Utero artificiale: la tecnologia è pronta, noi?

Un problema di certo non trascurabile nel mondo globalizzato è la sopravvivenza dei bambini nati pre-termine, che possono soffrire di complicazioni gravi dovute alla mancanza di sviluppo degli organi o agli effetti collaterali delle terapie mediche. Finora, le tecniche per mantenere in vita i feti fuori dall’utero materno sono state poco efficaci, ma oggi, con l’innovativo dispositivo di EXTEND (Extra-uterine Environment for Newborn Development) è possibile ridurre drasticamente i numeri per favorire la crescita extrauterina dei nati estremamente prematuri.

Perchè è difficile mantenere in vita un neonato estremamente prematuro?

Un neonato estremamente prematuro è un bambino nato prima delle 28 settimane di gestazione. Questi bambini richiedono un’assistenza intensiva specifica per poter vivere, ma le loro probabilità di sopravvivenza restano comunnque molto scarse.
Prima di tutto, i loro organi non sono ancora del tutto formati e funzionanti. In particolare, i polmoni si trovano in uno stadio di immaturità, non hanno la capacità di effettuare gli scambi gassosi tra ossigeno e anidride carbonica in modo adeguato e sono privi di una sostanza, il suffractante, che permette agli alveoli di non collassare gli uni sugli altri. Per sostenere la respirazione dei neonati, si utilizza una macchina chiamata ventilatore, che eroga aria arricchita di ossigeno attraverso un tubo che viene inserito nella trachea. Tuttavia, può arrecare danni ai polmoni dei neonati, causando cicatrici e infiammazioni.
In secondo luogo, i nati pretermine, hanno una circolazione sanguigna instabile, sono soggetti ad emorragie sia interne che esterne e, a causa di un debole sistema immunitario, sono esposti ad un elevato rischio di infezioni batteriche e virali che determinano principalmente sepsi, meningiti ed enterocoliti necrotizzanti.
Risulta pertanto evidente come mantenere in vita un neonato estremamente prematuro sia una sfida scientifica e medica che richiede tecnologie avanzate e personale qualificato.

Lo studio

I ricercatori del Children’s Hospital di Filadelfia hanno progettato un dispositivo capace di consentire la sopravvivenza di feti di agnello all’età gestazionale di 95 giorni e di peso compreso tra i 600-700g per un massimo di 4 settimane. L’età gestazionale degli animali presi come modello corrisponde all’età gestazionale umana di 23-25 settimane alla quale, fuori dal grembo materno, il feto va in contro a decesso.

Obiettivi

Il sistema EXTEND utilizza un circuito di ossigenazione senza pompa collegato al feto tramite un’interfaccia del cordone ombelicale che viene mantenuta all’interno di un circuito chiuso di “liquido amniotico” che simula l’ambiente dell’utero fisiologico. I ricercatori hanno osservato che gli agnelli hanno conservato una buona stabilità emodinamica, normali parametri di emogasanalisi e ossigenazione ed hanno mantenuto la pervietà della circolazione fetale. Con un adeguato supporto nutrizionale, gli agnelli del sistema in analisi, mostrano una normale crescita somatica, maturazione polmonare, crescita cerebrale e mielinizzazione.

Struttura del dispositivo EXTEND

Il dispositivo è costituito da un sistema di tubi, canule e porte a tenuta stagna maneggiati dai ricercatori in un ambiente sterile. Le pecore gravide sono state sottoposte ad una isterotomia per accedere all’utero ed è stato inciso il cordone del feto per mettere in evidenza i vasi e procedere all’incanulazione. Gli animali sono stati fatti nascere chirurgicamente e successivamente inseriti nella BioBag attraverso una porta sigilabile. La BioBag è una membrana di polietilene che grazie alla sua trasparenza, permette di visualizzare il proseguimento della gestazione extrauterina. In seguito alla perfusione di liquido amniotico sintetito all’interno di BioBag, il dispositivo è stato trasportato un un supporto mobile termostatato capace di garantire una temperatura costante al feto. Il liquido amniotico sintetico, viene filtrato e incanulato attraverso una porta a tenuta stagna all’interno della BioBag. Mediante una seconda porta questo viene defluito, riciclato e successivamente rimesso in circolo.
Per quanto riguarda il fusso sanguigno extracorporeo, si basa su un sistema senza pompa dotato di due cateteri ombelicali (UA) che defluiscono il sangue refluo ricco di prodotti di scarto ad un ossigenatore collegato ad un miscelatore di gas a bassa resistenza. Il sangue filtrato viene arricchito di nutrienti (principalmente carboidrati, proteine e tracce di lipidi) e successivamente reinserito in circolo mediante un catetere ombelicale che simula l’azione della vena ombelicale (fisiologicamente nel feto le arterie ombelicali portano sangue privo di O2 e ricco di CO2, mentre la vena ombelicale sangue ricco di O2 e nutrienti). Gli scarti vengono analizzati per visualizzare una eventuale sofferenza fetale e successivamente scaricati.

Differenze tra il dispositivo BioBag e l’utero umano

L’utero è un organo piriforme, cavo ed impari che fa parte dell’apparato genitale femminile ed è tenuto in situ da vari legamenti che lo fissano alla parete pelvica e agli organi adiacenti.
Analogamente, la BioBag simula la funzione dell’utero umano in quanto risulta essere estensibile, riesce a contenere diversi litri di liquido amniotico ed è tenuto ”in situ” su un supporto termostatato atto a garantire la giusta temperatura e pressione a seconda della specie che viene impiantata al suo interno.

Lo scambio dei gas e dei nutrienti nell’utero materno avviene attraverso la placenta, un organo che si sviluppa durante la gravidanza e permette la comunicazione tra il sangue della madre e quello del feto attraverso il cordone ombelicale. Quest’ultimo è una struttura che contiene due arterie e una vena circondate da una sostanza gelatinosa ed irregolare.
Nel sistema della BioBag, la vascolarizzazione e l’ossigenazione dipendono da un ossigenatore e da un sistema di ricircolo e filtrazione tramite dei condotti che simulano l’azione della vena e delle arterie ombelicali.

Nel grembo materno il feto è immerso nel liquido amniotico, un fluido prodotto sia dalle membrane che rivestono l’utero che dal feto stesso. Il liquido amniotico permette il mantenimento di una temperatura costante, consente il movimento al feto, previene lo sviluppo di infezioni e favorisce lo sviluppo degli organi.
Una funzione analoga è svolta dal liquido amniotico contenuto all’interno della BioBag che, tuttavia, viene sintetizzato in laboratorio.

