La consapevolezza sull’autismo: intervista al Centro di Barcellona

I momenti di sensibilizzazione nei confronti di tematiche importanti quali l’autismo, su cui oggi ci concentreremo, sono essenziali per creare un percorso di consapevolezza sociale, e non dovrebbero rimanere episodi a sé stanti, ma vanno comunque “sfruttati” al fine di lanciare dei messaggi importanti.

In previsione del 2 aprile, Giornata Mondiale per la consapevolezza sull’autismo, abbiamo approfondito una realtà che offre i propri servizi e contributi al nostro territorio da moltissimi anni: si tratta del Centro Dedicato per l’Autismo di Barcellona Pozzo di Gotto.

A questo proposito, abbiamo avuto il piacere di incontrare Claudio Passantino, Presidente e rappresentante legale della cooperativa “Progetto Dopo di Noi”, che gestisce il Centro Dedicato per l’Autismo di Barcellona Pozzo di Gotto, e Nica Calabrò, componente dell’Angsa Messina e referente della campagna “Sporcatevi le mani”, in collaborazione con “i Bambini delle Fate”.

Claudio Passantino:

Buon pomeriggio, grazie per aver accettato di svolgere questa intervista. Per iniziare, potrebbe fornisci una panoramica generale sui servizi che un centro per l’autismo offre?

Il Centro diurno dedicato per l’autismo è un centro in convenzione con l’ASP di Messina: le famiglie che si rivolgono a noi portando qui i propri figli con disturbo dello spettro autistico non devono sostenere alcun impegno economico per poter ottenere l’accesso all’interno del centro: l’accesso comporta due anni di trattamenti riabilitativi, alla fine dei quali i ragazzi vengono dimessi, a causa di una lunga lista d’attesa. In questo modo, c’è la possibilità per altri bambini e ragazzi di accedere ai nostri servizi.

Attualmente, oltre a questa realtà gestiamo anche un centro socioeducativo per l’autismo.

In sostanza, seguiamo complessivamente cento bambini e ragazzi con disturbo dello spettro autistico, provenienti da tutto il territorio della provincia di Messina, soprattutto la fascia tirrenica da Messina a Patti, incluso l’entroterra.

Una domanda apparentemente banale, ma essenziale: che cos’è l’autismo?

Il disturbo dello spettro autistico è un disturbo del neurosviluppo, che comporta una condizione di disabilità sin dai primi anni: di solito viene diagnostico entro i primi 18 mesi e dura per tutto il corso della vita.

Attualmente non ci sono possibilità di “guarigione”: si tratta di una condizione per la quale è possibile solo migliorare l’autonomia e lo svolgimento di alcune attività quotidiane al fine di facilitare la vita. Inoltre, bisogna considerare che vi sono tre diversi livelli di funzionamento.

In che modo il Centro supporta la socializzazione e l’inclusione delle persone con autismo nella società?

Questo è uno degli obiettivi che attualmente abbiamo previsto di poter raggiungere: la possibilità che i nostri ragazzi anche durante il periodo di trattamento riabilitativo possano acquisire competenze occupazionali, tant’è vero che abbiamo avviato un laboratorio d’arte dove i ragazzi sono impegnati a realizzare dei manufatti, dimostrando le loro capacità lavorative.

Oltre a questa attività, stiamo prevedendo di prendere contatto anche con aziende e imprese del territorio, che possano accettare la presenza di nostri ragazzi, che seguiti, istruiti, formati, durante la giornata impiegheranno tempo in un lavoro, per dare loro possibilità di avere un’occupazione.

Questo è il nostro obiettivo per i ragazzi: renderli presenti anche al di fuori della nostra realtà. Ma per far questo occorre creare cultura dell’inclusione dal punto di vista sociale e delle imprese.

Nica Calabrò:

Quanto è importante la visibilità esterna e la percezione sociale della consapevolezza dell’autismo?

Per quanto riguarda la percezione dell’autismo, credo che negli ultimi dieci anni si siano fatti tanti passi in avanti, perché attraverso i mass media, sia i social che i programmi televisivi, ci sono state diverse rappresentazioni del mondo dell’autismo, anche attraverso personaggi più noti.

Questo ha fatto sì che si cominciasse a conoscere la condizione autistica un po’ più da vicino. Ma gli stereotipi sono tanti rispetto al mondo dell’autismo: è più facile immaginare una persona autistica con un buon funzionamento e delle doti particolari, rispetto ad una persona autistica con problemi neurologici e con disabilità e difficoltà molto più importanti.

Il lavoro che cerchiamo di portare avanti è di far conoscere lo spettro dell’autismo nelle sue forme, rappresentando la diversità di ogni persona. La società deve essere formata, sensibilizzata, soprattutto informata.

