Lo sport in sessione è importante quanto lo studio: ecco perché

“Mens sana in corpore sano”, una delle frasi più conosciute e poco messe in pratica dagli studenti universitari italiani. È stimato che molti di essi, durante il periodo di esami e l’intero percorso universitario, tendono ad abbandonare l’attività fisica, ad avere uno stile di vita scorretto per via dello studio. Dedicarsi allo sport durante l’università, specialmente nel periodo di esami, è considerato una grossa perdita di tempo.

E’ veramente necessario chiudersi in casa sui libri per giornate intere, seduti su una sedia, alimentandosi male e velocemente? E’ utile ad ottenere un buon risultato? È necessario fare molte rinunce, non ascoltando le proprie esigenze fisiche, per portare a casa un bel voto? Per esser soddisfatti bisogna sgobbare fino al giorno in cui arriverà  la sudata laurea?

Diversi studi dimostrano che praticare uno sport migliora di gran lunga il rendimento scolastico. E’ considerato la “migliore droga naturale” che esista.

Un recente studio di Los Angeles, in cui sono stati coinvolti 2000 studenti, dimostra che i ragazzi che sono ben allenati, con un adeguato peso corporeo, rispetto alla propria età, hanno migliori prestazioni scolastiche, rispetto a chi non si allena.

In particolare gli studenti che praticano sport all’aria aperta rispondono meglio ai test standard per le funzioni di memoria e apprendimento. Ciò è stato testato su una corsa di un chilometro e mezzo, i ragazzi che impiegavano meno tempo e si allenavano regolarmente, avevano un punteggio superiore ai test.

Gli atleti universitari studiano ben 15/20 ore in meno alla settimana, ottenendo voti migliori o uguali alla media.

Una delle tante spiegazioni scientifiche è legata all’aumento della circolazione sanguigna. Il movimento aumenta il maggior apporto ai tessuti e l’irrorazione del cervello.Quest’ultima coinvolge ed integra più aree del cervello.

 

I livelli di il BDNF (Brain derived neurotropic factor), aumentano dopo l’esercizio fisico. Esso è una proteina in grado di far crescere le cellule neuronali e prolungarne la sopravvivenza. Inoltre, aumentando l’energia fisica, aumenta la concentrazione, la capacità di ragionamento, la memoria.

Studi dinamici condotti su campioni di soggetti monitorati per un periodo di 10 anni, hanno mostrato come l’attività fisica stimoli l’intelligenza, attivando nuovi circuiti su cui si svilupperanno capacità intellettive diverse e superiori. In relazione al tipo di sport, infine, vengono sviluppate capacità motorie e percettive peculiari.

Il motivo per cui la memoria migliora, potrebbe esser legato al fatto che l’esercizio fisico favorisce l’aumento di endorfine e la diminuzione del cortisolo, ormone dello stress.Il quale è in grado di esercitare se in eccesso, un’azione negativa sulla plasticità neuronale e sulle sinapsi.

Lo sport insegna ai ragazzi la disciplina: la capacità di porsi piccoli obiettivi costantemente, per poi raggiungere grandi risultati, allenarsi con costanza per vincere.

In fondo anche l’università è una palestra di vita!

Uno studio ha mostrato che i ragazzi che fanno sport, in seguito ad un insuccesso accademico come una bocciatura o un brutto voto, subiscono un impatto psicologico meno forte. Questo effetto si pensa sia dovuto alla forma mentis abituata ad affrontare i propri limiti e sconfitte.

Non solo movimento, insomma, ma una filosofia di vita! Il motto è non mollare, non arrendersi, esser determinati.

Lo sviluppo della personalità diventa completo e armonico: culturale, fisico, ed emotivo. Studi dimostrano che coloro che praticano sport abbiano anche una maggiore intelligenza  emotiva. Abilità poco sviluppata, ma importante nelle relazioni, nella società.Gli sportivi hanno una virtù cardinale la temperanza.

Per cui anche in sessione dedicate del tempo per voi, praticate sport regolarmente, mangiate sano, non rinunciate alle vostre passioni!

Impegnatevi nello studio ma godetevi gli anni più belli della vostra vita.

Buona sessione!

    Daniela Cannistrà

Una sequenza felice: salute, sport e alimentazione

Venerdì 5 aprile 2019. Messina. Aula Magna del Dipartimento di Economia. Il convegno è stato organizzato congiuntamente dall’Università di Messina, dall’Associazione ALuMnime e dall’Unione Sportiva Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani – US ACLI, per festeggiare la Giornata Internazionale dello Sport e la Giornata Mondiale della Salute, per celebrare le due ricorrenze del 6 e 7 aprile.

Il convegno si è svolto con il patrocinio del CUS Unime, presieduto da Antonino Micali, del Centro Medico Sportivo dell’Università di Messina diretto da Daniele Bruschetta; dall’Associazione Bios, presieduta da Carmelo Lembo; dalla sezione provinciale dell’E.N.D.A.S, presieduta da Salvatore Sidoti, dalla sezione regionale dell’Associazione Italiana Avvocati dello Sport, coordinata da Antonio Carmine Zoccali; dal Circolo del Tennis e della Vela , presieduto da Antonio Barbera e da Olympialex.