Infine, il corpo della madre permette la regolazione di parametri vitali quali temperatura, pH e pressione, mentre nel dispositivo di cui sopra, questi sono controllati con un sistema computerizzato che utilizza determinati algoritmi.

Conclusioni e prospettive future

Questo dispositivo potrebbe determinare un drastico calo delle morti e della morbilità dei nati estremamente pretermine. Tuttavia, anche se il modello ovino conferma la sicurezza e l’efficacia del metodo, restano comunque rilevanti le questioni etiche che andrebbero affrontate prima di passare agli studi sull’uomo. Inoltre, gli autori dichiarano di non voler applicare EXTEND a pazienti al di sotto della soglia di vitalità attuale, ma questa eventualità andrebbe comunque valutata e dovrebbe essere oggetto di riflessione etica.

Francesca Umina

Bibliografia

Un sistema extrauterino per sostenere fisiologicamente l’agnello estremamente prematuro | Comunicazioni sulla natura (nature.com)

Famiglie arcobaleno nel mirino, vietata la trascrizione automatica dei figli all’anagrafe

Sembra iniziata la presa di posizione del Governo nei confronti delle “famiglie arcobaleno”. Una circolare ha disposto l’interruzione delle trascrizioni automatiche dei certificati di nascita esteri dei figli nati da coppie omogenitoriali. Questo è il primo provvedimento del Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi che crea una netta disparità tra i figli nati tramite la gestazione per altri all’estero e i figli delle coppie eterosessuali. Per ora, le uniche che rimangono escluse dalla scelta del Governo sono quelle coppie di donne che partoriscono all’estero, per cui non esistono ancora disposizioni precise.

La decisione è stata presentata a Milano. La prefettura, su indicazione del Ministro dell’Interno, ha fatto riferimento alla legge 40 del 2004, quella sulla procreazione medicalmente assistita, consentita solo a coppie formate da persone di sesso diverso. Una legge che vieta anche la “maternità surrogata”.

Di fronte a questo esposto il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, si è detto rammaricato e «pronto a portare avanti questa battaglia e seguire con la massima attenzione ogni sviluppo, normativo e giudiziario di questa complessa vicenda».

Cosa significa il mancato riconoscimento all’anagrafe

Senza la registrazione all’anagrafe, il bambino non verrà riconosciuto nel nostro Paese e non avrà accesso a quei servizi essenziali come la sanità o l’istruzione. Oggi è possibile identificare come genitore solo quello biologico, mentre l’altro dovrà fare richiesta di adozione per i casi speciali. Ciò implica, inoltre, un dispendio di tempo e denaro in spese legali. Significa anche ricevere visite da parte di assistenti sociali, psicologici e colloqui con magistrati e giudici che dovranno, poi, decidere se la famiglia sia adatta o meno a crescere il proprio figlio. Mettendo, dunque, in discussione un’intera identità familiare.

Fonte: EPA/ERIK S. LESSER

Il Senato boccia anche anche la proposta UE

Ieri la Commissione Politiche Europee del Senato ha bocciato la proposta dell’Unione Europea sul riconoscimento dei diritti dei figli in tutti i Pesi dell’UE  con l’adozione di un certificato europeo di filiazione.  Ovvero una sorta di carta d’ identità che riconosce al bambino lo status di figlio in ogni Stato membro, a prescindere dalle regolamentazioni interne dello status.

Il no dell’Italia, insieme a quello probabile di Polonia e Ungheria, non permetterà a questo Certificato di entrare in vigore. Una scelta fortemente criticata fuori e dentro i social, anche da esponenti politici come Alessandro Zan:

Proteste sotto la Prefettura di Milano: «Giù le mani dai nostri figli e dalle nostre figlie»

Sabato 18 marzo, alle ore 15, tutte le associazioni e le famiglie che da anni si battono per difendere i propri diritti, si ritroveranno sotto la Prefettura di Milano, per protestare contro la decisione di sospendere la registrazione dei figli nati da coppie omosessuali.

Lo stesso Giuseppe Sala, nel suo podcast Buongiorno Milano ha definito l’accaduto come «un passo indietro evidente dal punto di vista politico e sociale» e ha detto di mettersi «nei panni di quei genitori che a Milano pensavano di poter contare su questa possibilità» . «Una città così all’avanguardia non dovrebbe fare emergere questo tipo di disuguaglianze ma, al contrario, dovrebbe cogliere ogni opportunità concreta affinché continui il cammino di riconoscimento dei diritti di tutte e tutti, divenendone protagonista», ha aggiunto.

La risposta del Comune di Trento

Nonostante l’opposizione del Governo, a Trento sembra respirare un’aria diversa. Difatti, il sindaco Ianeselli ha registrato l’atto di nascita di una bambina con due madri.

Abbiamo applicato un principio di uguaglianza e sinceramente non condivido la scelta politica del Governodi fronte a due uomini o due donne che si amano non vedo perché lo Stato non dovrebbe garantire loro pari diritti. Al di là che si condividano o meno certe scelte, i figli di queste coppie esistono e vanno tutelati.

Il messaggio sembra chiaro e il primo cittadino fa notare come lui e molti altri colleghi siano dovuti intervenire per colmare un vuoto legislativo lasciato dal Parlamento.

Non è del tutto chiaro l’esito che avrà questa decisione, di sicuro è l’ennesimo colpo basso per tutte quelle famiglie che vedono sfumare i propri diritti, in un Paese che con l’avanzare del tempo sembra fare solo passi indietro.

Serena Previti

Addio baby influencer? Dalla Francia una proposta a tutela dei più piccoli

Lo shareting, crasi tra sharing (condividere) e parenting (fare i genitori), è la pratica genitoriale di condividere sui social spezzoni di vita dei propri figli minorenni. Si pone alla base del fenomeno dei baby influencer: dei suoi vantaggi (like e profitti facili per chi condivide) e dei suoi svantaggi (disagi -in varietà e in varie età- per chi “è condiviso”). Vediamo ora, particolarmente, cosa di controverso rivelano gli studi scientifici sull’abitudine: quindi perché e in che misura, in Francia, un deputato ha proposto una stretta legale a proposito.

Baby influencer, i danni cerebrali

Riporta le informazioni Ultima Voce. Un bambino che è reso “personaggio pubblico” può subito soffrire di un disturbo identitario: psicologico e sociale. Passando molto tempo sotto le pressioni di uno smartphone, un piccolo rischia di confondere la dimensione reale e virtuale, creando per sé un mondo promiscuo.

