Varsavia, la più grande protesta del popolo polacco dalla fine del comunismo

Andrzej Duda, Presidente della Repubblica polacca in carica dal 2015, ha firmato una legge che prevede di indagare, tramite una commissione, se i partiti dell’opposizione abbiano permesso alla Polonia di essere influenzata dalla Russia. La legge verrà revisionata dal Tribunale Costituzionale, nonostante sia già entrata in vigore. Il popolo polacco reagisce contro le decisioni del governo e scende in piazza a protestare. Ma vediamo insieme nel dettaglio. 

Cosa prevede la legge?

La legge vieta a chiunque prenda decisioni, sotto influenza russa, di ricoprire carice pubbliche per 10 anni. I politici di opposizione, ma anche il Dipartimento di Stato Americano e la Commissione Europea, hanno criticato questa mossa, in quanto la legge non rispetta la Costituzione.

Secondo l’opposizione questa legge è stata ideata in vista delle elezioni politiche, che si terranno in autunno prossimo per estromettere Donald Tusk. Non a caso, è stata soprannominata dai media Lex Tusk (Legge Tusk).

La legge è contro Tusk ma possiamo essere tutti presi di mira da questa legge, perché non esiteranno a usarla contro chiunque.

Queste le parole dell’avvocato e attivista per i diritti, Sylwia Gregorczyk-Abram, prima della manifestazione.

Chi è Donald Tusk, un avversario pericoloso?

Tusk è stato primo ministro dal 2007 al 2014 ed ex presidente del Consiglio Europeo dal 2014 al 2019. Adesso è il leader del maggiore partito di opposizione, “Piattaforma Civica(partito di Centro, liberale europeista).

Quest’ultimo ha accusato i parlamentari del partito politico “Diritto e Giustizia”, guidato dal primo ministro Mateusz Morawiecki, di «volersi sbarazzare dell’avversario più pericoloso».

Il partito è salito al potere nel 2015 e in questi anni ha intaccato le norme democratiche, attaccato la magistratura indipendente e lanciato campagne contro la comunità LGBTQ+ e i diritti riproduttivi. Il deputato Marcin Kierwinski, esponente del partito “Piattaforma Civica”, ha dichiarato che:

In un normale Paese democratico, un Presidente non firmerebbe mai una legge così staliniana.  

Migliaia di persone scendono in piazza per protesta

Voglio che il governo inizi ad avere paura il 4 giugno e che le persone vedano che hanno potere e possono cambiare le cose.

A Varsavia, guidati da Tusk, migliaia di persone – mettendo in mostra i colori della bandiera polacca (il bianco e il rosso), quelli dell’Unione Europea e quelli del Solidarnosc (il sindacato dei lavoratori) – hanno deciso di protestare contro il carovita, la corruzione ed le elezioni libere.

Non a caso, la manifestazione si è svolta nel 34° anniversario dalle prime elezioni democratiche, che hanno portato al crollo del regime comunista in Polonia. É stata definita come la più grande manifestazione del Paese dalla fine del comunismo, nel 1989. I manifestanti hanno marciato con striscioni con su scritto «Polonia Europea libera- Unione Europea sì, PiS no». Alcuni avevano maschere del leader del partito al potere, Jaroslaw Kaczynski, con su scritto “vergogna”.

Il partito “Diritto e Giustizia” ha pubblicato un video di propaganda, in cui si vedono alcune immagini del campo di concentramento nazista di Auschwitz (Polonia). Queste immagini sono state associate alla marcia di protesta dell’opposizione; la cosa non ha giovato a loro favore, piuttosto, ha attirato nuove critiche e alimentato ancor di più le proteste.

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Tusk, al centro con i manifestanti. Fonte: Il Post

 

Anche Lech Walesa, ex leader del sindacato Solidarnosc e Premio Nobel per la pace, ha preso parte alla manifestazione. Ha indossato una maglietta con su scritto “Costituzione”, queste le sue parole:

La prima cosa da fare per iniziare la strada verso la vittoria è fare i conti per sapere quanti siamo.

Leck Walesa prende parte alla manifestazione. Fonte: The Guardian

 

L’attuale primo ministro, Mateusz Morawiecki, ha paragonato le proteste a un “circo” e ha affermato che:

Fa un po’ ridere quanto le vecchie volpi, che sono in politica da anni, organizzino una marcia antigovernativa e la presentino come una protesta civica spontanea.

Gabriella Pino

Chi è Ron DeSantis, candidato alle presidenziali USA del 2024

Manca poco più di un anno dalle elezioni presidenziali negli USA, ma sono già iniziate da tempo le grandi manovre elettorali. Probabilmente saremo spettatori di una nuova contesa tra l’annunciata ricandidatura di Joe Biden per il DEM (Democratic Party) e quella di Donald Trump per il GOP (Grand Old Party-Partito Repubblicano).

Tra le candidature anche Nikki Haley, ex governatrice repubblicana della Carolina del Sud ed ex presidente permanente americana presso le Nazioni Unite. E ufficialmente, dopo l’annuncio lo scorso 24 maggio, tra i candidati scende in campo Ron DeSantis, governatore della Florida dal 2019 e attualmente competitor di Trump nel GOP. Ma il governatore riuscirà a frenare la corsa di Donald Trump? Conosciamolo più nel dettaglio.

Ron DeSantis: il governatore ancora più a destra di Trump

È di certo un volto nuovo della politica statunitense, il quarantaquattrenne DeSantis discendente di migranti abruzzesi, integralista cattolico e antiabortista. Ha ottenuto notorietà paradossalmente grazie a Donald Trump, il quale però non è più per lui un mentore ma un duro avversario. Qui il video di lancio alla campagna elettorale di DeSantis:

Nato nel 1978 a Jacksonville, in Florida, si è laureato in storia a Yale e in legge a Harvard. Ha prestato servizio nella marina, presso la base militare della famosa prigione di Guantanamo e poi in Iraq. Nel 2012 entra per la prima volta al Congresso degli Stati Uniti, venendo eletto in uno dei distretti più conservatori della Florida, per poi unirsi alla formazione di estrema destra, conosciuta come Tea Party. Si presenta come favorevole a nessun limite o controllo alla vendita delle armi, vuole che nessuno parli del passato razzista degli USA o dell’esistenza dell‘identità di genere. In virtù di ciò recentemente è stato denunciato dalla Disney.

La causa con Disney:

De Santis è contro gli ideali progressisti e i diritti civili, desidera una restaurazione dei valori conservatori e tradizionalisti. Nel 2021 ha approvato una legge per vietare alle donne transgender di partecipare alle competizioni femminili sportive. Nel 2022 con la legge “Don’t say gay”, ha vietato alle scuole del suo stato di affrontare il tema dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere.