All’iniziativa hanno preso parte illustri studiosi provenienti dall’accademia, dalla magistratura e dal mondo delle professioni come: Francesco Rende, docente di diritto sportivo nell’Università di Messina;  Giuseppe Liotta, dell’Università di Palermo; Mauro Mirenna e Maria Militello, entrambi magistrati del Tribunale di Messina; Demetrio Milardi e Eliseo Scarcella, appartenenti al ramo di medicina dello sport, Giacomo Dugo e Paola Dugo, appartenente al mondo della chimica degli alimenti; Maurizio Lanfranchi e Carlo Giannetto, di marketing agroalimentare; Davide Trio e Gabriele Blanca, esperti in nutrizione; Marina Magnanti, allenatrice della judoka Odette Giuffridamedaglia d’argento ai Giochi olimpici di Rio de Janeiro 2016 . Laura Santoro, componente del Collegio di garanzia del C.O.N.I. e docente di diritto sportivo nell’Università di Palermo; Damiano Lembo, Presidente Nazionale US ACLI e Coordinatore Nazionale C.O.N.I degli Enti di Promozione Sportiva.

©GabriellaParasilitiCollazzo, Salute-Sport-Alimentazione, Aula Magna dipartimento di Economia, Messina 2019
©GabriellaParasilitiCollazzo, Salute-Sport-Alimentazione, Aula Magna dipartimento di Economia, Messina 2019

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

©GabriellaParasilitiCollazzo, Salute-Sport-Alimentazione, Aula Magna dipartimento di Economia, Messina 2019

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La manifestazione, pensata dall’Ateneo in sinergia con le altre associazioni, per le ricorrenze delle due “Giornate Mondiali” dello sport e della salute, ha fatto ricadere la scelta del luogo sul dipartimento di Economia non casualmente, ma, in quanto salute e sport generano utili, le imprese si muovono con interesse, in loro, dimora un valore economico. Economicamente parlando, sono elevati i numeri che ruotano intorno allo sport, ecco il perché la scelta della Facoltà di economia.

Lo sport, secondo quanto è affiorato nel degli innumerevoli interventi, ha delle forti potenzialità, al di là di quelle economiche. Favorisce lo sviluppo psichico dei soggetti, crea cittadinanza attiva, previene malattie, riduce patologie già in atto, è strumento di aggregazione sociale e di accrescimento personale.

Il convegno ha posto l’accento sull’esercizio fisico, abbinato a un sano e corretto regime dietetico. Grazie a una maggiore attenzione da parte dell’individuo verso il proprio benessere, il legame tra alimentazione, salute e forma fisica sta diventando un valore sia individuale che sociale. A questo ha contribuito in maniera determinante anche lo sport che, attraverso l’espressione corporea, promuove un rapporto diverso con il corpo. Un costante esercizio fisico migliora l’efficienza del corpo e agisce positivamente sull’attività mentale concentrando e coordinando le funzioni corporee secondo tecniche espressive che coinvolgono il corpo e la mente di un individuo.
Una dieta ricca di alimenti che garantiscono un apporto di acidi grassi insaturi può certamente giovare alla salute dell’atleta e quindi anche alla prestazione sportiva, mentre una dieta erroneamente pianificata, che ponga troppa attenzione agli introiti proteici, oppure una dieta che preveda un insufficiente apporto calorico, comporta un ripristino inadeguato dei depositi di glicogeno muscolare e quindi un calo della performance. Tra le varie diete, quella mediterranea è stata promossa come la più idonea ed efficace. Ottima anche per gli Omega3, fondamentali per chi fa attività fisica. Infine, si è parlato di argomenti come i functional food e gli integratori alimentari, i cui componenti aggiuntivi, assunti nelle giuste quantità, evitando gli abusi, migliorano le prestazioni dei soggetti.

Gabriella Parasiliti Collazzo

Il nuoto è davvero lo sport perfetto? Alcuni miti da sfatare

Il nuoto rappresenta uno degli sport più accessibili, praticato da persone di tutte le età, per i più svariati motivi. Da un punto di vista medico viene spesso consigliato come sport per risolvere o supportare molte condizioni: dal mal di schiena alla riabilitazione osteomuscolare, dal sovrappeso al controllo dello stress. Tutto ciò in virtù del fatto che è considerato un’attività a basso impatto sulle articolazioni; capace di allenare integralmente il corpo, coinvolgendo tutti i gruppi muscolari ed essendo un ottimo metodo per bruciare grassi e controllare il peso corporeo.

Tuttavia spesso non si ottengono i benefici sperati e, talvolta, il nuoto può risultare nocivo specie in determinate condizioni. Andiamo a sfatare o comunque a valutare meglio qualche mito legato alla pratica di questo sport.