In tale mondo promiscuo le difficoltà nei rapporti si possono moltiplicare. Le relazioni con lo spazio, il tempo e le altre persone possono diventare snervanti e ansiogene.

Ma probabilmente è un altro il guaio più grande dello shareting

Baby influencer come vittime pedopornografiche

Leah Plunkett, nel suo libro Sharenthood: Why We Should Think before We Talk about Our Kids Online, ha focalizzato, in merito al tema, il problema della diffusione di informazioni riservate.

Tutto ciò che viene pubblicato su un profilo aperto diventa di dominio comunitario. E la cessione della privacy, soprattutto se di un infante indifeso, lascia sempre a un’incognita il punto della sicurezza personale.

Gli hater acquisiscono la facoltà di attaccare verbalmente (o attraverso tastiera) il condividente e/o il condiviso. Ma assai più inquietante è l’ombra della pedopornografia; poiché, secondo uno studioil 50% delle foto che circolano sui forum pedopornografici sono state inizialmente condivise dai genitori.

Baby influencer
Baby influencer. Fonte: HealthDesk

In Francia una decisa presa di posizione

Riporta le informazioni Notizie.it. In Francia è stato Bruno Sruder, deputato di Renaissance, a lanciare la proposta di imporre un divieto per la pubblicazione di foto e video di minori sui social, dichiarando:

I primi due articoli stabiliscono che la protezione della vita privata è uno dei compiti dei genitori, che devono associare il figlio alle scelte che lo riguardano. Il messaggio per i genitori è che il loro compito sia anche quello di proteggere la privacy dei figli. In una società sempre più digitalizzata, il rispetto della privacy dei minori è ormai imprescindibile per la loro sicurezza, il loro benessere e il loro sviluppo

Sruder ha trovato solidarietà tra i colleghi. Infatti, il Parlamento francese ha approvato il disegno di legge adottato in prima letture dall’Assemblea nazionale lunedì 6 marzo. La Francia, d’altronde, è sempre stata in prima linea per la “difesa digitale” dei minori.

Nel Paese, pochi giorni fa, è stata accettata la proposta di alzare a 15 anni l’età minima per avere accesso ai social. Inoltre: dapprima di oggi i maggiorenni possono denunciare i genitori che hanno diffuso loro immagini senza consenso, abbonando loro sino a un anno di detenzione e 35mila euro di multa.

Dalla Francia all’Europa

Dalla Francia il moto potrebbe espandersi in Europa, coinvolgendo pure l’Italia. Perché, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, a novembre 2022 l’Autorità garante per i diritti dell’infanzia avrebbe posto la questione all’attenzione della premier Giorgia Meloni.

L’appello di Carla Garlatti, dal 2020 Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, è ancora “senza risposta”; ma chissà che non ne riceva una proprio in questi giorni, quando gli occhi sulla questione sono più concentrati.

Gabriele Nostro

Gli zombie di Nairobi: le droghe per combattere fame e depressione

Nairobi, capitale del Kenya, è una tra le dieci città più grandi dell’intero continente africano, nonché la più grande della parte Orientale con una popolazione pari a 5 milioni di abitanti.
E’ tra le città più importanti dal punto di vista politico, culturale ed economico.
Nonostante sia conosciuta come la capitale mondiale del safari e per la sua ricchezza in tutta l’Africa, Nairobi ospita delle aree, come quelle di Kibera, Mathare, Korogocho in cui sono presenti le ‘’Slum’’, termine che indica le ‘’baraccopoli’’.
Lì vivono circa 2 milioni di persone tra bambini e adulti, in condizioni disumane, tra i rifiuti e la plastica, tra la mala vita e la droga dei poveri.

  1. Contesto sociale nelle Slum di Kibera
  2. Le Slum e la droga dei poveri
  3. La colla
  4.  I COV e le colle
  5. Composizione chimica delle colle
  6. Controindicazioni
  7. Il carburante per gli aerei
  8. Uso comune

https://www.google.com/
https://www.google.com/

Contesto sociale nelle Slum di Kibera

Il nome di Kibera deriva dal nubiano ‘’foresta’’, in quanto presente una fitta area boschiva.
E’ una zona degradata, con una vasta gamma di malattie di tipo endemico, quali HIV, sifilide, malaria e colera. Il disagio è molto, il tasso di povertà elevato così come quello di abusi sessuali e droga.
Le donne “sedano” i loro piccoli così da potersi prostituire per guadagnare qualche soldo e, in queste aree, si vive con poco più di 60 centesimi al giorno.
I bambini vivono tra le discariche alla ricerca di cibo e imparando la legge del più forte, affidandosi già in tenera età ai malavitosi e alle droghe.

Le Slum e la droga dei poveri

Le Slum sono dunque dei luoghi di morte, vissuti da zombie viventi. Per ovviare alla fame, alla depressione e all’ansia, bambini, ragazzi e adulti inalano sostanze tossiche che prendono nel loro complesso il nome di ‘’droga dei poveri’’ o ‘’sniffing’’.
Si tratta della colla usata dai calzolai per riparare le scarpe e, più recentemente, di carburante per gli aerei venduto illegalmente a pochi centesimi.

https://www.ilsuperuovo.it/
https://www.ilsuperuovo.it/

La colla

Già conosciuta per le numerose morti da polineuropatie nelle aziende del settore calzaturiero, la colla per le calzature è usata in diversi Paesi del mondo, specialmente in aree con un importante disagio economico e sociale come a Nairobi, come oppioide per i poveri.

I COV e le colle

Le colle contengono idrocarburi, cioè sostanze composte da idrogeno e carbonio. Gli adolescenti delle Slum inalano volontariamente i fumi di colle allo scopo di stordirsi. Infatti le colle rilasciano sostanze volatili o COV (composti organici volatili). Esempi di sostanze presenti nelle colle sono butanone, cloroformio e acetone. I principali componenti sono invece il benzene, toluene e xilene.

https://www.ilsuperuovo.it/
https://www.ilsuperuovo.it/

Composizione chimica delle colle

Il benzene è il più importante idrocarburo aromatico, con formula C6H6. A temperatura ambiente e a pressione atmosferica costante si presenta come un liquido volatile, incolore e altamente cancerogeno.
Nell’uomo l’esposizione acuta ad elevate concentrazioni causa danni al sistema nervoso.
Il toluene deriva per sostituzione di un idrogeno con un gruppo metilico dal benzene e si presenta in forma liquida. Comporta irritazione agli occhi e al tratto respiratorio, nonché effetti sul sistema nervoso centrale. L’esposizione ad alti livelli potrebbe provocare aritmie cardiache e perdita di coscienza.
Lo xilene, comunemente chiamato xilolo, si può considerare derivato del benzene per sostituzione di due atomi di idrogeno con altrettanti gruppi metilici. Come i due idrocarburi sopra citati, anch’esso causa danni al sistema nervoso. Inoltre, l’esposizione ad alte concentrazioni causa carenza di coordinazione muscolare, vertigini, confusione e alterazioni dell’umore.

