Un’Italia in bianco: tutte le Regioni passano nella zona a basso rischio, tranne una

L’Italia si tinge tutta di bianco, o quasi. Tutte le regioni passano nella fascia a rischio più basso, tranne la Valle d’Aosta. Via tutte le restrizioni, tranne l’obbligo della mascherina all’aperto, del quale oggi si deciderà se mantenerlo o meno. Si attende il parere del Cts.

 

La cartina dell’Italia, progressioni nelle ultime settimane fino ad oggi, 21 giugno, con il Paese tutto in bianco tranne una regione (fonte: ilmessagero.it)

 

I nuovi confortanti dati

L’indice Rt nelle regioni si aggira intorno al valore di 1, tranne per tre di esse – Basilicata, Friuli-Venezia Giulia e Molise – dove comunque resta moderato. In realtà, solo la scorsa settimana, una sola era regione si trovava in tale condizione.

Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha comunque – spinto dai dati in ogni caso confortanti – firmato la nuova ordinanza, in vigore da oggi, 21 giugno, per l’appunto, disponendo il passaggio in zona bianca delle Regioni che ancora mancavano ancora all’appello, cioè Basilicata, Calabria, Campania, Marche, Sicilia, Toscana e Provincia Autonoma di Bolzano. Avevano tutte una incidenza abbondantemente sotto i 50 casi per 100mila abitanti, come hanno certificato i tre monitoraggi consecutivi.

La pressione sulle strutture ospedaliere si è confermata al di sotto della soglia critica. In nessuna Regione, infatti, si supera la soglia critica di occupazione dei posti letto in terapia intensiva o in area medica. Il tasso di occupazione in terapia intensiva è 6%, con una diminuzione nel numero di persone ricoverate che passa da 688 a 504. Il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale anche scende al 6%, con il numero di persone ricoverate in queste aree che passa da 4.685 a 3.333.

Per il 28 giugno, si auspica davvero tutta la Penisola in bianco, nonostante i possibili rischi per le tre suddette Regioni.

 

Cosa cambia

Via il coprifuoco, anche nella zona gialla, perché precedentemente deciso l’abolizione per la data di oggi. Le attività di ristorazione avranno la possibilità di rimanere aperte senza limiti. Nessuna restrizione sul numero di persone ai tavoli all’aperto – tra i quali deve esserci comunque il distanziamento di un metro –mentre nei bar e nei ristoranti al chiuso potranno sedere allo stesso tavolo massimo sei persone, salvo che siano tutti conviventi. Aperti nei fine settimana i centri commerciali.

Attesissima la riapertura di musei, teatri, cinema, palestre, piscine e università.

Si ricorda che nelle palestre e nelle piscine non si potrà fare la doccia e che le discoteche – su cui molte sono state le polemiche – per ora, restano chiuse, o meglio, potranno riaprire, e si potrà frequentarle solo per sfruttare servizio bar e ristorante al loro interno, non per ballare.

 

Mascherina sì o no?

Si attende il pomeriggio per il responso del Comitato tecnico scientifico al parere richiesto dal Ministero della Salute sulla fine dell’obbligo di mascherina negli spazi all’aperto, a meno che non ci si trovi in una situazione in cui è impossibile garantire il distanziamento. Infatti, bisognerà comunque mantenere il distanziamento con i non congiunti e indossare il dispositivo in punti a rischio assembramento, quindi averlo sempre con sé.

(fonte: ansa.it)

Della possibile data in cui il cambiamento potrebbe avvenire, ci sono delle ipotesi. Si fa sempre più compatto il fronte di chi spinge per inizio luglio, forse il 5, ma c’è anche l’altra ipotesi di lunedì 28 giugno, primo giorno in cui tutta la Penisola sarà in zona bianca, compresa Valle d’Aosta.

Ricordiamo che l’uso delle mascherine all’aperto è stato finora obbligatorio, con delle eccezioni:

  • mentre si effettua attività sportiva;
  • mentre si consuma cibo o bevande, nei luoghi e negli orari in cui è consentito;
  • quando si è soli o in presenza esclusivamente dei propri conviventi;
  • per bambini sotto i 6 anni di età;
  • per persone che, per la loro invalidità o patologia, non possono indossare la mascherina;
  • per gli operatori o le persone che, per assistere una persona esente dall’obbligo, non possono a loro volta indossare la mascherina, come, per esempio, nel caso di chi deve interloquire con persona sordomuta nella L.I.S.

Resterà obbligatorio l’uso al chiuso e fortemente consigliato in abitazioni private, in presenza di persone non conviventi, dove non è possibile effettuare controlli.

Per quanto riguarda i contesti lavorativi e le attività con bambini dai 6 anni in su, la mascherina è obbligatoria nelle situazioni previste dagli specifici protocolli di settore, così come anche per i professionisti che lavorano in uno studio, ad eccezione dei casi in cui l’attività si svolga individualmente e sia garantita, in modo continuativo, la condizione di isolamento rispetto a persone non conviventi.

(fonte: ilfattoquotidiano.it)

Dove l’attività professionale comporti un contatto diretto e ravvicinato con soggetti non conviventi o lo svolgimento in ambienti di facile accesso dall’esterno o aperti al pubblico, e non sia possibile rispettare in modo continuativo la distanza interpersonale di almeno 1 metro, occorre sempre utilizzare i dispositivi di protezione individuale.

La data per lo stop alla mascherina all’aperto sarà calcolata anche in base alla percentuale di popolazione vaccinata, tenendo conto delle somministrazioni sia per la prima che per la seconda dose. La data, dunque, verosimilmente più idonea alla fine dell’obbligo sembrerebbe quella di inizio luglio.

 

La variante Delta potrebbe far premere sul freno

Per il varo della decisione sullo stop alle mascherine all’aperto c’è il pressing dei partiti sul Cts e sul Governo, solo il Partito Democratico e il ministro della Salute Speranza sono rimasti gli unici a credere in un approccio “rigorista”. Consistente soprattutto la preoccupazione è per la variante Delta (l’ex indiana).

Costante il monito dal mondo della scienza rimarca la necessità di non sottovalutare i rischi. La variante, infatti, ormai si sa essere più contagiosa del 50% di quella Alpha (l’ex inglese). Inoltre, sembrerebbe che una sola dose di vaccino potrebbe non bastare.

In Italia, per ora, secondo i dati aggiornati a una decina di giorni fa, la variante Delta è sotto controllo. Ad essa sarebbe riconducibile l’1% circa dei contagi nel nostro Paese, con picchi del 3% nel Lazio e modesti focolai in Lombardia e Puglia.

Però, la percentuale è destinata ad aumentare con il prossimo monitoraggio, secondo le previsioni. Il ministro Speranza ha disposto una nuova «indagine rapida» per stimare la diffusione nel Paese delle principali varianti del coronavirus in Italia, a partire proprio dalla Delta.

Intanto, per le persone provenienti dal Regno Unito, è stata resa obbligatoria la quarantena di 5 giorni all’arrivo in Italia.

 

Rita Bonaccurso

G7 2021: ecco di cosa si è parlato durante il vertice dei 7 in Cornovaglia

Si è conclusa domenica sera, a Carbis Bay, in Cornovaglia (Regno Unito), la riunione del G7, l’organismo che riunisce ogni anno i leader dei 7 maggiori Stati economicamente avanzati del mondo: Stati Uniti, Giappone, Regno Unito, Germania, Francia e Italia, più una delegazione dell’Unione Europea.

G7 in Cornovaglia. Fonte: Il Post

Il vertice, cominciato venerdì 11 giugno, si è concluso con un comunicato finale nel quale figurano – tra i principali temi trattati – il contrasto all’espansionismo del regime cinese, e qualche generico impegno relativo alla pandemia e al cambiamento climatico.

Parte significativa del dibattito è stata poi monopolizzata dalle discussioni tra il primo ministro britannico Boris Johnson e i leader dei Paesi dell’Unione Europea su Brexit. Ciononostante, i partecipanti all’incontro hanno cercato di trasmettere l’immagine di un’atmosfera cordiale e di un ritorno alla normalità, dopo i conflittuali e turbolenti rapporti che avevano in precedenza caratterizzato la presidenza Trump.

La dura condanna alla Cina

La questione dei rapporti con la Cina è stato sicuramente l’argomento più discusso durante il vertice: i sette big si sono allineati sulle posizioni di condanna al lavoro forzato e al mancato rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali della minoranza etnica degli uiguri nella regione dello Xinjang, oltre alla richiesta di autonomia di Hong Kong e Taiwan.

La sfida a Pechino è stata capeggiata dal presidente americano Biden, il quale è riuscito a convincere gli altri leader della necessità di attuazione di una politica più dura e aggressiva nei confronti del Dragone cinese.

