Amministrative 2023, il centrodestra ne esce vincente

Al via le elezioni amministrative del 2023, che vedono coinvolti 792 comuni tra cui 17 capoluoghi di provincia e uno di regione. In Italia si sono svolte il 14 e 15 maggio, mentre gli eventuali ballottaggi erano previsti per il 28 e 29 maggio.  Per quanto riguarda le due isole maggiori, tra domenica e lunedì ,si è tenuto il primo turno delle elezioni  in 128 comuni della Sicilia e in 39 della Sardegna. Nella prima si votava in quattro capoluoghi di provincia ovvero : Catania, Ragusa, Siracusa e Trapani. Con più di quindicimila abitanti la soglia di elezioni al primo turno è del 40% dei voti, invece in Sardegna valgono le stesse regole delle regioni a statuto ordinario, cioè verrà eletto sindaco chi ottiene più del 50% dei voti validi. Se non saranno raggiunte tali soglie si tornerà al ballottaggio nelle seguenti date : undici e dodici giugno 2023.

Come sono andate in Sicilia? Vediamo nel dettaglio

  • Catania : tra i sette candidati sfidanti troviamo in testa il candidato del centrodestra Enrico Trantino, al 66,79%.
  • Trapani : è stato rieletto al primo turno il sindaco uscente e candidato di centrosinistra, Giacomo Tranchida, che ha ottenuto il 42,45%.
  • Siracusa : Ferdinando Messina, su cui ha puntato il centrodestra, primo con il 32,22% delle preferenze, andrà al ballottaggio con il sindaco uscente, Francesco Italia, appoggiato da varie liste civiche con il  23,89%.
  • Ragusa: è stato confermato Giuseppe Cassì, il quale ha ottenuto uno schiacciante 62,92%

L’affluenza è in calo

A livello nazionale il dato comunicato dal Viminale dimostra che è del 49,64%, oltre otto punti percentuali in meno rispetto al primo turno. Il primato di astensionismo va a Marano di Napoli: solo il 29,31% degli elettori ha espresso la propria preferenza. Solo in Sardegna si è registrato un lieve aumento rispetto alle precedenti comunali.

A Siracusa è stato aggredito il presidente del seggio

Un trentacinquenne, domenica pomeriggio al seggio nel liceo Quintiliano, avrebbe colpito con un pugno il presidente del seggio dopo essere stato ammonito per aver esibito ,oltre che la carta di identità, anche la foto di chi avrebbe dovuto votare. Obbligando quindi le forze dell’ ordine ad intervenire.

Vittoria del centrodestra ai ballottaggi

Il centrodestra si aggiudica dieci comuni al ballottaggio contro i tre del centrosinistra. La premier, Giorgia Meloni, sottolinea che i cittadini hanno premiato il suo buon governo. Preoccupata, secondo i giornali, invece Elly Schlein, la quale però non pensa di avere determinate colpe su questa sconfitta.

” Il vento a favore delle destre è ancora forte e c’è ancora. Sapevamo che sarebbe stato difficile, Non si cambia in due mesi e il cambiamento non passa mai da singole persone. Ci vorrà un tempo più lungo per ricostruire fiducia e per ricostruire un centrosinistra nuovo e vincente”.

Dopo i primi risultati aveva anche anche evidenziato come “da soli non si vince“. La segretaria dice di essere pronta a rimboccarsi le maniche e a lavorare con ancora più sforzo per rilanciare, anche in queste ore, sulla nostra proposta sui temi cruciali per il futuro nel Paese.

«Bisogna costruire un campo alternativo e credibile alla destra, divisa su tanti temi, ma quando si tratta di andare al voto si presenta unita. E l’alternativa non spetta solo al Partito democratico. Questa sconfitta è una lezione per tutti, non solo per noi. M5S e Terzo polo devono capire che se non si allarga il campo, vince la destra». Alle Europee ognuno correrà per sé, col proporzionale, ma va trovato prima un terreno comune».