Inoltre, sono presenti altri additivi tossici, come metanolo o piombo. Gli idrocarburi ingeriti causano tosse e soffocamento, che consentono alla sostanza di penetrare nelle vie aeree e irritare i polmoni, determinando una condizione di polmonite chimica, che può causare una pneumopatia grave.

Controindicazioni

Questo tipo di uso di sostanze è definito come “huffing”, inalazione diretta da uno straccio imbevuto della sostanza o “bagging”, nel caso in cui l’aspirazione avvenga mediante l’uso di bottiglie di plastica. Questo tipo di inalazione può indurre un’anomalia letale del battito cardiaco o un arresto cardiocircolatorio, specialmente dopo uno sforzo o uno stress. I bambini e i ragazzi delle Slum di Nairobi si presentano come zombie viventi, con scarse capacità cognitive, ripetuti svenimenti e perdita di coscienza, mancato coordinamento degli arti, scarsa e vagheggiante deambulazione.

Il carburante degli aerei

Negli ultimi anni è stato illegalmente introdotto l’uso di un nuovo stupefacente, il carburante per gli aerei. Il costo è di circa 40 centesimi a bottiglietta e vi si accede senza alcun limite di età.
Composto principalmente di cherosene, metossimetanolo e diaminopropanolo, si annovera come nuova droga dei poveri.
Il cherosene o kerosene è ottenuto dalla distillazione del petrolio da 150 °C a 280 °C.
Contiene composti alifatici e aromatici ed è conosciuto principalmente per gli effetti indesiderati e inquinanti in ambiente marino. Come gli altri idrocarburi, è tossico e causa problemi respiratori e a livello nervoso.
Il Metossimetanolo è un alcol tossico e nocivo. Comporta patologie epatiche, respiratorie, ma soprattutto agli organi riproduttivi.

https://it.wikipedia.org/
https://it.wikipedia.org/

Uso comune

Solventi volatili di questo tipo sono presenti in numerosi prodotti per la casa, come adesivi, pittura, detergenti e spray.
Pertanto, bambini e adolescenti, ma anche adulti, possono reperirli facilmente e inalarli, anche se in concentrazioni minori.
Negli Stati Uniti, circa il 10% degli adolescenti ha inalato solventi.
Anche in Italia, in alcuni quartieri umbri, ma più in generale in aree povere del pianeta, sono stati introdotti colle e carburanti a base di kerosene come sostanze stupefacenti.

https://www.puntosicuro.it/
https://www.puntosicuro.it/

Fortunatamente esistono associazioni, come Amani Onlus e Alice for Children, che si impegnano affinché ad almeno alcuni bambini di Nairobi sia permesso di vivere una vita dignitosa.

 

”Tacere è un più lento morire, un assenso che uccide è il male del nostro tempo. Ci sarà sempre un pretesto qualunque, una distrazione invitante per voltare le spalle e non guardare.”
The Sun, Le case di Mosul 

Francesca Umina

Bibliografia:

Vaccini anti-Covid-19: passi in avanti anche per i più piccoli

La campagna vaccinale anti-Covid-19, iniziata negli scorsi mesi, sta coinvolgendo unicamente la popolazione adulta. Nel contempo, le più importanti case farmaceutiche internazionali hanno iniziato dei trials clinici volti a documentare l’efficacia della vaccinazione per la protezione dei più piccoli. Si propone di seguito un’aggiornata rassegna delle novità emergenti riguardo la fascia di età pediatrica.

Punti Chiave:

La Vaccinazione pediatrica

Prevenire la trasmissione del COVID-19 nei bambini rappresenta uno strumento di salute pubblica cruciale per arrestare la Pandemia da Coronavirus. Solo in tal modo si potrà garantire un ritorno alle attività ricreative e ad una relativa normalità.

Nei mesi scorsi, visto il dilagare dei casi di malattia, le sperimentazioni cliniche si sono soffermate sulla ricerca di un vaccino efficace sulla popolazione adulta. L’obiettivo è quello di porre freno alla diffusione del Covid-19  anche fra i più piccoli.

L’ EMA è in attesa di ulteriori dati per autorizzare la vaccinazione pediatrica. Attualmente, sia in Italia che in Europa, i vaccini non sono raccomandati per bambini di età inferiore a 16 anni (Comirnaty di Pfizer-BioNtech) e a 18 anni (Moderna, AstraZeneca e Janssen di Johnson & Johnson).

In attesa dei prossimi sviluppi, emerge indubbiamente l’importanza dell’attuazione delle corrette metodiche di protezione e prevenzione anche tra la popolazione pediatrica: principalmente si tratta dell’ uso dei dispositivi di protezione individuale (DPI), del corretto ed accurato lavaggio delle mani e delle norme di distanziamento. Tali semplici regole, se scrupolosamente seguite, risultano fondamentali per ridurre la trasmissibilità di malattia, soprattutto in una fascia di età così incline allo svolgimento di attività ludiche o di altro genere che potrebbero costituire un veicolo di trasmissione.

Fonte: Fondazione Umberto Veronesi

Manifestazioni del Covid-19 in età pediatrica

All’esordio, la Pandemia da Coronavirus è stata dilagante prevalentemente tra la popolazione adulta. Invece, il numero di casi tra i bambini è stato significativamente inferiore. Questo è probabilmente la conseguenza di un’errata sotto-diagnosi, dato l’elevato numero di bambini asintomatici. Infatti, il decorso della malattia è solitamente lieve e autolimitante nei bambini precedentemente sani, e si associa unicamente alla presenza di tosse, febbre e mal di gola.

Per contro, l’infezione grave da Covid-19 è stata osservata soprattutto in bambini molto piccoli o con comorbidità, proprio come avviene negli adulti con pluri-patologie.

In alcuni bambini, con probabile predisposizione genetica ad una risposta immunitaria iperattiva all’infezione, è stata descritta una Sindrome Infiammatoria Multisistemica. Essa sembrerebbe condividere delle caratteristiche cliniche con la  Malattia di Kawasaki, ma secondo le indicazioni dell’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) e della WHO, si tratta di una forma da distinguere dalla prima e ancora in via di definizione.