Questo provvedimento è stato denunciato, in quanto ritenuto fortemente discriminatorio, dalla Disney che ha un grande parco in Florida. Il governatore ha subito minacciato di costruire una prigione affianco al parco e di voler eliminare i privilegi di autogestione amministrativa concessi alla compagnia. Contro questa minaccia Disney ha avviato un’azione legale, ritenendola una ritorsione da parte del governo per aver esercitato la propria libertà di espressione. Lo scontro con questa multinazionale rischia di danneggiare la sua candidatura.

Presidenziali 2024: l’annuncio su Twitter è stato un “flop”

La mia promessa per voi è questa: se mi nominate potete impostare il vostro orologio al 20 gennaio 2025, a mezzogiorno perché sul lato ovest del Campidoglio degli Stati Uniti, presterò giuramento come 47 ° presidente degli Stati Uniti.

La candidatura di De Santis non ha sorpresono non quanto la modalità scelta per il suo annuncio ufficiale. L’uomo nuovo della destra americana ha conquistato il sostegno di Elon Musk, proprietario di Twitter e non solo, che gli ha permesso di usufruire della propria piattaforma per l’atteso annuncio. Musk ha dichiarato, secondo quanto riporta il New York Times, di essere un suo sostenitore. Aveva votato per Biden nel 2020, ma da allora è stato critico nei confronti della sua amministrazione. Il miliardario ritiene che sia difficile per Biden rimanere in contatto con gli elettori all’età di 80 anni.

La diretta solo audio sulla piattaforma Spaces di Twitter, è iniziata con più di mezz’ora di ritardo a causa di alcuni problemi tecnici per il sovraccarico dei server. Musk ha dovuto creare un nuovo link, gli utenti in attesa da 500mila sono scesi a 163mila. Su questi problemi tecnici ha ironizzato Biden, che ha twittato un link per raccogliere i fondi per la sua campagna, affermando che «il mio funziona».

Ma anche Karoline Leavitt, portavoce di Make America Great Again Inc., ha dichiarato dopo l’accaduto:

L’annuncio pasticciato della campagna di Ron DeSantis è un altro esempio del perché non è pronto per il lavoro. La posta in gioco è troppo alta e la lotta per salvare l’America è troppo critica per scommettere su un principiante che chiaramente non è pronto per la prima serata.

Tra Trump e DeSantis c’è ancora un buon rapporto?

Se eletto alla Casa Bianca, il governatore repubblicano della Florida, valuterà la possibilità di dare la grazia all’ex presidente, qualora avesse guai con la giustizia federale, e farebbe lo stesso anche con gli accusati dell’assalto del 6 gennaio 2021 a Capitol Hill

Ron DeSantis lancia così un messaggio al suo sfidante Donald Trump, dichiarazioni che arrivano a poche ore dall’annuncio. L’ex presidente Trump però gli ha rinfacciato il suo sostegno nel 2019, dicendo che senza di lui non ce l’avrebbe mai fatta.

Il lancio di DeSanctis su Twitter è un DISASTRO! Tutta la sua campagna sarà un disastro!

Nei sondaggi il governatore parte in netto svantaggio rispetto a Trump; ma quest’ultimo, temendo comunque la sua concorrenza, gli affida alcuni nomignoli come «DeSanctimonious» ritenendolo un un ipocrita.

Ma questa sfida a suon di battute, ironia e sagacia chi la vincerà? Ancora manca molto per trarne delle conclusioni, staremo a vedere!

Marta Ferrato

Protezione speciale, cos’è e perché il Governo vuole abolirla

Lo scorso 13 aprile, il governo italiano, per combattere il problema immigrazioni, aveva dichiarato uno “stato d’emergenza di sei mesi”, dopo l’arrivo di circa 32.769 persone nei primi mesi del 2023. Negli ultimi giorni, la maggioranza ha deciso di sostenere la proposta fatta da parte della Lega, in termini di modifica al così denominato Decreto Cutro.

L’emendamento presentato prevede una stretta alla “protezione speciale”, norma esistente solo da qualche anno. Quest’ultima è stata introdotta durante il Governo Conte-bis (2020) dall’allora Ministra Luciana Lamorgese. In precedenza, era presente una norma simile, denominata “protezione umanitaria”, ma nel 2018 è stata abolita dall’allora Ministro dell’Interno Matteo Salvini, nell’ambito dei cosiddetti “Decreti Sicurezza”.

L’eliminazione di questa specifica protezione è al momento oggetto di negoziato tra le forze politiche. La situazione sembrerebbe essere ancora provvisoria e in fase consultiva, ma sta generando ugualmente non poche polemiche. Di cosa si tratta? Vediamolo nel dettaglio.

Che cos’è la “protezione speciale”, che il governo vorrebbe abolire?

In Italia il diritto di asilo è garantito dall’art.10 comma 3 della Costituzione:

Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge.

Quando una persona straniera entra nel nostro paese, può provare ad ottenere la “protezione internazionale” in tre modi:

  1. Attraverso asilo politico, se teme di subire una persecuzione personale nel proprio paese.
  2. Attraverso la protezione sussidiaria, se teme di subire un danno grave nel proprio paese (come la morte o la tortura).
  3. Attraverso la protezione speciale, se questa persona è stata discriminata nel proprio paese per: etnia, religione, orientamento sessuale, opinioni politiche. Si teme che tornando si rischierebbe non la propria vita, ma una violazione del diritto al rispetto della propria vita privata o familiare.

Quest’ultima categoria è molto più ampia rispetto alle precedenti. Nel 2022, i beneficiari della protezione speciale sono stati in tutto 10.865, circa uno su due dei permessi di asilo rilasciati. Un numero più elevato rispetto alle altre due tipologie.

Arrivano le proteste: la “protezione speciale” non esiste solo in Italia

Ho come obiettivo l’eliminazione della protezione speciale, perché si tratta di un’ulteriore protezione rispetto a quello che accade al resto d’Europa.

Questo sono le parole della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che ritiene questa norma come un “unicum” italiano. Per la Lega di Salvini, è veicolo solo di «situazioni attrattive per l’immigrazione, che bisogna  azzerare».

Ma in realtà questa protezione, che in Italia spetta ai richiedenti asilo che non hanno le caratteristiche per ottenere né lo status di rifugiato né la protezione sussidiaria, è uno strumento presente e utilizzato anche in altri Stati.

Come ricorda Filippo Miraglia, vicepresidente e responsabile immigrazione dell’Arci, nell’UE ci sono 18 paesi su 27 che vantano una forma di protezione complementare a questa. Tra questi menzioniamo: la Francia, la Germania, il Regno Unito, la Spagna, il Belgio, la Croazia, la Danimarca, l’Estonia, la Finlandia, la Grecia, la Lettonia, la Lituania, la Polonia, il Portogallo, la Repubblica Ceca, la Slovacchia, la Svezia, l’Ungheria. Ciò che cambia è solo la denominazione della norma e forse il fatto che vengano utilizzate queste protezioni più concretamente.