• Il nuoto come “soluzione” al mal di schiena e ai problemi articolari.
Un’attività come il nuoto che non risente, in linea di massima, degli effetti della forza di gravità sembra perfetta per garantire uno sgravio del carico sulla colonna vertebrale, che a prima vista potrebbe apparire terapeutico.

Al contrario, sembrerebbe essere meglio sottoporre la colonna vertebrale alla gravità durante l’attività sportiva per migliorare la densità ossea. A conferma di ciò un recente studio afferma che anche la composizione del disco intervertebrale, implicato nelle ernie della colonna vertebrale, migliora con sport “gravitari” come la corsa. Inoltre uno studio mostra come non vi sia differenza nella prevalenza del mal di schiena tra chi pratica nuoto o sport di diverso tipo.

L’Isico (istituto scientifico italiano sulla colonna vertebrale) ha, tra l’altro, messo recentemente in evidenza che, al contrario di come viene spesso erroneamente suggerito, il nuoto non migliora la scoliosi bensì l’aggrava. In un campione di un centinaio di atleti agonisti praticanti lo sport si è notata un’accentuazione della cifosi toracica e delle asimmetrie del tronco.

Da considerare infine, specie per chi segue sessioni più intense di allenamento, che, per esempio, la gambata a delfino esercita un importante stress sulle strutture lombosacrali e può determinare l’insorgenza di patologie come ernie e spondilolisi (frattura posteriore della vertebra, a livello dell’istmo). La bracciata può provocare un danno cronico al cingolo scapolare che risulta essere a tutti gli effetti il “tallone d’Achille” dei nuotatori. La gambata a rana determina uno sforzo dei muscoli del bacino e degli adduttori degli arti inferiori. Inoltre eseguire la nuotata in maniera scorretta o sbilanciata potrebbe determinare degli squilibri tra le due metà del corpo.

Nonostante ciò il nuoto rappresenta un’ottima strategia per gestire il mal di schiena in tutti quei soggetti che, a causa di problemi agli altri inferiori o di gravi compromissioni della colonna vertebrale, difficilmente potrebbero praticare altri sport. Spetta al medico o al fisioterapista individuare la miglior soluzione sulla base delle proprie condizioni personali.

• Il nuoto come sport per aumentare la massa muscolare.
Seppur il nuoto agisca su molteplici gruppi muscolari, essere immersi in acqua non rappresenta la miglior condizione per favorire la crescita del muscolo. Le resistenze imposte dall’acqua non sono particolarmente alte, specie se si possiede una buona tecnica. Inoltre i muscoli più impiegati sono generalmente quelli del tronco e degli arti superiori, infatti le gambe presentano un ruolo meno importante e garantiscono più la stabilizzazione che la propulsione.

Man mano che si allungano le distanze le gambe diventano sempre meno utilizzate, così come nel complesso l’attività richiede meno forza e una minor massa. Infatti il fisico del nuotatore è definito (per una riduzione della massa grassa) ma non ipertrofico, specie in considerazione del fatto che un’eccesso di massa magra peggiora il galleggiamento.

L’uso di strumenti che aumentano le resistenze come carichi e palette può essere funzionale in alcuni periodi del programma di allenamento, ma se utilizzati troppo spesso potrebbero determinare un peggioramento della nuotata e uno stress articolare importante, soprattutto alle spalle e ai tendini dei muscoli che agiscono sull’arto superiore.

• Il nuoto come sport per dimagrire.
Il Centro per la prevenzione e controllo delle malattie suggerisce un’attività aerobica settimanale di 150 minuti al fine di controllare il peso corporeo.

Per aerobica si intende un’attività moderata che consente a quantità sufficienti di ossigeno di raggiungere i gruppi muscolari e permettere l’ossidazione dei grassi e il consumo completo degli zuccheri. Si tratta del metabolismo predominante negli atleti di medie e lunghe distanze e che meglio da la possibilità di perdere peso. Al contrario, il metabolismo degli sprinter è principalmente anaerobico, determinando una maggior produzione di acido lattico a partire dagli zuccheri e uno scarso consumo di lipidi.

Con l’obiettivo di dimagrire, quindi, l’impegno potrebbe tradursi in cinque corsette settimanali da mezz’ora, così come in tre nuotate da cinquanta minuti.

Mentre correre a basso ritmo per trenta minuti non rappresenta generalmente un grosso problema, l’utente medio che si approccia con meno esperienza o con meno allenamento a una pratica sicuramente meno naturale come il nuoto, difficilmente riesce a raggiungere cinquanta minuti complessivi di attività aerobica in una seduta di allenamento.

Secondo alcuni studi il metabolismo del nuotatore risulta essere prevalentemente anaerobico per distanze inferiori ai 200 metri. Per avere un vero impegno aerobico, che sfrutta anche le riserve di grassi, sarebbe necessario nuotare, a basso ritmo, distanze superiori ai 400 metri. Un’attività di questo tipo richiede una buona base tecnica e un allenamento non comune a tutti gli utenti.

