Spagna, successo della destra alle amministrative. Sánchez anticipa le elezioni a luglio

Sono ore di fermento quelle che sta vivendo la Spagna, dopo le elezioni amministrative che hanno visto recarsi alle urne, lo scorso week-end, circa 22 milioni di cittadini sui 35,5 milioni aventi diritto (64% di affluenza), per il rinnovo di più di ottantamila consigli comunali e per i parlamenti di 12 delle 17 comunità autonome.

La sconfitta dei socialisti

Il risultato delle elezioni, che segna forse un punto di svolta nella politica del paese, ha spinto il Premier Pedro Sánchez ad annunciare nella mattinata di lunedì, al Palazzo della Moncloa di Madrid,  lo scioglimento del Parlamento – Las Cortes – per indurre elezioni anticipate il prossimo 23 luglio. 
Il Premier ha anche annunciato le proprie dimissioni ma resterà in carica fino alla data sopracitata.

Il Partito socialista operaio spagnolo (Psoe), espressione del Governo, è stato superato in ben nove regioni e in molti comuni importanti quali, ad esempio, Valencia, Siviglia e l’Extremadura. Stessa sorte è toccata agli alleati di Podemos, il partito della sinistra radicale di Pablo Iglesias, che hanno perso tantissimo consenso.

I risultati delle urne

Gli scrutini hanno evidenziato una netta vittoria della destra con il Partito popolare (PP) che, con il 31,5% dei consensi, ha superato il Psoe fermo al 28,1%, mentre la terza forza in campo è risultata essere Vox, partito di estrema destra, con il 7,2%.  

Pedro Sánchez – fonte: Heraldo.es

La decisione del Premier

In una conferenza stampa, il Premier ha annunciato alla nazione la propria volontà – già comunicata al Re Felipe VI – affermando:

Ho preso questa decisione in vista dei risultati delle elezioni regionali e comunali. […] Il significato del voto veicola un messaggio che va oltre. Assumo in prima persona i risultati e credo sia necessario dare una risposta e sottoporre il nostro mandato alla volontà popolare. Il nostro Paese si appresta a svolgere una responsabilità molto importante in quanto è la presidenza di turno del Consiglio dell’UE. Tutto ciò consiglia un chiarimento degli spagnoli sulle forze politiche che dovrebbero guidare questa fase e sulle politiche da applicare. Esiste un solo metodo infallibile, che è la democrazia. La cosa migliore è che gli spagnoli prendano la parola per definire senza indugio il corso politico del Paese.

Le parole dei vincitori

Se da una parte la delusione tra i socialisti del Psoe e gli esponenti degli altri partiti di sinistra è enorme, dall’altra è altrettanto grande la gioia e la soddisfazione del PP e di Vox che potranno ricoprire ruoli di rilievo nelle più grandi città della Spagna. È il caso, come riportato dal quotidiano El Paìs, di Madrid, dove il PP è stato il più votato in tutti i distretti e il governatore Isabel Diaz Ayuso ha trionfato ottenendo il terzo mandato consecutivo, mentre Vox ha raggiunto il 9% delle preferenze.

La netta vittoria dei partiti di destra esprime, senza mezze misure, i sentimenti della popolazione spagnola che, non soddisfatta delle riforme proposte e attuate da Sanchez e dai suoi ministri, spera in un cambio di rotta riponendo la fiducia nei partiti che finora hanno rappresentato l’opposizione parlamentare.

Feijóo e altri esponenti del Pp – fonte: El Paìs

Il leader del PP, Alberto Núñez Feijóo, si è detto estremamente contento e soddisfatto del risultato ottenuto, dichiarando:

“La Spagna ha iniziato un nuovo ciclo politico, il mio momento arriverà presto, se gli spagnoli lo vorranno”.

Prospettive future per la Spagna

Tali parole preannunciano la volontà della destra di puntare alla vittoria nelle elezioni politiche previste per il 23 luglio e di porre fine al “Sanchismo”. Tuttavia, l’ormai ex Premier non avrà, di certo, nessuna voglia di abdicare in favore degli avversari, ma farà di tutto affinché il popolo spagnolo, in questi pochi mesi, riacquisti fiducia nei confronti dei socialisti e degli alleati, tra i quali ci potrebbe essere Sumar, l’organizzazione guidata da Yolanda Dìaz che ha registrato quest’ultima come “partito strumentale” con l’obiettivo di riunire gran parte delle forze politiche di sinistra.

Mentre si defila il partito Ciudadanos che, ieri, tramite le parole del segretario Adrian Vasquez ha annunciato:

Il messaggio delle elezioni è stato chiaro: il centro liberale in Spagna non ha ottenuto un sostegno sufficiente. Il modo migliore per difendere lo spazio liberale è non partecipare alle prossime elezioni del 23 luglio.

Qualora il Partito Popolare dovesse trionfare anche nelle elezioni previste in estate, il panorama politico europeo prenderebbe una direzione ben delineata, verso destra, alla luce dei recenti successi dei partiti che hanno trionfato in nazioni importanti come l’Italia e la Svezia.
Inoltre, la Spagna dal 1° luglio sostituirà proprio il paese scandinavo alla Presidenza del Consiglio dell’Unione europea, che viene esercitata a turno dal governo dei vari stati membri dell’UE per una durata di sei mesi.

Tuttavia, in attesa di scoprire quale sarà il verdetto delle prossime elezioni, una cosa è certa: il futuro della Spagna è già iniziato.

Giuseppe Cannistrà

 

G7 a Hiroshima. Tra gli obiettivi sicurezza, economia e ambiente

Lo scorso 21 maggio si è concluso il summit del G7 nella città di Hiroshima, in Giappone. I leader dei sette Paesi si ritrovano, come ogni anno, a discutere dei temi principali all’ordine del giorno: un probabile inasprimento delle sanzioni contro la Russia per l’invasione in Ucraina, di proposte per l’economia globale e cambiamento climatico.

Cos’è il G7 e perchè l’Italia ne fa parte

Il G7 è un forum intergovernativo delle sette maggiori potenze economiche a livello mondiale dei Paesi avanzati: Francia, Germania, Italia, Canada, Giappone, Stati Uniti e Regno Unito. Alle riunioni annuali sono invitate anche una delegazione dell’Unione europea e altri Paesi fuori dal G7, soprattutto quelli in via di sviluppo.

