Oggi si celebra la Giornata nazionale in memoria delle vittime di Covid: l’omaggio di Draghi a Bergamo e le varie iniziative sul territorio nazionale

L’Italia ‘cullata’ da una dottoressa. Fonte: Tgcom24

Oggi, giovedì 18 marzo, viene per la prima volta celebrata la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’epidemia di Coronavirus. La decisione è stata presa dalla commissione Affari costituzionali del Senato nella mattinata di ieri, votando all’unanimità il disegno di legge (ddl) che ha creato proprio in questa data la giornata commemorativa. Per l’occasione, il presidente del Consiglio Mario Draghi si è recato nella città lombarda di Bergamo per ricordare le oltre 103 mila vittime italiane della pandemia.

Il provvedimento

L’ok definitivo al disegno di legge è arrivato (giusto in tempo) dopo il parere favorevole della commissione Bilancio su un emendamento tecnico e il passaggio alla sede deliberante, chiesto lo scorso martedì alla conferenza dei capigruppo per ‘bypassare’ l’esame in Aula, in modo da accelerare le procedure di approvazione. La calendarizzazione del provvedimento è stata realizzata molto in ritardo per via di problemi tecnici verificatisi dopo il passaggio alla Camera e la successiva assegnazione del provvedimento a Palazzo Madama, il 28 luglio scorso.

Nel documento – frutto dell’unificazione di due testi – si legge circa l’intenzione di ‘’conservare e rinnovare la memoria di tutte le persone decedute”. I primi firmatari sono stati il deputato di Forza Italia Giorgio Mulè e il senatore leghista Matteo Salvini.

Soddisfatti i diversi partiti: «E’ un bel segnale che tutti abbiano dato il loro contributo» ha sottolineato Dario Parrini (Pd), presidente della prima commissione. «Siamo molto soddisfatti – ha poi aggiunto – dell’approvazione di questa legge in via definitiva». Anche i componenti del Movimento 5 Stelle presenti in commissione hanno detto la loro: «Era un atto doveroso verso tutti gli italiani che hanno perso la vita per colpa di una pandemia che all’improvviso ha travolto tutto il mondo».

Sono state poi spostate in un ordine del giorno le iniziative di solidarietà e risarcimenti con le quali il governo si impegnerà ad aiutare le famiglie del personale sanitario, primo eroe indiscusso della battaglia contro il Coronavirus.

Perché il 18 marzo?

Un anno dopo i camion dell’esercito a Bergamo. Fonte: Avvenire

Esattamente un anno fa, i camion dell’esercito uscivano dalla città di Bergamo – uno dei luoghi più duramente colpiti durante la prima ondata – in un triste corteo per trasportare le centinaia di bare dei defunti verso i forni crematori di altre regioni, in assenza dei tanti posti liberi che la sepoltura avrebbe richiesto.

È impossibile dimenticare le impressionanti immagini di quella notte, che nel giro di qualche ora avrebbero pervaso l’intero sistema mediale e che per sempre sarebbero rimaste impresse negli occhi di chi ha vissuto in prima persona la pandemia. La scelta del 18 marzo, come data in cui far ricadere la ricorrenza, non è quindi una coincidenza: il ricordo di un momento di dolore che diviene oggi, ancora nel bel mezzo della battaglia, un monito per continuare a lottare e sperare. Lo si evince dalle parole di Giorgio Mulè:

«L’Italia ricorderà ogni anno chi non ce l’ha fatta nella ricorrenza di quell’immagine con i camion militari incolonnati sulle strade di Bergamo con i feretri. Sarà un giorno simbolico per il Paese che attraverserà i confini del tempo e della memoria».

Le cerimonie di oggi e il minuto di silenzio

A Bergamo sono state previste oggi due cerimonie: la deposizione di una corona di fiori al Cimitero monumentale della città alle ore 11:00 e l’inaugurazione del Bosco della Memoria al Parco Martin Lutero alla Trucca alle ore 11:15. È stata inoltre disposta dalla Presidenza del Consiglio l’esposizione a mezz’asta delle bandiere nazionale ed europea su tutti gli edifici pubblici del Paese.