La segretaria del PD, Elly Schlein, ritiene che il tentativo del governo di abolire la protezione speciale sia una «vergogna» e aggiunge:

Siamo fermamente contrari e continueremo a batterci, affinché le politiche migratorie siano in linea con i diritti internazionali, con le carte internazionali a partire da quella di Ginevra sui diritti delle rifugiate e dei rifugiati. Abbiamo una posizione molto netta su questo!

Cosa prevede la rimozione e a cosa porterebbe?

Il numero di migranti in arrivo sicuramente non diminuirebbe, poiché non tutti conoscono queste differenze di status. Quello su cui si potrebbe influire è il numero di migranti che oggi in Italia vivono in modo regolare. Togliere questa protezione renderebbe migranti irregolari tutte quelle persone che ad oggi nel nostro paese hanno la possibilità di lavorare regolarmente, di inserirsi in circuiti di accoglienza, di imparare la lingua, di affittare case e molto altro.

I richiedenti asilo non saranno più ospitati nel Sistema accoglienza integrazione (Sai), che verrà riservato solo a chi ha già ottenuto lo status di rifugiato. L’hotspot di Lampedusa sarà affidato alla Croce Rossa Italiana. Verrà aggiunto un traghetto di collegamento con la Sicilia per trasferire i migranti che arriveranno sull’isola. I permessi di soggiorno per protezione speciale concessi per calamità o/e per cure mediche non potranno essere più convertiti in permessi di soggiorno per motivi di lavoro, ma queste sono solo alcune delle previsioni ancora oggetto di discussione.

In teoria, tutti questi migranti, risultando così irregolari, potrebbero essere rimpatriati, ma nella pratica i numeri dei rimpatri sono spesso molto bassi. Probabilmente, il loro destino sarà l’abbandono sul nostro territorio, in uno status di individui senza diritti e con il rischio di venire sfruttati. Sarebbe questo un grande passo indietro, invece che in avanti. In sostanza, il numero di migranti irregolari anziché diminuire, aumenterebbe. Potremmo dire che questa non sia proprio una soluzione efficace al problema dell’immigrazione. Ma quale sarà il responso? Staremo a vedere.

    Marta Ferrato

Trump “in arresto”: le sue parole agitano i trumpiani di New York

Ieri, 6 aprile, Donald Trump è stato “arrestato” presso la Procura distrettuale di Manhattan, a New York. E’ stato posto in una condizione d’arresto diversa da quella cui siamo abituati a pensare, regolamentata da leggi proprie della Federazione. Il suo rimane comunque un caso particolarissimo, poiché nessun altro ex presidente degli USA ha mai subito un tale trattamento giudiziario. Ma a cosa è dovuto tutto ciò? Cosa ha spinto i trumpiani a fargli scudo duramente? Di seguito ogni risposta.

Le accuse contro Trump

Riporta le informazioni il Cosmopolitan. Donald Trump dovrà difendersi contro l’accusa di trentaquattro capi di imputazione. Il magnate è incolpato di aver falsato, in trentaquattro occasioni, il bilancio della sua società. Avrebbe manifestato pagamenti fittizi per giustificare altre spese. Il fatto al centro delle accuse concerne gli accordi finanziari, ipoteticamente illeciti, presi dal grande imprenditore con la pornostar Stormy Daniels, per ottenere il silenzio di quest’ultima sui rapporti intimi avvenuti tra i due.

“L’arresto”: cosa ne sarà dell’ex presidente?

Ieri The Donald non ha indossato manette, né è stato soggetto di foto segnaletiche. Gli sono solo state prese le impronte digitali. L’ex inquilino della Casa Bianca è stato “arrestato” per essere coinvolto nell’udienza di Manhattan sotto la custodia della polizia. Successivamente è potuto tornare nella sua residenza di Mar-a-Lago (Florida), in piena libertà.

Durante l’incontro, forte della sua autorità, l’accusato ha respinto tutte le accuse al mittente, lasciando fattualmente l’aula “in vantaggio”. D’altronde gli elementi probatori di chi colpevolizza sono scarsi. Per questo, vari esperti legali reputano improbabile come esito l’incarcerazione vera e definitiva, e diversamente probabile che al termine del processo si assegni una semplice multa. Se tutto invece dovesse andargli male, ciò che potrebbe essergli affibbiata è una pena detentiva massima di quattro anni.

Trump
Donald Trump durante un evento sportivo. Fonte: Il post. Fotografo: Sue Ogrocki

Trump l’ha sciorinato: “Mi stanno per arrestare”

Donald Trump in posizione di difesa non si dimostra troppo timido, ma realisticamente sagace. Infatti, della spinosa vicenda che riguarda la sua incriminazione, il politico non ne ha fatto segreto, ma “questione di mondo“. In modo da dipingersi vittima di un “sistema anti-sistema“. E su tale input muovere la sua strategia comunicativa.

Così, lo scorso sabato, tramite il suo social Truth, aveva anticipato:

Il primo candidato Repubblicano ed ex Presidente degli Stati Uniti d’America, sarà arrestato martedì della prossima settimana. Protesta, riprenditi la nostra Nazione!

E ieri, tramite lo stesso mezzo, ha aggiornato:

Sembra così surreale. Mi stanno per arrestare. Non riesco a credere che questa cosa stia accadendo in America

Per mantenersi i consensi in vista delle presidenziali del 2024, Donald, contemporaneamente infuoca i seguaci più intimi. Con versi liberali e inoltra il dubbio garantista in tutti coloro che riesce a raggiungere, con la propria informazione.

La presenza dei trumpiani

Agitando gli animi, i trumpiani si sono fatti sentire per il “loro Presidente“. In occasione dell’arrivo di Trump, New York è stata blindata dal sindaco Eric Leroy Adams. Un’azione dovuta per scongiurare la violenza, tra fazioni sostenitrici e avverse al miliardario.

In ogni caso, i sostenitori di Donald si sono radunati sulla Fifth Avenue, a Manhattan, dove si trova la Trump Tower. Hanno esposto sulla strada due grandi striscioni, uno recitante “Trump 2024” e uno con su scritto “Finish the Wall“( in riferimento alla barriera anti-immigrati, mai completata, al confine con il Messico).

Gabriele Nostro

Barbara Floridia eletta presidente della commissione di Vigilanza Rai

Dopo 6 mesi dall’inizio della legislatura, si è sbloccato il nodo politico relativo alle nomine di vertice per la commissione di Vigilanza Rai. Ad ottenere la maggioranza dei voti è stata Barbara Floridia del M5S (Movimento 5 stelle), superando il competitor di partito Riccardo Ricciardi.