Infine, d’altro canto, abbassando eccessivamente il ritmo, si rischia di finire per galleggiare passivamente con una velocità di avanzamento molto lenta, percorrendo nel complesso distanze molto brevi con una bassa spesa energetica.

Comunque, in generale, il raggiungimento del proprio obiettivo di allenamento è fortemente influenzato dalla tecnica di nuotata. Essa risulta essere fondamentale per aumentare le distanze percorse; permette di migliorare i tempi ed evita inutili sovraccarichi o squilibri muscolari. Chi si avvicina da poco allo sport deve considerare la possibilità di ricevere delle istruzioni per affinare il gesto atletico che, se migliorato, può ridurre enormemente la fatica garantendo migliori risultati in tempi più brevi.

Antonino Micari

Lo zucchero: dolce nemico da tenere sottocontrollo

Lo zucchero da tavola, il saccarosio, quei cristalli bianchi dolci e attraenti sono messi al banco degli imputati per essere la causa di diversi disturbi.

 

E’ l’eccesso di zucchero ad essere condannato.
Sebbene si tenti di mangiare sano, di guardare l’apporto calorico, di mangiare frutta e verdura, andare in palestra per condurre una vita regolata; nonostante gli sforzi, la maggior parte delle persone, mangia ancora troppo zucchero.
Si stima che l’adulto medio mangia circa 152 kg di zucchero ogni anno.

 

Anche evitando dolci, biscotti e gelati la situazione non cambia.
Si è davvero consapevoli di quanto zucchero assumiamo? Quanto se ne nasconde nel nostro cibo?
Beh non si può mai avere una scelta in primo piano, poiché esso viene aggiunto in quantità elevate ovunque. Ogni cibo nel supermercato, pane, grissini, snack, sughi per la pasta, soft drink, e qualsiasi altro alimento industriale, sia dolce che salato, ne contiene grandi quantità.
Per farci un’idea, consideriamo che l’etichetta di un alimento riporta a basso contenuto di zuccheri se è contenuto meno di 5 grammi per 100 grammi di zucchero nell’ alimento.
Tenendo conto che una zolletta di zucchero, comunemente aggiunta nel caffè, è circa 4 grammi di zucchero, possiamo prendere in esame i seguenti esempi riportati nell’immagine:

 

 



Molti yogurt (spesso commercializzati come uno spuntino sano) contengono fino a 30 grammi di zucchero per porzione.
Esatto! Lo yogurt può contenere più zucchero di una barretta di cioccolato!
Lo stesso può essere detto per cereali da prima colazione, barrette di muesli, succhi di frutta e molti altri alimenti relativamente “sani” che mangiamo regolarmente.
Per non parlare delle bevande zuccherate come la Coca-Cola!

Quelli che vengono spacciati per sostituti dolcificanti, fruttosio puro, sono anche dannosi. Lo sciroppo di glucosio e fruttosio, sciroppo di mais sono mix tossici; i quali vengono utilizzati per far accrescere la cremosità del prodotto e la sua conservabilità.

Perché ingeriamo così tanto zucchero? La risposta è semplice: siamo dipendenti.

Sugar addiction : dipendenza da zucchero

L’eccesso di zucchero agisce sulla soppressione dell’ormone grelina che trasmette il senso di fame e agisce sulla dopamina che dona il senso del piacere. Ciò significa che siamo messi nella condizione di consumarne sempre di più perché la fame non si placa e nemmeno il senso di sazietà.
Lo zucchero e i cibi ad alto indice glicemico attivano la produzione di dopamina in una regione del cervello chiamata nucleo accumbens, coinvolta nel piacere.
Quando stimoliamo in maniera protratta il centro del piacere il segnale nel tempo si attenua, divenendo più debole. Per cui dobbiamo consumarne di più per ottenere lo stesso piacere, un meccanismo chiamato tolleranza. E se smettiamo di assumerlo, andiamo in astinenza.

Tolleranza ed astinenza sono i meccanismi fisiologici della dipendenza.

Negli animali da esperimento assuefatti allo zucchero, l’eliminazione di questo dalla dieta crea i classici sintomi di astinenza, inclusa l’ansia e il tremore. Anche noi sviluppiamo dipendenza: più zucchero mangiamo, più ne vogliamo. Ecco spiegato perché di fronte ad un barattolo di nutella o una vaschetta di gelato qualcuno di noi non riesce a fermarsi. Dobbiamo consumarne dosi più alte, per produrre gli stessi effetti euforizzanti.
Inoltre stimola la produzione di serotonina: l’ormone della calma e del buon umore.
Proprio per questo, nei periodi di stress o prima del ciclo tendiamo a mangiare più dolci.
Lo zucchero in alte concentrazioni altera le concentrazioni dei recettori degli oppioidi (che hanno un ruolo nella percezione del piacere e dell’euforia) presenti nella zona del cervello coinvolta nell’assunzione di cibo, rendendoli insensibili ai meccanismi di controllo che ci dicono quando smettere di mangiare.

