La Russia e le operazioni “false flag”. Di cosa si tratta e cosa l’esercito russo potrebbe stare architettando

Durante gli antecedenti al conflitto tra Russia e Ucraina, si è parlato di tentativi, da parte degli Stati Uniti, di infiltrazione nella dinamica, tramite operazioni militari false flag”, cioè “falsa bandiera”: fingersi il nemico per creare un pretesto per attaccarlo, compiendo una terribile azione e facendo poi passare la stessa come compiuta per mano dell’avversario.

Oggi lo stesso presidente americano, Joe Biden, ha più volte cercato di avvertire il mondo del fatto che proprio la Russia sia, invece, pronta a usare questa strategia nel conflitto ormai aperto da più di due settimane.

L’espressione “false flag” è nata per descrivere una tecnica adoperata spesso nella pirateria: i pirati brandiscono bandiere amiche e false, per attirare navi mercantili da attaccare, le quali, a loro volta, credono si stia avvicinando un soggetto, appunto, non offensivo.

Nel tempo, è stato poi usato per descrivere genericamente qualsiasi attacco – reale o simulato – per incriminare un avversario e creare le basi per un’offensiva.

(fonte: globalist.it)

 

Un presunto attacco russo “false flag” a un villaggio bielorusso presso il confine con l’Ucraina

Diverse agenzie di intelligence occidentali hanno avvertito che la Russia utilizzerà operazionifalse flagcome parte del suo piano di disinformazione, durante il suo attacco all’Ucraina. Sappiamo come questa sia una delle armi più potenti, se non la più potente a questo punto del conflitto, in mano al Cremlino: la disinformazione.

Il popolo russo ne è la prima vittima, che, da lunedì 14 marzo, non potrà usufruire di Instagram, dopo che su Facebook ha iniziato ad aleggiare già da giorni la morsa della censura da parte del governo russo.

L’accusa di Kiev che ha fatto emergere l’ipotesi è quella secondo la quale Mosca avrebbe sparato contro un insediamento in Bielorussia vicino al confine con l’Ucraina, facendo credere che sia stata proprio quest’ultima a sferrare l’attacco.

Il Comando aereo ucraino ha, a tal proposito, dichiarato, nella giornata di ieri 11 marzo, che le autorità di frontiera hanno ricevuto informazioni dettagliate su come gli aerei russi siano decollati da un aeroporto della stessa Bielorussia, hanno attraversato lo spazio aereo ucraino e poi hanno sparato contro il villaggio bielorusso di Kopani.

«Questa è una provocazione! Obiettivo: coinvolgere le forze armate bielorusse nella guerra in Ucraina» ha dichiarato il Comando dell’aeronautica ucraina in una nota stampa.

L’esercito ucraino ha detto che anche altri due insediamenti bielorussi sarebbero stati presi di mira nella stessa operazione. I servizi di sicurezza hanno proceduto con una dichiarazione ufficiale via Telegram: «Dichiariamo ufficialmente: l’esercito ucraino non ha pianificato e non prevede di intraprendere alcuna azione aggressiva contro la Repubblica di Bielorussia».

Poi è arrivato l’appello alla Bielorussia, di non farsi coinvolgere con l’inganno nella guerra dalla Russia:

«Facciamo appello al popolo bielorusso: non lasciatevi usare in una guerra criminale!»

 

La risposta del governo Bielorusso

La portavoce del Ministero della Difesa bielorusso, Ina Harbachova, ha respinto la dichiarazione del Comando dell’aeronautica ucraina, additandola come falsa.

«Il ministero della Difesa afferma inequivocabilmente che le informazioni su un attacco missilistico in un villaggio bielorusso sono sciocchezze» ha detto Harbachova.

Il rapporto dall’Ucraina è arrivato lo stesso giorno in cui il presidente bielorusso Alyaksandr Lukashenko è stato ricevuto da Vladimir Putin, a Mosca.

Foto da un vecchio incontro tra Lukashenko e Putin (fonte: en.news-front.info)

La Bielorussia ha aiutato la Russia a lanciare il suddetto attacco, lasciando che il suo territorio venisse utilizzato come terreno di sosta per le truppe russe. Lo stretto rapporto tra i due Stati, d’altronde, non avrebbe potuto farci pensare che la Bielorussia avrebbe vacillato davanti a dichiarazioni così forti contro il suo fidato partner. Inoltre, ormai queste operazioni vengono ritenute largamente possibili, non perché siano comuni, ma perché la storia ci ha insegnato che in guerra, i governi, i potenti, siano assolutamente e facilmente inclini a non avere alcuno scrupolo.