Floridia ha ricevuto 39 preferenze su 42. C’è stata poi una scheda bianca, una nulla ed una per Maria Elena Boschi del Terzo polo. Per la prassi la guida della commissione di Vigilanza va all’opposizione. Dopo l’ottenimento del COPASIR  (organo del Parlamento Italiano, che esercita il controllo parlamentare sull’operato dei servizi segreti italiani) da parte del PD, il M5s ne aveva rivendicato il controllo insieme al Terzo Polo, che fino all’ultimo aveva tentato un colpo di mano per la presidenza.

Le altre cariche di vertice, ovvero le vicepresidenze, sono state affidate a Maria Elena Boschi (Terzo polo) con 19 preferenze e Augusta Montaruli con 16 (Fratelli d’Italia). La quale si era dimessa a febbraio dalla carica di sottosegretaria al ministero dell’Università, dopo la condanna definitiva per peculato per la spesa da consigliera regionale del Piemonte. I segretari sono Stefano Candiani (Lega) e Ouidad Bakkali (PD).

Queste le parole, su Twitter, della neo-vicepresidente Maria Elena Boschi, subito dopo le votazioni:

La commissione di Vigilanza avrà tre donne nei ruoli di vertice. Barbara Floridia sarà la seconda donna a presiedere la commissione bicamerale, dopo Rosa Russa Iervolino che ha occupato la carica dal 1985-1987.

Ma chi è Barbara Floridia?

Barbara Floridia nasce a Messina e cresce nella provincia di Venetico. Si laurea in Lettere moderne (indirizzo storico) presso l’Università degli Studi di Messina nel 2000, divenendo docente di letteratura italiana e latina nello stesso anno. La sua attività politica ha inizio a Venetico, tramite meetup con funzione formativa, informativa e di promozione delle attività del M5s.

La fama arriva con l’opposizione alla riforma della “Buona Scuola” voluta da Matteo Renzi, grazie alla battaglia per il “no” al referendum costituzionale sulla riforma Renzi-Boschi. Alle elezioni amministrative del 2017 si candida come sindaca di Venetico, ma non viene eletta. Per le elezioni politiche del 2018 candidata al Senato, tra le file del M5S per la circoscrizione Sicilia, viene eletta senatrice della Repubblica. Nel Marzo 2021 assume la carica di sottosegretario di stato al Ministero dell’Istruzione, per il governo Draghi. Eletta nuovamente senatrice della Repubblica alle elezioni politiche del 2022, dal 18 ottobre diviene capogruppo al Senato. Ruolo che abbandonerà in seguito all’elezione, come presidente della commissione di Vigilanza Rai.

Ecco le sue prime parole dopo l’elezione:

La Rai è l’industria culturale più importante del Paese ed è dovere di tutti tutelarne sempre l’imparzialità, l’indipendenza e il pluralismo. Si tratta di un patrimonio nazionale enorme, che viene costantemente arricchito dalla professionalità dei suoi dipendenti. E’ importante rafforzare la fiducia, che i cittadini nutrono verso il servizio pubblico.

Anche il presidente del M5s, Giuseppe Conte, si è espresso attraverso un tweet di buon augurio:

In passato l’assenza di membri del Movimento 5 Stelle all’interno del servizio radio-televisivo, ha provocato degli scontri tra il  presidente Conte e l’attuale amministratore delegato della Rai, Carlo Fuortes. L’ex premier aveva annunciato la volontà del M5S di boicottare le trasmissioni Rai. In seguito alla mancata nomina di membri del partito come direttori dei telegiornali e di altri settori giornalistici del servizio pubblico. Quindi quest’elezione è uno step importante!

Giuseppe Calì

 

 

 

 

 

 

 

L’intelligenza artificiale può diventare “un rischio per l’umanità”

L’intelligenza artificiale ormai non si arresta, accelera sempre di più. Alcuni esperti però non sono entusiasti, perché temono uno scenario “Terminator”. La società californiana di Sam Altman, la OpenAI, ha da poco adottato una nuova versione del sistema informatico di intelligenza artificiale GPT (acronimo di Generative Pretrained Trasformer), denominata GPT-4. Quest’ultimo è il sistema che sta alla base dell’ormai conosciuta chatbot intelligente, ChatGPT. Creata dalla stessa start-up, che dialoga con l’utente fornendogli: testi, risposte, poesie, ricette, formule matematiche di ogni tipo.

Man mano che i nostri sistemi si avvicinano alla Agi (intelligenza generale artificiale), stiamo diventando sempre più cauti nella creazione e diffusione di questi modelli.

Questo è quanto dichiarato da Altman, ma alcuni dei volti più noti dei grandi colossi Tech non sarebbero d’accordo. Anzi, è stata richiesta uno un freno allo sviluppo dei sistemi d’intelligenza artificiale, poiché si temono grandi rischi futuri per la società e l’umanità. Ma vediamo nel dettaglio.

L’intelligenza artificiale e il GPT-4 di OpenAI. In cosa consiste?

La start-up, in collaborazione con Microsoft, ha da poco introdotto una nuova versione di intelligenza artificiale generativa, il GPT-4. Questo sistema informatico prende grandi moli di dati dal web e non solo, generando poi testi inediti in risposta a domande molto precise o generiche. La nuova versione ha aumentato del 40% le sue performance in termini di risposte fattuali. Replica uno specifico stile di scrittura. Può ricevere un’immagine come input, per elaborarla in base alle bizzarre richieste dell’utente. Ad esempio, puoi fare una foto al contenuto del tuo frigorifero e l’AI avrà una ricetta pronta per te. A dir poco inquietante!

Supporta input testuali molto più lunghi, rispetto alla precedente versione, con blocchi di testo che vanno oltre i 25mila caratteri. Può realizzare in meno di un minuto videogame e disegnare siti web. Inoltre, il nuovo sistema è stato messo alla prova su una serie di test scolastici, universitari e professionali. Sono stati tutti superati, addirittura posizionandosi tra le percentuali più alte.

 

Questo progresso “fuori controllo” sembrerebbe far paura!

I sistemi di intelligenza artificiale possono comportare gravi rischi per la società e l’umanità. Quindi invitiamo tutti i laboratori di intelligenza artificiale a sospendere immediatamente per almeno sei mesi l’addestramento.

Dopo due settimane dall’annuncio di GPT-4, arriva una lettera che annuncia il forte disagio provocato dall’AI (artificial intelligence) Nonostante sia un fanatico della tecnologia, l’allarme è partito proprio da Elon Musk (patron di Tesla e attuale CEO di Twitter), ma ha avuto il supporto di molti. Infatti, tra i firmatari della missiva pubblicata nel sito del Future of Life Institute (organizzazione no-profit), ci sono volti noti come: Steve Wozniak (co-fondatore di Apple), lo storico saggista Yuval Noah Harari, i fondatori di Pinterest e Skype, insieme a molti altri esperti nel settore tech.

Nell’appello, dal titolo “Pause Giant All Experiments”, i big non prendono di mira tutta l’intelligenza artificiale. Si focalizzano specialmente sui sistemi più avanzati, come GPT-4, dichiarando che:

I potenti sistemi di intelligenza artificiale dovrebbero essere sviluppati, solo quando saremo sicuri che i loro effetti saranno positivi e i loro rischi saranno gestibili.

