologie, chimica, farmacia, psicologia e scienze della formazione.

Alessio Micalizzi