Nuova ordinanza di Musumeci per le festività natalizie: ecco cosa prevede

Nuove misure per il contenimento dei contagi, per la Sicilia partire dal 14 dicembre 2020 fino al 7 gennaio 2021. Saranno relative ai rientri nel periodo delle festività natalizie. La nuova ordinanza approvata ieri, 10 dicembre, dal presidente della regione Musumeci evidenzia infatti la necessità di monitorare ulteriormente gli spostamenti da e per la Sicilia, prevedendo un incremento dei rientri nell’isola e, dunque, un maggior rischio di contagi da Covid-19. Una possibilità estremamente critica per una regione che non vede i contagi abbassarsi e che ha strutture ospedaliere non adeguate a far fronte ad eventuali emergenze gravi. A tal proposito il governatore ha chiarito: “Il rischio di un nuovo esodo verso il Sud è un fatto reale, che non può non destare preoccupazione. Per questo ho ritenuto di chiedere al nostro Comitato Tecnico Scientifico di valutare alcune misure di contenimento e sorveglianza sanitaria, che vorremo condividere anche con il Ministero della Salute”.

Il presidente della regione Sicilia, Nello Musumeci, ha annunciato massimi controlli per il contenimento dei contagi per coloro che durante il periodo natalizio si recheranno nell’isola. Fonte: Il Fatto Quotidiano.

Cosa prevede l’ordinanza

Suddivisa in tre articoli, essa dispone in prima istanza la registrazione sulla piattaforma www.siciliacoronavirus.it, esclusi i pendolari e coloro i quali sono stati fuori dal territorio siciliano per meno di quattro giorni. Durante la registrazione sarà inoltre richiesto l’avvenuto adempimento del tampone rino-faringeo almeno 48 prima dell’arrivo in territorio siciliano.

Nel caso in cui il soggetto interessato non abbia, però, potuto effettuare il tampone molecolare ha l’obbligo di sottoporsi a una delle tre alternative di seguito: tamponi nei drive in, nei laboratori dedicati o l’isolamento presso la propria dimora.

Ricordiamo che, comunque, gli spostamenti tra comuni saranno permessi.

Tamponi rapidi nei drive-in

I tamponi rapidi antigenici sono eseguiti nei drive in appositamente dedicati. In caso di positività, saranno eseguite le ordinarie procedure, con ripetizione del tampone e presa a carico del Sistema Sanitario Regionale. In caso di negatività, il soggetto potrà recarsi direttamente al domicilio, ma sempre mantenendo i dispositivi di protezione individuale, le distanze previste e sottoponendosi a un tampone di conferma a distanza di cinque giorni.

Specifiche attività organizzative sono previste in questo senso per Messina, dal momento che rappresenta la principale via di accesso alla Regione. Sarà allestito un drive in a regime h. 24 nell’area dell’ “ex Gazometro” con 20 postazioni preposte e con altrettanti Covid Team, che si occuperanno dei primi tamponi. Altre aree interessate saranno la Stazione ferroviaria marittima e dell’ex Dogana, le quali saranno presto sgomberate per tale motivo.

I passeggeri che si recheranno in posti diversi dal territorio messinese saranno, invece, presi a carico dalle Asp territorialmente competenti nelle province di destinazione.

Tampone presso laboratorio

Qualora il soggetto decidesse di non sottoporsi alla prima procedura, può sempre scegliere di effettuare il tampone molecolare presso un laboratorio dedicato, a proprie spese.

Isolamento fiduciario

La terza alternativa non richiede tamponi, ma un isolamento della durata di 10 giorni presso il proprio domicilio, con l’onere di comunicarlo al medico di medicina generale.

Le misure di prevenzione nei luoghi pubblici

L’ordinanza detta le regole anche per i luoghi pubblici. Prevede che i centri commerciali siano muniti di strumenti “conta persone”. Secondo precise linee guide nazionali, i suddetti esercizi commerciali dovranno comunicare all’Asp territorialmente competente il numero massimo di clienti ospitabili, che sarà inoltre menzionato in un cartello da affiggere fuori dall’esercizio.