I dati clinici sui piccoli pazienti derivano dai numerosissimi articoli scientifici inerenti il quadro clinico in età pediatrica. L’obiettivo degli studiosi è quello di ottenere informazioni sempre più dettagliate, ai fini di comprendere le implicazioni cliniche della malattia nei più giovani e le possibili strategie terapeutiche.

Ciò che emerge è che i bambini con infezione da Coronavirus rientrano principalmente all’interno di cluster familiari di casi e hanno un tasso di mortalità significativamente inferiore rispetto agli adulti. Sebbene la tosse e la febbre siano i sintomi più comuni, sembra che la Sindrome Infiammatoria Multisistemica stia diventando più frequente in questa fascia d’età. Ciò attesta l’importanza di una futura copertura vaccinale, ma non è certamente l’unica ragione.

Perché vaccinare i bambini?

La vaccinazione riveste un ruolo di cruciale importanza, non solo per proteggere i bambini con comorbilità e per contrastare i casi gravi con possibile evoluzione in Sindrome Infiammatoria Multisistemica.

Infatti, mira a conseguire la tanto agognata immunità di gregge. Essa sarebbe pressoché impossibile da raggiungere escludendo la fascia di età pediatrica. Essendo in aumento, sia in Italia che in Europa, la percentuale di adolescenti positivi al Coronavirus, rispetto alla prima fase della pandemia, si escluderebbe dalla vaccinazione una fascia troppo ampia della popolazione. Solo attraverso la vaccinazione si potrà contenere la trasmissione della patologia ed impedire che i bambini siano fonte di contagio anche per i familiari.

Immunità di gregge: se la popolazione è sufficientemente vaccinata gli individui non vaccinati vengono comunque protetti – fonte: pellegrinoconte.com

Inoltre, tra le innumerevoli ragioni, che spingono a ritenere indispensabili le future strategie vaccinali, occorre considerare il tutto anche in ottica futura.

La conoscenza della risposta del sistema immunitario infantile alla vaccinazione si rivela, infatti, strategica alla luce del fatto che non si conoscono le variazioni che il virus potrebbe subire in futuro. I possibili scenari sono imprevedibili: potrebbero essere benefici e garantire il ritorno alla normalità, o viceversa non è possibile escludere lo sviluppo di varianti altresì virulente. Un’eventuale sviluppo di varianti virali, particolarmente infauste anche per i bambini, potrebbe essere contrastata in tempi più brevi dalle aziende farmaceutiche avendo dati sperimentali disponibili sui giovanissimi.

Trials Clinici di Pfizer-BioNtech

Fonte: Ansa

Riguardo il vaccino Pfizer-BioNTech, la sperimentazione clinica di fase 3 ha avuto inizio nel 2020, reclutando partecipanti dai 12 anni in su.  Se i dati inerenti efficacia e sicurezza verranno confermati dall’FDA, sicuramente nei prossimi mesi si avranno risvolti positivi per la vaccinazione di questa fascia della popolazione.

Relativamente ai trials clinici che reclutano bambini sotto i 12 anni, invece, si tratta di studi da poco intrapresi, di cui si attendono risultati più validi nella seconda parte dell’anno.

Moderna e il “KidCove Study”

Fonte: Avvenire.it

La casa farmaceutica Moderna ha recentemente avviato un primo trial clinico su adolescenti dai 12 ai 17 anni che lascia ben sperare.

Moderna è anche la fautrice dello  Studio Clinico KidCove. Si tratta di studio di fase 2-3, condotto in collaborazione con il National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID), del National Institutes of Health (NIH) degli Stati Uniti, su bambini dai 6 mesi agli 11 anni. In USA e Canada, sono stati reclutati 6.750 bambini, appartenenti a questa fascia di età, per prendere parte a questo trial clinico sul vaccino a mRNA-1273 . L’azienda Moderna annuncia che i primi partecipanti hanno ricevuto la prima dose, per cui si attendono con speranza nuovi risultati.

Lo studio KidCove  persegue come intento principale quello di fornire un’analisi dettagliata del vaccino di Moderna in materia di sicurezza ed efficacia. Infatti, se esso si rivelerà sicuro come atteso, potrebbe dare un significativo impatto alla protezione dei più piccoli.

 

Fonte: Citeline Engage

Aspettative Future

Sin dal passato, la vaccinazione ha permesso di debellare patogeni pericolosi per la popolazione,  proteggendo bambini e adulti dalle infezioni.

Fonte: Il Bo Live UniPD

Si spera, dunque, che gli studi clinici diano i risultati di sicurezza tanto attesi, affinchè il vaccino anti-Covid venga presto approvato dagli Enti Regolatori internazionali. In tal modo, questo vaccino si potrà aggiungere alla lunga lista delle vaccinazioni che hanno segnato le varie epoche e permesso la ripresa delle attività di aggregazione sociale.

Federica Tinè

Bibliografia:

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/: Sviluppo del vaccino COVID-19: una prospettiva pediatrica 

https://www.pfizer.com/

http://www.salute.gov.it/portale/nuovocoronavirus

https://www.ema.europa.eu/en/documents/product-information/covid-19-vaccine-moderna-epar-product-information_it

Bambini, Kawasaki e Sars-CoV-2: quanto c’è di vero?

Nella nostra rubrica abbiamo già visto come nei bambini la Covid-19 abbia un decorso indolente (letalità molto bassa: circa 0,06% nella fascia di età 0-15 anni) ed abbiamo visto come il vero problema è che i bambini, per lo più paucisintomatici o asintomatici, diventino più che il bersaglio, un vero e proprio mezzo di diffusione.

Dal 4 maggio in Italia via alla fase 2, che fine faranno i bambini?
Fonte: bariviva.it

Ma è giusto limitarsi a questo?

In realtà no, le insidie ci sono anche per i più piccoli.

Oramai da mesi si parla di una possibile correlazione tra la malattia di Kawasaki e l’infezione da SARS-CoV-2. In particolare molti dei bambini ricoverati in ospedale per sintomi assimilabili alla prima, risultavano poi positivi al tampone.

La malattia di Kawasaki è una vasculite sistemica (malattia infiammatoria dei vasi) solitamente autolimitante e la cui prognosi dipende essenzialmente dal coinvolgimento delle arterie coronarie (vasi che irrorano il cuore). L’Italia presenta un’incidenza annua di circa 14 casi su 100.000 in bambini di età inferiore a 5 anni.