 

Il sospetto di un’operazione false flag a Chernobyl

Secondo quanto dichiarato dall’intelligence ucraina, vi sarebbe un altro tentativo sotto false flag, di cui la notizia è arrivata stamattina: la Russia starebbe accumulando dei corpi di soldati ucraini morti per inscenare un attacco false flag che coinvolgerebbe Chernobyl. Putin avrebbe, dunque, ordinato alle sue truppe di rilasciare scorie radioattive nei pressi dell’impianto nucleare, per poi procedere a incolpare i sabotatori ucraini e giustificare così un’altra escalation nella guerra.

«I frigoriferi per auto russe che raccolgono i corpi dei difensori ucraini morti sono stati avvistati vicino all’aeroporto Antonov di Hostomel. C’è la possibilità che vengano presentati come sabotatori uccisi nella zona di Chernobyl».

La centrale – ricordiamo – è stata presa dalle forze russe il primo giorno dell’invasione. Da allora i lavoratori al suo interno svolgono le loro mansioni sotto la minaccia delle armi.

Il disastro di cui si ipotizza causerebbe problemi con le scorie radioattive anche alla Russia. Uno scenario sconvolgente e assurdo, ma sarebbe usato per giustificare l’uso di ulteriore forza contro l’Ucraina e tentare di far vacillare la comunità internazionale nel sanzionare la Russia e fornire armi all’Ucraina.

Ma ci sono timori che ci possa essere anche una perdita accidentale nel sito nucleare perché i russi che lo presidiano “non hanno alcuna idea dei protocolli di sicurezza nucleare”, come ha avvertito la figlia di un membro dello staff che lavora di notte nell’impianto.

Chernobyl (fonte: ilsussidiario.net)

Tutto questo arriva mentre i bombardamenti sono continuati durante la notte in tutta l’Ucraina. Il bilancio delle vittime di Mariupol sale a 1.600, mentre i russi si avvicinano ancora a Kiev che si sta preparando per un brutale assalto: c’è l’alto rischio che essa diventi la nuova Stalingrado.

 

 

Rita Bonaccurso

 

Guerra Russia-Ucraina, in Bielorussia incontro diplomatico tra le delegazioni

Dopo giorni di conflitto si ritorna a parlare di diplomazia. Mentre l’offensiva militare continua, le delegazioni di Ucraina e Russia si stanno incontrando in una località segreta al confine ucraino con la Bielorussia per discutere delle condizioni e delle necessità di entrambi gli schieramenti per terminare le ostilità, almeno sul campo di battaglia. L’incontro, fissato per stamattina e attualmente in corso, è stato anticipato di un giorno, essendo stato inizialmente programmato per domani. Il tutto si svolgerà sotto l’occhio attento di Lukashenko, leader autoritario bielorusso e stretto alleato di Mosca.

foto dell’incontro tra le delegazioni russe e ucraine, fonte: apsicilia.it

La delegazione ucraina, guidata dal Ministro della Difesa Oleksii Reznikov e che vede tra i presenti anche il rappresentante del Presidente del Donbass Andryi Kostin, chiede a gran voce il cessate il fuoco e il ritiro dei soldati russi dal territorio ucraino. Pretese che al momento sembrano inconciliabili con l’agenda di Vladimir Putin il quale, dopo un fisiologico rallentamento delle operazioni militari in seguito al respingimento delle forze russe dalla capitale Kiev, ha nuovamente intensificato le proprie azioni. Stanotte, poco dopo le 3 del mattino, sono infatti tornate a udirsi nuove esplosioni, stavolta a Kharkiv, nel nord del Paese, e nella capitale Kiev.