Negli ultimi mesi i laboratori sono stati impegnati nello sviluppo e nella distribuzione di menti digitali, sempre più potenti e che nessuno può capire e ritenere al 100% affidabili. Tutto questo è avvenuto in una corsa fuori controllo, tra diverse aziende. Nella lettera si richiede una sospensione fino a quando:

I protocolli di sicurezza condivisi per tali progetti non verranno sviluppati, implementati e verificati da esperti indipendenti.

I sei mesi richiesti dovrebbero essere utili per sviluppare questi protocolli, i sistemi di governance dell’AI e per riorientare la ricerca. Al fine di rendere i sistemi di intelligenza artificiali, che per quanto rischiosi ormai inevitabili, più «affidabili e leali». Bisogna dire che già alcune agenzie governative in Cina, UE e Singapore hanno precedentemente introdotto le prime versioni di quadri di governance dell’AI.

Ma perché si parla di uno “scenario Terminator” e di rischi esistenziali?

Lo stesso Sam Altman sembrerebbe fare qualche passo indietro. Anche se non focalizza la sua attenzione sui possibili rischi concreti già presenti, insieme a Musk ed altri imprenditori, è preoccupato per i possibili rischi esistenziali.

Sono soprattutto preoccupato che questi modelli possano essere usati per la disinformazione su larga scala. Inoltre migliorando sempre di più nella scrittura di codice informatico, potrebbero essere usati per eseguire cyber-attacchi.

Questo è quanto dichiarato da Altman in un’intervista rilasciata alla Abc. Negli ultimi tempi, siamo effettivamente vittime di molte fake-news, generate da queste intelligenze artificiali. Nei social stanno girando delle foto alquanto… particolari: si pensi a quella del finto arresto di Donald Trump, di Papa Francesco con indosso un piumino da trapper, quella di Putin ferito in guerra e molte altre ancora. Tutte finte, anche se in molti ci hanno creduto. Si teme proprio questo uso improprio, che potrebbe portare a degli incidenti e dei disordini sociali irreparabili e, soprattutto, potrebbe mettere a rischio l’esistenza dell’essere umano. Ad esempio, stravolgendo professioni e portandoci a cambiare il nostro rapporto con la tecnologia. Questi strumenti dotati di coscienza e capacità cognitive superiori a quelle dell’uomo, potrebbero perseguire obiettivi contrari al benessere della nostra società. Diventando così dei veri e propri “Terminator. Si troverà una soluzione? Staremo a vedere!

Marta Ferrato

Approvato il progetto del ponte sullo stretto, opera strategica… o forse no

Lo scorso 16 marzo il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto per riesumare la Società Stretto di Messina S.P.A. e dare il via alla realizzazione del fatidico ponte sullo stretto. La società è nata nel 1981, ma solo nel 2003 aprì il suo primo cantiere con il governo Berlusconi, per poi essere bloccata dopo 10 anni dal governo Monti, che decise di metterla in stato di liquidazione.

Tempo fa ci eravamo chiesti che fine avesse fatto questo progetto sul ponte e forse adesso avremo una risposta. Non c’è ancora un programma ufficiale, poiché verrà perfezionato entro e non oltre il 31 luglio 2024. Solo in seguito partirà l’opera, almeno secondo quanto dichiarato dal governo Meloni. Un ponte di circa 3,2 chilometri a campata unica tra Villa San Giovanni e Messina, nelle le relative zone di Cannitello e Ganzirri, dovrebbe emergere per rivoluzionare il nostro paese, ma sarà davvero così?

Ponte sullo stretto: una vita tormentata tra le diverse reazioni politiche

Dopo cinquant’anni di chiacchiere, questo Consiglio dei Ministri approva il ponte a campata unica, il quale unisce la Sicilia all’Italia e al resto dell’Europa.

Il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, la definisce come una delle opere più green al mondo, un vero e proprio «gioiello dell’ingegneria italiana nel mondo». Anche Berlusconi, che 20 anni fa aveva stanziato 30 milioni di euro per l’apertura di un primo cantiere fallendo miseramente, si dichiara entusiasta:

Questo è un progetto che rappresenta l’idea di un futuro che abbiamo sempre avuto. Questa volta non ci fermeremo!

L’Unione Europea con Adina Valean, commissaria europea per i Trasporti, aveva già in precedenza teso un mano per la realizzazione del progetto. Dichiarandosi disponibile a finanziarne la prima parte, in attesa di un «progetto solido». Mentre le dichiarazioni da parte di Giuseppe Provenzano, vicepresidente dei deputati del PD, sono differenti:

Un ponte immaginario (e salvo intese), per far passare l’autonomia differenziata che frantuma l’Italia e affossa il Mezzogiorno.

Ponte sullo stretto: tra vantaggi e sfide

Ci chiediamo tutti se questa possa essere la volta buona, dopo mille progetti e promesse. Prima di tutto, però, bisognerebbe partire dalle basi, guardare ai costi ed ai possibili benefici economici. Ad oggi, il ponte – pur non esistendo ancora – è già costato tanto. Lo Stato si trova, ad esempio, a dover adempiere a delle richieste di risarcimento pendenti da parte di alcune società e il costo delle sue casse potrebbe salire a circa 1,2 miliardi. Ad esempio, Eurolink (società che aveva vinto l’appalto per la costruzione nel 2005) chiede oggi 657 milioni di euro, per illegittimo recesso. La mancanza di un collegamento stabile costa alla Sicilia 6,5 miliardi di euro annui. Invece, il costo previsto per la realizzazione del ponte è di 7 miliardi di euro complessivi, di cui 3 per l’opera e 4 per i servizi aggiuntivi.

Il ponte dovrebbe essere a sei carreggiate e porterebbe dei vantaggi anche in termini di trasporti ferroviari. Negli ultimi anni, grazie anche al PNRR, sono stati stanziati 25 miliardi per potenziare le infrastrutture ferroviarie e stradali tra Sicilia e Calabria. Il ponte renderebbe il viaggio verso la Sicilia, dal resto della penisola e non solo, più facile da raggiungere in treno.

Ad esempio, secondo alcune stime, la tratta Roma-Messina che oggi dura otto ore, si ridurrebbe a quattro. Si parla anche di maggiore occupazione che esso porterebbe, con la creazione di 150 mila posti di lavoro. Si parla di una riduzione delle emissioni di anidride carbonica (di circa 312.000 tonnellate). Ma si pensi anche ai traghetti che percorrono ogni anno lo stretto 95.600 volte, contribuendo così all’inquinamento.