Spietato il pensiero di Annalisa Cuzzocrea su La Stampa. « La freschezza della vittoria a sorpresa alle primarie  è ormai passata. Ma non poteva bastare e infatti, alla prima prova concreta, vera, sul territorio, non è bastato. Serviva un progetto, e quel progetto non c’è »

 

Maltempo? No, è la crisi climatica che causa disastri ambientali

È giunta l’ora di smettere di definire come maltempo, tragica fatalità o semplice sfortuna ciò che in questi giorni ha colpito l’Italia. Nonostante i diversi campanelli d’allarme, non tutti sono ancora convinti che la causa principale di questi disastri sia la crisi climatica – oltre che la mala gestione.

Proprio il 15 maggio è scattato l’OvershootDay, il giorno in cui abbiamo esaurito le risorse naturali disponibili per il 2023. Siamo ufficialmente in debito con il nostro Pianeta.

Il nesso tra cambiamento climatico e le alluvioni in Emilia Romagna e nelle Marche

Ripercorriamo, passo passo, quanto successo tra il 15 e il 17 maggio evidenziando insieme cosa non ha funzionato e perché. Trentacinque i comuni allagati, decine di frane e più di venti i fiumi esondati. Questi sono i dati che, più o meno, rimbalzano da un notiziario all’altro, per non parlare di quello più grave: quattordici morti e trentaseimila sfollati. La domanda che la maggior parte della gente si pone davanti a questi eventi è sempre la stessa «si poteva evitare?». Anche la risposta non cambia di anno in anno.

Come impatti sul territorio probabilmente è l’effetto alluvionale più grave di almeno gli ultimi 100 anni. Come estensione delle aree interessate e quantità di precipitazione, così come per danni su più province, è qualcosa di devastante, gravissimo.

Sottolinea Pierluigi Randi, presidente dell’AMPRO (Associazione meteo professionisti).

Già i primi giorni di maggio sono state registrate precipitazioni intense nella regione, ma non come le ultime definite «quelle che cadono di solito in una intera primavera. In un secolo non ci sono mai stati eventi estremi così vicini. La situazione è davvero preoccupante, anche per il futuro».

Spiegazione scientifica

Si tratta di un fenomeno denominato Effetto stau, che si riscontra quando una corrente d’aria, mentre risale lungo una catena montuosa, perde parte della propria umidità, la quale condensa e precipita al suolo sotto forma di neve o pioggia. Questa, insieme al ciclone mediterraneo proveniente dalle coste del Nord Africa, è una delle cause principali del maltempo degli ultimi giorni.

Responsabilità umana

Mauro Rossi, ricercatore dell’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica (IRPI), spiega che nel contesto di queste alluvioni bisogna considerare la cattiva manutenzione del territorio e la poca attenzione dei rischi legati alle sue caratteristiche specifiche. Infatti, l’Appennino romagnolo e le zone collinari a nord sono «altamente propense al dissesto» per natura. Gli errori riguardano sia i versanti dei rilievi, dove l’eccessivo disboscamento e  la livellazione del suolo hanno favorito il deflusso d’acqua verso la valle, sia la pianura che si trova in prossimità dei fiumi.

Ad intervenire sulla questione maltempo anche Nello Musiumeci, che anticipa un approccio ingegneristico diverso.

Nulla sarà più come prima, il processo di tropicalizzazione ha raggiunto anche l’Italia. Serve un approccio nuovo al sistema idraulico su tutto il territorio, perché quello che è accaduto in Emilia Romagna era già accaduto ad Ischia e potrà accadere in tutte le altre zone del Paese

Anche il Po preoccupa

Ci troviamo a Villafranca Piemonte, al confine tra le province di Torino e Cuneo, dove ieri il fiume Po è esondato  raggiungendo i 4 metri di altezza. Tante le zone della regione in cui è stato registrato maltempo per tutta la notte. La stazione meteo di Arpa a Barge (in provincia di Cuneo) ha registrato in tre giorni oltre 300 millimetri di pioggia. Chiusa la statale 589 dei laghi di Avigliana a causa della piena del torrente Ghiandone a Barge.