Malattia di Kawasaki e COVID-19: esiste una correlazione ...
Fonte: missionescienza.it

Nonostante diverse evidenze suggeriscano un’origine infettiva o una risposta immunologica anomala a un’infezione in bimbi geneticamente predisposti, nulla è ancora certo sulla causa specifica. La patogenesi però è sicuramente immunomediata e questo potrebbe giustificare la correlazione “temporale” con l’infezione da Coronavirus, che ne avrebbe favorito un aumento di incidenza. Non sarebbe infatti il virus a causare il danno in maniera diretta, quanto la forte infiammazione che suscita nel momento in cui innesca la risposta immunitaria dell’ospite. A sostegno di questa testi, il fatto che la patologia si sia manifestata solo in un secondo momento rispetto alla diffusione del SARS-CoV-2, configurandosi come un “quadro post-infettivo”.

Ma siamo sicuri si tratti proprio di Kawasaki?

Uno studio tutto italiano pubblicato sulla prestigiosa rivista The Lancet, spiega come sia meglio parlare di una patologia simil-Kawasaki. Se da un lato infatti, la terapia con immunoglobuline endovena, applicata secondo le linee guida del trattamento della malattia di Kawasaki, è efficace, è pure vero che in alcuni bambini si presenta in una forma più grave con coinvolgimento miocardico e/o gastroenterologico, assenti nella forma classica. Sicuramente i sintomi sono davvero simili e non vanno sottovalutatati in quanto un pronto riconoscimento e intervento ne limitano i danni.

Alcune delle caratteristiche peculiari della malattia di Kawasaki.

Bergamo, sede dello studio, è infatti una delle città che ha visto un aumento di circa 30 volte dell’incidenza della Kawasaki, ma nonostante le molte analogie, erano pochi i quadri completamente sovrapponibili.

Incidenza della malattia di Kawasaki nel periodo di studio e negli ultimi 5 anni – Fonte: https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(20)31103-X/fulltext

A conferma di questi dati nostrani, arriva il numero sicuramente più elevato di bambini affetti negli USA, uno dei Paesi maggiormente colpiti dalla pandemia, che annovera anche 3 decessi. Qui il quadro pediatrico è descritto drammaticamente in un articolo pubblicato sul New York Times: la Grande Mela da sola conta 161 piccoli pazienti affetti.

In un calderone di “multifattorialità” non si sa bene se possa essere incluso anche un fattore etnico, ma oltreoceano (alcuni casi anche nel Regno Unito) ci sarebbe una maggiore presentazione di sintomi che non hanno a che vedere con le caratteristiche della suddetta tabella, tipiche della Kawasaki. Alcuni bambini manifesterebbero dolori addominali, vomito, oltre ai già citati disturbi a carico del miocardio, accompagnati da un calo di piastrine e di linfociti. Tutto ciò ha reso necessario l’istituzione di una serie di teleconferenze (ancora in corso) organizzate dal Boston Children’s Hospital che vedono coinvolta tutta la pediatria mondiale.

Tutto questo ha un nome: Sindrome infiammatoria acuta multisistemica

Il 15 Maggio l’ECDC ha pubblicato un Rapid Risk Assessement sulla Sindrome infiammatoria acuta multisistemica, che si è resa protagonista nell’ultimo periodo. Si tratterebbe di un’evoluzione più grave (spesso complicanza della Kawasaki stessa) che richiederebbe spesso gli ausili della terapia intensiva a seguito di un interessamento di più organi contemporaneamente. Numerose sono infatti le evidenze europee di casi dubbi nei quali la sintomatologia è comparsa a circa 2-4 settimane dal picco massimo di infezione da SARS-CoV-2, suggerendo anche qui un danno mediato dalla risposta immunitaria aberrante, più che dal virus in sè.

Fonte: logo ECDC

Tuttavia, l’ECDC rileva inoltre che le evidenze per una relazione causale fra COVID-19 e la Sindrome infiammatoria acuta multisistemica sono ancora limitate. Aggiunge anche che il rischio di manifestazione della stessa nei bambini sia molto basso e che il trattamento è possibile ed efficace. Ne sono un illustre esempio i 10 bambini dello studio di Bergamo tutti guariti, nonostante le complicanze multiorgano.

L’invito che l’Istituto Superiore di Sanità fa è diretto ai professionisti e non: fare attenzione nel cogliere i segni precoci, nonostante sia una condizione rara. La immunoglobuline endovena, i corticosteroidi ed un’eventuale terapia di supporto sono ottime armi nel contrastare la patologia, basta riconoscerla in tempo!

Capiremo prima o poi cosa si nasconde dietro questa associazione, ma in questo caso la rapidità d’azione viene prima dei mille perché.

Claudia Di Mento

Artonauti: il primo album per bambini dedicato alla storia dell’arte

È fondamentale dare una buona educazione ai propri figli anche dal punto di vista culturale. Oggi è possibile farlo unendo ad un momento divertente come la raccolta delle figurine, anche un momento per far conoscere ai piccoli la cultura e insegnargli qualcosa sull’arte e sulle meraviglie mondiali.

Ecco che nasce Artonauti, il primo album di figurine culturale pensato per i bambini dai 7 agli 11 anni, ma che sarà sicuramente apprezzato anche dai più grandi. Artonauti è il primo album di figurine sia in italia che a livello mondiale, interamente dedicato alla storia dell’arte, creato dalla società Wizart S.r.l.i.s, con la casa editrice La Spiga Edizioni. Il titolo dell’album è una sintesi tra le parole “arte” e “astronauti”, una sintesi tra l’aspetto divertente e ricreativo e quello educativo e di scoperta.

Il progetto si basa su tre principi fondamentali:

  • il primo è che l’arte può essere alla portata di tutti;
  • il secondo che il gioco, in particolare quello analogico, rappresenta lo strumento didattico più valido ed efficace per i bambini;
  • il terzo che arte e creatività svolgono un ruolo fondamentale per lo sviluppo evolutivo dei bambini.

Un gioco sociale, educativo e accessibile: il gioco delle figurine è da sempre uno dei più diffusi e apprezzati tra i bambini e, per sua stessa natura, è accessibile a tutti, con un grandissimo pubblico potenziale dell’attività educativa.

Già in edicola da qualche settimana, oltre che la raccolta delle figurine avrà proprio dietro una storia, con i tre protagonisti Ale, Morgana e il cane Argo, che porteranno i bimbi con loro per viaggiare nel tempo alla scoperta dei grandi capolavori dell’arte e dei grandi artisti della storia.