Ancor prima dell’uscita del comunicato finale dell’incontro, gli Stati Uniti hanno pertanto annunciato di aver trovato un piano di ‘’competizione strategica’’ con la Cina, che prevede un ampio programma di investimenti in infrastrutture nei Paesi a basso e medio reddito «dall’America Latina ai Caraibi all’Africa all’Indo-Pacifico» (definizione usata per indicare le nazioni tra Asia meridionale e Oceania, che hanno interessi comuni nel contrastare la Cina).

Il piano alternativo alla Via della Seta

Il piano del G7 rappresenta un’evidente risposta all’influenza della Nuova via della Seta cinese (detta anche Belt and Road Initiative, BRI), un progetto di investimenti infrastrutturali in Asia, Africa ed Europa annunciato dal presidente Xi Jinping nel 2013, con l’obiettivo di guadagnare influenza economica e prestigio politico in moltissimi paesi più poveri.

Fonte: Avvenire

Il piano, denominato Build Back Better World (B3W) in un chiaro rimando al piano infrastrutturale statunitense ‘’Build Back Better’’, prevede di mobilitare centinaia di miliardi di dollari di investimenti pubblici e privati nella costruzione delle infrastrutture in quegli stessi Paesi, al fine di creare partnership strategiche stabili e durature. In particolare, l’iniziativa concentrerà i propri progetti su «cambiamento climatico, salute, tecnologia digitale, uguaglianza di genere».

Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha annunciato che l’Italia – l’unico paese occidentale ad aver siglato il patto nel 2019 – «valuterà con attenzione» l’accordo sulla Via della Seta.

Qualche ora dopo la pubblicazione del comunicato finale, l’ambasciata cinese nel Regno Unito ha respinto le accuse sostenendo che il comunicato contenga «bugie, voci non confermate e accuse infondate», e accusando i paesi del G7 di «interferire negli affari interni della Cina».

Gli impegni del G7 in tema di pandemia

Nelle fasi iniziali del G7 si è parlato molto anche di un piano per il contrasto alla pandemia per «fare in modo che la devastazione provocata dal coronavirus non si ripeta mai più».

All’interno del piano i leader hanno annunciato l’impegno ad accelerare le fasi di sviluppo e di produzione di vaccini, di terapie e di test diagnostici in caso di una nuova pandemia. L’obiettivo prefissato sarebbe quello di riuscire ad avere terapie efficaci, un sistema di test diagnostici e vaccini pronti ad essere esportati su scala globale entro 100 giorni dopo la dichiarazione di pandemia da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), motivo per cui il G7 ha parlato di «missione dei 100 giorni».

Fonte: Avvenire

Oltre ad avere richiesto un’inchiesta da parte dell’Organizzazione mondiale della Sanità sull’origine del Covid in Cina, i potenti della Terra si sono anche impegnati a donare nel complesso un miliardo di dosi vaccinali contro il Covid ai Paesi in via di sviluppo. Si tratta comunque di una piccola parte degli 11 miliardi di dosi che a detta dell’OMS sarebbero necessari per raggiungere una percentuale del 70% della popolazione mondiale vaccinata.

Cambiamento climatico e tasse

Altri due temi di cui i leader hanno parlato durante il vertice sono stati il cambiamento climatico e l’imposizione di una tassa del 15% sui profitti delle multinazionali, che ha rappresentato un compromesso più concreto già raggiunto e annunciato nei giorni scorsi.
Sul tema dell’ambiente la presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, ha anticipato la conclusione dei lavori su Twitter:

“I partner del G7 stanno firmando un importante impegno congiunto per l’azzeramento delle emissioni nette entro il 2050 (come ultimo termine) e per mantenere alla portata l’aumento della temperatura di 1,5 gradi. Faremo tutto il possibile per attenerci all’1,5“.

Nel comunicato finale del G7 si leggerà poi la seguente promessa:

“Ci impegniamo ad accelerare la transizione dalle vendite di auto nuove diesel per promuovere veicoli a zero emissioni”.

L’Irlanda del Nord e la ‘’guerra delle salsicce’’

Una parte consistente della copertura mediatica del G7 è stata occupata dalle discussioni tra Boris Johnson e i leader dei paesi dell’Unione Europea, in uno scontro definito dai media come ‘’guerra delle salsicce’’.

Il principale problema ha riguardato il divieto – a partire dall’1 luglio e sulla base degli accordi Brexit – di esportazione alle aziende della Gran Bretagna di carichi di carne refrigerata verso l’Irlanda del Nord, unica parte del Regno Unito rimasta nel mercato comune europeo.
L’entrata in vigore di tale divieto era già ben nota ai tempi della firma degli accordi su Brexit, ma Johnson minaccia adesso di sospendere la parte degli accordi che riguarda l’Irlanda del Nord, ricevendo così minacce di sanzioni in risposta dagli europei.

La prossima edizione del G7 è prevista per l’estate del 2022 in Germania, e si tratterà molto probabilmente del primo importante impegno internazionale della persona che succederà ad Angela Merkel nell’incarico di cancelliere tedesco.

Gaia Cautela

Italia sempre più bianca, mentre altrove, in Europa, si rallenta con le riaperture preannunciate

La mappa delle Regioni italiane di oggi e la probabile situazione dal 28 giugno (fonte: ilmattino.it)

Più di 40 milioni di italiani dicono oggi addio alla maggior parte delle restrizioni, passando in zona bianca. Via anche all’odiatissimo coprifuoco, solo mascherina, distanza e attenzione all’igiene delle mani saranno le regole principali da rispettare. Stiamo parlando di Lombardia, Lazio, Piemonte, Emilia Romagna, Puglia e la provincia autonoma di Trento, che si aggiungono alle altre già nella fascia più bassa per rischio Covid, facendo salire il numero delle regioni qui comprese a 13. Si ritorna a vivere una vita quasi uguale a quella che ormai sembra un ricordo lontano: ristoranti e locali restano aperti senza limiti di orari, inoltre, e possibile consumare all’interno, Con la possibilità di sedersi in sei e non in quattro al massimo, come nelle zone gialle.

Nelle zone bianche si anticipano le riaperture di piscine centri benessere e termali al chiuso, parchi tematici parchi divertimento, sale gioco, centri sociali e culturali. Da oggi sono consentite anche feste, in seguito a cerimonie civili o religiose, anche al chiuso, ma solo se i partecipanti sono in possesso di green pass. le feste private e le piste da ballo rimangono ancora off-limits.

Consentito anche andare a far visita a parenti o amici, restando all’interno della stessa zona bianca, senza limiti di orario o nel numero di persone che si spostano.

Tra i cambiamenti più attesi, quello dell’abolizione del coprifuoco era senz’altro il più agognato, anche se questo limite verrà meno in tutto il paese a partire dal 21 giugno.

Inoltre, è possibile spostarsi da una zona bianca ad un’altra senza limiti, ma così anche da una zona bianca ha una gialla, sempre nel rispetto delle norme vigenti nell’area di destinazione.

Resta, invece, l’obbligo dell’uso della mascherina sia all’aperto che al chiuso, tranne che durante la pratica di sport o mentre si consumano pasti e bevande nei locali.

Considerato il trend positivo, il ministro della Salute, Roberto Speranza, auspica il passaggio in zona bianca del 95% degli italiani fra una settimana.

 

Intanto la Gran Bretagna pensa a un rallentamento

Il primo ministro Johnson durante il G7 tenutosi in questi giorni

Grande timore per la risalita dei contagi e la trasmissibilità della variante “Delta, la “ex-indiana”. Il primo ministro Boris Johnson sta valutando uno slittamento dell’abolizione delle restanti misure restrittive attive, inizialmente prevista in Inghilterra non prima del 21 giugno. Almeno, quattro settimane ancora.

Non c’è ancora una decisione definitiva, l’annuncio era previsto per oggi, dopo una scelta tra varie opzioni. Comunque il rinvio di quattro settimane sembra, al momento, la possibilità più verosimile, visti i crescenti timori.

Difatti, nel Paese, in questi giorni, sono stati registrati poco meno di 10mila contagi in un giorno: un rimbalzo rilevante, anche se, per ora il numero di casi gravi, ricoveri in ospedale e morti è contenuto, grazie alla campagna di vaccinazione effettuata rapidamente e che ha raggiunto già la soglia dei 70milioni di dosi somministrate

Così, stando al parere degli esperti che Johnson ha consultato, si darebbe la possibilità alla campagna di vaccinazione di avere effettivamente la sua efficacia.

 

La variante Delta preoccupa anche l’Italia, ma i vaccini sembrano “sicurissimi”

Anche in Italia resta alto l’allarme riguardo questa variante. A Milano, rilevato un focolaio di dieci casi nella palestra “Virgin Active. Uno dei casi è da variante Delta. Il rilevamento è stato reso noto dall’Ats Città Metropolitana di Milano, che ha ordinato il sequenziamento dei 9 casi, di cui si vuole accertare se si tratti di altre varianti o meno. Tutti i positivi si trovano intanto in isolamento.