Sugar Rush

Un altro motivo del craving di zucchero (Il craving corrisponde alla fame, al desiderio compulsivo della sostanza) è dovuto a come ci si sente dopo che lo si consuma. In genere, una delizia zuccherina provoca una scarica di endorfine e del glucosio nel sangue, che provoca inizialmente una breve raffica di energia.
L’euforia che si ottiene dal mangiare zucchero non dura a lungo. Può causare un crash veloce dei livelli di energia, letargia, debolezza e potenzialmente a causa della forte diminuzione nei livelli di zucchero nel sangue. Lo zucchero raffinato indurrebbe effetti psicoattivi, reazioni neurochimiche e comportamentali sovrapponibili o addirittura superiori a quelli delle droghe, con le tipiche conseguenze delle dipendenze da sostanze: tolleranza, astinenza, abuso e il craving.

Zucchero e cocaina

Lo zucchero raffinato potrebbe avere effetti peggiori della cocaina a livello di dipendenza.
La tesi è sostenuta da James DiNicolantonio, della St. Luke’s Mid America Heart Institute, il quale ha analizzato e comparato i risultati di moltissimi studi sia sugli animali che sull’essere umano, mettendo in evidenza il consumo di zuccheri raffinati (per esempio il saccarosio da cucina o lo sciroppo di mais).
L’idea della potenza di questa sostanza si ha considerando che i topi preferiscono lo zucchero alla cocaina.

 Il gusto

Il sapore dolce non è soggetto a meccanismi di repulsione naturali, come avviene invece per il salato. Non c’è in noi un sistema di sicurezza integrato per impedirci di assumere troppo zucchero. Le persone possono mangiare un intero sacco di biscotti o infinite barre di cioccolato e volerne sempre di più.
La dipendenza dovuta essenzialmente al rilascio di oppioidi endogeni nel sistema nervoso a seguito del consumo.
L’ astinenza da zuccheri si manifesta quando i livelli di dopamina nel cervello indotti dall’assunzione di zuccheri calano, con la manifestazione di sintomi come il disturbo di iperattività con deficit di attenzione.
Ci sono differenze nel modo in cui ciascuno di noi risponde all’assunzione di zuccheri raffinati, dettate dalla genetica.

Il prezzo conveniente

Gli alimenti più sani e biologici o gli alimenti senza zucchero hanno un costo più elevato.
L’aggiunta di zucchero negli alimenti aumenta le probabilità che il consumatore continuerà ad acquistare quel cibo perché ha un buon sapore ed è più conveniente.
Questa convenienza ha un impatto importante nella vita di ciascuno di noi, da non sottovalutare.

Effetti avversi dell’eccesso di zucchero

<<Tutte le sostanze sono veleni e nessuna è innocua: la mancanza di effetti tossici, infatti dipende sempre dalla dose>>. Paracelso

Lo zucchero e il fruttosio vengono trasformati in grassi che si depositano nel fegato e nei muscoli, inducendo il pancreas a produrre più insulina e dunque predisponendo a obesità, diabete, ipertensione, malattie degenerative e tumori.

  • Aumenta il rischio di malattie cardiovascolari poiché fa aumentare il colesterolo cattivo, quello LDL di piccole dimensioni, che penetra nella parete delle arterie creando placca ateromasica.
  • Favorisce l’aggregazione piastrinica, un altro importante fattore di rischio cardiovascolare.
  • Artefice dell’invecchiamento della pelle, proprio come le sigarette e le radiazioni UV. Quando l’elastina e il collagene della pelle viene danneggiato dal sole o da altri radicali liberi, le cellule attivano dei programmi di riparo.Lo zucchero forma dei cross-links con gli amminoacidi presenti nella matrice intorno alle cellule, interferendo con il riparo cellulare e portando nel tempo alla formazione prematura di rughe.
  • Causa delle carie.
  • Abbassa le difese del sistema immunitario rendendoci più suscettibili alle malattie.
  • Causa un incremento dell’adrenalina, iperattività, ansia, e difficoltà a concentrarsi, specie nei bambini.
  • Può causare alterazioni ormonali.
  • Crea poi uno stato d’infiammazione costante, aumenta lo stress ossidativo e la formazione di radicali liberi.

Insomma una lunga catena di reazioni avverse.

Nuovi studi: effetti dello zucchero sul Fattore neurotrofico.

In alte concentrazioni, riduce la produzione di una sostanza chiamata brain-derived neurotrophic factor (BDNF), una neurotrofina che favorisce la sopravvivenza, la crescita e la differenziazione dei neuroni, essenziale per l’apprendimento, la memoria a lungo termine e il pensiero.
Il BDNF è particolarmente basso nei diabetici e nei pre-diabetici e la sua carenza, peggiora il controllo glicemico in un pericoloso circolo vizioso.

Come capire se si è dipendenti da zucchero?

Sintomo allarmante: Desiderio ardente di cibo, comfort alimentare.