Le medesime precauzioni sono state prese anche in merito di pizzerie e ristoranti, i quali devono tenere un elenco ove siano segnati tutti i clienti serviti ai tavoli per un periodo di circa due settimane.

Sarà, tuttavia, discrezione dei sindaci indicare la possibilità per tali esercizi dell’orario continuato e adottare misure in grado di diminuire assembramenti e stazionamenti in piazze e zone pedonali. Possono altresì richiedere la presenza delle Forze dell’Ordine in luoghi più suscettibili a tale rischio.

In ultima istanza, l’ordinanza coinvolge i medici di Medicina Generale e i pediatri di Libera Scelta nella gestione dei casi positivi, sia effettuando tamponi sia prendendo in esame i periodi di inizio e fine isolamento dei soggetti.

 

Alessia Vaccarella

Fase 2: arriva IMMUNI, l’app di Contact Tracing Digital per la prevenzione dei contagi

Il 4 Maggio inizierà la seconda fase della strategia elaborata dal Governo per fronteggiare l’emergenza Coronavirus. Il momento in cui usciremo di casa non avverrà però a “nuovi contagi 0”, bensì dovremo imparare a convivere con l’idea che qualsiasi occasionale momento di ritrovo o di condivisione comporti di per sé un rischio. Rischio abbattibile grazie all’uso di mascherine, guanti, il rispetto delle regole di distanziamento sociale e altri/nuovi strumenti.

Tra questi ultimi vi è il Contact Tracing Digitale, ovvero un sistema di tracciamento dei soggetti entrati in contatto con cittadini risultati positivi al Covid-19 e che si basa su una ratio molto semplice: viviamo in un mondo interconnesso in cui tutti hanno uno smartphone.

Nell’ottica di garantire una soluzione che permetta una convergenza da parte dei Paesi UE verso un approccio comune e che minimizzi il trattamento dei dati personali, limitando il rischio di violazioni della privacy e della sicurezza dei cittadini, la Commissione Europea ha dettato dei criteri inderogabili. Deve essere garantito l’anonimato, vietata ogni forma di localizzazione e l’adesione deve avvenire su base volontaria. Criteri che hanno ricevuto l’approvazione e il plauso da parte del Garante della Privacy. L’Ue si è soffermata in particolare sulla tecnologia più idonea per le app di tracciamento, individuata nel Bluetooth. Quest’ultimo deve stimare con sufficiente precisione (circa 1 metro) la vicinanza tra le persone per rendere efficace l’avvertimento se si è venuti in contatto con una persona positiva al Covid-19. Per garantire l’anonimato dell’utenza le app utilizzeranno un codice d’identificazione “anonimo e temporaneo”.

In Europa esiste già un progetto che soddisfa questi criteri e verso cui sia Francia che Germania stanno convergendo: il Pepp-Pt (Pan-European Privacy-Preserving Proximity Tracing) al quale lavorano attualmente un gruppo di 130 scienziati e 32 fra aziende e istituti di ricerca di 8 Paesi diversi.

Un secondo progetto, ancora senza nome, vede interessate congiuntamente Apple e Google.  I due giganti della Silicon Valley, che assieme garantiscono la quasi totalità dei sistemi operativi degli smartphone, garantirebbe un minore sforzo per i governi che dovrebbero unicamente appoggiarsi, con le loro app, alla rete già costruita dalle due aziende americane.

In Italia il Commissario Domenico Arcuri, con l’ordinanza n°10 del 16 Aprile pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, ha dato il via libera «alla stipula del contratto di concessione gratuita della licenza d’uso sul software di Contact Tracing e di appalto di servizio gratuito con la società Bending Spoons Spa».