(fonte: ilfattoquotidiano.it)

Sono inoltre stati rintracciati i 140 frequentatori della palestra che dal 24 al 31 maggio – data di presenza dell’ultimo caso – hanno frequentato i locali della struttura e avuto contatti con almeno uno dei 10 casi rilevati. Tutti sono stati invitati a eseguire un test antigenico o molecolare presso la rete dei punti tampone e dei drive-through dell’Ats.

La palestra aveva riaperto il 24 maggio, seguendo tutte le norme vigenti:

“Il brand conferma di rispettare all’interno delle proprie strutture tutte le misure igienico sanitarie previste dal governo, sia nell’allenamento individuale che nello svolgimento di classi collettive”, era stato il commento di Virgin Active Italia.

Guido Rasi, ex direttore esecutivo dell’Agenzia europea del farmaco, Ema, e consulente del commissario straordinario all’emergenza coronavirus, il generale Francesco Paolo Figliuolo, ospite della trasmissione “Agorà”, su Rai Tre, ha suggerito di studiare il focolaio scoppiato nella palestra milanese, per capire di più sulla variante e sulla diffusione, in generale, del coronavirus dentro un ambiente, nonostante alcuni soggetti vaccinati. Infatti, uno dei contagiati si era già sottoposto a due dosi di vaccino anti-Covid.

Inoltre, un recente studio – condotto dal professore Fausto Baldanti, responsabile del laboratorio di Virologia Molecolare dell’ospedale San Matteo di Pavia – ha rilevato che solo l’1,4% di chi si è sottoposto a vaccino anti-Covid si è infettato di nuovo e che solo 1 soggetto su 2mila circa è diventato nuovamente contagioso.

Dunque, non ci resta che attendere che la scienza possa avere il tempo inevitabilmente necessario a fornire altri dati certi su questa malattia, che nonostante sia sotto la lente di ingrandimento da più di un anno, ancora rimane in parte imprevedibile. Mascherine e distanziamento sociale rimangono le armi nelle nostre mani per aiutare la campagna vaccinale a dare i suoi frutti e permetterci di vivere una vita quasi completamente “normale”.

 

Rita Bonaccurso

L’antitrust francese sanziona Google con una multa da 200 milioni di euro: i motivi e i nuovi impegni del colosso statunitense

Fonte: Startmag

Dopo il caso Facebook nel Regno Unito e in UE, i garanti della concorrenza si abbattono ancora una volta sulle Big Tech: Lunedì 7 giugno, l’autorità di vigilanza sulla concorrenza francese – informalmente chiamata “Antitrust“- ha inflitto una multa di 200 milioni di euro al colosso Google, per aver abusato del suo potere di mercato nel settore della pubblicità online.

Si tratterebbe, a livello globale, di uno dei primi casi antitrust nel settore del cosiddetto digital advertising. L’azienda statunitense ha comunque accettato di pagare la multa, promettendo inoltre di impegnarsi affinché simili abusi non si ripetano più.

L’inchiesta Google per abuso di posizione dominante

L’inchiesta avviata dalla Autorité de la Concurrence (Antitrust francese) ha rilevato la riservazione di un trattamento preferenziale da parte di Google ad uno dei principali sistemi di vendita della pubblicità, DoubleClick for Publishers, da esso posseduto, il quale consente di vendere i propri spazi pubblicitari a editori di siti e applicazioni. Il colosso USA avrebbe poi garantito vantaggi anche alla sua piattaforma di venditaAdX“, che invece gestisce le aste utilizzate dagli editori per vendere agli inserzionisti impressions o inventari pubblicitari.

Tale favoreggiamento dei propri servizi, insieme con l’incoraggiamento agli inserzionisti di comprare pubblicità direttamente da Google, avrebbe dunque finito col danneggiare i servizi rivali, motivo per cui erano già partite delle denunce da parte di alcuni grossi editori, tra cui Newscorp e l’editore del Figaro.

Isabelle de Silva. Fonte: Le Revenu

‘’La sanzione di Google ha un significato molto speciale perché è la prima decisione al mondo che esamina i complessi processi delle aste algoritmiche attraverso i quali funziona la pubblicità online. L’indagine particolarmente rapida ha rivelato processi attraverso i quali Google, basandosi sul suo notevole dominio negli ad server per siti e applicazioni, ha superato i suoi concorrenti sia su ad server che su piattaforme SSP. Queste pratiche molto gravi hanno penalizzato la concorrenza nel mercato emergente della pubblicità online e hanno permesso a Google non solo di mantenere ma anche di aumentare la sua posizione dominante. Questa sanzione e questi impegni consentiranno di ristabilire condizioni di parità per tutti gli attori e la possibilità per gli editori di sfruttare al meglio i propri spazi pubblicitari.’’, ha dichiarato Isabelle de Silva, presidente dell’Autorità della concorrenza francese.

Gli accordi con l’authority francese

Google ha accettato le sanzioni dell’autorità Antitrust senza alcuna contestazione, dopo che quest’ultima aveva verificato la pratica concorrenziale del motore di ricerca, chiedendo il rispetto di determinate condizioni.

L’azienda di Mountain View ha quindi annunciato miglioramenti dell’interoperabilità tra i servizi Ad Manager con Ad server e piattaforme di terze parti, spiegando come non verranno più riservate corsie preferenziali per l’acquisto degli spazi pubblicitari dagli editori nel momento in cui tutti i compratori riceveranno accesso agli stessi dati delle aste. Oltre a ciò, i publisher saranno liberi di negoziare termini o prezzi specifici direttamente con altre piattaforme lato vendita (SSP), senza alcun impedimento.

Tali impegni, secondo quanto dichiarato dall’Antitrust, hanno permesso la riduzione dell’entità della multa.
Nonostante vincolanti solo in Francia (per tre anni), i provvedimenti presi da Google potrebbero diventare un modello per consentire all’azienda di risolvere dispute simili anche altrove.

L’indagine europea del 2019

Google aveva già attirato l’attenzione dell’Antitrust francese nel 2019, sempre nel settore della pubblicità online: allora il motore di ricerca era stato sanzionato per concorrenza sleale con una multa da ben 150 milioni di euro.

Fonte: Wired

La multa si riferiva a Google Ads, vale a dire il servizio che consente di inserire degli spazi pubblicitari all’interno delle pagine di ricerca Google. Questo perché secondo l’autorità francese, la società statunitense aveva agito in maniera poco chiara nei confronti degli inserzionisti, accusata, in particolare, di aver sospeso o bloccato ingiustificatamente alcuni di loro, e di avergli oltretutto imposto condizioni particolarmente svantaggiose.

«Google ha potere di vita o di morte per molte società che vivono di pubblicità», ha detto durante una conferenza stampa Isabelle de Silva, a capo dell’autorità. «Noi non contestiamo a Google il suo diritto di imporre regole. Ma le regole devono essere chiare e uguali per tutti gli inserzionisti».

A quel punto Google spiegò che il caso aveva riguardato Gibmedia, un’azienda che usufruiva della piattaforma con inserzioni pubblicitarie discutibili e a volte ingannevoli. L’account di quest’ultima era stata sospeso proprio per tali ultime ragioni.

Il caso Facebook

Qualche giorno fa, la Commissione europea ha aperto un’indagine antitrust formale – simile a quella più recente di Google – su Facebook, per valutare se il social network avesse violato le regole di concorrenza dell’Ue mediante l’utilizzo di dati pubblicitari raccolti specialmente dagli inserzionisti, per competere con loro nei mercati dove Facebook è attivo, come ad esempio gli annunci economici.

Fonte: Everyeye Tech

Facebook potrebbe, ad esempio, ricevere specifiche informazioni sulle preferenze dei suoi utenti dalle attività degli annunci dei suoi concorrenti, per poi usare quei dati per adattare al meglio il suo servizio di annunci Marketplace.

‘’Nell’economia digitale di oggi, i dati non dovrebbero essere utilizzati in modi che distorcono la concorrenza”, ha detto Margrethe Vestager, vicepresidente della Commissione Ue e responsabile della concorrenza.

Un portavoce di Facebook commenta così l’indagine antitrust aperta dalla Commissione Ue:

“Continueremo a collaborare pienamente alle indagini per dimostrare che non hanno fondamento. Lavoriamo per sviluppare costantemente servizi nuovi e migliori che possano soddisfare le esigenze in evoluzione delle persone che usano Facebook. Marketplace e Dating offrono alle persone più scelta ed entrambi i prodotti operano in un contesto altamente competitivo, che presenta altri grandi player”.

Gaia Cautela

Brasile, manifestanti in 200 piazze chiedono l’impeachment del presidente Bolsonaro per la sua “catastrofica gestione della pandemia”

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Sabato 29 maggio decine di migliaia di persone sono scese in piazza nelle principali città del Brasile per protestare contro il presidente ultranazionalista (e negazionista) Jair Bolsonaro, accusato di aver capitanato una catastrofica gestione della pandemia che, proprio nel gigante latino-americano, ha provocato finora oltre 461 mila morti. I manifestanti chiedono infatti l’impeachment del presidente. Secondo alcuni osservatori si è trattato della più grande manifestazione a cui il Paese abbia assistito dall’inizio della pandemia di Covid.