Nato come un’assemblea per il dialogo e il coordinamento in materia economica e finanziaria, il G7 ha esteso i suoi ambiti di intervento riguardanti attività internazionale come l’aiuto allo sviluppo e il contributo alla pace e alla sicurezza globali. Non solo, negli ultimi anni, l’attenzione del G7 si è focalizzata su temi come l’energia sostenibile, la lotta al cambiamento climatico, la sicurezza alimentare, la salute, l’eguaglianza di genere.

Ogni riunione prevede una presidenza a rotazione tra i membri. Il compito della presidenza di turno è quello di proporre le priorità del gruppo, coordinare le attività fra i membri, curare la pubblicazione e la diffusione dei documenti, organizzare le riunioni.

Il G7 ha natura informale: non esiste un segretariato né altre strutture permanenti ad esso dedicate. Le decisioni assunte dal Gruppo non hanno carattere vincolante, seppur influenzano in modo considerevole le politiche dei membri e degli altri Stati del mondo.

leader g7 giappone
Leader del G7 davanti al memoriale della Pace a Hiroshima, Giappone. Fonte: Rainews

Zelensky a Hiroshima

Avuto luogo a Hiroshima 78 anni dopo dal primo bombardamento atomico, il vertice ospiterà il presidente ucraino Volodymyr Zelensky che si è recato in presenza al G7 di quest’anno. I leader hanno espresso ulteriore sostegno a Kiev, impegnata, soprattutto in queste settimane, in una controffensiva militare.

Sul piano degli aiuti, Zelensky ha ottenuto dal presidente americano Joe Biden l’impegno a nuovo pacchetto da 375 milioni di dollari e un’apertura concreta alla cosiddetta jet coalition: la strategia per aiutare Kiev attraverso l’utilizzo degli F-16.

Zelensky non sembra aver ottenuto solo questo: un vertice sulla formula di pace Ucraina potrebbe tenersi a luglio, a 500 giorni dall’inizio della guerra, con la partecipazione dei paesi del G7 e dell’Ucraina. Il presidente ucraino dichiara infatti:

Presto saranno 500 giorni di guerra su vasta scala, già a luglio. È un periodo di tempo simbolico, un buon mese per riunire un vertice sulla formula di pace, un vertice della maggioranza mondiale. Un vertice di tutti che rispetta l’onestà e vuole porre fine a questa guerra. Vi invito a unire gli sforzi congiunti. La formula di pace è stata sviluppata in modo che ciascuno dei suoi punti fosse supportato da risoluzioni delle Nazioni Unite. In modo che tutti nel mondo potessero scegliere il punto che possono aiutare a implementare

Zelensky e Biden al G7
Il presidente Zelensky al vertice G7 di Hiroshima. Fonte: ANSA

I punti salienti

Tra gli ordini del giorno le nuove possibili sanzioni che colpiscono l’economia russa. I leader dichiarano la volontà di rimanere uniti nell’imporre sanzioni coordinate e altre azioni economiche per minare ulteriormente la capacità della Russia di portare avanti la sua aggressione nei confronti dell’Ucraina. L’intenzione sarebbe quella di ampliare le azioni per garantire che le esportazioni di tutti gli articoli usati per l’aggressione russa siano limitati, tra cui le esportazioni di macchinari industriali, strumenti e altre tecnologie che la Russia utilizza per ricostruire le sue macchine da guerra. Non solo, nel mirino anche coloro che operano in questi settori chiave, come quello manifatturiero, delle costruzioni e dei trasporti, e servizi alle imprese.

Inoltre, il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha annunciato che si sta lavorando per limitare il commercio dei diamanti russi. Ha fatto sapere che comunicherà ai leader dei Paesi ospiti al vertice l’importanza di applicare le sanzioni per fermare la Russia nella guerra contro l’Ucraina.

Nel corso del suo intervento riguardante l’economia globale, Giorgia Meloni dichiara della necessità di una migliore e più efficace collaborazione con il Sud Globale. Quindi di un lavoro unanime per dare forma a un ordine economico internazionale libero e aperto, concentrarci sull’espansione delle relazioni commerciali, rimanendo fermi sui principi di apertura, trasparenza, concorrenza leale e Stato di diritto.

In più, il presidente francese Emmanuel Macron Francia proporrà un “nuovo patto finanziario internazionale” per la lotta alla povertà e ai cambiamenti climatici, in un summit che si è tenuto a Parigi il 22 e 23 giugno. La Francia propone un nuovo impegno per mobilitare e liberare risorse. L’obiettivo è anche mobilitare finanziamenti privati per far sì che non si debba scegliere tra lotta alla povertà e lotta per il clima e la biodiversità.

Prossima tappa: G7 in Puglia

L’Italia sarà protagonista della prossima riunione del G7. Il presidente del consiglio dei ministri Giorgia Meloni lo ha annunciato al governatore Michele Emiliano, prima della conferenza stampa. Dichiara di aver scelto la regione per ragioni simboliche, perchè “il Sud del mondo sarà centrale, abbiamo scelto la Puglia perché ha un significato simbolico, legato alla posizione geografica.

Proprio per questo, come afferma il presidente della regione:

Ho avuto modo di ringraziarla per il grande riconoscimento che il Governo italiano, con questa scelta, ha dato a noi tutti. Un riconoscimento straordinario del lavoro che la Puglia ha svolto con riferimento al dialogo tra oriente e occidente, in permanente connessione con Papa Francesco, e della nostra capacità di accoglienza di tutti i popoli del mondo. Ci impegneremo con tutte le nostre energie per far fare all’Italia una bella figura

Victoria Calvo

Amnesty International e l’anno nero per la pena di morte

Sono in totale 883 le persone giustiziate in tutto il mondo nel 2022, un aumento pari al 53% rispetto al 2021 e il più alto numero dal 2017. Anche quest’anno, l’Amnesty International, un’organizzazione non governativa internazionale impegnata nella difesa dei diritti umani, rende pubblico il suo report annuale sulla pena di morte nel mondo.

Tra i metodi di esecuzione più utilizzati la fucilazione e l’iniezione letale, senza dimenticare l’impiccagione e la decapitazione. Ma vediamolo insieme più nel dettaglio.