La Bending Spoons ha creato, insieme al Centro Medico Santagostino, alla società di marketing digitale Jakala, a quella di localizzazione GeoUniq e all’avvocato esperto di privacy Giuseppe Vaciago, «Immuni», l’applicazione italiana di tracciamento e contenimento dell’epidemia. La sperimentazione avverrà in alcune regioni pilota per poi essere estesa sull’intero territorio nazionale con l’auspicio di «una massiccia adesione volontaria da parte di tutti i cittadini». Luca Foresti, amministratore delegato del Centro Medico Santagostino, in un’intervista al Corriere della Sera del 17 Aprile ha confermato che l’app «una volta scaricata sul cellulare, permetterà di sapere se nelle settimane precedenti si è entrati a contatto con una persona positiva al Covid-19 e quindi se si è a rischio contagio. Sarà inoltre dotata di un diario clinico che monitora gli eventuali sintomi e permetterà agli utenti di comunicare in modo anonimo se hanno tosse, raffreddore, perdita dell’olfatto e simili».

Filippo Giletto

L’origine del Sars-CoV-2: dai wet market alle analisi computazionali

A lungo si è dibattuto sull’origine del Coronavirus responsabile della COVID-19 e molti sono stati gli appellativi utilizzati e spesso strumentalizzati. Basti pensare all’espressione “virus cinese” utilizzata da Trump per “deviare” l’attenzione dal ritardo dei provvedimenti negli USA, condannata dall’OMS come istigazione al razzismo.

Che il virus sia effettivamente nato in Cina è ad oggi un dato di fatto. E non è neanche la prima volta che succede. La maggior parte delle epidemie degli ultimi anni si è sviluppata in Cina: dall’asiatica del 1957, all’influenza di Hong Kong del 1968, alla SARS e alla COVID-19. Sembra che questo paese sia particolarmente preso di mira dai virus, ma cerchiamo di capire perché.

Tra complotti e realtà

Notizia non recente, ma virale negli ultimi giorni, è che il virus sarebbe nato in un laboratorio cinese. Tutto nasce dalla diffusione, da parte della Rai, di un servizio riguardo un Coronavirus ingegnerizzato ottenuto “inserendo una proteina presa dai pipistrelli sul virus della SARS ricavato dai topi”. Il virus così creato è in grado di infettare l’uomo direttamente dal pipistrello senza necessità di un ospite intermedio come il topo. Il servizio risale al 2015, quindi secondo teorie del complotto ci sarebbe stato tutto il tempo di completare le ricerche.

Immediate e numerose le conferme che si tratti di una bufala. Attenzione, non è una bufala il servizio della Rai, che tratta di un virus effettivamente creato in laboratorio sotto stretti controlli per essere poi studiato approfonditamente dagli scienziati. Ma tale virus, malgrado le coincidenze riguardo SARS e pipistrelli, non ha nulla a che fare con il Sars-CoV-2. E vedremo perché.

Perchè i virus nascono in Cina? I wet market

Nel 2002 il SARS-CoV ha portato a un’emergenza globale, colpendo 29 Paesi e portando alla morte di 774 persone. Si tratta di un virus diverso rispetto al SARS-CoV-2, con una letalità maggiore, del 10% circa, ma molto meno contagioso. La sua nascita, però, è avvenuta in circostanze simili a quella del nuovo Coronavirus: un mercato di Foshan, nella provincia di Guangdong.
La scoperta ha portato il governo cinese a chiudere i mercati e bandire l’allevamento di molti animali, decisione che però, dopo pochi mesi, è stata annullata. Perchè? Basti pensare che nel 2018 questo tipo di industria dell’allevamento è valso 148 miliardi di Yuan, circa 19 miliardi di euro.

I mercati cinesi sono delle sorte di mattatoi all’aria aperta, dove gli animali vengono maciullati e venduti in mezzo alla strada.

I “wet market” di questo tipo sono sparsi in tutto il mondo, in America del Sud come in Africa, ma in Cina la situazione è del tutto particolare. Offrono infatti una grande varietà, non si tratta di animali “convenzionali”, ma anche e soprattutto di animali selvatici e specie protette, che in natura probabilmente non si incomberebbero mai. La mescolanza di liquidi di varia natura, sangue ed escrementi che colano dalle gabbie permette ai virus di passare da un animale all’altro; se poi quell’animale viene consumato da un uomo il virus può, se capace, compiere il “salto di specie”. E se il virus riesce a trasmettersi a un altro uomo, può nascere un focolaio, l’inizio di un’epidemia.