I luoghi delle maggiori proteste

Sono circa 200 le città brasiliane in cui si sono tenute le manifestazioni di protesta contro Bolsonaro, tra cui San Paolo, Rio De Janeiro e Brasilia. Gran parte delle persone scese in piazza erano giovani, i quali hanno scandito slogan di ogni tipo contro il presidente di estrema destra.

Le manifestazioni sono state quasi ovunque pacifiche, con l’unica eccezione di Recife, capitale dello stato del Pernambuco terra dell’ex presidente Lula, che ha deciso di non appoggiare pubblicamente le proteste per mantenere un profilo basso. I dimostranti sono stati qui caricati dalla polizia con lacrimogeni e proiettili di gomma che hanno causato decine di feriti.

Nel centro di Rio sono state 10 mila le persone che – tra sinistra e movimenti studenteschi – hanno sfilato gridando «Fuori Bolsonaro», «Vaccino subito», «Bolsonaro genocida» e «Fuori Bolsovirus».

Riempito da oltre 80 mila persone l’Avenida Paulista di San Paolo, viale simbolo della capitale economica del Sudamerica. Durante la sfilata lungo il viale, il leader del Movimento dei Lavoratori Senza Tetto (Mtst) Guilherme Boulos è avanzato così:

«Siamo in strada per difendere vite. Non aspetteremo seduti le elezioni presidenziali del 2022 e la manifestazione di ieri è stata solo l’inizio».

In effetti Boulos sta togliendo spazio da sinistra a Lula ed è già candidato alla presidenza del Psol (Partito Socialismo e Libertà), nato da una scissione «a sinistra» del PT (partito dei lavoratori) di Lula.

Ma i commenti accusatori sono arrivati anche da parte di altri agguerriti manifestanti:

«Dobbiamo fermare questo governo», «Bolsonaro è un genocida. È un assassino, non si rende conto del disastro che sta causando».

Il presidente Jair Bolsonaro. Fonte: ISPI

Si sono verificate proteste anche a Salvador e a Belo Horizonte, dove molte persone hanno deciso di puntare tutto sullo scherno, travestendosi da scheletri con la testa di Bolsonaro e tenendo in una mano la falce della morte e una bottiglia di clorochina nell’altra (farmaco lodato dal presidente come risposta per prevenire l’infezione da coronavirus, nonostante non ci siano prove sulla sua efficacia).

Non potevano certamente mancare infine le proteste nella capitale Brasilia, arrivate dopo che nei due precedenti fine settimana lo stesso Bolsonaro aveva indetto due manifestazioni di sostegno al governo, in risposta alla sua perdita di popolarità: secondo l’ultimo sondaggio di Datafolha quest’ultima è infatti scesa al minimo storico del 24%.

Mala gestione e Impeachment del presidente

Durante la crisi del Coronavirus la popolarità di Bolsonaro è drasticamente precipitata, in quanto gran parte dell’opinione pubblica lo ritiene responsabile della disastrosa gestione della pandemia, che negli ultimi mesi ha condotto al collasso l’intero sistema sanitario brasiliano.

Fonte: ANSA.it

Finora è stato vaccinato con una dose poco più del 21% della popolazione e con due dosi poco più del 10%, una percentuale pari a 19 milioni di persone contro gli oltre 210 milioni di abitanti che si contano in tutto il Paese. Si tratta di un ritardo che chiaramente si riflette anche sul numero di contagi e decessi degli ultimi giorni: a soli due giorni fa risalgono, secondo il ministero della Salute, 79.670 nuovi casi di contagio e 2.012 vittime provocate dalla malattia.

Con questo si spiegherebbe dunque perché il presidente brasiliano starebbe ad oggi affrontando la più grande crisi politica dall’inizio della sua presidenza: il 49% dei brasiliani sarebbe infatti favorevole al suo impeachment, mentre il 46% è contrario.

L’impeachment (ovvero la messa in stato d’accusa) è un istituto giuridico, presente in diversi Stati del mondo, con il quale si prevede il rinvio a giudizio di titolari di cariche pubbliche allorché si ritenga che nell’esercizio delle loro funzioni abbiano commesso determinati illeciti.

Le manifestazioni preannunciano scottanti elezioni nel 2022

È vero che già nel gennaio scorso manifestanti appartenenti sia ai gruppi di destra che di sinistra avevano sfilato in vere e proprie carovane d’auto per chiedere l’impeachment di Bolsonaro, ma le proteste del 29 maggio hanno avuto un valore simbolico molto diverso, senza precedenti. Questo perché in strada sono scese anche quelle categorie dimenticate della società brasiliana di oggi, vale a dire poveri, precari e movimenti di rivendicazione della terra.

Fonte: Il Giornale

A detta di molti organizzatori lo scorso sabato sono andate in scena le prove generali del prossimo anno elettorale, che si preannuncia alquanto bollente specialmente per i movimenti sociali e i sindacati vicini al Partito dei lavoratori (PT) di Lula e allo PSOL di Boulos.
Alle elezioni del 2022 una rielezione dell’attuale presidente in carica è tutt’altro che scontata, laddove invece sembrano esserci buone possibilità per la ricandidatura di Lula, principale leader della sinistra brasiliana ed ex presidente dal 2003 al 2011.

Gaia Cautela

Messina: un’istantanea sull’economia della città

L’obiettivo della ricerca

Obiettivo di questo Report del professore Michele Limosani, dell’Università degli Studi di Messina, è quello di offrire un’istantanea sullo “stato di salute economico” di quella che è la tredicesima città di Italia, Messina. 

Anche se la realtà della città non può essere un riflesso dell’intera situazione dell’economia del Mezzogiorno, bisogna comunque tenere in considerazione l’importanza di una ricerca del genere per capire gli obiettivi verso cui muoversi.

Inoltre, il report è pensato principalmente per rivolgersi ai giovani messinesi, a coloro che stanno per assumere decisioni importanti per il loro futuro è che sono risorsa fondamentale per la città e la sua ripresa dalla crisi generale generata dalla pandemia e da quella preesistente.

La partecipazione al mercato del lavoro 

La popolazione è di circa 230mila abitanti e 99 mila nuclei familiari. Secondo gli ultimi dati disponibili provenienti dall’Agenzia delle Entrate, i contribuenti che hanno presentato dichiarazione fiscale sono il 58% della popolazione residente. Il restante 42% – circa 100 mila persone – dunque, risulta non avere alcun tipo di reddito. Se si escludono da questo gruppo i giovani,  cioè i soggetti di età compresa tra 0 e 19 anni (circa 40 mila persone), l’altra parte di popolazione (circa 60 mila persone) risulta esser costituita da moltissime donne che hanno rinunciato da tempo a cercare lavoro e una cospicua fetta di soggetti che lavorano in nero. 

Dal grafico 1 del report si può evincere la distribuzione dei redditi e quanto guadagnano i cittadini. Il 33% dichiara redditi compresi tra 0 e 10mila euro lordi, ossia tra 0 e 800 euro mensili lordi; il 40% è compreso tra 15mila e 26mila, quindi tra 1.200 e 2.200 euro mensili lordi.

grafico 1

 

Il peso della tassazione sui redditi delle famiglie (IRPEF) in città ricade in massima parte sulla fascia di contribuenti con redditi medio-bassi (50% circa), gli stessi che devono finanziare la spesa pubblica per i servizi per tutta la popolazione residente. Il residuo fiscale, ossia la differenza tra quanto un cittadino versa in termini di tasse (dirette e indirette) e quanto riceve in termini di benefici legati alla spesa pubblica crea una tendenza negativa. I contribuenti inclusi nella fascia bassa (0-15 mila), infatti, pagano poche tasse per via delle esenzioni e delle aliquote più basse; quelli compresi nella fascia alta di reddito (> 75mila), per via del numero esiguo, forniscono uno scarso contributo.

grafico 2

Qual’ è la fonte di reddito? Che tipo di lavoro svolgono i messinesi? Tutto ciò si può evincere dal secondo grafico, il quale mostra “una città di impiegati (dipendenti pubblici e privati) e di pensionati INPS”. I redditi d’impresa e dei lavoratori autonomi sono marginali. Secondo le ultime statistiche della Camera di Commercio, le aziende registrate nel Comune sono poco più di 20mila e la composizione settoriale è mostrata nel grafico 3. Nei settori della manifattura, del commercio, dell’edilizia e della ristorazione sono concentrate gran parte delle imprese, più del 60%.