Per alcune persone, l’idea di tornare a casa o cenare fuori con gli amici per godersi una bel piatto di spaghetti, pane o altri alimenti ricchi di carboidrati con bibite zuccherate, è molto allettante.

Come disintossicarsi?

  • Cercare valide alternative:

Il Miele, sebbene contenga un alta percentuale di glucosio e fruttosio, fornisce acidi organici, sali minerali enzimi e vitamine, viene assimilato più lentamente. Solitamente non è indicato nella preparazione di torte e biscotti poiché la cottura ne altera il sapore rendendolo amarognolo.

Il Succo d’acero rientra tra i dolcificanti naturali meno calorici, ricco di potassio, magnesio, ferro e acido malico. La Manna o la melassa ricca di vitamine del gruppo B e preziosi sali minerali.

La frutta secca nello yogurt, fichi, datteri o albicocche possono sostituire lo zucchero.

• Ridurre i livelli stress, 
• Mangiare con consapevolezza e ripulire la dispensa.

I vantaggi di dire no all’ eccesso di zucchero sono molteplici,tra cui perdere peso e riacquistare energia e vitalità.

Daniela Cannistrà

 

 

 

 

I tre più potenti antidepressivi naturali al mondo

Se vi dicessero che esistono tre antidepressivi naturali al mondo a costo zero ci credereste?O pensereste ad una bella pubblicità fasulla sulla salute?Tutte sciocchezze?

La psicosomatica,branca della Medicina e della psicologia clinica che si occupa di indagare l’unione tra  psiche e  soma,ci insegna che esistono tre antidepressivi  potenti e naturali a costo zero. Possiamo utilizzarli tutti i giorni, già da adesso,per stare bene ed evitare la depressione.Curiosi?Quali sono?

1)La manifestazione del proprio carattere e della sua creatività

“Una banalità!” -direste- e invece non lo è. Perché pochi esprimono il proprio carattere, in ogni momento della giornata.

Il carattere fatto di gesti,il carattere fatto di azioni,fatto di parole,fatto di opinioni,di movimento,fatto da un modo di vedere il mondo.Ma soprattutto il carattere fatto di una  saggezza innata,di una creatività.

Ognuno di noi sa fare delle cose anche se non ha studiato,forse le ha studiate ma le sapeva fare già prima,le ha perfezionate, ce l’aveva dentro sè.

Quando facciamo qualcosa che ci appartiene,qualcosa che viene da dentro di noi,che sia un lavoro manuale,scrivere un articolo,una poesia,dipingere,giocare a calcio,vengono prodotte “sostanze della felicità”.

La creazione di un qualcosa di nostro è un antidepressivo.

2)Antidepressivo più efficace al mondo a costo zero: lo sport

Siamo fatti di carne,muscoli,ossa, corpo,sangue non siamo solo entità spirituali!

Siamo fatti di un corpo che come tale ha necessità di muoversi e nel movimento il corpo trova la sua felicità,produce endorfine “droghe naturali” del cervello i più forti antidepressivi che esistono.

Iniziate a fare sport!

Ognuno lo sport per cui è portato.Non si deve aver paura del sudore,della fatica perché fanno parte del movimento del corpo.

3)L’eros

L’eros, la sessualità.È un elemento importantissimo,è il piacere,la soddisfazione.L’eros fatto con qualcuno che piace.

Molti si rivolgono ai psicoterapeuti in ambulatorio chiedendo tecniche e rimedi per aumentare il desiderio,il problema risiede nel fatto che quelle persone non sono più attratte dal loro partner  ma si ostinano,si obbligano.La sessualità,l’eros sono spontanei con persone con cui si prova desiderio.

Coltivando il desiderio,l’eros si ha nelle mani un antidepressivo.

Ovviamente se la depressione é già presente in uno stadio avanzato sono necessari dei psicofarmaci e il supporto di uno psichiatra,ma  l’anima non la curano i psicofarmaci,quelli si possono occupare del substrato biologico.

È necessario prendersi cura della propria igiene mentale,della propria psiche.Se non si è in grado di farlo da soli ci si può rivolgere ad uno specialista,psicologo o psichiatra.

Molti si vergognano di avere un disagio psicologico,non lo ammettono a se stessi e ad altri, non rendendosi conto che è normale. Se una persona ha un bruciore allo stomaco continuo si reca dal medico di famiglia.Qualora sia presente un disagio,disturbo psicologico continuo,molti non se ne curano non rivolgendosi ad un esperto,vanno incontro ad una cronicizzazione del disturbo,ad esempio la tristezza può divenire demoralizzazione e poi depressione.

Bisogna prendersi cura di sé,trovare il tempo, e se necessario non avere paura di chiedere aiuto.

È fondamentale coltivare le proprie passioni ogni giorno,non solo quando si è stressati ma sempre.Perché la vita deve essere vissuta con gioia,non con sacrificio,viviamo per portare al mondo la nostra unicità,il nostro carattere ovvero le nostre caratteristiche,non per imitare gli altri e vivere una vita che non ci appartiene o sacrificarci per altri.