Il Sars-CoV-2 non è nato in laboratorio

Il 17 marzo, sulla rivista Nature Medicine è stato pubblicato un articolo che, esaminando tutti gli studi più recenti sul virus, ne delinea chiaramente l’origine. Il Sars-CoV-2 ha alcune caratteristiche del tutto peculiari.

Il virus è ottimizzato per legarsi al recettore umano ACE2, coinvolto nella regolazione della pressione sanguigna, tramite un dominio di legame RBD (receptor-binding domain), presente sulla proteina spike virale. Le proteine spike sono strutture superficiali che sporgono all’esterno del virus e ne permettono l’adesione alle cellule da infettare.

Proprio tale RBD è la porzione più variabile del virus. Sei amminoacidi del dominio sono fondamentali per il legame con il rettore e 5 di questi sono diversi dai rispettivi amminoacidi del Sars-CoV. Ciò rappresenta una forte evidenza che il virus non è stato manipolato a partire dal virus della SARS.

Altro protagonista dello studio è un sito di clivaggio (di taglio) della proteina spike, coinvolto nell’ingresso del virus nella cellula. Questo sito non è presente negli altri Coronavirus appartenenti alla linea B del genere Betacoronavirus, di cui il Sars-CoV-2 fa parte.

Infine, il profilo molecolare di base del virus, che gli anglosassoni definiscono “backbone”, “spina dorsale”, è geneticamente differente.

Il risultato di questa analisi è che il virus non può essere stato creato in laboratorio. Se così fosse, i ricercatori avrebbero dovuto utilizzare di base un Coronavirus conosciuto, magari già utilizzato per sperimentare la manipolazione genetica (come insegna il servizio del 2015, non sarebbe una novità). Ma il Sars-CoV-2 differisce in modo sostanziale.
La “colpa” è quindi della selezione naturale.

La genesi del virus: le teorie più probabili

Si fondano sulla selezione naturale del virus a partire da sorgenti animali. Non a caso si ipotizza da tempo l’origine della pandemia nel mercato di Huanan della città di Wuhan.

1. Selezione naturale in un ospite animale prima della zoonosi

Il virus si sarebbe trasferito direttamente da un animale all’uomo (zoonosi), come avvenuto per la SARS e la MERS. A sostegno di tale ipotesi, RaTG13, virus ottenuto dal pipistrello Rhinolophus affinis, è identico al ~96% al SARS-CoV-2, ma la proteina spike differisce nel RBD. Anche i pangolini, mammiferi molto simili all’armadillo, importati illegalmente in Guangdong, presentano un Coronavirus simile al SARS-CoV-2, come dimostrato in un articolo pubblicato sulla prestigiosa rivista CellStudi approfonditi hanno dimostrato che nessuno di questi virus è sufficientemente simile al SARS-CoV-2 da esserne il diretto progenitore; d’altra parte la diversità dei Coronavirus nei pipistrelli e altri animali è conosciuta solo in minima parte.

2. Selezione naturale nell’uomo dopo la zoonosi

Il virus, trasmesso dall’animale all’uomo, potrebbe essersi modificato subito dopo, durante la trasmissione inter-umana. Secondo tale teoria, il virus avrebbe infettato l’uomo e si sarebbe trasmesso in piccoli gruppi per il tempo necessario ad adattarsi del tutto all’infezione umana. Ad esempio, il virus dei pangolini, dotato di un dominio RBD sovrapponibile al SARS-CoV-2, potrebbe essersi trasmesso all’uomo, dove nel tempo si sarebbe evoluto sul sito di clivaggio. Per giustificare ciò, i primi casi dovrebbero essersi verificati almeno a fine novembre, il che è effettivamente risultato da studi retrospettivi. Difficile però è dimostrare con certezza tale meccanismo.