La sfiducia di un esito positivo dei negoziati

Come detto, le posizioni dei due Paesi al momento sembrano profondamente inconciliabili. Nel discorso fatto da Vladimir Putin la settimana scorsa, nel corso del quale ha riconosciuto l’indipendenza dei due oblast di Donetsk e Lugansk, ha a più riprese negato l’esistenza del diritto dell’Ucraina ad essere uno Stato. Difficile dunque ipotizzare che dopo poco più di cinque giorni possa riconoscere la fondatezza delle pretese mosse da quest’ultima. Lo stesso ministro degli esteri Lavrov aveva precedentemente detto di volere dialogare con Kiev solo dopo una sua resa. Contro le prese di posizione dei vertici di Mosca vi sono i discorsi delle autorità ucraina che “non sono intenzionate a cedere un centimetro del loro territorio”, parafrasando Kuleba, il Ministro degli Esteri ucraino. In più bisogna tenere in considerazione un ulteriore elemento: la crescente aggressività dei messaggi di Putin in difesa delle proprie azioni e contro le sanzioni. Il presidente russo non si è tirato indietro dall’adoperare un linguaggio fortemente rievocativo del periodo della Guerra Fredda, parlando di “messa in stato di allerta delle forze di deterrenza del Paese”, messaggio traducibile come una velata minaccia al ricorso al nucleare.

Lukashenko e Putin, rispettivamente presidenti di Bielorussia e Russia, fonte: alphabetcity.it

Bielorussia: teatro neutrale dell’incontro ma pronta ad entrare in Ucraina

Inizialmente i colloqui di pace si sarebbero dovuti tenere a Gomel, città della Bielorussia, ma Zelensky ha più volte proposto luoghi alternativi, rifiutandosi di incontrare la Russia nel territorio di uno Stato non solo alleato della stessa ma addirittura ritenuto corresponsabile dell’invasione. Non è un segreto che la Bielorussia sia storicamente allineata alla politica di Mosca, ma sotto Lukashenko il rapport di Minsk con la Russia è divenuto una vera e propria sudditanza. Negli ultimi mesi ha infatti ospitato più di trentamila soldati russi, la cui presenza è stata giustificata ai media internazionali come necessaria per un esercitazione congiunta, e le truppe direttesi a Kiev e nel nord dell’Ucraina hanno attraversato proprio il confine con la Bielorussia. Inoltre, secondo il Kyiv Indipendent, giornale indipendente ucraino, è solo questione di ore prima che alle truppe russe si uniscano in battaglia anche le truppe bielorusse. La possibilità di una partecipazione al conflitto sembra trovare conferma anche nello strano tempismo con cui è passato un referendum costituzionale che consentirebbe il deposito di armi nucleari di provenienza estera nei confini statali.

 

Russia sempre più sola

Nel corso del fine settimana la Russia ha però pagato cara la propria “operazione speciale”. L’occidente non è infatti rimasto a guardare davanti al dispiegamento e all’uso delle forse russe in Ucraina e, benché da più parti si sperasse in un azione militare congiunta, nei paesi europei e negli Stati Uniti sono state vinte le (poche) resistenze all’introduzione di nuove sanzioni, personali e non, nei confronti della Russia. Misure economiche destinate a colpire duramente l’economia russa e che hanno portato alla decisione di tenere chiusa la Borsa di Mosca per tutta la giornata di oggi per evitare il crollo del valore del rublo. Sanzioni etichettate da Lukashenko come “peggiori della guerra” e che spingeranno Putin a “una terza guerra mondiale”. Ma l’Europa ha fatto di più: oltre alle sanzioni sono state autorizzate da più parti aiuti militari quali invio di munizioni, armi e uomini a Kiev.

Il portavoce del Ministro degli Esteri Wang Wenbin, fonte: giornaletrentino.it

Tra la Russia e l’occidente si sta dunque registrando l’ennesimo, e forse definitivo, strappo destinato a lasciare danni irreparabili nei rapporti tra due dei principali schieramenti mondiali. Dall’altro lato del continente euroasiatico la Cina continua a muoversi in maniera cauta, senza intervenire in maniera diretta con aiuti di alcun tipo ma prendendo le difese della Russia. Il portavoce del Ministro degli Esteri cinese Wang Wenbin ha definito “illegali” le sanzioni applicate e l’esclusione della Russia dal sistema Swift.

 

Filippo Giletto

Migliaia di persone al confine polacco-bielorusso: a rischio stabilità UE

Hanno ormai raggiunto quota 4mila i migranti al il confine tra la Polonia e la Bielorussia. Nei primissimi giorni di novembre erano circa 800 le persone che avevano raggiunto il punto, nella speranza è quella di spostarsi dalla Bielorussia e raggiungere vari Paesi dell’Unione Europea (Germania, Lituania, Estonia). Dietro la vicenda, già di per sé delicata, sembra esserci qualcosa di più: dietro alla casualità, pare che il governo bielorusso si stia muovendo per sfruttare la situazione nel proprio interesse. La motivazione dietro sarebbe da ricondurre a un tentativo di attacco all’Unione.