Il primo ministro Draghi. Fonte: Governo Italiano Presidenza del Consiglio dei Ministri

Non è mancato l’invito anche ai sindaci di tutti i comuni italiani a cui è stato chiesto, dal presidente dell’Anci (Associazione nazionale comuni italiani) Antonio Decaro, un minuto di silenzio davanti alla bandiera italiana da osservare alle ore undici, in concomitanza con l’arrivo a Bergamo del primo ministro Draghi.

Queste le parole d’invito di Decaro, sindaco di Bari:

«Caro collega, domani 18 marzo sarà la prima giornata nazionale in memoria delle vittime dell’epidemia da coronavirus. Così come avvenuto il 31 marzo dello scorso anno, sono convinto che anche i sindaci italiani promuoveranno occasioni e cerimonie commemorative per ricordare le tante vittime che piangono le nostre comunità e onorare il sacrificio e l’impegno degli operatori sanitari. Testimoniare il nostro essere uniti, il nostro stare insieme come sindaci, senza distinzione di appartenenze geografiche o politiche è un segnale importante di fiducia e di speranza da trasmettere alle nostre comunità ancora fortemente provate da questa triplice emergenza sanitaria, economica e sociale. Per questo vorrei chiedervi di condividere un gesto in comune. In concomitanza con l’arrivo a Bergamo del Presidente del Consiglio dei Ministri, prevista per le ore 11 di domani, ritroviamoci davanti ai nostri municipi, indossando la fascia tricolore, per osservare un minuto di silenzio al cospetto della bandiera italiana esposta a mezz’asta».

Antonio Decaro. Fonte: Il Quotidiano Italiano

Iniziative celebrative ed informative tra scuola e tv

Accanto al ricordo delle vittime, non manca di certo l’impegno concreto della legge. Sono qui di seguito riportati tre dei 6 articoli componenti il testo del provvedimento ieri approvato:

L’articolo 3 prevede che al fine di celebrare la giornata nazionale, venga attribuita allo Stato, alle regioni, alle province ed ai comuni, la facoltà di promuovere, nell’ambito della loro autonomia e delle rispettive competenze, anche in coordinamento con le associazioni interessate, iniziative specifiche, manifestazioni pubbliche, cerimonie, incontri e momenti comuni di ricordo, favorendo in particolare le attività e le iniziative rivolte alle giovani generazioni.

Ai sensi dell’articolo 4, nella Giornata nazionale, le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, nell’ambito della loro autonomia, possono promuovere iniziative didattiche, percorsi di studio ed eventi dedicati alla comprensione e all’apprendimento dei temi relativi alla diffusione dell’epidemia da Coronavirus e all’impegno nazionale ed internazionale profuso per il suo contenimento e per garantire assistenza alle comunità e alle persone colpite.

L’articolo 5 rimette alla società concessionaria del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale, secondo le disposizioni del contratto di servizio, il compito di assicurare adeguati spazi a temi connessi alla Giornata nazionale, nell’ambito della programmazione televisiva pubblica nazionale e regionale. (Fonte: https://www.camera.it/leg17/522?tema=istituzione-della-giornata-nazionale-in-memoria-delle-vittime-dell-epidemia-da-coronavirus).

Gaia Cautela

Bergamo: primo trapianto fegato-polmoni effettuato su una ragazza.


Si è registrato un nuovo record per l’Italia: è stato eseguito a Bergamo il primo trapianto combinato fegato-polmoni. Già in passato operazioni di questo tipo erano state eseguite su adulti, ma a rendere eccezionale l’ultimo intervento è proprio la paziente: una ragazza genovese di sedici anni affetta da fibrosi cistica.

Quando si parla di fibrosi cistica si intende quella malattia che rientra nella sfera delle patologie genetiche gravi, comunemente abbreviata come FC e detta anche mucoviscidosi o malattia fibrocistica del pancreas.