 

grafico 3

Molte imprese risultano formalmente registrate nell’albo della Camera di Commercio, ma sono inattive. Sono circa 5mila le ditte individuali (il 25% del totale) che registrano perdite di esercizio e quindi un imponibile pari a zero. Invece, 3.700 sono i soggetti che dichiarano redditi da impresa, di cui 307 provenienti da aziende soggette alla contabilità ordinaria (ossia imprese che fatturano più di 400mila euro l’anno nel settore dei servizi o di 700mila negli altri settori) e 3.400 da imprese che operano in regime di contabilità semplificata (prevalentemente artigiani).

Però, in questa apparente fragilità del sistema emergono alcuni dati confortanti. Sono, infatti, circa 126 le imprese di capitale distribuite nella provincia, che fatturano più di cinque milioni di euro l’anno. Queste operano prevalentemente nei settori dell’energia, dei trasporti, del credito, dei prodotti elettronici e per l’agricoltura, della grande distribuzione (alimenti, automobili, prodotti elettronici), nella vendita di materie prime (ferro e derivati del petrolio). Ci sono anche partecipate pubbliche, aziende sanitaria private, imprese di prodotti alimentari (caffè, acqua minerale, lavorazioni carni) e di costruzione. Sei aziende fatturano sopra i 50 milioni di euro e alcune società hanno pensato di quotarsi in borsa.

La ricchezza delle famiglie

Secondo nostre elaborazioni sui dati di Banca d’Italia la ricchezza netta delle famiglie nel Comune capoluogo è stimata intorno a un valore di 20 miliardi. In particolare, poi, il 50% di questa ricchezza è rappresentato dalla casa. Consistente, infatti, è il numero di soggetti che dichiara redditi da immobili, ossia redditi provenienti da affitti di seconde case o di immobili per negozi e attività commerciali (circa 60mila). Il 15% della ricchezza, ancora, è detenuta liquida in conti correnti (3 miliardi circa), il rimanente in altre attività finanziarie, tra cui titoli di Stato.

grafico 4

 

Una fetta consistente del patrimonio delle famiglie (circa il 90%) è detenuto in attività finanziarie ritenute “sicure” – case, depositi bancari e titoli – e investita in attività non produttive. Questo viene segnalato come una problematica nel report.

Il futuro del sistema economico della città

Che città vedremo tra 20 anni, se non cambiano le tendenze attuali? Ipotizzando che il tasso di natalità rimanga uguale al tasso di mortalità e il rapporto tra la popolazione residente e quella attiva (numero di occupati e persone in cerca di lavoro) si mantenga costante, allora è possibile avanzare due previsioni.

La prima riguarda il numero dei pensionati che, tra venti anni, si attesterà ancora su un valore superiore al 40%. Gli impiegati di oggi saranno la componente più importante dei pensionati di domani e le pensioni continueranno ad essere la maggiore fonte di reddito della città.

La seconda previsione delinea una situazione in cui gli impiegati che andranno in pensione dovranno essere rimpiazzati da nuovi occupati. Ipotizzando un turn-over pari a 0,80 – 8 nuove assunzioni per ogni 10 pensionati – la quota di lavoratori dipendenti sarà circa del 40%, il 10% in meno di quelli che attualmente dichiarano un reddito. Il rimanente 10%, con buona probabilità, finirà per alimentare il numero di coloro che fuggono dalla città o incrementare la disoccupazione.

Dunque, si andrà incontro a un impoverimento generalizzato, uno spopolamento, un invecchiamento della popolazione e alla fuga di giovani qualificati.

 

Gli effetti della pandemia

La gran parte dei redditi dei cittadini non ha subito forti riduzioni a causa del lockdown e le restrizioni per il coronavirus. Pensionati e dipendenti pubblici hanno continuato ad aver garantiti i redditi dallo Stato. Per dipendenti regolarmente assunti dalle imprese private lo Stato è intervenuto attraverso l’erogazione della cassa integrazione (quella in deroga), anche se con evidenti ritardi, difficoltà e importi ridotti in media del 25%.

Nel caso dei redditi da lavoro autonomo (0,6% dei redditi complessivi) è più difficile delineare la situazione, poiché una parte dei lavoratori lavora a prestazione e dunque è difficile individuare quante prestazioni sono state interrotte in questo periodo e quanta parte del lavoro ha potuto continuare ad essere svolto da casa o da studio.

La tipologia di redditi sicuramente più colpita dalla crisi, sono i redditi da impresa (circa 8000 soggetti in totale) e tra questi soprattutto quelli della piccola impresa, individuale e/o familiare, con pochi dipendenti, rimasta ferma in questo periodo; le piccole attività commerciali (bar, centri benessere, palestre), la ristorazione, gli alberghi, le associazioni culturali (cinema, teatro, cultura sport). Trattasi, comunque, di una piccola quota di soggetti rispetto al totale dei contribuenti.

Colpita duramente, infine, soprattutto tutta la schiera di soggetti che non dichiara redditi, che vive di espedienti, si muove nel mercato nero circa 20-25 mila persone, di cui non si riesce a sapere molto.

Le conclusioni

Dieci sono gli interventi “irrinunciabili” secondo Limosani, per consentire alla città di raggiungere uno standard di vita che sia comparabile con quello di altre città europee:

a) Aumentare le opportunità e la partecipazione al mercato del lavoro delle donne e dei giovani e migliorare la qualità dei posti di lavoro;

b) Maggiore cura dell’ambiente e sostegno alle attività in grado di migliorare l’impatto sulle risorse naturali e ambientali;

c) Emersione della diffusa e straripante economia sommersa e lotta alle

organizzazioni criminali;

d) Rigenerazione urbana e riqualificazione delle periferie; (Baracche)

e) Connessioni infrastrutturali, materiali e digitali, della città al continente

e agli altri centri metropolitani;

f) Difesa del territorio e nuovo assetto idrogeologico;

g) Migliorare l’organizzazione ed elevare la qualità dei servizi pubblici locali

(trasporti, rifiuti, acqua, energia, spazi verdi);

h) Rivoluzionare la macchina amministrativa e migliorare l’efficienza nella gestione dei servizi erogati dalla Pubblica amministrazione. Reclutamento di una nuova classe dirigente e riconoscimento del merito;

i) Migliorare la quantità delle strutture e la qualità dei servizi sanitari, pubblici e privati. Serve una nuova sanità territoriale;

j) Sostenere il trasferimento delle conoscenze tecnologiche dalla università e dai centri di ricerca CNR, INGV alle imprese: Il ruolo degli spin-off.

Il raggiungimento di tali obiettivi potrebbe realizzarsi – si legge nel report – soprattutto grazie a una collaborazione con i governi regionale e nazionale, poiché ad essi la Legge attribuisce le competenze normative. Inoltre, professore ricorda la possibilità di poter far qualcosa nel proprio piccolo, come cittadini, verso la propria città: innanzitutto cambiare l’amministrazione pubblica locale e poi elaborare un piano, una visione, ma con unità, coesione e responsabilità, ponendo così le basi per la “rinascita” della città dalla più grande crisi dopo quella del dopoguerra.

 

Rita Bonaccurso

Bielorussia: scompaiono tre giornalisti di una testata che racconta della repressione politica del governo

Fonte: Il Post

La politica estera europea viene ancora una volta messa a dura prova: ieri, martedì 25 maggio, sono scomparsi tre giornalisti della testata online bielorussa Tut.by. Arrestata, poi, anche una quarta giornalista, Anastasia Prudnikova, nel suo appartamento.

Secondo diverse persone, i responsabili dei presunti arresti non possono che essere le autorità bielorusse, dato che, già la scorsa domenica pomeriggio, il presidente Aleksandr Lukashenko aveva fatto ordinare il dirottamento a Minsk del volo Ryanair tra Atene e Vilnius, con l’obiettivo di arrestare “l’oppositore” al regime Roman Protasevich. Per tali ragioni, l’Ue si è immediatamente mobilitata al fine di adottare delle sanzioni contro la Bielorussia.

L’irruzione nella redazione di Tut.by

Tut.by è un sito di news indipendente – fondato nel 2000 – tra i più importanti e seguiti in Bielorussia e, martedì 18 maggio, proprio le autorità bielorusse hanno fatto irruzione presso la redazione (con sede nella capitale bielorussa Minsk), mettendo offline il sito. Non solo, poiché quest’ultime hanno anche fatto irruzione nella casa della direttrice Marina Zolotova e in quelle di altri giornalisti della testata. Si pensa che tutto questo faccia parte di un quadro più ampio, per la repressione politica messa in atto dal capo del governo bielorusso Lukashenko, che dal 1944 governa in modo autoritario.

La linea della testata era piuttosto equilibrata e non si era mai distinta per caratteristiche antigovernative e oppositive. Nel corso dell’ultimo anno, però, essa aveva iniziato ad avere problemi con le autorità per aver raccontato la repressione attuata dal governo bielorusso.