Amnesty: uno sguardo al rapporto

In una premessa fondamentale, Amnesty International tiene a sottolineare che:

Si oppone incondizionatamente alla pena di morte, senza eccezioni riguardo alla natura o alle circostanze del reato; alla colpevolezza, all’innocenza o ad altre caratteristiche dell’imputato; al metodo usato per eseguire la condanna a morte. Attraverso una campagna permanente, Amnesty International lavora per l’abolizione della pena capitale in tutto il mondo.

Tra gennaio e dicembre 2022, le informazioni sono state raccolte catalogando diverse fonti. Inclusi: dati ufficiali, pronunce giurisdizionali, notizie provenienti dagli stessi condannati a morte, resoconti dei mezzi di comunicazione e dei rapporti di altre organizzazioni della società civile. Nella ricostruzione dei grafici e nei dati finali, sono state riportate esclusivamente esecuzioni, condanne a morte e altri aspetti legati all’uso della pena di morte, come commutazioni o proscioglimenti, di cui ci sia ragionevole certezza. Nonostante la natura pragmatica, è anche vero che in molti paesi i governi non rendono pubbliche le informazioni riguardanti l’uso della pena capitale.

Cosa ci dicono i dati?

I dati parlano chiaro, esclusa la Cina, il 90% delle esecuzioni registrate hanno avuto luogo in soli tre paesi: Iran, Arabia Saudita e Egitto. In Cina, Corea del Nord e Vietnam i dati sull’uso della pena di morte sono classificati come segreto di stato. Proprio per questo i dati raccolti nel report di Amnesty sono da considerarsi incompleti e parziali, quelli reali sono probabilmente molto più alti. Si evidenzia poi che nel 2022 sono state riprese le esecuzioni in cinque stati: Afghanistan, Kuwait, Myanmar, Palestina e Singapore.

Ne parla Volker Türk, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani. Le prove raccontano come la pena di morte ha un impatto nullo sulla riduzione del crimine. Moltissimi studi hanno dimostrato che nei paesi in cui è stata abolita, i tassi di omicidi sono rimasti invariati o addirittura sono diminuiti. La pena capitale nei paesi viene spesso utilizzata per scopi impropri: per infondere paura, reprimere l’opposizione e annullare il legittimo esercizio delle libertà.

sede amnesty international
Sede centrale di Amnesty International, sito a Londra. Fonte: alamy

 

D’altronde, la pena di morte esiste ancora in tutto il mondo ed è praticata in 58 Stati, tra cui: Nigeria, Somalia, Sudan, Usa, Iraq, Giappone, Pakistan, Thailandia ed Emirati Arabi. Un dato allarmante, che mette in allerta i vertici di Amnesty International. Come dichiara Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International:

Aumentando il numero delle esecuzioni, gli Stati dell’area Medio Oriente-Africa del Nord (la cosiddetta Mena) hanno violato il diritto internazionale e mostrato un profondo disprezzo per la vita umana. Il numero delle persone private della loro vita è enormemente cresciuto. L’Arabia Saudita ha incredibilmente messo a morte 81 prigionieri in un solo giorno. Nella seconda parte dell’anno, nel disperato tentativo di stroncare le proteste popolari, l’Iran ha messo a morte persone che avevano solo esercitato il loro diritto di protesta

Una tendenza positiva verso l’abolizione

Le prospettive non sembrano delle migliori, ma un po’ di speranza sembra arrivare da sei Stati che, nel 2022, hanno abolito in tutto o in parte la pena di morte. Kazakistan, Papua Nuova Guinea, Repubblica Centrafricana e Sierra Leone l’hanno abolita per tutti i reati, Guinea Equatoriale e Zimbabwe per i reati comuni. Senza contare che 112 Stati avevano abolito la pena di morte per tutti i reati e altri nove Stati l’avevano abolita per i reati comuni.

Questa tendenza positiva prosegue nel 2023. In Liberia e Ghana sono state avviate iniziative di legge abolizioniste; i governi delle isole Maldive e dello Sri Lanka hanno annunciato che verranno interrotte le condanne a morte. Anche in Malesia il parlamento nazionale sta discutendo delle proposte di legge per annullare la pena capitale.

Sembra quindi che un vento a favore stia soffiando nella direzione dell’abolizione. La stessa Callamard sembra sia ottimista:

Molti Stati continuano a consegnare la pena di morte alla discarica della storia ed è tempo che altri seguano l’esempio. Gli atti di brutalità in Iran, Arabia Saudita, Cina, Corea del Nord e Vietnam appartengono ormai a una minoranza di Stati. Ma sono proprio questi che devono mettersi al passo coi tempi, proteggere i diritti umani e assicurare giustizia invece di mettere a morte persone. Di fronte a 125 stati membri delle Nazioni Unite, un numero mai così elevato, in favore di una moratoria sulle esecuzioni. Non ci siamo mai sentiti così fiduciosi che quell’orrenda punizione possa essere e sarà consegnata agli annali della storia. Ma i tragici dati nel 2022 ci ricordano che non bisogna  rimanere indifferenti e inoperosi. La nostra campagna continuerà fino a quando la pena di morte non sarà abolita a livello globale!

 Victoria Calvo

Elezioni in Turchia: testa a testa tra Erdoğan e Kiliçdaroğlu

In Turchia, i cittadini sono stati chiamati a votare il Presidente della Repubblica e il Parlamento. 

Chi sono gli sfidanti?

Erdoğan: ha guidato il Paese dal 2003 a oggi, ha vinto 10 elezioni parlamentari e 2 presidenziali. La coalizione che lo supporta prende il nome di “Alleanza Popolare”. Oltre al “Partito della Giustizia e Sviluppo” fondato da lui stesso nel 2001, comprende altri tre partiti: “Movimento Nazionalista”, “Partito della Grande Unità” e “Partito della Nuova Presidenza”.

Kemal Kiliçdaroğlu: ritenuto il principale sfidante di Erdoğan. Dal 2010 è a capo del Partito Popolare Repubblicano. Sostenuto da una coalizione di sei partiti di opposizione: di sinistra, centro destra, nazionalisti e islamisti. La coalizione è chiamata “Alleanza Nazionale” o “Tavolo dei sei”.

Kemal Kilicdaroglu Fonte: LaRepubblica

I media lo hanno soprannominato il “Gandhi turco”, per il suo stile politico ma soprattutto per una protesta pacifica svoltasi nel 2017: la “Marcia della Giustizia”.