In un viaggio che parte dalle grotte di Lascaux e attraverso gli egizi, i greci e i romani, arriva al Novecento passando attraverso l’arte di Giotto, del Rinascimento con Botticelli, Michelangelo, Leonardo, Raffaello, degli impressionisti, di Van Gogh.

Le figurine comporranno dipinti, affreschi, sculture, svelandone i particolari, e  -oltre alle figurine – aneddoti, giochi, indovinelli curiosità sulla storia dell’arte e pittori e scultori, così i bambini avranno l’opportunità di cominciare a imparare la storia dell’arte giocando e divertendosi.

L’album è composto da 64 pagine che contengono la storia, 28 illustrazioni, 65 opere d’arte, 20 quiz e indovinelli e 2 pagine di giochi. Per un totale di 216 figurine. La forza di Artonauti risiede proprio nella storia personale di un’insegnante che ha imparato il mestiere sul campo. Artonauti vuole scardinare il pregiudizio che l’arte sia un argomento troppo difficile per i bambini, proponendo un gioco educativo, intelligente e divertente.

Arte e creatività svolgono un ruolo fondamentale per lo sviluppo evolutivo dei bambini. Numerosi studi dimostrano, infatti, che l’arte contribuisce a sviluppare le attività espressive, il ragionamento logico, matematico e linguistico.

Scoperta, gioco, apprendimento auto-costruttivo: partendo da queste considerazioni ed attingendo al vasto patrimonio artistico italiano ed europeo nasce l’idea di Artonauti, l’album di figurine che ambisce ad avvicinare i bambini all’arte.

Piero Cento

Covid-19: il rischio per bambini e donne in gravidanza

In uno scenario mondiale in cui la pandemia di COVID-19 desta preoccupazioni e miete nuove vittime sono molte le questioni lasciate irrisolte. Tra queste, la convinzione speranzosa che la SARS-CoV2 non colpisca i pazienti di età pediatrica. Ma, è proprio così? 

La malattia da COVID-19 (o malattia respiratoria acuta da SARS-CoV2) è una condizione patologia su base infettiva eziologicamente associata al virus SARS-Cov2, che comporta da un punto di vista clinico:

  1. Un quadro asintomatico;
  2. Un quadro sintomatico con febbre, tosse secca, astenia, mialgie, congestione nasale, vomito, diarrea. Nei casi più severi: polmonite, sindrome respiratoria acuta grave, insufficienza renale.

La COVID-19, che ha reso l’Italia il Paese con il maggior numero di contagi dopo la Cina, colpisce meno frequentemente i pazienti di età pediatrica. Tale caratteristica accomuna il SARS-CoV2 con il SARS-CoV (responsabile della SARS, nel contesto della quale non furono registrati morti tra bambini ed adulti di età posta al di sotto dei 24 anni). Il più grande studio cinese nell’ambito di COVID-19, pubblicato su JAMA l’11 febbraio, riportava determinate cifre significative: dei 44.672 casi confermati all’identificazione del genoma virale sul tampone, solo meno dell’1% era associato a pazienti di età al di sotto dei 10 anni. Attualmente in Italia tra i contagiati:

  • meno dello 0,5% presenta un’età compresa tra 0 e 9 anni;
  • meno dell’1% presenta un’età compresa tra 10 e 19 anni.

Il minor numero di contagi in età pediatrica può essere associato:

  1. A fattori esterni: la popolazione di età pediatrica, rapportata alla popolazione adulta, è meno esposta a luoghi che potrebbero favorire la rapida diffusione del virus quali treni, aerei, stazioni, aeroporti;
  2. A fattori intrinseci al sistema immunitario. Secondo studi recenti la popolazione pediatrica presenta una resistenza intrinseca al SARS-CoV2 per una maggior espressione della risposta immunitaria innata e per una minor espressione dei recettori indicati con l’acronimo di ACE2 (Angiotensin-converting enzyme 2),  evenienza che deriva da uno studio condotto nel 2006 sui topi. Il SARS-CoV2 lega tale recettore per invadere sia gli elementi cellulari polmonari che altri distretti (cuore, mucosa del cavo orale, mucosa del distretto gastrointestinale, distretto epatobiliare).

I bambini rappresentano vettori per la trasmissione dell’infezione?

I pazienti di età pediatrica possono comunque infettarsi, risultando dei vettori per la trasmissione dell’infezione, motivo per il quale uno dei provvedimenti, precocemente messo in atto dal governo cinese e successivamente italiano, comprende la chiusura delle scuole. I pazienti di età pediatrica possono di fatto ammalarsi, anche se meno frequentemente rispetto ai pazienti di età adulta, presentando nella maggior parte dei casi sintomi lievi e/o moderati. 

La COVID-19 si manifesta con gli stessi sintomi nei pazienti adulti e pediatrici?

Secondo i dati raccolti dal Children Hospital di Wuhan, l’infezione sintomatica da COVID-19, comprende:

  1. Tosse (65% dei casi);
  2. Febbre (60% dei casi);
  3. Diarrea (15% dei casi);
  4. Scolo mucoso in retrofaringe (15% dei casi);
  5. Rantoli (15% dei casi);
  6. Distress respiratorio (5% dei casi);
  7.  Linfopenia  (35% dei casi);
  8. La TC del torace mostra immagini simili a quelle rilevabili in età adulta: aree di addensamento a livello subpleurico, con caratteristiche a vetro smerigliato, oppure aree di addensamento caratterizzate da alone infiammatorio circostante; la quasi totalità dei casi presenta, tuttavia, un quadro radiologico lieve.

COVID-19 e gravidanza: che rischio corre il feto?