A dire il vero, già nella settimana precedente, con l’irruzione in redazione, altri giornalisti erano stati arrestati, con l’accusa di aver partecipato ad eventi e manifestazioni non autorizzate e contro il regime, per aver seguito il processo di un oppositore politico. E ancora, a marzo la giornalista Katerina Borisevich, collaboratrice sempre della stessa testata, era stata arrestata per aver rivelato segreti medici’’, dopo aver dimostrato attraverso referti medici che, al contrario di quanto sostenuto dalle autorità, la morte di un manifestante non era avvenuta in una rissa tra ubriachi.

Il dirottamento dell’aereo Ryanair

Fonte: Corriere

«A bordo eravamo tutti terrorizzati, pensavamo ci stessimo schiantando»: queste le parole di Raselle Grigoryeva, lituana 37enne che era tra i 120 passeggeri decollati domenica mattina da Atene con il volo Ryanair FR 4978 diretto a Vilnius, capitale della Lituania.

L’aereo della compagnia low cost irlandese ha dovuto deviare il proprio percorso, atterrando per l’allarme per un’emergenza, a Minsk. Qui, subito dopo l’arrivo, il blogger e giornalista di opposizione bielorusso Roman Protasevich è stato arrestato, con l’accusa di aver commesso atti di terrorismo, per via del ruolo che aveva avuto nell’organizzazione delle enormi proteste contro Lukashenko dello scorso anno. Secondo l’agenzia di stampa ufficiale bielorussa Belta sarebbe stato infatti lo stesso Lukashenko a dare l’ordine di dirottamento.

Su Facebook Aliona Alymova racconta:

«A bordo non avevamo idea di quel che stesse succedendo, dopo 15 minuti il pilota ha annunciato che saremmo atterrati a Minsk. A quel punto viene notato un uomo che comincia ad agitarsi: si alza in piedi, prende dalla cabina il suo bagaglio, estrae il portatile e cerca di romperlo. Non urlava, ma si vedeva che era terrorizzato. Se il finestrino fosse stato aperto, forse avrebbe tentato di saltare fuori.».

Era proprio lui, Protasevich, che aveva già capito cosa stesse accadendo. Una coppia lituana ha chiesto lui spiegazioni, al che ha risposto:

«Questo aereo sta per essere dirottato a causa mia, tutto questo sta succedendo per me. Cerca il mio nome in Google e saprai chi sono».

Lunedì pomeriggio il padre del giornalista ha confessato le sue preoccupazioni alla Bbc, rendendo noto il timore che il figlio potesse essere torturato e che tutto potesse esser nascosto con una falsa notizia, visto che in quelle ore stavano già circolando alcune voci secondo cui il figlio sarebbe stato ricoverato per problemi cardiaci. Ma non è mancata la pronta risposta delle autorità bielorusse, le quali in serata hanno detto che Protasevich si trova in un centro di detenzione a Minsk, in buone condizioni di salute.
Su Telegram e i media governativi bielorussi, sta circolando un video in cui Protasevich smentisce le voci sui problemi cardiaci e dice di trovarsi nel Centro Detentivo più importante di Minsk, dove comunque sta pare esser trattato, secondo le sue dichiarazioni, “con correttezza’’ e “secondo la legge’’. Tuttavia, molti hanno evidenziato che i segni che presenta sul volto e sul collo potrebbero essere risultato di violenza fisica.

Le proteste bielorusse dopo le elezioni del 2020

Il 9 agosto 2020 rappresenta una data cruciale per la Bielorussia: il presidente Lukashenko è stato rieletto presidente, riuscendo ancora una volta a mantenere il potere grazie al sostegno della Russia. Quest’ultimo allora sostenne di avere ottenuto – un improbabile – 80% di voti, provocando il forte fermento del popolo, che subito dopo le elezioni scese in piazza sollevando enormi proteste.

Le opposizioni ottennero l’appoggio dell’Unione Europea – che però non andò oltre all’imposizione di nuove sanzioni – mentre le forze di sicurezza bielorusse continuarono a reprimere i manifestanti: migliaia di persone furono arrestate, centinaia picchiate violentemente, qualcuna fu pure uccisa. Tutto questo attesta che non è stata ancora trovata una soluzione alla crisi del Paese.

Ottavo giorno di proteste contro le contestate presidenziali del 9 agosto. Fonte: La Repubblica

L’Ue sanzionerà la Bielorussia

La vicenda, definita da Ryanair «un gesto di pirateria aerea», ha suscitato una forte reazione da parte dell’Unione Europea e di diversi leader dei Paesi membri, i quali hanno fermamente richiesto limmediata liberazione di Protasevich e della sua compagna Sofia Sapega, ma anche nuove sanzioni contro il regime bielorusso. L’accaduto sta senz’altro generando uno dei momenti di maggiore tensione degli ultimi anni tra i Paesi occidentali e la Bielorussia, che non fa parte dell’Ue: è a rischio il futuro della libera circolazione nel mercato unico oltre che il rispetto del diritto internazionale.

Il Consiglio Ue propone sanzioni per la Bielorussia. Fonte: SiciliaNews24

I leader dei ventisette Paesi Ue, durante una riunione straordinaria tenutasi lunedì sera a Bruxelles, hanno quindi chiesto di vietare il sorvolo alle compagnie aeree bielorusse dello spazio aereo dell’Unione, così come di evitare che le compagnie aeree europee sorvolino a loro volta la Bielorussia.

Essi hanno, inoltre, invitato l’Organizzazione Internazionale per l’Aviazione Civile (Icao) ad avviare un’indagine urgente sul dirottamento del volo Ryanair per presunti esplosivi a bordo, in quanto ci sono ancora molti aspetti poco chiari sulla vicenda. Per quanto riguarda le nuove sanzioni, queste devono essere ancora definite, nonostante ci si aspetti una loro comunicazione a breve.

Gaia Cautela

Tragedia della funivia Stresa-Mottarone: precipita una cabina con 15 persone. “I cavi dovevano durare otto anni”

La cabina della funivia Stresa-Mottarone precipitata (fonte: ilfattoquotidiano.it)

La tragedia della funivia Stresa-Alpino Mottarone peggiora, sale a quattordici il bilancio delle vittime. La procura di Verbania indaga per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose. Intanto a Stresa, oggi, è lutto cittadino: “Penseremo ai motivi della tragedia, ora piangiamo queste vittime”.

I cavi che dovevano durare otto anni

Anche se le dinamiche devono ancora essere ben definite, la causa diretta dell’incidente è uno dei cavi della funivia, che ha ceduto nel punto più alto del tragitto.

“La revisione generale che consiste in una severa revisione dell’intero impianto, dalle cabine ai carrelli, agli argani e alle apparecchiature elettriche, era stata realizzata nell’agosto del 2016. Da allora, ogni anno a novembre, si sono succeduti con regolarità i controlli alle funi. Sempre con esito positivo.”

Così si legge in una nota dell’azienda Leitner di Vipiteno – una delle più importanti aziende operanti nel settore dei trasporti a fune – che dal 2016 gestisce la manutenzione dell’impianto Stresa-Mottarone, mentre i controlli giornalieri e settimanali di esercizio fanno capo alla società di gestione Ferrovie del Mottarone.

La funivia, inaugurata l’1 agosto 1970, permette di fare un tour panoramico dal lido del Lago Maggiore alla vetta Mottarone. Il suo meccanismo prevede che, quando una cabina arriva in cima al suo tratto, l’altra sia a valle. Infatti, le cinque persone rimaste chiuse dentro la funivia domenica, sono state liberate dai vigili del fuoco con delle carrucole, sul lato opposto al punto in cui è avvenuta la tragedia.

Dopo l’inaugurazione, nel 1997, la fune portante e quella di traino erano state sostituite. Nel 2010 erano state cambiate le funi di soccorso su entrambi tronchi.

Un elemento che va, però, tenuto a mente è che l’impianto era stato messo fuori servizio fra il 2014 e il 2016, visto che gli interventi di manutenzione non erano sufficienti a garantire sicurezza. Nel 2016, fu effettuata una revisione generale proprio da Leitnerche da allora è incaricata di svolgere le manutenzioni – dopo la quale si è proceduto con la sostituzione dei motori, dei quadri elettrici, dell’apparato elettronico e dei trasformatori. Sono stati svolti anche dei lavori, per il costo di 4.4 milioni di euro, finanziati dalla Regione Piemonte e dal Comune di Stresa.

Prima di questa chiusura, un’altra venne effettuata alla fine degli anni ’90, ma l’unico episodio riconducibile a un qualche guasto risale al 2001, quando la funivia si bloccò nel primo tratto dopo la partenza da Stresa, motivo per cui era stato necessario l’intervento dei soccorritori per portare in salvo una quarantina di turisti.

 

Il giorno della tragedia

(fonte: ilfattoquotidiano.it)

Dopo le recenti chiusure per il covid, la funivia era stata riaperta il 24 aprile e questa era una delle prime domeniche con molti turisti, soprattutto per le piacevoli condizioni meteo, grazie alle quali era possibile godere del panorama visibile dalle cabine.