Nonostante non vi sia alcuna cura per la fibrosi cistica esistono diversi metodi di trattamento; ad oggi, le cure sono dirette ai sintomi e alla prevenzione delle complicanze. Esistono protocolli terapeutici condivisi a livello internazionale che, presso centri specializzati, vengono adattati all’età e ai sintomi del singolo malato.

Nel caso specifico della ragazza, le condizioni erano gravi al punto che la terapia farmacologica non era più sufficiente. La patologia provocava sanguinamento nelle vie respiratorie e una grave malattia epatica, la quale era compromessa dall’età di undici anni; momento in cui la paziente venne sottoposta ad una procedura denominata “Tips”, utilizzata per ridurre l’ipertensione e il rischio di emorragie digestive.

L’operazione, attesa da aprile 2018, è avvenuta lo scorso 29 Dicembre occupando per undici ore l’équipe del Papa Giovanni XXIII. Gli organi precedentemente prelevati nella notte tra il 28 e il 29 Dicembre hanno immediatamente ripreso la loro funzione, ma diversamente dalle procedure seguite nei trapianti di questo tipo, ad essere sostituito per primo è stato il fegato; mentre i polmoni del donatore venivano trattati per essere poi trapiantati in immediata successione. Non solo: si è trattato del primo caso in cui si è fatto ricorso alla tecnica “Ex Vivo Lung Perfusion” (EVLP)  la quale, prima di eseguire il trapianto, simula le condizioni in cui l’organo si trova a lavorare normalmente in un corpo umano.

Il trapianto non è risolutivo, la Fibrosi Cistica guarisce nei polmoni; in questo caso anche nel fegato, ma non nel resto del corpo. Si tratta di un intervento ricco di problematiche.

Al termine dell’operazione, avvenuta con successo, le condizioni della ragazza sono considerate molto buone e ciò è stato reso possibile grazie a tutti i dottori coinvolti nel caso clinico, i quali hanno lavorato fianco a fianco facendo emergere la competenza nel settore dei trapianti d’organo e la forza dell’approccio multidisciplinare dell’Ospedale di Bergamo.

La struttura si conferma centro d’eccellenza per quanto riguarda i trapianti; basti pensare che nel 2017 sono stati eseguiti 165 trapianti di organi e 153 di tessuti. Nello stesso anno sono anche stati eseguiti tre prelievi multi-organo da donatore deceduto; tra i quali rientra il primo prelievo in Italia in contemporanea di polmoni-fegato e reni.

Tenendo presenti le testimonianze dei pazienti, dei familiari e dei dottori, emerge chiaramente che l’unico provvedimento da attuare è la conoscenza. Oggi grazie all’informazione e alla sensibilizzazione avvenuta sull’argomento, portata avanti dalla Lega Italiana Fibrosi Cistica, possiamo sapere che purtroppo la vita di una persona affetta da FC non è paragonabile a quella di una persona sana; ma, nonostante ciò, le persone malate di FC, grazie al loro percorso personale, non rispecchiano affatto il classico quadro di un paziente malato, anzi, trasmettono voglia di vivere e di lottare. Per questo, non devono essere visti come vittime, ma piuttosto come artefici del proprio percorso di vita.

“Non ti puoi dimenticare neanche per una giornata di avere la fibrosi cistica. Non ci sono mattine in cui puoi alzarti tardi… ogni giorno il tuo corpo ti costringe a svegliarti presto perchè fatichi a respirare, senti il bisogno di ripulire i tuoi polmoni”

“Noi persone con la FC  conduciamo vite parallele… quella con gli amici, con lo studio, con il lavoro e poi, soprattutto, la vita fatta di medicine, di fisioterapia e ricoveri”

Convivere con una malattia come la Fibrosi Cistica porta a seguire un percorso di accettazione e costringe a porsi alcune domande. In primis vi è la riflessione sui limiti che comporta tale patologia, di conseguenza come prendere consapevolezza di dover valorizzare ogni giorno e dare un senso al tempo che passa.

Nella nostra quotidianità siamo abituati a pensare che una malattia sia qualcosa di estremamente brutto, ma come affermava il filosofo Epittèto: “La malattia è un impedimento per il corpo, ma non necessariamente per la volontà.”

Francesca Grasso