Se non date retta  alla vostra anima,al vostro inconscio,se vivete una vita fatta di poco piacere,di tanti devo,poche passioni,pochi voglio state certi che vi ammalerete.Il corpo non é scisso dalla mente.

Per approfondire l’argomento esistono differenti editoriali di psicosomatica e siti dedicati al benessere personale, tra cui Riza psicosomatica,di cui potete prendere visione al seguente link.                           

Daniela Cannistrà

 

 

 

 

Cosa sono i sogni? Perché sogniamo?

Un uomo durante la sua vita, sogna in media circa sei anni.

I sogni diminuiscono con l’avanzare dell’età.

Sebbene il sogno sia una funzione fisiologica comune studiata da tempo, ancora vi sono moltissimi punti interrogativi riguardo ad essa.

La teoria convenzionale ritiene che i sogni si sviluppino durante la fase del sonno REM, la fase caratterizzata dai rapidi movimenti oculari, dove si registra un cambiamento nel tracciato elettroencefalografico e si rileva un’attività cerebrale paragonabile a quella della veglia.

 Alcuni studi recenti stanno smentendo l’idea, affermando che i sogni avvengano anche in altre fasi del sonno.

Molto spesso si crede di non sognare nulla, in realtà è perché il soggetto si sveglia in fase non REM.

La zona del cervello deputata ai sogni qual è?

La nostra “Fabbrica dei sogni” sembra risiedere nella parte posteriore del cervello, zona correlata alla gestione di emozioni e memorie visive. La medicina dimostra come pazienti colpiti da ictus in queste aree siano diventati incapaci di sognare.

Sogno e neurotrasmettitori

Il ciclico passaggio al sonno REM e al sogno è dovuto a un crollo delle monoamine e all’aumento rapido dell’acetilcolina. Il ritorno al sonno non REM e quindi alla veglia è dato dal processo inverso.

E’ l’elevato livello di acetilcolina di alcune strutture profonde encefaliche, associato al crollo delle monoamine, ad attivare o inibire altre strutture cerebrali collegate. Ciò determina tutte caratteristiche “psicopatologiche del sogno”.

La perdita della volontà, la non consapevolezza di stare sognando, il difetto di logica e di memoria derivano dall’inibizione della corteccia frontale dorsale.

Tale inibizione attiva le strutture temporali limbiche, donde l’elevata emozionalità del sogno. Infine, le allucinazioni visive e di movimento (l’elemento più caratteristico del sogno) sono dovute all’attivazione della corteccia parietale e occipitale. Se tali episodi si verificassero durante la veglia sarebbero senza alcun dubbio espressione di una condizione psicopatologica. 

Il Sogno è una funzione utile?

Il fatto che il sonno REM sia individuato e descritto in tutti gli uccelli e i mammiferi, uomo incluso, indica la presenza del sonno REM come una condizione favorita sul piano evoluzionistico. Secondo alcuni scienziati il sogno protegge il sonno dagli stimoli sensoriali (salvo quando questi ultimi superano una certa soglia).

Secondo altri è un’attività cerebrale senza scopo, utile comunque alla fisiologia neurale.

Curiosità: Cosa sognano i ciechi?

Quando si pensa ad un sogno in genere si pensa ad un’immagine, avviene subito un’associazione in ambito visivo. Ma è sempre così? I Sogni sono la rielaborazione del nostro vissuto e dei nostri ricordi. Ce lo spiegano diverse testimonianze, ad esempio la storia di un madre lingua italiano trasferitosi a Londra da circa 10 anni, il quale sogna persone inglesi pronuncianti frasi miste in italiano e in inglese.

 «I sogni dei non vedenti tanto quelli dalla nascita quanto quelli diventati ciechi sono per lo più ispirati a suoni, odori, tatto, gusti».

 I ciechi presentano nei loro sogni e nella loro vita l’elaborazione di immagini, potremmo definire ciò come “impressione di sogno visivo” o semplicemente “creazione di un’immagine virtuale”. L’immagine virtuale è costruita su narrazioni, poiché immaginano persone e luoghi ogni giorno attraverso le descrizioni narrative degli altri (processo comune anche per chi vede, ad esempio quando si deve immaginare un luogo che non si conosce, o come quando si legge un libro e si immaginano i protagonisti e le scene).

Inoltre alcuni studi dimostrano che durante il sogno si attivano le stesse aree cerebrali correlate anche alla vista anche nei ciechi dalla nascita, si pensa possa esistere una “banca di immagini” innata. I soggetti diventati ciechi nell’arco della vita sognano ricordando immagini più sfumate secondo la testimonianza di Stephen Kuusisto (uomo nato prematuro e affetto da una retinopatia che gli ha tolto la vista, lasciandogli solo nell’infanzia la capacità di percepire alcune forme e colori. )

«Un sogno di un cieco sarà più simile a un quadro di Monet. Avrà persone e luoghi al suo interno, ma sarà più astratto o impressionista, meno legato a una rappresentazione fedele o fotografica di ciò che una persona vedente potrebbe avere».