Insieme ai suoi sostenitori, ha percorso 450 km a piedi e scalzo per raggiungere la prigione di Istanbul, mostrando vicinanza a un deputato del partito socialdemocratico accusato di spionaggio.

Stiamo affrontando un regime dittatoriale. Non vogliamo vivere in un Paese in cui non c’è giustizia. Quando è troppo è troppo

Il terzo candidato è Sinan Oğan. La sua coalizione denominata “Alleanza Ancestrale” è formata dal Partito della Vittoria, di posizioni ultranazionaliste e dal Partito della Giustizia.

Sinan Ogan Fonte: Linkietsa

 

Muharrem Ince ha fondato il “Partito della Patria” nel 2021. A pochi giorni dalle elezioni ritira la sua candidatura, per favorire Kiliçdaroğlu. Il reale motivo potrebbe essere un ricatto con video hard.

Muharrem Ince Fonte: Linkiesta

Programma elettorale di Kiliçdaroğlu

Uno dei punti principali è quello di voler riportare la Turchia ad essere una repubblica parlamentare. Ha altresì promesso la libertà ai prigionieri politici ingiustamente detenuti e prevede di tutelare i diritti civili. Vuole inoltre porre fine all’Erdoganomics – strategia attuata da Erdoğan, secondo cui tassi di interesse bassi conterrebbero l’inflazione.

Perché la vittoria di Erdoğan non è così scontata?

Durante il suo mandato ha abolito il sistema parlamentare, cosicché il potere fosse incentrato nelle mani del presidente, ottenendo così controllo su stampa e magistratura. Ha usato il suo potere per colpire gli oppositori politici e minoranze etniche. Ma ci sono stati altri eventi che hanno portato il Presidente a perdere punti.

Il terremoto in Turchia, per dirne una, avvenuto il 6 febbraio; è stato criticato per la gestione dei soccorsi.

In merito alle accuse rivolte a Erdoğan circa il terremoto, Kiliçdaroğlu risponde così:

Se c’è un persona responsabile per questo, è Erdoğan, in 20 anni non si è preparato per un terremoto

L’inflazione: in Turchia arrivata all’85%, ha fatto sì che la lira turca perdesse l’80% del suo valore.

In caso di vittoria, Erdoğan ha annunciato che aumenterà gli stipendi dei dipendenti pubblici del 45%, istituirà una pensione statale per le casalinghe e garantirà un mese di bollette gratis.

Come si vota in Turchia?

Possono votare tutti i cittadini turchi aventi 18 anni d’età, anche i cittadini turchi residenti all’estero possono esprimere la propria preferenza. 

Il sistema elettorale è di tipo maggioritario a doppio turno (fino al 2007 era eletto dal Parlamento), ciò significa che: se al primo turno nessun candidato ottiene il 50% + 1 dei voti, si terrà un ballottaggio tra i due più votati.

Risultati truccati?

L’opposizione ha accusato l’agenzia di stampa Anadolu di aver truccato i risultati, facendo apparire Erdoğan in testa. Entrambi i candidati convinti di essere in vantaggio, hanno contestato i risultati annunciati dall’avversario.

La replica di Erdoğan:

Tentare di annunciare i risultati in modo avventato significa usurpare la volontà nazionale

Erdoğan e Kiliçdaroğlu hanno ricevuto rispettivamente 49.86 % e 44.38% delle preferenze, andando così al ballottaggio, che si terrà il 28 maggio.

Gabriella Pino

 

Caro affitti. Il Ministero reagisce alle proteste: 660 milioni per gli alloggi universitari

Il problema del caro affitti in Italia ha quasi i caratteri di un’emergenza. Sarebbe sbagliato definirlo così per la sua prevedibilità e la sua stasi nel tempo, ma di un’emergenza presenta certamente l’inclinazione cronica. La corsa dell’inflazione e la crisi economica generale hanno stravolto i prezzi del mercato edilizio; a soffrirne sono più degli altri gli studenti fuori sede, che per abitare Roma, Milano o Bologna devono accettare spesso il peso del debito. 

Ma, voce più voce, gli universitari hanno fatto avanzare le proprie pretese, giungendo, qualche giorno fa, a uno scacco verso le istituzioni. La corale “protesta delle tende” ha funzionato! Il governo sbloccherà 660 milioni per gli alloggi accademici!

Caro affitti, la “protesta delle tende”

Riporta le informazioni Rainews24. La succitata “protesta delle tende” si è diffusa a partire dall’azione della studentessa Ilaria Lamera, del Politecnico di Milano, che pochi giorni fa aveva piantato una tenda davanti al suo ateneo per “accendere una luce sul problema del caro affitti”. Dopo di lei, infatti, altri “colleghi” da tutta Italia hanno portato ai fatti la loro ribellione. 

Vari gruppi studenteschi hanno innestato le proprie tende di fronte alle università di Torino, Firenze, Cagliari, Pavia e Roma, ripresentando fortemente le loro presunzioni. Leone Piva, coordinatore dell’associazione Sinistra Universitaria della Sapienza e organizzatore della mobilitazione romana, ha sostenuto:

I prezzi degli affitti sono diventati altissimi, a Roma non si scende sotto i 500 euro per una camera. Quella che stiamo vivendo è un’emergenza abitativa. Gli studenti chiedono un tavolo con gli atenei e la Regione per trovare una soluzione

Mentre Damiano, uno studente al primo anno di Lettere e Filosofia dello stesso ateneo, ha lamentato:

È un problema che vivo in prima persona. Faccio il pendolare, tutti i giorni ci metto 3 ore per andare a lezione e tornare a casa a Civitavecchia, dove vivo. Una casa non me la posso permettere.

Caro affitti
Sapienza Università di Roma. Fonte: Wikimedia Commons

Le risposte istituzionali al caro affitti: problema in via di risoluzione?

Riporta le informazioni SkyTg24. Il Consiglio dei ministri ha autorizzato la presentazione di un emendamento per “confermare l’immediata operatività” delle misure “che destinano 660 milioni di euro all’acquisizione della disponibilità di nuovi posti letto presso alloggi o residenze per studenti delle istituzioni della formazione superiore”.

Una misura che il governo potrà adottare grazie ai fondi messi a disposizione dal PNRR. L’emendamento, difatti, prima di giungere a Palazzo Chigi è passato per un’interlocuzione nella Commissione europea, la quale ha consentito di escludere “la natura di aiuti di Stato” di tali intervenienti.