E’ stato rivelato che qualcosa sembrava non funzionare già il giorno prima della tragedia. Alcuni testimoni raccontano di essere rimasti bloccati ad alta quota.

Domenica, la cabina è precipitata a causa della fune ha ceduto quasi alla vetta Mottarone, a 100 metri prima dell’ultimo pilone, in uno dei punti più alti, dove la funivia viaggia più staccata da terra. A bordo 15 persone, 13 quelle morte sul colpo.

“Due escursionisti hanno sentito un fischio e hanno visto questa cabina che di colpo ha iniziato a retrocedere fino al pilone dove è sbalzata a terra fermandosi solo contro degli abeti”. Lo ha raccontato la sindaca di Stresa, Marcella Severino, una delle prime persone a giungere sul Mottarone.

I soccorsi (fonte: ilfattoquotidiano.it)

“Non c’è l’obbligo personale di personale a bordo, ogni cabina è dotata di una telecamera e anche di un microfono. C’è il cavo portante su cui appoggia il carrucolino, c’è il cavo di traino e c’è anche il cavo di emergenza che corre sotto. È questo che non riesco a spiegarmi: non ha funzionato il sistema di sicurezza. Deve esser successo qualcosa di molto grave.” ha spiegato Sergio Bracco, volontario delle guardie forestali, il quale conosce bene l’impianto e il suo funzionamento.

Nel tardo pomeriggio, il bilancio delle vittime è salito a 14, uno dei bambini ricoverati al Regina Margherita di Torino per le gravissime lesioni riportate non ce l’ha fatta: il piccolo, 6 anni, era stato intubato in Rianimazione. Lotta fra la vita e la morte l’altro bambino, di 5 anni.

A mezzogiorno, l’arrivo dei soccorsi. I vigili del fuoco e il personale del Soccorso alpino si sono trovati di fronte una scena “devastante”, persone sparse intorno alla cabina schiantata. Questa, dopo l’impatto è rotolata sbalzando fuori alcuni corpi che al momento dei primi soccorsi non erano stati visti. Cinque salme sono state recuperate all’interno e otto nel bosco. I due bambini feriti sono stati portati in elicottero all’ospedale.

(fonte: ilfattoquotidiano.it)

 

Le dichiarazioni

“La funivia non aveva mai avuto problemi. Va fatta chiarezza su cosa non ha funzionato in questa maledetta mattina.” – ha dichiarato la sindaca nel programma televisivo “Non è l’Arena”  – Il gestore mi ha detto che ha i documenti e i verbali di tutto, poi ci sarà chi dovrà fare tutti i controlli del caso.”

Il comandante del reparto operativo dei Carabinieri di Verbania, Giorgio Santacroce, ha invece affermato che ancora le indagini dovranno chiarire le dinamiche. Proprio per questo per oggi era stato già organizzato un tavolo per l’incontro tra le diverse forze dell’ordine, Protezione civile e il ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini: “Domani mattina sarò a Stresa insieme al capo dipartimento della Protezione Civile Curcio per incontrare il prefetto e le altre autorità così da acquisire ulteriori informazioni su quanto accaduto e decidere il da farsi.”.

Messaggi di cordoglio dal premier Mario Draghi, ma anche dall’estero, dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in una nota ha voluto esprimere il dolore per l’accaduto:

«Il tragico incidente alla funivia Stresa-Mottarone suscita profondo dolore per le vittime e grande apprensione per quanti stanno lottando in queste ore per la vita. Esprimo alle famiglie colpite e alle comunità in lutto la partecipazione di tutta l’Italia. A questi sentimenti si affianca il richiamo al rigoroso rispetto di ogni norma di sicurezza per tutte le condizioni che riguardano i trasporti delle persone».

 

Rita Bonaccurso

 

Nuovo accordo Ue: consentito il turismo ai vaccinati, ma il green pass europeo è ancora in trattativa. In Sicilia nuove iniziative sulle vaccinazioni

Fonte: Il Messaggero

Gli Stati membri dell’Unione Europea permetteranno – in seguito ad un accordo preliminare raggiunto dagli stessi – i viaggi turistici ai cittadini dei Paesi che non fanno parte dell’Unione: lo ha annunciato, ieri 19 maggio, il portavoce della Commissione Europea Christian Wigan, mentre è ancora aperta la disputa tra Consiglio ed Eurocamera, per l’accordo sul pass vaccinale Covid per i viaggi degli europei nell’Unione.

A livello locale, invece, arriva la nuova iniziativa ‘’Proteggi te e i nonni’’ promossa dalla Regione siciliana per dare ulteriore impulso alla campagna vaccinale nell’Isola.

L’Ue approva la proposta della Commissione

L’accordo raggiunto dall’Unione riguarda la proposta avanzata dalla Commissione il 3 maggio, ovvero, quella di ammettere l’ingresso nei Paesi dell’Unione per fini turistici, a tutti i visitatori che potranno dimostrare di aver completato, 14 giorni prima del viaggio, tutto il processo di vaccinazione anti-covid, con uno dei vaccini autorizzati dall’Agenzia europea per i medicinali (EMA).

I vaccini attualmente autorizzati sono: Pfizer-BioNTech, AstraZeneca, Moderna e Johnson & Johnson. Mentre non sono autorizzati né il vaccino russo Sputnik V né quelli cinesi di Sinovac e Sinopharm.

Fonte: Fanpage

Wigand ha detto che i membri del COREPER (Comitato dei rappresentanti permanenti dei governi degli Stati membri dell’Unione europea) hanno approvato la proposta della Commissione, che dovrà però essere ora adottata dal Consiglio Europeo ed, in seguito, anche dai governi dei singoli paesi.

L’annuncio è stato accolto favorevolmente al Parlamento europeo dal capogruppo socialista, Iratxe Garcia, che all’Europarlamento rilascia le seguenti parole:

«Qualsiasi accordo che miri a normalizzare la situazione … con tutte le garanzie sanitarie, ovviamente, e con il supporto di medici esperti e ricercatori … penso sia positivo».

Le specifiche dell’accordo

La trovata intesa tra gli ambasciatori europei prevede la raccomandazione ai governi dei singoli Paesi di rimuovere le restrizioni vigenti nei confronti dei turisti extra-Ue (provenienti da fuori dell’Unione) ed il permesso, all’arrivo, delle persone vaccinate con i sieri approvati dall’EMA.

Il Consiglio ha poi deciso di espandere la lista di Paesi – che non fanno parte dell’Unione – da considerarsi con una buona situazione epidemiologica e dai quali sono permessi i viaggi per motivi turistici.

La lista verrà stilata «sulla base di nuovi criteri» benché questi ultimi non siano ancora del tutto chiari, secondo quanto detto da Wigand. Con le nuove regole, comunque, si dovrebbe compiere un significativo salto da 25 a 75 Stati che riceveranno il nullaosta, qualora dovessero registrare 75 casi Covid ogni 100 mila abitanti negli ultimi 14 giorni.

Ha poi aggiunto che, al fine di limitare il rischio che nuove varianti del coronavirus facciano il loro ingresso nell’Unione Europea, «è stato previsto un meccanismo di freno di emergenza, che consente ai Paesi di agire rapidamente e in modo coordinato» per ripristinare le restrizioni.

Nuovi spostamenti consentiti

Finora gli arrivi da paesi terzi nell’Unione Europea sono il più delle volte proibiti per motivi che non siano di salute, lavoro e necessità. Ma laddove la situazione epidemiologica risulta essere particolarmente buona, indipendentemente dalla situazione vaccinale del viaggiatore, gli spostamenti verso l’Unione sono consentiti ai cittadini.

Otto sono i Paesi da cui è attualmente possibile partire anche per altri motivi, non necessariamente prioritari: si sta parlando di Israele, Australia, Nuova Zelanda, Ruanda, Singapore, Corea del Sud, Thailandia e Cina (per quest’ultima solo se confermata la reciprocità per i turisti europei). Chiunque arrivi deve comunque presentare il risultato negativo di un test o, se le regole del Paese d’ingresso lo prevedono, sottoporsi ad un periodo di quarantena.

Secondo una simulazione circolata tra i diplomatici a Bruxelles, poi, sulla base dei nuovi criteri rientrerebbero nell’elenco anche Giappone, Marocco, Albania, e Regno Unito, ma non gli Stati Uniti (la cui soglia va ben oltre). Ciononostante, il premier britannico Boris Johnson continua a ribadire le sue raccomandazioni per i cittadini inglesi di non viaggiare per turismo nei 170 Paesi e territori inseriti nella cosiddetta ‘’lista arancione’’, comprendente pressoché tutta l’Ue (Italia inclusa) ad esclusione del Portogallo.

Green Pass europeo

Fonte: Il Messaggero

L’Unione Europea si sta organizzando affinché sia possibile realizzare un sistema che permetta di muoversi nei Paesi europei tramite un green pass europeo dei viaggi, che consista in un semplice QR Code.