Ma dall’altro lato non mancano le sfide progettuali, poiché lo stretto di Messina è un’area soggetta ad alta sismicità. In più, il tratto di mare arriva fino a 250 metri di profondità, quindi i piloni del ponte non possono essere costruiti nel tratto centrale. La distanza da collegare è molta e le faglie geologiche sono in continuo movimento, tra raffiche di vento e forti correnti.

Ma sicuramente bisognerà andar contro ogni tipo di corruzione e fenomeno mafioso, pericoli non solo appartenenti al Mezzogiorno.

Non sono tutte rose e fiori: per molti quest’opera è una “minaccia”

Un’opera fallimentare, che porterebbe elevatissimi ed insostenibili costi ambientali, sociali ed e economico-finanziari.

Questo è quanto dichiara il WWF Italia, che più volte si è pronunciato sul tema. Non ritengono che questa possa essere un progetto“green”, anzi, secondo l’ONG bisognerebbe porci sopra una pietra tombale. Ma le preoccupazioni non vengono a mancare, soprattutto dai cittadini delle aree interessate: molti siciliani si chiedono come e dove avverrà la localizzazione e l’estensione dei 30 cantieri previsti, da Contesse a Torre Faro.

Da pochi giorni si è formato un comitato di opposizione al collegamento stabile tra Sicilia e Calabria. Si tratta del Comitato No Ponte Capo Peloro, che si sta impegnando a diffondere, tramite social e assiduo volantinaggio, tutte quelle informazioni finora strette nell’ombra. Come si legge in una loro nota:

Il comitato nasce per cercare di svolgere un lavoro di informazione e contro-informazione su di un’opera che minaccia di travolgere case, terreni, attività produttive, la nostra stessa vita quotidiana e di cui purtroppo non si ha ancora piena consapevolezza.

La preoccupazione, secondo il Comitato, è che l’alterazione dell’assetto ambientale potrebbe mettere a dura prova anche lo splendido lago di Ganzirri. Questi dubbi e perplessità di certo non sono gli unici e nemmeno i primi. Nel sentire generale c’è entusiasmo, ma c’è la possibilità che anche queste parole che ancora sono al vento (e nonostante l’approvazione) rimangano fiato sprecato.

 

Marta Ferrato

La proposta di Delmastro, per ridurre il sovraffollamento carcerario

L’Italia detiene un’enorme problema, il sovraffollamento carcerario. Il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro ha dichiarato, in un’intervista al Messaggero, che questa piaga sociale oggi è “risolvibile solo affrontando il problema delle dipendenze“. La sua proposta è quella di spostare i detenuti tossicodipendenti in comunità protette a loro dedicate. Un progetto  condiviso dal governo, in particolare dal ministro della Giustizia Carlo Nordio.

Quello annunciato è un cambio di prospettiva. L’intenzione è quella di lavorare ad un provvedimento che veda coinvolto il terzo settore, al fine di costruire “un percorso alternativo alla detenzione. Delmastro ha preso l’impegno di visitare le carceri con lo scopo di prendere visione della situazione e proporre una riorganizzazione. Ad esempio, a Genova, nel carcere di Marassi, attualmente ci sono 704 detenuti su 550 posti. Per il sottosegretario non è possibile ampliare la struttura, la soluzione proposta è quella di aprire una sede a Savona. Poiché anche quest’ultima, come tutte le altre province italiane, deve avere una propria struttura penitenziaria.

Dalle carceri in comunità, per disintossicarsi e reinserirsi in società

Tutto ciò che fa uscire dal circuito carcerario le persone che hanno commesso reati in ragione del loro essere tossicodipendenti, ci trova assolutamente d’accordo. Sono persone che hanno fatto uso di sostanze stupefacenti per delle motivazioni che vanno studiate. Hanno compiuto dei reati in ragione della necessità che avevano di procurarsi la droga. Recuperarli, al di là che è un dovere morale, porterebbe anche dei benefici alla società. Meno reità e un recupero delle cellule attive all’interno della società. Oltre che esprimere il concetto più importante di tutti: la solidarietà umana per chi è in difficoltà. Sarebbe un percorso di recupero importantissimo!

Queste le parole di Marcello Chianese, membro del cda di San Patrignano. Infatti, con questa proposta da un lato si alleggerirebbero le carceri, dall’altro lato si andrebbe in soccorso ai detenuti tossicodipendenti. Permettendo loro di disintossicarsi in strutture adatte, in pieno soddisfacimento della funzione rieducativa della pena volta a garantirne il reinserimento nella società.

I dati preoccupanti e la soluzione specifica

Il numero dei detenuti continua a crescere in modo esorbitante. Circa il 60% dei detenuti, che creano il sovraffollamento, sono stranieri. Delmastro parla di un possibile progetto di trasferimento nei loro paesi d’origine. Poiché, afferma che se si trovano qui “avranno rotto di certo ogni patto di cittadinanza con il popolo italiano“.

L’Italia è stata, negli anni, condannata per la violazione dei diritti dei detenuti. L’invito, da parte della Corte Europea dei diritti dell’uomo, è stato quello di porre rimedio a tutto ciò. Ad esempio, nel 2022 ci sono stati 84 suicidi. Dal 31 dicembre 2021 al 31 dicembre 2022, il numeri di detenuti è aumentato di 2000.

Delmastro ha sottolineato che:

Secondo gli ultimi dati – risalenti a febbraio – a fronte di una capienza regolare di 51,285, i detenuti sono 56,319. E di questi il 30% sono tossicodipendenti. Il fine rieducativo della pena per loro non sta nel fatto che egli conosca a memoria la Costituzione o abbia partecipato a un ottimo corso di ceramica. Per loro la priorità è la disintossicazione.

La proposta
sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro. Fonte: Il Riformista

 

Secondo la proposta il giudice già in sentenza potrà sostituire i giorni di carcere indicati, con un numero uguale presso una comunità protetta. Ad esempio, se la condanna sarà pari a due anni, il detenuto tossicodipendente sconterà pari anni in comunità. Ovviamente se per disintossicarsi impiegherà di più, per il tempo restante la comunità lo aiuterà a formarsi e a trovare un lavoro.

Sarebbe una possibilità secca, non reiterata. Se commetti un reato e torni in carcere da tossicodipendente, dopo aver scontato la pena in una struttura di questo tipo, devi affrontare l’iter normale.

Alla domanda inerente ai casi di evasione, Delmastro ha risposto che la comunità predisposta verrà controllata “24 ore su 24“.

Se scappi hai bruciato la tua seconda possibilità e sarai perseguito per il reato di evasione. E lo Stato come un buon padre di famiglia, non potrà più fidarsi. Su questo non transigo!

Bisognerebbe per il sottosegretario aprire un dialogo con il terzo settore, con la magistratura di sorveglianza e con le regioni che “hanno la delega alla sanità e dovranno certificare le cooperative e controllarne la gestione”.