L’esempio UniMe: in anticipo sul problema

Anche l’Università degli Studi di Messina ha preso a cuore il problema caro-affitti: grazie al progetto “Casa UniMe”, 230 studenti ricevono un contributo per le loro spese di locazione. E dal 2 maggio, per mezzo di un accordo con l’Università, l’Hotel Liberty ha messo a disposizione degli universitari 102 posti letto aggiuntivi.

Tutto ciò è il frutto di un lavoro comunitario che ha visto convolti: l’ERSU (Ente Regionale per il diritto allo Studio Universitario), la società UNI. LAV., l’amministrazione accademica nella figura del Magnifico Rettore Salvatore Cuzzocrea e il dott. Pietro Franza, concessore delle risorse dell’Hotel Liberty.

Gabriele Nostro

Rai, dopo INPS e INAIL arriva la trasformazione voluta dal Governo

Si prospettano grandi cambiamenti tra le mura di Palazzo Chigi, diverse le trasformazioni che vanno dal riordino di INPS (Istituto nazionale previdenza sociale) e l’INAIL (Istituto nazionale per l’assicurazione contro infortuni sul lavoro) alla nomina dei vertici Rai e sembrano incidere anche su Sanremo. Ma andiamo con ordine, così da chiarire per bene ogni punto.

Il Consiglio dei Ministri, durante una riunione molto rapida, ha deciso che sia l’Inps che l’Inail saranno commissariate. Con il decadimento, i loro presidenti verranno sostituiti da due persone che il Governo nominerà per un periodo di transizione.

Nel decreto legge approvato è prevista la revisione della governance, con l’abolizione della figura del vicepresidente e una modifica della disciplina del direttore generale, che sarà in carica per 4 anni.

Per le fondazioni lirico-sinfoniche, si prevede il divieto di ricevere incarichi, cariche e collaborazioni per coloro che hanno compiuto il 70mo anno di età.

Ed è grazie a questa norma che il Governo Meloni avrà la possibilità di nominare un nuovo amministratore delegato alla Rai

La Decisione del CDM

Giovedì quattro maggio, il Consiglio dei ministri ha deciso che Inps e Inail cambieranno regolamento interno, e nel periodo di adattamento saranno guidate da un commissario straordinario. Non ci sono state spiegazioni ufficiali sul perchè commissionare i due enti pubblici previdenziali.  Il mandato di Pasquale Tridico, presidente dell’INPS, sarebbe scaduto tra poche settimane, mentre quello del presidente di Inail, Franco Bettoni, sarebbe terminato ad ottobre.

Tuttavia, come riporta IlPost, Tridico era entrato in carica in qualità di commissario nel maggio 2019, ma solo ad aprile 2020 divenne a tutti gli effetti presidente. Per questo, Tridico avrebbe potuto chiedere che venisse rispettata la durata effettiva del suo mandato, fino ad aprile del 2024.

Ad ogni modo, la guida dell’Inps dovrebbe andare a Fratelli d’Italia, mentre l’Inail resterebbe alla Lega.

Le modifiche, soprattutto due, sono l’abolizione della carica del vicepresidente e la modifica dei poteri del presidente, il quale potrà proporre direttamente il direttore generale del relativo istituto, che resterà inoltre in carica quattro anni anziché cinque.

Le repliche

Non sono mancate le reazioni negative, di seguito alcuni commenti.

Tridico, in un’intervista al Fatto quotidiano, ha detto di averlo appreso dalla stampa: «Non ho ancora ricevuto nemmeno una chiamata di cortesia da parte del governo. Sostituire la mia carica è un segnale di una gravità istituzionale enorme che dimostra l’intento politico che c’è dietro, un attacco all’ente e alla sua autonomia, ma anche al sistema di welfare che esso rappresenta». In questo modo «si insinua il dubbio che queste istituzioni non siano indipendenti e se ne mina l’autonomia».

Nunzia Catalfo, ex ministra del Lavoro e coordinatrice del Comitato per le politiche del lavoro del Movimento 5 stelle dice: «La decisione è immotivata e costituisce un pericoloso precedente per la vita e il funzionamento di organi fondamentali dello Stato», «Durante la pandemia, la crisi più difficile che l’Italia ha vissuto dal secondo dopoguerra, i presidenti Pasquale Tridico e Franco Bettoni hanno lavorato in modo costante e proficuo con il governo».

«Il decreto legge approvato dal governo Meloni è un marchingegno costruito solo per mettere le mani subito su Rai, Inps e Inail. È una indecenza, una forzatura gravissima e senza precedenti che non può essere avallata in alcun modo». Scrive su Twitter il responsabile economico del Pd Antonio Misani.

Cosa si intende commissionare INAIL e INPS?

Il commissariamento di un ente pubblico, solitamente, avviene per motivi di urgenza che comportano un cattivo funzionamento, come problemi finanziari e gravi inefficienze nella sua gestione. In questo caso il Governo ha stabilito alcune importanti modifiche nella gestione societaria dei due istituti, rendendo necessari diversi cambi ai loro vertici e giustificando i commissariamenti.

Non è la prima volta che un governo utilizza questi metodi come espediente per nominare un presidente più vicino alle sue istanze politiche. E lo fa, in questo caso, perché non può nominare nuovi presidenti.

Diversamente da altri enti pubblici, infatti, l’Inps e l’Inail non sono sottoposti allo spoils system (il sistema che permette a un nuovo governo di cambiare alcuni funzionari pubblici, sostituendoli con persone di fiducia o con cui c’è più sintonia dal punto di vista politico).

I possibili sostituti di Fuortes alla Rai

L’amministratore delegato Rai Carlo Fuortes ha infatti rassegnato le dimissioni.

«Non ci sono più le condizioni per proseguire nel progetto editoriale di rinnovamento che avevamo intrapreso nel 2021. Non posso, pur di arrivare all’approvazione in CdA dei nuovi piani di produzione, accettare il compromesso di condividere cambiamenti  di linea editoriale e una programmazione che non considero nell’interesse della Rai».