 I sogni nella storia

Il significato dei sogni è un dilemma che da sempre ha affascinato menti eccezionali come Omero, Dante e Shakespeare.

Nell’antichità si credeva che i sogni fossero ispirati dagli dei, durante l’illuminismo vennero trascurati, ritenuti assurdi o privi di logica, nel ‘900 avvenne il loro riscatto tramite la psicoanalisi. Oggi il sonno e i sogni sono ancora oggetto di studio di molti ricercatori, neurologi, fisiologi, psicologi, e psichiatri, usati come riferimento per l’approccio psicoterapeutico.

 Interpretazione dei sogni secondo i padri della psicoanalisi

La visione dei sogni secondo Freud e Jung, i padri della psicanalisi, assume un significato molto importante. Per Freud il sogno è: “Il soddisfacimento allucinatorio di un desiderio mascherato.”

 Un atto inconscio sottoposto ad azione censurante dalla coscienza e quindi rimosso. Può essere un ricordo, un’impressione fugace di un evento passato.

 «Tutto il materiale che costituisce il contenuto del sogno deriva in qualche modo da ciò che abbiamo vissuto e viene riprodotto, ricordato nel sogno». La prospettiva freudiana privilegia soprattutto gli aspetti legati alla sessualità.

Per Jung il sogno è qualcosa di più complesso.

 «Le figure del sogno sono certi aspetti della personalità del sognatore…Dobbiamo maneggiare i sogni con sfumature, come un lavoro di arte, non logicamente o razionalmente, come uno può dare un giudizio».

 Poiché il sogno rivela l’inconscio, ha una struttura e dei contenuti disordinati, illogici e spesso diametralmente opposti alla coscienza.

 Per cui al sogno non possono essere applicati rigidi schemi logici, propri di quest’ultima.

Oltre all’ individualità del soggetto Jung si sofferma sul contesto. Nel contesto tra i sogni di diversi pazienti, riscontra analogie, simbolismi, legati alla storia dell’umanità, alla cultura, presenti nelle leggende, nei miti.

Scoprendo quest’affinità tra la mitologia antica e la psicologia dei primitivi Jung interpreta questi sogni, definendoli “archetipici”. Sogni che presuppongono l’esistenza di un inconscio individuale e collettivo (uno strato più profondo dell’inconscio).

 Funzioni dei sogni, riassunto di molteplici studi

  • Lettere a noi stessi, avvertimenti

Il sogno ha una funzione di “compensazione”, e questo accade tutte le volte che il sognatore, nella vita cosciente, non ha valutato tutte le possibilità. In questo caso il sogno permette di integrare e arricchire fatti, persone, cose.

  • Equilibrio mentale è uno sfogo di pulsioni, aggressività, pensieri che durante la giornata sono rimossi e soppressi, se non presenti nel sogno sfocerebbero in psicosi.
  • Sogniamo per dimenticare

Alcuni sostengono che il sogno serva “all’ecologia del cervello”, rimuovere tutto ciò che non ci è utile, selezionare le informazioni necessarie per il giorno successivo, come uno “spazzino dell’attiva intellettuale”.

  • Sogno e creatività

E’ noto da secoli il potere dei sogni di creare, ispirare, fornire soluzioni a problemi complessi, apparentemente irrisolvibili durante l’attività diurna.

Soluzioni emerse al risveglio dopo una bella dormita, sono una costante comune nelle vite di artisti e scienziati in grado di comunicare col proprio inconscio. Basti pensare alla incredibile storia di Kekulé che tramite il sogno di un serpente elaborò la struttura ciclica del benzene.

 Non a caso gli antichi dicevano: «La notte porta consiglio».

  • Benessere mentale e formazione dei ricordi

Sembra che i sogni e la qualità del sonno siano importantissimi per il benessere mentale.

Un soggetto che si astiene dal sonno avrà delle allucinazioni e dei comportamenti psicopatologici analoghi a quelli compiuti durante il sogno. Per Kant «Il pazzo è un sognatore sveglio».

Inoltre la memorizzazione e i ricordi si formano durante il sonno nelle fasi REM per cui si pensa che i sogni sebbene non direttamente connessi, siano implicati nella memorizzazione.

Consigli:

  • Tenere un diario dei sogni

Annotare il sogno ogni mattina appena svegli, aiuta a riequilibrare la psiche, anche se si è incapaci di capirne il significato. Consigliato per conoscersi meglio.

Il sogno è la chiave di accesso all’inconscio. Ciò consente di evitare lapsus, irruzioni brusche dell’inconscio nella vita quotidiana. La trascrizione dei sogni è un approccio terapeutico usato in psicologia clinica.

I sogni rimangono comunque individuali, meravigliosi e misteriosi!

 …In attesa di nuove scoperte: Non smettete di sognare!

Daniela Cannistrà