Il Certificato EU Covid-19 – documento che attesta se una persona ha completato l’intero ciclo vaccinale contro il Covid-19 oppure se è guarita dall’infezione – dovrebbe essere già disponibile entro giugno, sia in versione fisica che digitale.

Tuttavia, le istituzioni Ue sono ancora in trattativa per via di alcuni punti che ostacolano il raggiungimento di un accordo finale. Tra questi, il prezzo dei test PCR (test molecolare che evidenzia la presenza di materiale genetico del virus), alto, soprattutto per i giovani, ma necessario ai fini dell’ottenimento del green pass.

«Abbiamo bisogno di un certificato a livello europeo, altrimenti rischiamo di avere una frammentazione dei documenti e questo non è nell’interesse di nessuno in Europa. Ecco perché abbiamo bisogno di un certificato. Ma per il Parlamento è chiaro che il certificato deve significare qualcosa, deve significare che le persone hanno il diritto di viaggiare nell’UE, che ha libertà di movimento», afferma il leader del gruppo PPE Manfred Weber.

‘’Proteggi te e i nonni’’, l’iniziativa siciliana

Dopo l’avvio alle prenotazioni vaccinali per gli over 40 e i diversi open day degli ultimi giorni, la Regione Sicilia presenta un nuovo progetto intitolato ‘’Proteggi te e i nonni’’, indirizzato agli ultra 80enni e ad i loro accompagnatori (anche più di uno) over 18, non necessariamente legati da un vincolo di parentela.

Fonte: Antenna Uno Notizie

Da venerdì 21 a domenica 23 maggio, gli interessati potranno presentarsi in tutti gli hub provinciali della Sicilia per ricevere il vaccino anti-covid, senza che sia necessaria alcuna prenotazione. Sarà loro riservata un’apposita corsia in modo tale da ridurre i tempi di attesa. Per gli accompagnatori verranno utilizzati, previa adesione volontaria, vaccini “a vettore adenovirale’’ (vale a dire Johnson & Johnson o AstraZeneca).

Nel frattempo, in provincia di Messina, è già in corso la nuova iniziativa “on the road’’, che prevede il giro di un camper ‘’anti-covid’’ tra tutti i piccoli paesini del messinese, per portare il vaccino praticamente sotto casa dei residenti. La prima tappa si è svolta lo scorso 18 maggio a Roccafiorita. Per sapere le successive tappe è possibile cliccare sul seguente link: https://normanno.com/attualita/vaccini-a-km-0-nella-provincia-di-messina-arriva-il-camper-anti-covid/ .

Gaia Cautela

Giornata contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia. L’Italia agli ultimi posti per la Rainbow Map

Gay Pride a Roma, 2019 (fonte: gay.it)

La storia del 17 maggio

Il 17 maggio di trentuno anni fa l’omosessualità veniva cancellata dalla lista delle malattie mentali, stilata dall’Oms. Anche se ci vollero ancora quattro anni, affinché la decisione diventasse effettiva, con la successiva edizione del Dsm (Diagnostic and statistical manual of mental disorders), approvato nel 1994, questa fu un avvenimento decisivo per tutto il mondo.

Fu Louis-Georges Tin, curatore del “Dizionario dell’omofobia”, l’ideatore della Giornata internazionale contro l’omofobia. Dal 2004 nel mondo, dal 2007 in Europa, questa ricorrenza, si è trasformata, nella Giornata contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia.

(fonte: ilfattoquotidiano.it)

In questa ricorrenza, vengono promosse iniziative che possano sensibilizzare quante più persone possibili sulle tematiche legate alla comunità Lgbti, nel tentativo di prevenire che si verifichino episodi di discriminazione e violenza per l’orientamento sessuale, come purtroppo continua ad accadere ancora e ancora, ogni giorno nel mondo. È momento di riflessione e azione per denunciare e lottare contro ogni violenza fisica, morale o simbolica legata all’orientamento sessuale.

Un appuntamento internazionale fissato per il 2022

Per il 2022, a Londra, si sta pianificando la prima conferenza mondiale sui diritti di lesbiche, gay, bisessuali e transessuali. Un’iniziativa pensata nell’ambito degli impegni dell’UK verso la Coalizione di 42 Paesi per la parità dei diritti.

Foto da un Gay Pride londinese (fonte: spyit.it)

L’evento “Safe To Be Me” dovrebbe essere il più grande del suo genere. Saranno invitati politici, attivisti e funzionari di tutto il mondo, per rimanere nella capitale inglese per due giorni, in coincidenza con il 50esimo anniversario del primo Gay Pride della città.

Sotto la presidenza di Boris Johnson, il governo britannico è stato criticato da attivisti e Ong per i diritti umani, per aver fatto marcia indietro sui diritti delle persone trans. Dunque, la conferenza, sarà un modo per l’Inghilterra di ribadire la propria volontà a sostenere l’uguaglianza sia dentro il Regno Unito, che all’estero.

“Sarà la prima volta che si terrà un evento globale di questa portata e spero che aiuterà a guidare l’azione collettiva per un cambiamento reale” ha dichiarato Nick Herbert, presidente dell’evento e inviato speciale del primo ministro per i diritti Lgbti.

 

La Rainbow Map per chiarire la situazione nei Paesi Ue

L’“ILGA-Europe” – un’organizzazione internazionale non governativa, indipendente, che riunisce oltre 600 organizzazioni di 54 paesi in Europa e in Asia centrale – ogni anno dal 2009, pubblica la Rainbow Map, per la quale i 49 Paesi europei, vengono messi in ordine in base a leggi e politiche a favore delle persone Lgbti. L’Italia si attesta al trentacinquesimo posto.

Sessantanove criteri, suddivisi in macro-categorie: uguaglianza e non discriminazione, famiglia, crimini d’odio e incitamento all’odio, riconoscimento legale del genere e integrità fisica, spazio della società civile, asilo. Ogni Paese, dunque, viene giudicato con una percentuale, che può variare dallo 0% (grosse violazioni dei diritti umani) al 100%, che ne attesta, invece, il rispetto e la piena uguaglianza.

Per il sesto anno consecutivo, Malta (94%) è al primo posto, seguita da Belgio e Lussemburgo. Ai posti più bassi si trovano invece Azerbaigian, Turchia e Armenia, come nel 2020. Per il secondo anno consecutivo, la Polonia occupa la posizione più bassa nell’Ue (13%). Gli altri Stati, invece, si attestano intorno al 60%: Portogallo 68%, Finlandia, Spagna e Svezia 65%, Olanda 61%, Francia 57%. L’Italia acquista solo un 22%.

 

La comunità Lgbti e la situazione in Italia

Gay Help Line, canale di aiuto, segnala, in Italia, più di 50 contatti al giorno, fra chiamate e chat, più di 20mila all’anno complessivamente. Circa il 60% delle persone che chiedono aiuto ha tra i 13 e i 27 anni, le quali principalmente affrontano problemi in casa, per il coming out. Il 36% dei minori riceve un rifiuto da famiglia e amici al momento del coming out, mentre il 17% dei maggiorenni ha comportato la perdita del sostegno economico da parte della famiglia. Ad aver difficoltà è un giovane su due e la percentuale aumenta al 70% per le persone transessuali. Il 30% degli studenti Lgbti, che ha contattato la linea di aiuto, ha rivelato di aver subito episodi di cyberbullismo e hate speech online. Sono anche incrementati i casi di mobbing e discriminazioni.

Ciò che desta ancor più preoccupazione è la stima, secondo la quale, le denunce sarebbero molte di meno degli episodi che realmente accadono. La Gay Help Line riporta un aumento di ricatti e minacce subiti dalle persone Lgbti, passati dall’11 al 28%.

Nell’anno della pandemia sono cresciute le minacce ricevute – dall’11% al 28% – e le discriminazioni sul lavoro – dal 3 al 15% – contribuendo ad alimentare il fenomeno dell’“under reporting”, la rinuncia a denunciare.

Stamattina, il presidente Mattarella ha rilasciato delle dichiarazioni per ribadire quanto sia importante questa giornata:

“La Giornata internazionale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia è l’occasione per ribadire il rifiuto assoluto di ogni forma di discriminazione e di intolleranza e, dunque, per riaffermare la centralità del principio di uguaglianza sancito dalla nostra Costituzione e dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.”.

Il presidente Mattarella (fonte: ANSA)

Quest’anno, inoltre, nel nostro Paese, questa giornata cade in un momento ancor più delicato, a causa della tortuosa vicenda per l’approvazione del ddl Zan.

“Per la legge Zan e molto di più: non un passo indietro.”. Questo uno degli slogan delle ultimissime manifestazioni in tutto il Paese, per sostenere l’approvazione in Senato dello stesso. Ancora molto c’è da fare sul piano legislativo, ma prima di tutto umano, anche perché, per riprende le parole di Mattarella, “la società è arricchita dal contributo delle diversità” e “le violenze a singoli oltraggiano la libertà di tutti”.

Rita Bonaccurso