  • Una scelta, la sua, del tutto prevedibile e adesso spiegheremo il perché. In primo luogo dobbiamo ricollegarci al decreto legge delle fondazioni lirico-sinfoniche, voluto dal governo per uno scopo preciso, ovvero modificare l’assetto del Teatro San Carlo di Napoli. Il sovrintendente effettivo, Stéphane Lissner, ha compiuto 70 anni quest’anno e dunque dovrà lasciare il suo ruolo. Pertanto l’idea del governo proporrebbe la nomina in quel ruolo di Fuortes. E in questo modo la sua sostituzione con volti vicini alla Meloni. Roberto Sergio e Giampaolo Rossi, i nomi indicati con maggiore insistenza come palpabili sostituti nei ruoli di amministratore delegato e direttore generale.

Amadeus rischia di perdere la conduzione del prossimo Festival?

Con le trasformazioni interne alla Rai, secondo La Stampa, sarebbe quasi sicura la sostituzione della conduzione dello show L’Eredità, di Flavio Insinna, con Pino Insegno, speaker ufficiale di Fratelli d’Italia.

Potrebbe poi essere a rischio il compito di direttore artistico di Amadeus, date le numerose critiche suscitate dalle esibizioni di Fedez e Rosa Chemical, nonché di Blanco (benché la Procura d’Imperia abbia chiesto l’archiviazione delle accuese a suo carico) all’ultimo Sanremo.
Ci pensa Fiorello a ironizzare, difendendolo «Amadeus, fagliela vedere! Vai lì e chiedi ‘O tutto o niente’. Tu non puoi dimezzare Amadeus: che dimezzi? È così: prendere o lasciare!».

Anche Fabio Fazio, storico conduttore di Che Tempo Che Fa, potrebbe dire addio al suo posto in Rai dopo 20 anni, per passare a Discovery, sul canale Nove. Con lo scadere del contratto a giugno, infatti, sono state sospese le trattative per il rinnovo. Intoccabili sembrano essere le posizioni di Bianca Berlinguer e Lucia Annunziata.

Quanto alla direzione dell’Intrattenimento, Stefano Coletta dovrebbe lasciarla a Marcello Ciannamea della Lega.

Bisognerà attendere la presentazione dei palinsesti Rai 2023/2024 per avere una risposta definitiva e scoprire il futuro dei programmi e dei rispettivi presentatori.

Serena Previti

Francia e Italia discutono. Il problema? I migranti

Non è una novità che Italia e Francia si scontrino: il Ministro dell’interno francese Gérald Darmanin accusa la premier Giorgia Meloni, sostenendo che l’Italia sia alle prese con una «gravissima crisi migratoria».

Durante la messa in onda del programma Les grandes gueules dell’emittente televisiva Rmc, Darmanin ha così esposto le sue preoccupazioni:

Meloni, come Le Pen, è stata eletta dicendo “vedrete questo, vedrete quello” e poi quello che vediamo è che l’immigrazione non si ferma e sta crescendo

Il problema si pone anche in Tunisia:

La verità è che in Tunisia c’è una situazione politica che porta soprattutto molti bambini a risalire attraverso l’Italia e che l’Italia è incapace di gestire questa pressione migratoria

Il ministro dell’Interno francese Gerald Darmanin, attacca Giorga Meloni in un’intervista su Rmc. Fonte: Today

L’inizio dei problemi tra Francia e Italia

Tutto ha avuto origine lo scorso novembre, quando l’Italia si è rifiutata di accogliere i migranti a bordo della Ocean Viking, dando però per scontato che l’aiuto venisse da parte della Francia. Dopo due settimane di navigazione, la nave della Ong francese Sos Mediterranée è approdata a Tolone, nel sud della Francia.

A seguito dell’aumento di sbarchi nel suolo francese, Elisabeth Borne – Primo Ministro francese – ha dichiarato che la Francia si appresta a schierare 150 poliziotti in più al confine con l’Italia così da controllare il flusso irregolare di migranti.

Tajani annulla la visita a Parigi

Antonio Tajani – Ministro degli Esteri – era atteso a Parigi per incontrare Catherine Colonna ma l’incontro è saltato. Tajani si è così giustificato:

Non andrò a Parigi per il previsto incontro con la ministra Catherine Colonna. Le offese al governo ed all’Italia pronunciate del ministro Gérald Darmanin sono inaccettabili. Non è questo lo spirito con il quale si dovrebbero affrontare sfide europee comuni

Non si è fatta attendere la risposta della ministra degli esteri francese Catherine Colonna:

Ho parlato col mio collega Antonio Tajani al telefono. Gli ho detto che la relazione tra Italia e Francia è basata sul reciproco rispetto, tra i nostri due paesi e tra i loro dirigenti. Spero di poter accoglierlo presto a Parigi

Decreto Cutro diventa legge

E mentre Darmanin “attacca” l’operato del governo Meloni, la Camera dei Deputati ha approvato la fiducia alla conversione in legge (con 179 voti favorevoli, 111 contrari e tre astenuti) del decreto migranti detto anche decreto Cutro – chiamato così perché varato dal Consiglio dei ministri che si riunì a Cutro dopo la strage dei migranti.

Cosa prevede?

Il decreto limita l’applicazione della protezione speciale

  • non potrà essere convertita in permesso di soggiorno per ragioni lavorative;
  • potrà essere rinnovato solo per sei mesi;
  • viene esclusa la concessione per ‘gravi condizioni psicofisiche’;
  • i richiedenti asilo sono esclusi dal sistema di Accoglienza Integrazione, sarà riservato solo a chi ha già ottenuto lo status di rifugiato;

Potenziamento dei CPR (Centri di Permanenza per il Rimpatrio):

  • raddoppia il tempo di permanenza nei CPR;
  • aumenta il numero di CPR (previsto uno per regione);

Inasprite le pene per gli scafisti, con la novella al Testo Unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e la condizione giuridica dello straniero (D. Lgs. 286/1998) che puniva «promuova, diriga, organizzi, finanzi o effettui il trasporto di stranieri nel territorio dello Stato», che porta la pena fino a due ai sei anni di reclusione.

Inoltre, viene previsto un nuovo reato aggravato dall’evento in caso di «morte o lesioni come conseguenza di delitti in materia di immigrazione clandestina», con pene dai 20 ai 30 anni di reclusione.

Infine, è previsto l’arresto in flagranza, anche differito, per reati commessi durante il soggiorno in un centro di prima accoglienza.