Il coinvolgimento del governo, ormai, sembrerebbe certo: sul web sono circolati molti video che mostrano i soldati bielorussi mentre scortano migliaia di profughi al confine, precisamente verso la foresta che delimita la regione polacca della Podlaskie.

Mariausz Blaszczak, il ministro della Difesa polacco, ha ordinato lo schieramento di 12mila uomini dell’esercito al confine, accusando la Biellorussia di star utilizzando i migranti come mezzo per attaccare il Paese. La risposta da Minsk non tarda ad arrivare: Varsavia viene accusata per l’atteggiamento disumano e indifferente con il quale sta trattando i rifugiati, provenienti prevalentemente dal Medio Oriente (Iraq, Siria, Afghanistan).

Sul posto si è recato anche il primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki, per mostrare solidarietà a polizia, guardie e soldati che si trovano al confine. La possibilità di un eventuale dispiegamento di forze armate viene valutata anche dalla Lituania. La NATO ha espresso solidarietà nei confronti della Polonia. Nel frattempo, a subirne le conseguenze più gravi, sono i migranti.

I migranti al confine (fonte tgcom24.mediaset.it)

Migliaia di persone strumentalizzate per interessi politici

La relazione tra Polonia, più in generale Unione Europea, e Bielorussia è assai complicata. Il regime autoritario di Alexander Lukashenko, avversario politico dell’UE, starebbe tentando di mettere le due forze politiche in difficoltà. A quanto pare, però, non sarebbe solo la Bielorussia a giovare dello sfruttamento dei migranti.

Secondo Politico, un giornale americano, i partiti polacchi di maggioranza di estrema destra, starebbero accusando l’opposizione di pensare più alla tutela degli interessi dei migranti che a quella dei polacchi. Il tema dell’immigrazione è molto forte tra l’elettorato nazionale e, come succede quando l’ondata dei flussi migratori aumenta, i partiti nazionalisti di tutta Europa sono pronti a utilizzarla per accrescere il loro consenso politico.

Negli ultimi giorni, anche molti canali di informazione polacchi si sono piegati a una narrativa che dipinge gli immigrati come pericolosi. Il notiziario statale, TVP Info, ha mandato in onda un servizio dal titolo “L’opposizione appoggia i migranti e Lukashenko”, additando i partiti all’opposizione come i principali colpevoli dell’aumento dei flussi migratori. Anche il talk show televisivo polacco, Wiadomości, ha mostrato una scena di una serie tv Netflix, “Snabba cash”, in cui si vedono due stranieri intenti a sparare colpi di mitragliatrice in pieno centro. La scena è stata riportata come un fatto realmente accaduto in Svezia.

Il muro anti migranti della Polonia

Il consenso per il partito di estrema destra, Diritto e Giustizia, secondo un sondaggio, sarebbe sceso al 32,5%, di dieci punti, dalle elezioni politiche del 2019. Questo potrebbe essere un valido motivo, per il partito, per strumentalizzare la vita di migliaia di innocenti. Non è la prima volta che la Polonia rifiuta di accogliere i migranti. È successa la stessa cosa anche nel 2015. Nell’agosto del 2021, il Parlamento ha approvato la costruzione di un muro anti-migranti. Per la sua costruzione sono necessari oltre 350 milioni di euro, che lo Stato ha chiesto anche all’Unione Europea. Nonostante le continue pressioni, però, a ottobre la Commissione europea ha dichiarato che non finanzierà in alcun modo l’iniziativa.

La costruzione del muro anti migranti (fonte it.euronews.com)

La preoccupazione dei soggetti coinvolti

Ad essere preoccupati sono in molti. Il premier polacco Morawiecki, ha scritto via Twitter:

“Sigillare il confine è nel nostro interesse nazionale. Ma oggi sono in gioco la stabilità e la sicurezza dell’intera Ue”

A parlare, intanto, anche il ministro dell’Interno tedesco, Horst Seehofer, che, rivolgendosi all’Ue, afferma l’impossibilità della Polonia o della Germania di gestire la crisi da sole:

“Dobbiamo aiutare il governo polacco a proteggere la sua frontiera esterna. Questo sarebbe compito della Commissione europea, faccio appello perché agisca”.