Dichiarazioni da parte delle altre forze politiche

Valentina D’Orso e Ada Lopreiato, capogruppo del M5s nella commissione Giustizia, hanno affermato:

Concordiamo sulla necessità che per i detenuti tossicodipendenti vengano previste strutture e percorsi ad hoc che ne favoriscano la disintossicazione prima di tutto. Anche in considerazione del fatto che si tratta dei detenuti più problematici da gestire in carcere. Ma pensiamo che non sia questo il governo che possa dare soluzioni adeguate e concrete, visto che nella sua prima legge di bilancio invece di investire, ha imposto un forte taglio all’Amministrazione Penitenziaria. Il piano esposto da Delmastro richiede risorse vere, e non poche. In assenza di fondi aggiuntivi, sono solo annunci e favole.

Anche la senatrice Anna Rossomando, responsabile giustizia Pd, è contraria. Infatti dichiara:

Intanto, informiamo il sottosegretario Delmastro che la riforma Cartabia già oggi prevede la possibilità per il giudice di disporre la detenzione domiciliare invece del carcere, a maggior ragione in presenza di percorsi di recupero. In ogni caso non può passare il principio di affrontare la tossicodipendenza con la disintossicazione coatta. Oltreché sbagliato il principio, sarebbero percorsi destinati al fallimento. C’è invece bisogno di investire ulteriormente in percorsi di recupero personalizzati prevedendo anche, ma non esclusivamente, l’ingresso in comunità.

La proposta porterebbe ad un risparmio economico da parte dello Stato?

Oltre al vantaggio per lo Stato italiano di risolvere il sovraffollamento, ci sarebbe in questo modo un risparmio in termini economici. Lo Stato spende in media 137 euro al giorno, ancor di più per un tossicodipendente perché presenta maggiori difficoltà. Invece con tale proposta si potrebbe spendere una cifra inferiore.

I dubbi sono molti, nonostante l’idea sia apprezzabile sotto tanti punti di vista. I principali riguardano i costi che probabilmente non verrebbero ridotti, in quanto le comunità per accogliere i detenuti tossicodipendenti avranno bisogno di maggiori risorse. Bisognerà aumentare il personale, la capienza e il numero di comunità protette sul territorio. Delmastro a riguardo rassicura, ma siamo davanti ad un possibile rischio. Ovvero creare un nuovo sovraffollamento, quello delle comunità!

Marta Zanghì

Famiglie arcobaleno nel mirino, vietata la trascrizione automatica dei figli all’anagrafe

Sembra iniziata la presa di posizione del Governo nei confronti delle “famiglie arcobaleno”. Una circolare ha disposto l’interruzione delle trascrizioni automatiche dei certificati di nascita esteri dei figli nati da coppie omogenitoriali. Questo è il primo provvedimento del Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi che crea una netta disparità tra i figli nati tramite la gestazione per altri all’estero e i figli delle coppie eterosessuali. Per ora, le uniche che rimangono escluse dalla scelta del Governo sono quelle coppie di donne che partoriscono all’estero, per cui non esistono ancora disposizioni precise.

La decisione è stata presentata a Milano. La prefettura, su indicazione del Ministro dell’Interno, ha fatto riferimento alla legge 40 del 2004, quella sulla procreazione medicalmente assistita, consentita solo a coppie formate da persone di sesso diverso. Una legge che vieta anche la “maternità surrogata”.

Di fronte a questo esposto il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, si è detto rammaricato e «pronto a portare avanti questa battaglia e seguire con la massima attenzione ogni sviluppo, normativo e giudiziario di questa complessa vicenda».

Cosa significa il mancato riconoscimento all’anagrafe

Senza la registrazione all’anagrafe, il bambino non verrà riconosciuto nel nostro Paese e non avrà accesso a quei servizi essenziali come la sanità o l’istruzione. Oggi è possibile identificare come genitore solo quello biologico, mentre l’altro dovrà fare richiesta di adozione per i casi speciali. Ciò implica, inoltre, un dispendio di tempo e denaro in spese legali. Significa anche ricevere visite da parte di assistenti sociali, psicologici e colloqui con magistrati e giudici che dovranno, poi, decidere se la famiglia sia adatta o meno a crescere il proprio figlio. Mettendo, dunque, in discussione un’intera identità familiare.

Fonte: EPA/ERIK S. LESSER

Il Senato boccia anche anche la proposta UE

Ieri la Commissione Politiche Europee del Senato ha bocciato la proposta dell’Unione Europea sul riconoscimento dei diritti dei figli in tutti i Pesi dell’UE  con l’adozione di un certificato europeo di filiazione.  Ovvero una sorta di carta d’ identità che riconosce al bambino lo status di figlio in ogni Stato membro, a prescindere dalle regolamentazioni interne dello status.

Il no dell’Italia, insieme a quello probabile di Polonia e Ungheria, non permetterà a questo Certificato di entrare in vigore. Una scelta fortemente criticata fuori e dentro i social, anche da esponenti politici come Alessandro Zan:

Proteste sotto la Prefettura di Milano: «Giù le mani dai nostri figli e dalle nostre figlie»

Sabato 18 marzo, alle ore 15, tutte le associazioni e le famiglie che da anni si battono per difendere i propri diritti, si ritroveranno sotto la Prefettura di Milano, per protestare contro la decisione di sospendere la registrazione dei figli nati da coppie omosessuali.

Lo stesso Giuseppe Sala, nel suo podcast Buongiorno Milano ha definito l’accaduto come «un passo indietro evidente dal punto di vista politico e sociale» e ha detto di mettersi «nei panni di quei genitori che a Milano pensavano di poter contare su questa possibilità» . «Una città così all’avanguardia non dovrebbe fare emergere questo tipo di disuguaglianze ma, al contrario, dovrebbe cogliere ogni opportunità concreta affinché continui il cammino di riconoscimento dei diritti di tutte e tutti, divenendone protagonista», ha aggiunto.

La risposta del Comune di Trento

Nonostante l’opposizione del Governo, a Trento sembra respirare un’aria diversa. Difatti, il sindaco Ianeselli ha registrato l’atto di nascita di una bambina con due madri.

Abbiamo applicato un principio di uguaglianza e sinceramente non condivido la scelta politica del Governodi fronte a due uomini o due donne che si amano non vedo perché lo Stato non dovrebbe garantire loro pari diritti. Al di là che si condividano o meno certe scelte, i figli di queste coppie esistono e vanno tutelati.

Il messaggio sembra chiaro e il primo cittadino fa notare come lui e molti altri colleghi siano dovuti intervenire per colmare un vuoto legislativo lasciato dal Parlamento.

Non è del tutto chiaro l’esito che avrà questa decisione, di sicuro è l’ennesimo colpo basso per tutte quelle famiglie che vedono sfumare i propri diritti, in un Paese che con l’avanzare del tempo sembra fare solo passi indietro.