A Torino, i Vigili del fuoco sono intervenuti per rimuovere alcuni alberi pericolanti e riparare alcune infiltrazioni dai tetti dovuti ad alcuni guasti alle grondaie.

Anche a Cardè si sono verificate esondazioni del fiume Po. Tuttavia, il sindaco rassicura: «È una piena ordinaria. La situazione è di allerta, ma sotto controllo. Abbiamo chiuso alcune strade, e manteniamo alta l’attenzione». Inoltre, si segnalano diverse frane. Il Ribordone, un paese nella valle del torinese, è isolato per la caduta di alcuni massi sulla strada.

Ultima Generazione: gli attivisti “colpiscono” la Fontana di Trevi

Fonte : Ansa

Nella giornata di ieri, 21 maggio, gli attivisti di Ultima Generazione, già protagonisti di azioni analoghe, hanno deciso di gettare del carbone vegetale all’interno della Fontana di Trevi (Roma) tingendo così le acque di nero. Accompagnati da uno striscione con su scritto «Non paghiamo il fossile» , hanno anche ricordato quanto sta accadendo in questi giorni con lo scopo di sensibilizzare il prossimo. Dieci attivisti sono stati fermati dalla polizia locale, non sono mancati gli insulti da parte dei romani e dei turisti nei confronti dei giovani protagonisti.

Di seguito il commento del sindaco di Roma Roberto Gualtieri sull’accaduto:

Tante persone dovranno lavorare per rimuovere la vernice, appurarsi che non ci siano danni permanenti, come noi speriamo . È sempre un rischio che corrono i monumenti. Gli interventi di ripristino sono sempre costosi e hanno un impatto ambientale significativo.

Serena Previti

La cerimonia preparata da mesi, attesa da settant’anni: Carlo III diventa Re

Carlo III e Camilla sono la nuova coppia reale della Gran Bretagna. La cerimonia i cui preparativi andavano avanti da mesi, ha avuto luogo nell’Abbazia di Westminister. Una vasta platea di persone, giunte a Londra da ogni parte del Regno Unito e dal resto del mondo, così come molte altre da casa, hanno seguito l’evento svoltosi sabato 6 maggio.

Carlo III è il nuovo Re del Regno Unito

La cerimonia secondo protocollo

Settant’anni dall’ultima volta in cui si è dovuto seguire il protocollo per la cerimonia di incoronazione del sovrano di Gran Bretagna, quando Elisabetta II, salì al trono a soli diciotto anni, prima di dare inizio al regno più lungo della storia britannica.

Con “Processione del Re” ha avuto inizio l’evento, a partire dalle 11.20 (ora italiana). Per circa quaranta minuti, Carlo e Camilla hanno attraversato i luoghi più famosi della città di Londra, a bordo della Diamond Jubilee State Coach – l’elegante carrozza costruita per i 60 di Elisabetta – da Trafalgar Square, a Parliament Sqare, passando per Whitehall.

Poi l’arrivo a Westminister e l’inizio della cerimonia vera e propria alle ore 11 locali. La coppia ha percorso la navata fino a giungere il centro dell’Abbazia, davanti il cosiddetto Teatro dell’Incoronazione, tradizionale punto per l’incoronazione.

Da quel momento in poi, si sono susseguiti tutti i passaggi previsti dalla tradizionale procedura. Il giuramento, durante il quale Carlo ha giurato di esercitare i propri poteri con giustizia. Di seguito l’unzione, unico momento concesso alle telecamere, durante la quale l’arcivescovo di Canterbury ha unto le mani, il petto e la testa del nuovo re.

I paggi hanno portato tutti gli oggetti simbolo della regalità, che sono stati completati con la corona di Sant’Edoardo per Carlo e la Queen Mary’s Crown per Camilla, pezzo generalmente conservato all’interno della Torre di Londra, che per rendere un omaggio alla scomparsa Elisabetta, è stata modificata con l’aggiunta di pietre dalla collezione privata di quest’ultima.