A pronunciarsi è stato anche Charles Michel, il presidente del Consiglio europeo, che ha definito inaccettabile la strumentalizzazione da parte del governo polacco. Ursula von der Leyen fa appello agli Stati membri, affinché vengano estese le già previste sanzioni nei confronti del governo bielorusso, dopo un confronto con i primi ministri di Lettonia, Lituania e Polonia. Ma la preoccupazione maggiore è, sicuramente, per le migliaia di migranti. Il loro alto numero potrebbe creare situazioni rischiose, come i fuochi improvvisati che vengono accesi da chi cerca di scaldarsi. C’è chi chiede anche aiuto all’esercito polacco, senza però ricevere risposta. Queste persone, costrette in uno strano limbo, si preparano a sopravvivere al freddo intenso, aggrappandosi alla speranza in un futuro migliore.

Beatrice Galati

Bielorussia: scompaiono tre giornalisti di una testata che racconta della repressione politica del governo

Fonte: Il Post

La politica estera europea viene ancora una volta messa a dura prova: ieri, martedì 25 maggio, sono scomparsi tre giornalisti della testata online bielorussa Tut.by. Arrestata, poi, anche una quarta giornalista, Anastasia Prudnikova, nel suo appartamento.

Secondo diverse persone, i responsabili dei presunti arresti non possono che essere le autorità bielorusse, dato che, già la scorsa domenica pomeriggio, il presidente Aleksandr Lukashenko aveva fatto ordinare il dirottamento a Minsk del volo Ryanair tra Atene e Vilnius, con l’obiettivo di arrestare “l’oppositore” al regime Roman Protasevich. Per tali ragioni, l’Ue si è immediatamente mobilitata al fine di adottare delle sanzioni contro la Bielorussia.

L’irruzione nella redazione di Tut.by

Tut.by è un sito di news indipendente – fondato nel 2000 – tra i più importanti e seguiti in Bielorussia e, martedì 18 maggio, proprio le autorità bielorusse hanno fatto irruzione presso la redazione (con sede nella capitale bielorussa Minsk), mettendo offline il sito. Non solo, poiché quest’ultime hanno anche fatto irruzione nella casa della direttrice Marina Zolotova e in quelle di altri giornalisti della testata. Si pensa che tutto questo faccia parte di un quadro più ampio, per la repressione politica messa in atto dal capo del governo bielorusso Lukashenko, che dal 1944 governa in modo autoritario.

La linea della testata era piuttosto equilibrata e non si era mai distinta per caratteristiche antigovernative e oppositive. Nel corso dell’ultimo anno, però, essa aveva iniziato ad avere problemi con le autorità per aver raccontato la repressione attuata dal governo bielorusso.

A dire il vero, già nella settimana precedente, con l’irruzione in redazione, altri giornalisti erano stati arrestati, con l’accusa di aver partecipato ad eventi e manifestazioni non autorizzate e contro il regime, per aver seguito il processo di un oppositore politico. E ancora, a marzo la giornalista Katerina Borisevich, collaboratrice sempre della stessa testata, era stata arrestata per aver rivelato segreti medici’’, dopo aver dimostrato attraverso referti medici che, al contrario di quanto sostenuto dalle autorità, la morte di un manifestante non era avvenuta in una rissa tra ubriachi.

Il dirottamento dell’aereo Ryanair

Fonte: Corriere

«A bordo eravamo tutti terrorizzati, pensavamo ci stessimo schiantando»: queste le parole di Raselle Grigoryeva, lituana 37enne che era tra i 120 passeggeri decollati domenica mattina da Atene con il volo Ryanair FR 4978 diretto a Vilnius, capitale della Lituania.

L’aereo della compagnia low cost irlandese ha dovuto deviare il proprio percorso, atterrando per l’allarme per un’emergenza, a Minsk. Qui, subito dopo l’arrivo, il blogger e giornalista di opposizione bielorusso Roman Protasevich è stato arrestato, con l’accusa di aver commesso atti di terrorismo, per via del ruolo che aveva avuto nell’organizzazione delle enormi proteste contro Lukashenko dello scorso anno. Secondo l’agenzia di stampa ufficiale bielorussa Belta sarebbe stato infatti lo stesso Lukashenko a dare l’ordine di dirottamento.