Gabriella Pino

Sceneggiatori in sciopero, Hollywood trema dopo 15 anni

Il due maggio scorso la Writers Guild of America (associazione che tutela a livello sindacale i lavoratori del mondo dello spettacolo) ha indetto uno sciopero contro la mancata disponibilità dell’associazione dei produttori, la Alliance of Motion Picture and Television Producers. 

Ebbene sì, sembra proprio che gli sceneggiatori di Hollywood siano fermi. Ad annunciarlo, una nota pubblicata tre ore prima dalla scadenza del contratto triennale, dove si richiedevano accordi riguardo la paga minima settimanale e maggiore attenzione sulle tutele lavorative. Tra queste, ad esempio, un numero minimo di settimane lavorate a episodio o un numero minimo di autori per ogni writers room. Con lo sciopero di oltre 10.000 sceneggiatori, secondo i media locali, si avrà una ricaduta su più di 800.000 lavoratori dello spettacolo, bloccando set, produzioni e programmi.

L’ultima protesta risale alla fine del 2007 – inizio del 2008

Uno sciopero che costò agli Studios circa 2 miliardi di dollari. Proprio quindici anni fa gli sceneggiatori “posarono le penne” (oggi i computer) per manifestare il proprio malcontento, bloccando l’industria cinematografica più produttiva e ricca del mondo per una centinaia di giorni. Questo comportò ritardi per la produzione di film e serie che furono chiuse in anticipo oppure subirono forti ritardi.

Show come il Tonight Show, l’Ellen Show e The Daily Show furono bloccati per quindici settimane, la prima stagione di Breaking Bad fu ridotta a sette episodi invece di quattordici e molte altre (come Scrubs Lost) incontrano alcune difficoltà.

Anche gli sceneggiatori italiani sostengono i colleghi americani

Writers Guild d’Italia si dice profondamente solidale con quella americana, in quanto i ritmi serrati delle nuove piattaforme in streaming sembrano essere un problema comune. Infatti, i lavoratori producono una maggiore quantità di prodotti ma guadagnano il minimo sindacale. Il presidente di Wgi, Giorgio Glaviano, sottolinea:

Abbiamo seguito con estrema trepidazione la trattativa dei colleghi americani. Abbiamo sperato fino alla fine che la frattura con i produttori Usa si sarebbe composta, ma così non è stato. Esprimiamo la nostra solidarietà ai colleghi della Wga, perché le loro lotte sono anche le nostre. In tutto il mondo la figura dello sceneggiatore è minacciata da compensi sempre più risicati e da condizioni lavorative sempre più vessatorie .Non solo, se a questo aggiungiamo le presunte scorciatoie offerte dalla IA vista come panacea, il nostro lavoro rischia di diventare sempre più una lotta per la sopravvivenza. Noi non tradiremo i nostri colleghi al di là dell’oceano, come qualcuno ha scritto, prestandoci al dumping, noi sosterremo in tutti i modi i colleghi americani.

Timore per l’ IA : potrebbe diventare una degna sostituta?

Un’altra problematica sembra essere quella dell’ intelligenza artificiale. Gli sceneggiatori temono che in futuro potrebbe sostituirli, perché è ormai noto come l’IA sia in grado di ideare nuovi scenari – in taluni casi, anche soddisfacenti. WGA, quindi, ha chiesto un aumento della regolamentazione sull’utilizzo dei software che possano sostituire l’uomo in prima persona. Dall’altra parte l’AMPTP, società che rappresenta gli studios e le piattaforme,  ha sospeso il giudizio e si limita a mettere al vaglio i motivi della protesta avanzata dagli sceneggiatori.

Anche alcune celebrità hanno espresso il loro parere sulla questione. George Clooney teme che l’uso dell’ IA comporti un aumento delle disuguaglianze e le discriminazioni a causa di algoritmi che riproducono stereotipi.  Tom Hanks, nonostante sarà ringiovanito dall’intelligenza artificiale, considera impossibile sostituire il genio umano di coloro che “come per magia”, riuniti ad un tavolo, costruiscono una storia che potrebbe diventare un nuovo capolavoro cinematografico.

Serena Previti

DEF: la Camera ci ripensa, adesso è tutto nelle mani del Senato

«È stato un brutto scivolone», ha esordito così la premier Giorgia Meloni, in merito al no giunto dalla Camera allo scostamento di bilancio previsto dal DEF. Mancano i numeri sufficienti per l’approvazione dopo il passaggio al Senato. In aula erano presenti solo 195 deputati e ne servivano 201 per l’approvazione. Per correre ai ripari, si è tenuta una riunione lampo del Consiglio Dei Ministri già ieri pomeriggio, dove il governo non ha modificato il DEF ma ne ha approvato una nuova relazione in cui sono stati confermati gli impegni per il «sostegno al lavoro e alle famiglie». Inoltre, la Camera ha esaminato nuovamente il documento questa mattina mentre il Senato se ne occuperà alle 14. L’ obiettivo è quello di chiudere l’iter entro e non oltre il primo maggio.

Cos’è il DEF? E perché è così importante?

Il Documento di Economia e Finanza comprende gli obiettivi di politica economica e le strategie per raggiungerli stilati dal Governo, il quale ha l’obbligo di presentarlo ogni anno entro il 10 aprile in Parlamento.  Consente di comprendere la direzione che il Governo vorrebbe imboccare per lo sviluppo del Paese.  Bisogna sottolineare che non è una legge, ma si deve tener conto di diversi aspetti come il debito pubblico, il PIL, l’inflazione e il mercato del lavoro per essere compilato al meglio. Si divide in 3 sezioni e si converte nell’atto ufficiale che indica all’Unione Europea, ai creditori e partner commerciali dell’Italia le aspettative sul breve e medio termine.

Le parole della Meloni

È stata una brutta figura, credo che tutti debbano essere richiamati alla responsabilità. Noi non ci stiamo risparmiando e nessuno si deve risparmiare. Ma francamente non credo che sia stato un segnale politico, per paradosso anzi è accaduto per un eccesso di sicurezza. Ora si deve fare una ulteriore considerazione sui parlamentari in missione ,ma non ci vedo un problema politico. Il Def sarà approvato, manterremo i nostri impegni

Questo il commento della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in un colloquio con i giornalisti a Londra.

Gli impegni che la maggioranza aveva chiesto al Governo

Prima del passaggio alla Camera, infatti, il Senato aveva promosso la risoluzione sul Documento di economia e finanza proposta dai gruppi di maggioranza (FdI, FI, Lega, Civici d’Italia) e si era detto favorevole anche alla risoluzione sullo scostamento di bilancio. 