Tra gli invitati, nobili, celebrità e capi di stato, tra cui anche il presidente della Repubblica Mattarella. Eccezionale evento, inoltre, la presenza, all’interno dell’Abbazia, di una delegazione del Vaticano con il cardinale Pietro Parolin: non accadeva da 500 anni che un membro della Chiesa di Roma prendesse parte all’incoronazione del capo della Chiesa d’Inghilterra. Infatti, all’incoronazione di Elisabetta II, un rappresentante del papa Pio XII seguì la cerimonia dall’esterno dell’abbazia.

Dopo l’incoronazione, la nuova coppia reale si è diretta a Buckingham Palace con la famosa carrozza Gold State Coach, costruita nel 1762 e usata per tutte le incoronazioni dal 1831.

Così, nel primo pomeriggio, dalla celebre balconata, Carlo III e Camilla hanno salutato la folla, per la prima volta da Re e Regina, facendo volgere al termine l’evento. 

Harry arriva a Londra con un volo di linea

Per settimane, si è cercato di carpire indiscrezioni al riguardo, per capire se ci sarebbe davvero stato o no. Stiamo parlando di Harry, il principe che ha scelto di non essere più tale.

Appena arrivato, è stato buttato subito nel mirino dei media, a partire dalla sua scelta di prendere un un volo di linea dell’American Airlines, come svelato dal il Daily Mail.

Harry aveva già programmato di trattenersi poco, per tornare dalla famiglia in America e riuscire a festeggiare,  sfruttando la differenza di fuso orario, il compleanno del figlio Archie, che ricorre proprio il 6 maggio. Meghan, infatti, non lo ha seguito, rimanendo a casa con i due figli.

Durante la cerimonia, avrebbe dovuto sedersi accanto a William e Kate, ma avendo rinunciato, come ben sappiamo, ad essere un membro attivo della casata reale, il suo posto era in terza fila.

Nessun’altro motivo, se non il protocollo: tutti i tredici membri della famiglia reale sono stati disposti secondo la linea di successione, di cui ora Carlo è il vertice. Harry non ha, infatti, neanche indossato la divisa militare.

Secondo le indiscrezioni, avrebbe dormito a Frogmore Cottage, proprietà donatagli dalla nonna come regalo di nozze, ma che Carlo vorrebbe sottrargli per darla al fratello Andrea.

Una lontananza che ormai sembra sempre più grande, ma mai come quella dal fratello William. Ritornano sempre alla mente, quelle immagini di due bambini sempre uno di fianco all’altro.

Lontani, però, sabato, hanno assistito a quel momento che hanno sempre saputo sarebbe arrivato. Eppure nel volto della regina non hanno riconosciuto la madre.

Chissà se questa paradossale speranza, che potrebbero aver, ancora una volta, nutrito entrambi, li avrà fatti essere di nuovo vicini.

 

“Sono qui per servire”

Nonostante le tantissime persone che hanno seguito la cerimonia dal vivo o da casa, non è un mistero che il consenso per Carlo III non sia così alto. Forse non aiuterà neanche la sua dichiarazione durante l’incoronazione, “Sono qui per servire, non per essere servito“, o lo snellimento della procedura da passaggi ampollosi, come quello della genuflessione, eseguita solo da William simbolicamente per tutti.

Intanto dalla folla, è emerso qualche “Non è il mio re“. Nella stessa giornata, sono stati addirittura eseguiti degli arresti: un’azione preventiva tra soggetti delle frange anti-monarchia, presso Scotland Yard.

I britannici, soprattutto gli inglesi, amano ancora la monarchia, ma i tempi cambiano, così come il monarca.

Carlo non ha mai goduto, come sappiamo, di un consenso così largo e sentito, o meglio, nel corso del tempo, alcuni avvenimenti sono stati sempre più a sfavore che a favore della simpatia verso di lui. Non è un personaggio a cui si perdona, anzi, tutto il contrario. Forse, semplicemente, a volte, non si può far niente contro un destino.

Riuscirà, dunque, Carlo a rimanere sè stesso, ma allo stesso tempo convincere di essere il re che il Regno Unito vorrebbe, ma che non si aspetterebbe?

In ogni caso, un’altra pagina di storia, è stata scritta.

 

Rita Bonaccurso