Su Facebook Aliona Alymova racconta:

«A bordo non avevamo idea di quel che stesse succedendo, dopo 15 minuti il pilota ha annunciato che saremmo atterrati a Minsk. A quel punto viene notato un uomo che comincia ad agitarsi: si alza in piedi, prende dalla cabina il suo bagaglio, estrae il portatile e cerca di romperlo. Non urlava, ma si vedeva che era terrorizzato. Se il finestrino fosse stato aperto, forse avrebbe tentato di saltare fuori.».

Era proprio lui, Protasevich, che aveva già capito cosa stesse accadendo. Una coppia lituana ha chiesto lui spiegazioni, al che ha risposto:

«Questo aereo sta per essere dirottato a causa mia, tutto questo sta succedendo per me. Cerca il mio nome in Google e saprai chi sono».

Lunedì pomeriggio il padre del giornalista ha confessato le sue preoccupazioni alla Bbc, rendendo noto il timore che il figlio potesse essere torturato e che tutto potesse esser nascosto con una falsa notizia, visto che in quelle ore stavano già circolando alcune voci secondo cui il figlio sarebbe stato ricoverato per problemi cardiaci. Ma non è mancata la pronta risposta delle autorità bielorusse, le quali in serata hanno detto che Protasevich si trova in un centro di detenzione a Minsk, in buone condizioni di salute.
Su Telegram e i media governativi bielorussi, sta circolando un video in cui Protasevich smentisce le voci sui problemi cardiaci e dice di trovarsi nel Centro Detentivo più importante di Minsk, dove comunque sta pare esser trattato, secondo le sue dichiarazioni, “con correttezza’’ e “secondo la legge’’. Tuttavia, molti hanno evidenziato che i segni che presenta sul volto e sul collo potrebbero essere risultato di violenza fisica.

Le proteste bielorusse dopo le elezioni del 2020

Il 9 agosto 2020 rappresenta una data cruciale per la Bielorussia: il presidente Lukashenko è stato rieletto presidente, riuscendo ancora una volta a mantenere il potere grazie al sostegno della Russia. Quest’ultimo allora sostenne di avere ottenuto – un improbabile – 80% di voti, provocando il forte fermento del popolo, che subito dopo le elezioni scese in piazza sollevando enormi proteste.

Le opposizioni ottennero l’appoggio dell’Unione Europea – che però non andò oltre all’imposizione di nuove sanzioni – mentre le forze di sicurezza bielorusse continuarono a reprimere i manifestanti: migliaia di persone furono arrestate, centinaia picchiate violentemente, qualcuna fu pure uccisa. Tutto questo attesta che non è stata ancora trovata una soluzione alla crisi del Paese.

Ottavo giorno di proteste contro le contestate presidenziali del 9 agosto. Fonte: La Repubblica

L’Ue sanzionerà la Bielorussia

La vicenda, definita da Ryanair «un gesto di pirateria aerea», ha suscitato una forte reazione da parte dell’Unione Europea e di diversi leader dei Paesi membri, i quali hanno fermamente richiesto limmediata liberazione di Protasevich e della sua compagna Sofia Sapega, ma anche nuove sanzioni contro il regime bielorusso. L’accaduto sta senz’altro generando uno dei momenti di maggiore tensione degli ultimi anni tra i Paesi occidentali e la Bielorussia, che non fa parte dell’Ue: è a rischio il futuro della libera circolazione nel mercato unico oltre che il rispetto del diritto internazionale.

Il Consiglio Ue propone sanzioni per la Bielorussia. Fonte: SiciliaNews24

I leader dei ventisette Paesi Ue, durante una riunione straordinaria tenutasi lunedì sera a Bruxelles, hanno quindi chiesto di vietare il sorvolo alle compagnie aeree bielorusse dello spazio aereo dell’Unione, così come di evitare che le compagnie aeree europee sorvolino a loro volta la Bielorussia.

Essi hanno, inoltre, invitato l’Organizzazione Internazionale per l’Aviazione Civile (Icao) ad avviare un’indagine urgente sul dirottamento del volo Ryanair per presunti esplosivi a bordo, in quanto ci sono ancora molti aspetti poco chiari sulla vicenda. Per quanto riguarda le nuove sanzioni, queste devono essere ancora definite, nonostante ci si aspetti una loro comunicazione a breve.

Gaia Cautela