Nel testo troviamo la richiesta di contrastare la delocalizzazione e il reshoring. (Fenomeno economico che consiste nel rientro del paese d’origine dei servizi che in precedenza avevano portato la produzione fuori dai confini nazionali).

Tra gli obiettivi, vi era il valutare un innalzamento delle pensioni minime e di invalidità e proseguire nell’azione di riduzione del cuneo fiscale, cercando di favorire la crescita della produzione economica e individuando le più opportune misure di riduzione del carico delle imposte.

Inoltre, definire un piano di interventi per l’occupazione (in particolar modo quella femminile), rafforzare gli investimenti nell’istruzione e nell’assistenza socio-sanitaria proteggendo la maternità e potenziando i servizi territoriali alla cura dei bambini introducendo misure di carattere strutturale per il sostegno alla natalità e alla famiglia.

Ultimi risultati: la Camera dice sì

Alle 11:30 di oggi, con 221 voti a favore e 116 contrari è stata approvata la risoluzione di maggioranza che dà il via libera al Documento. Poco prima prima l’Assemblea di Montecitorio aveva votato e approvato la risoluzione di maggioranza sulla Relazione sullo scostamento di bilancio. Non sono mancati però i momenti di tensione. Durante l’intervento del capogruppo di FdI Tommaso Foti, che chiede scusa per quanto accaduto ieri, ma accusa anche le opposizioni sostenendo che  «se un ponte esiste, esiste per la maggioranza e per le opposizioni» che, a suo dire, «dovrebbero guardare alle loro assenze». Riferendosi a chi, ieri, non si era presentato senza alcuna giustificazione. A questo punto le forze di minoranza si sono ribellate, costringendo il presidente Fontana a riprendere i deputati e lo stesso Foti, chiedendogli di “rivolgersi alla presidenza”.

Adesso bisognerà aspettare il primo pomeriggio per conoscere la risposta del Senato.

Commento a caldo di Giorgetti

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, dopo il voto sulla risoluzione al Def alla Camera, si dice soddisfatto. Di seguito il suo pensiero:

In Aula è andata bene ma fuori dall’Aula, dove si lavora e si produce, è andata ancora meglio: se vedete le previsioni del Def sulla crescita dell’Italia del 2023, che hanno criticato tutti quanti, l’Istat dice che il Pil è +1,8%

Open to Meraviglia: alla scoperta delle bellezze italiane

La campagna pubblicitaria “Open to Meraviglia” è stata presentata in conferenza stampa a Roma, dalla ministra del turismo Daniela Santanchè accompagnata dal vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, dal ministro dello Sport e dei Giovani Andrea Abodi e dall’amministratrice delegata dell’Enit Ivana Jelinic.

Questo progetto ha l’obiettivo di promuovere le bellezza dell’Italia nel mondo. Un’idea nata dal Gruppo Armando Testa, composta di un video promozionale e di una campagna affissione ambientata  tra scorci rappresentativi delle bellezze del sud, del centro e del nord Italia. Sono quattro i luoghi simboli scelti per la campagna pubblicitaria: Venezia, Roma, Polignano a Mare e Lago di Como.

Perchè è stata scelta la Venere di Botticelli?

L’idea iniziale era di far conoscere ai giovani, e non solo, le bellezza della nostra patria, si è così pensato di utilizzare un dipinto creato da Alessandro Botticelli durante il Rinascimento. Stiamo parlando della Venere di Botticelli, che simboleggia un’ideale di bellezza e perfezione. L’opera è stata modificata, creando così una sorta di Venere influencer, tanto da ‘possedere’ un proprio profilo instagram: venereitalia23

Circa metà dell’investimento si concentrerà sui principali hub aeroportuali internazionali, il video promozionale sarà diffuso sui voli Ita Airways e nelle stazioni ferroviarie europee. Grazie a un QR code sarà possibile accedere direttamente al sito Italia.it e scoprire quali luoghi visitare, gli itinerari suggeriti e vari eventi in programma.

open to meraviglia
La ministra Daniela Santanchè presenta la nuova campagna pubblicitaria. Fonte: Today

Il progetto ha generato varie polemiche

Non poche le decisioni che hanno destato malcontento: a partire dal costo del progetto – parliamo di nove milioni di euro – e aver dimenticato di registrare il dominio della campagna. Non è infatti stato acquistato dal Ministero bensì da Filippo Giustini, a capo di un’azienda di marketing, il quale lo ha pagato solo 4,99 euro. Il Ministero si è giustificato dicendo che il sito a cui fare riferimento è Italia.it e Open to meraviglia è solo il claim della campagna.

Si aggiudica un posto tra le polemiche anche il video promozionale. Massimiliano Millic, produttore e regista presso Terroir Films, svela che il suddetto video è stato girato in Slovenia.

La ministra del Turismo Daniela Santanchè a fronte delle molteplici polemiche risponde così

Riguardo ai meme che circolano in rete mi sono fatta una risata. Ho scelto consapevolmente la Venere di Botticelli, un’icona conosciuta in tutto il mondo e simbolo della nostra italianità. È evidente che non la potevamo proporre nella campagna così com’è dipinta, perché uno degli obiettivi di questa campagna internazionale è quello di avvicinare i giovani, abbiamo quindi utilizzato strumenti e linguaggi a loro vicini”. 

Anche Vittorio Sgarbi, critico d’arte e sottosegretario al Ministero della Cultura, non ha pienamente gradito tale campagna.

In merito al lavoro eseguito dal Gruppo Armando Testa:

La contaminazione figurativa che viene fuori dalla creatività di Armando Testa è di applicare lo spirito della Ferragni al capolavoro di Botticelli. Mi pare che di gran lunga Botticelli prevalga e che l’immagine completa con la Venere nuda e la conchiglia di onde poteva essere il migliore paesaggio attrattivo italiano con la parola Meraviglia”

Per quanto riguarda lo slogan risponde così:

“Meraviglia è una parola che si intende in ogni lingua mentre ‘Open to Meraviglia’ è una miscela tra inglese e italiano e sembra contraddire le indicazioni di Rampelli sulla lingua italiana”. La comunicazione è comunque festosa e quindi possiamo ritenerla lecita

 

https://youtu.be/EOw57LXR-_M

Gabriella Pino