In tutto ciò potrebbe essere coinvolto anche un “ospite intermedio”, come ponte tra l’animale d’origine e l’uomo. L’identificazione dell’ospite intermedio e della sua variante virale, così come il sequenziamento dei virus dei primissimi casi in Cina, sarebbero estremamente informativi.

Perché l’origine del SARS-CoV-2 è importante

Comprendere l’origine e i meccanismi di trasmissione del virus è fondamentale per prevenire futuri eventi di zoonosi e pandemie. Inoltre, identificare le varianti animali più intime permetterebbe di accelerare fortemente gli studi sul funzionamento virale.

Nondimeno, è importante per sconfiggere le più classiche teorie del complotto, che sfruttando le attuali “situazioni favorevoli” di caos e disorientamento dell’opinione pubblica rischiano di attecchire.
A tutti è riconosciuto il beneficio del dubbio. Tuttavia, “notizie” che raccontano di come siano stati gli Stati Uniti o Bill Gates a provocare la crisi per motivi economici, o che si tratti di un’arma di distruzione di massa creata in un laboratorio cinese, vanificano ogni tentativo di coesione tra gli individui. Che nel momento storico che stiamo imparando a vivere è ciò che più dobbiamo tenerci stretti.

Davide Arrigo

Coronavirus: il numero dei morti in Italia supera la Cina

L’Italia ormai si trova a combattere un nemico letale quanto invisibile e il bilancio dei contagi e delle persone morte aumenta a dismisura nel corso dei giorni come una grande chiazza d’olio. Delle 10 mila vittime già raggiunte a livello mondiale 3405 é l’agghiacciante bilancio italiano delle vittime colpite dal Covid-19, numero che supera già le 3.249 comunicate da Pechino.

Il tasso di mortalità per Coronavirus in Italia, dunque, diventa superiore a quello della Cinanonostante la nostra sia una nazione con una popolazione 20 volte inferiore al paese Asiatico.

Fonte: Corriere della Sera

Al nord Italia la situazione é sull’orlo del baratro, la Lombardia che negli ultimi giorni sembrava aver avuto una flessione di casi e ritornata a preoccuparsi a causa di 1600 casi in un giorno, la situazione non migliora spostandosi verso il Veneto ed Emilia-Romagna  con piú di 500 contagiati in un solo giorno. In Lombardia, infatti, é stata purtroppo analizzata un accelerazione dei contagi che ha raggiunto i +2271 al giorno.

L’epidemia di Covid-19 sembra alleggerire la sua pressione al sud Italia – almeno finora –  ma si cominciano ad avvertire gli effetti dell’ondata di rientri: in Puglia sembrerebbe che circa il 15% degli studenti rientrati in sede fosse in stato febbricitante e positivo al virus e che per questo l’impennata di contagi sia dovuta alla trasmissione del virus ai genitori e parenti. 

Complessivamente, secondo le ultime statistiche, poi, nella sola giornata di ieri ci sono stati piú di 4milacontagi tra cui 415 morti.

Buone notizie arrivano dal fronte politico dove il ministro degli esteri Di Maio ha annunciato che é stato siglato un accordo che prevede l’arrivo di 100 milioni di mascherine dalla Cina, aiuto molto importante data la situazione di emergenza anche strumentale nel nostro paese mentre la regione Lazio con grandi sforzi logistici sta munendo gli ospedali del Nord di presidi sanitari e di nuove postazioni letto.In questo grafico notiamo come le statistiche non sono positive riguardo al bilancio dei contagi che aumenta a dismisura ogni giorno.

Dal grafico possiamo notare come i contagi in Italia aumentano a dismisura anche rispetto alle previsioni iniziali del governo: il presidente del consiglio Conte infatti ha già annunciato che la quarantena si protrarrà per un tempo più lungo rispetto all’iniziale scedenza del 3 aprile.

 Un dato che invece può farci ben sperare sono i 415 guariti che si aggiungono alle 4mila persone che giá hanno vinto la loro battaglia contro il virus.

Piero Inferrera