Nelle scorse settimane un neonato londinese è risultato positivo al virus dopo essere nato da madre con polmonite COVID-19. Sono noti anche altri casi in Cina, tra cui Xiao Xiao, la neonata guarita spontaneamente dopo soli 17 giorni di vita.
Uno studio recentemente pubblicato su The Lancet ha esaminato nove donne incinte tra i 26 e i 40 anni con polmonite da SARS-CoV-2; sono stati analizzati:
–  Campioni di liquido amniotico;
– Sangue cordonale;
– Latte materno;
Successivamente sono stati eseguiti tamponi faringei sui neonati, tutti risultati negativi, concludendo che non c’è evidenza di infezione intrauterina attraverso la placenta, o tramite latte materno. Bisogna aggiungere, tuttavia, che le nove donne hanno subito un parto cesareo al terzo trimestre e che la limitata casistica non ha consentito di effettuare ulteriori studi.
Ad oggi, un’eventuale infezione neonatale da SARS-CoV-2 potrebbe essere acquisita per via respiratoria dalla madre nel post partum, basti pensare alla vicinanza tra il viso della madre e quello del bimbo durante l’allattamento.
Caterina Andaloro
Bibliografia
1.Epidemia COVID-19. Istituto superiore di sanità, Roma.
integrata-COVID-19_09-marzo-2020.pdf [accesso in data 11/03/2020]
2. Lee P-I et al., Are children less susceptible to COVID-19? Journal of Microbiology,
Immunology and Infection. 2020. https://doi.org/10.1016/j.jmii.2020.02.011.
3. Xia W et al. Clinical and CT features in pediatric patients with COVID‐19 infection:
Different points from adults. Pediatric Pulmonology. 2020;1–6.
4. General Office of the National Health Commission of China. Diagnosis and
Treatment Protocol for 2019‐nCoV. 5th ed. Beijing, China: National Health
Commission of China;

Festa di Pasqua al CAV: si impara giocando

Martedì 16 aprile 2019. Ore 16.30. Policlinico – Locali del Centro Aiuto alla Vita. Messina. L’evento è stato organizzato dall’associazione CESES regionaleun’associazione professionale di docenti, dirigenti scolastici, operatori, cultori e utenti nel campo della cultura, dell’educazione, della formazione iniziale, continua e professionale, che non ha scopo di lucro e si obbliga al reimpiego di ogni eventuale provento derivante dallo svolgimento della proprie attività nel finanziamento della stessa – in collaborazione con i ragazzi che attualmente frequentano il corso OSA Ed3939 avviso 2/2018, coordinati dal Dott. Francesco Puglisi.

I ragazzi hanno animato il pomeriggio per i piccoli del CAV con giochi di varia natura ed hanno distribuito loro dei pensierini realizzati a mano con la tecnica del riciclo creativo. Nello specifico, dei portapenne a forma di coniglietti pasquali con all’interno ovetti di cioccolato.

Dietro ad una “semplice” attività ludico-ricreativa si nascondono grandi gesti e grandi significati. Soprattutto se pensiamo che oggigiorno la luce abbagliante dei tablet assorbe completamente i nostri bambini, estraniandoli dalla realtà. Semplici giochi di squadra, come quelli realizzati martedì, richiedono di partecipare al mondo in modo attivo. Non sono solo un mezzo utilizzato per riuscire ad intrattenere contemporaneamente un vasto numero di bambini, ma un vero e proprio strumento utile per poter educare.

I grandi lavorano divertendosi, i piccoli giocano lavorando su sé stessi inconsciamente. Del resto, giocare è una delle attività più importanti per lo sviluppo dei bambini. «Il gioco è fondamentale perché è il modo in cui i bimbi conoscono il mondo e crescono. Non è qualcosa che riempie dei vuoti tra un’attività e l’altra, ma è l’attività per eccellenza che loro utilizzano per scoprire tutto ciò che li circonda»

Poter giocare alla “vecchia maniera” è importante, significa lavorare sui bambini, aiutandoli a sviluppare il loro senso creativo, si traduce in primis in un investimento per il futuro, finalizzato a coltivare cittadini migliori e non automi.

Ѐ possibile insegnare, in modo implicito, a relazionarsi e a confrontarsi con gli altri e spesso, soprattutto per mezzo dei giochi di squadra, viene anche trasmessa l’importanza di ascoltare il prossimo e di collaborare con i propri compagni. Si insegna come molte volte sia svantaggioso agire e procedere di testa propria senza interpellare gli altri partecipanti, l’importanza di seguire le regole, si mostra anche la rilevanza di aiutarsi a vicenda dal momento in cui all’interno di un team, ciascun individuo, nel suo piccolo, può essere di grande aiuto a tutte le altre “creature” del gruppo stesso.

Alla fine di tutte le attività ludiche, vi è stato uno scambio di auguri con succhi di frutta e Colomba Pasquale.

Gabriella Parasiliti Collazzo

Thailandia, trovati vivi i 12 ragazzi dispersi

Una drammatica storia che ha tenuto con il fiato sospeso la Thailandia e il mondo intero, quella dei 12 ragazzini – tutti tra gli 11 e i 16 anni – che due settimane fa, tornando dall’allenamento di calcio, si erano infilati con il vice allenatore nella grotta, meta turistica poco lontano da Chiang Rai, nel nord del Paese, dove però l’accesso è vietato da giugno a novembre per la stagione delle piogge.

L’ottimismo dei primi commenti di esperti militari e politici sembrava diminuire col passare delle ore,ma impegnando sia elicotteri per sorvolare la zona, cercando eventuali aperture di altre grotte inesplorate, sia due droni con i rilevatori del calore dei corpi, la difficilissima missione di salvataggio durata settimane, soprattutto grazie all’impegno dei soccorritori , dedicandosi al salvataggio 24 ore su 24 , si è conclusa nel migliore dei modi riuscendo a trovare tutti i ragazzi vivi.

“Li abbiamo trovati ed erano tutti e 13 vivi. Ci prenderemo cura di loro sino a quando potranno spostarsi“, con queste parole, Narongsak Osatanakorn, governatore della provincia di Chiang Rai, a capo delle operazioni di soccorso, ha dato l’incredibile notizia. Ci vorranno alcune ore per imbastire le operazioni di recupero e riportare i 13 dispersi all’esterno della grotta, ha poi aggiunto il governatore della provincia di Chiang Rai.

I ragazzi, che avevano già visitato Tham Luang, si erano addentrati, per una gita organizzata, nella grotta prima che un diluvio – durato giorni e che ha complicato le operazioni di recupero – impedisse loro di uscire e li tenesse chiusi lì dentro. Ciò ha fatto parlare molto la Thailandia in chiave critica, spostando l’attenzione dalla gravità della situazione alla decisione in sè, presa dal vice allenatore, della gita. All’ingresso delle cave sono state trovate le loro biciclette e le loro scarpe. Ad una distanza di 400 metri dalla cavità di “Pattaya Beach”, rimasta asciutta durante le inondazioni, è stato ritrovato tutto il gruppo che apparentemente sembra non essersi mosso da lì per per tutta la durata della loro scomparsa.

Oltre ai genitori e ai soccorritori  fuori dalla grotta si era formata una folla di persone, compresi diversi monaci buddisti per trasmettere la propria speranza alle famiglie.

Francesca Grasso