Serena Previti

La piccola grande rivoluzione di Elly Schlein: chi è la prima segretaria donna del PD

Elly Schlein è diventata la prima segretaria donna del Partito democratico e anche la più giovane, con il 53, 8% delle preferenze contro il 46,2% di Bonaccini.  Un dato sorprendente, in quanto è la prima volta che il voto dei gazebo (dove partecipa anche chi non ha la tessera del PD) stravolge quello degli iscritti.

Inoltre, le primarie descrivevano un partito dove il Centro-nord era schierato con la Schlein e il Sud e le isole con Bonaccini. Risultato ampiamente ribaltato, in quanto la Schlein vince anche in Sicilia, dove hanno votato oltre 55mila persone, trionfando in quasi tutte le province.

Differente l’esito a Messina, dove Bonaccini  raggiunge il 51,46 % affermandosi soprattutto in periferia. Nel comune capoluogo vince al contrario la Schlein, che ottiene 1260 voti (prevalendo principalmente in centro) superando l’avversario che si ferma a 855.

Le parole dopo la vittoria

Vi sono immensamente grata perché insieme abbiamo fatto una piccola grande rivoluzione. Anche stavolta non ci hanno visto arrivare. Il popolo democratico è vivo. E’ vivo, c’è ed è pronto a rialzarsi.

Qui il discorso integrale della nuova segretaria PD.

Fonte: Palermo Today

Visibilmente emozionata ma al contempo sfoggiando tutta la sua determinatezza, esordisce: «Saremo un bellissimo problema per Giorgia Meloni». Nota a tutti come “l’anti Meloni“, dopo  il dibattito dove ha dichiarato che «no, non basta essere donne per aiutare altre donne, c’è una bella differenza tra il dirsi femminili e femministe, se decidi di non difendere i diritti delle donne, a partire da quelli sul proprio corpo». Per poi aggiungere: «Sì, sono una donna, amo un’altra donna e non sono una madre. Ma non per questo sono meno donna», facendo riferimento al famoso tormentone della leader di Fratelli d’Italia.

La Schlein ha poi ribadito alcuni punti programmatici del Partito Democratico come la scuola pubblica (come  la vicenda della preside Annalisa Savino), la sanità pubblica, il lavoro non precario e l’accoglienza dei migranti, ricordando anche l’ultimo tragico bilancio delle vittime del naufragio dello scorso fine settimana a Crotone.

Il commento del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni è stato:

Congratulazioni a Elly Schlein e complimenti al PD per la mobilitazione dei suoi elettori nel congresso. Spero che l’elezione di una giovane donna alla guida del Nazareno possa aiutare la sinistra a guardare avanti e non indietro

Il programma della Schlein del dettaglio

La nuova segretaria si dice pronta a difendere «quei poveri che il Governo colpisce e che non vuole vedere» e a combattere per le lavoratrici e i lavoratori precari sfruttati, per alzare i salari e per alzare le loro tutele, la sicurezza sul lavoro. In programma la limitazione dei contratti a tempo determinato e regolamentando più strettamente i lavoratori delle piattaforme come i riders.

Inoltre, è a favore del salario minimo, e vorrebbe abolire gli stage extracurriculari e quelli non retribuiti. Condanna anche il Jobs Act. (la riforma del lavoro voluta dal governo Renzi che introduce un serie di misure mirate a rinnovare il mercato del lavoro).

Altro punto all’ordine del giorno è l’ambiente. L’obiettivo è quello di lavorare per una vera, profonda conversione ecologica che accompagni tutta la società e tutti i settori dell’economia. Elly Schlein ha parlato di investimenti concreti nel settore delle energie rinnovabili e intende portare avanti una legge per il consumo 0 di suolo. Legando anche l’argomento tasse ad un’ ottica più green, propone di legare le imposte indirette al consumo di CO2, premiando così chi inquina meno e penalizzando chi invece produce maggiori emissioni.

Per quanto riguarda la sanità, punta a sostenere maggiormente un sistema sanitario nazionale, per cercare di porre un freno allo squilibrio tra pubblico e privato e fra Stato e Regioni.

In relazione ai rapporti fra Stato e regioni, vorrebbe discutere i servizi essenziali, ipotizzando una legge che segni in modo chiaro e univoco le competenze specifiche di Stato e Regioni. No alle trattative separate fra lo Stato e le singole regioni su temi chiave come la scuola, primo grande strumento di emancipazione sociale da difendere per il bene delle nuove generazioni.

In relazione ai diritti civili parla esplicitamente anche di una legge contro omolesbobitransfobia e contro le discriminazioni di genere.

Sul versante internazionale, in quanto sostenitrice degli aiuti all’Ucraina, insiste su una soluzione pacifica del conflitto e si impegna a rilanciare un progetto federalista europeo.

Per di più, afferma di voler varare le proposte più importanti con dei referendum e potenziando il ruolo della Conferenza programmatica annuale, per un confronto con gli elettori.

Infine, sul tanto discusso reddito di cittadinanza conferma che il reddito è un valido strumento contro la povertà, di cui propone il miglioramento secondo le indicazioni del Comitato scientifico di valutazione e ascoltando le proposte degli enti locali.

Chi è Elly Schlein

Fonte: La Stampa

Attivista, ex parlamentare e adesso deputata, Elly Schlein nasce in Svizzera da madre italiana e padre americano. La sua è una storia multiculturale che parte già dal nome, come ha spiegato in una recente intervista al Corriere della Sera:

«Elly è un soprannome. Porto i nomi delle due nonne. Purtroppo non le ho mai conosciute, e non volevo far torto a nessuna. La nonna fiorentina, Elena; e la nonna di origine lituana, Ethel». Poi ha anche spiegato l’origine del suo cognome, ebraica: «La versione originaria è Schleyen, semplificata quando il nonno emigrò a New York in cerca di fortuna.»

Prima di dedicarsi alla politica attiva in Italia ha partecipato alle due campagne che hanno portato all’elezione alla presidenza degli Stati Uniti di Barack Obama.  Nel 2013 è l’ideologa di Occupy PD e nel 2014 viene eletta al Parlamento europeo con oltre cinquantamila preferenze.

Il 20 settembre il quotidiano britannico The Guardian l’aveva definita «la stella nascente della sinistra italiana», paragonandola alla deputata Alexandria Ocasio-Cortez.

Il commento del Circolo di Cultura Omosessuale “Mario Mieli”

Il Pd riparte finalmente da una donna, bisessuale, progressista e attenta alle istanze della comunità Lgbtqia+

Ha affermato Mario Colamarino, presidente del Circolo di Cultura Omosessuale “Mario Mieli”.

Evidente come quella di Schlein sarà una leadership femminile ma soprattutto femminista. Che sia finalmente un punto di svolta per l’opposizione? Non manca la determinazione, come sembra trasparire dalle parole della stessa leader:

Lavoreremo per l’unità, il mio impegno è di essere la segretaria di tutte e di tutti, per tornare a vincere.

Serena Previti