Molto spesso le persone vengono discriminate: è una società che sta andando in direzione più individualista che di comunità e i nostri ragazzi incontrano molte difficoltà ad inserirsi in contesti collettivi.

E voi, vi ritenete visibili all’interno della comunità di appartenenza? La consapevolezza di cui parliamo è presente o, comunque, ci troviamo nella strada giusta da percorrere?

È chiaro che ci sia ancora molto da fare per il riconoscimento della condizione autistica. Però rispetto al passato certamente siamo sulla buona strada, poiché abbiamo meno “vergogna” di rappresentarla.

Noi ce la stiamo mettendo tutta perché i nostri ragazzi vengano accolti, e quindi promuoviamo tutta una serie di iniziative affinché gli sia data visibilità: dalla spesa al supermercato, alle attività di vita quotidiana nel contesto sociale, a delle esperienze di sport, dei cammini…

Nel mondo del volontariato, abbiamo difficoltà a trovare persone che ci aiutino, soprattutto della fascia giovanile. E questo potrebbe essere anche un appello al mondo universitario: per chi si dedica a percorsi di studi umanistici o nell’ambito della formazione, entrare in contatto con il mondo dell’autismo può essere un orientamento per il lavoro del futuro, oltre che per sviluppare una sensibilità diversa.

 

Gli appuntamenti di sensibilizzazione per i prossimi giorni sono due: il 29 marzo alle ore 18:00 a Barcellona Pozzo di Gotto presso il Parco Maggiore La Rosa si terrà uno stand informativo e saranno anche esposti i manufatti realizzati dai ragazzi nel laboratorio d’arte.

Il 5 aprile, invece, alle 16:30 presso la sede del Centro (Via Kennedy, 217; Barcellona P.G.), si terrà un incontro con le sessanta piccole imprese aderenti alla campagna “Sporcatevi le mani”.

Noemi Munafò

Trump e Zelensky: equilibri in bilico

Il catastrofico confronto

Si era concluso in maniera disastrosa l’incontro tenutosi il 28 febbraio scorso alla Casa Bianca presso lo Studio Ovale tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. I due, insieme al vicepresidente americano JD Vance, avevano tentato di discutere le condizioni che avrebbero potuto dare inizio delle trattative di pace per la guerra in atto tra Ucraina e Russia. Ma alla fine i toni si sono accesi, divenendo denigratori nei confronti del leader ucraino, accusato di non essere abbastanza diplomatico, addirittura un dittatore, e di non auspicare ad una vera pace per il proprio paese.

Il colloquio si era concluso con l’abbandono anticipato del suolo americano da parte di Zelensky, la mancata concessione delle terre rare e, di conseguenza, la mancata firma degli accordi.

Zelensky pronto alle trattative in virtù di un nuovo dialogo

Subito dopo, la notizia che aveva messo in agitazione tutto il mondo: l’America non avrebbe più fornito a Kiev le armi, e sarebbe saltata anche la condivisione di dati di intelligence da parte della Cia, come affermato dal suo capo John Ratcliffe. Tali pressioni probabilmente avevano l’obiettivo di “costringere” l’Ucraina ad accettare senza troppe pretese le condizioni americane, privandola delle sue difese.

Dunque, messo alle strette, Zelensky alla fine sembra cedere, dichiarando che il dialogo con gli Stati Uniti è stato ristabilito, e “molto presto” avverrà un nuovo incontro, in cui probabilmente i leader ridiscuteranno l’intesa sui minerali. Ad esortare il presidente ucraino affinché avvenisse un riavvicinamento era stato anche il primo ministro inglese Keir Starmer.

Sul social X Volodymyr Zelensky scrive: “Vogliamo tutti un futuro sicuro per il nostro popolo. Non un cessate il fuoco temporaneo, ma la fine della guerra una volta per tutte. Con i nostri sforzi coordinati e la leadership degli Stati Uniti, questo è del tutto realizzabile”, riferendo della telefonata avuta con il cancelliere tedesco Olaf Scholz.

Dmitry Peskov, portavoce di Putin, afferma che il Cremlino giudica ora positivamente il riavvicinamento di Stati Uniti d’America e Ucraina per le trattative.

Le reazioni dal mondo

Tutti i paesi europei, nel frattempo, stanno avviando un processo di mobilitazione compatto per correre al riparo.

Visto il cambiamento delle posizioni americane, il presidente francese Emmanuel Macron si è mostrato preoccupato, e nel suo discorso alla Nazione francese, sottolineando la pericolosità della Russia per la Francia e per tutti i paesi europei, ha invitato questi ultimi ad un “summit militare con chi vuole la pace”, affermando: “L’Europa rafforzi la difesa e sia più indipendente”.

A questo proposito, si è riunito nella giornata del 6 marzo il vertice europeo straordinario di Bruxelles sull’Ucraina e sulla difesa, per discutere il ruolo dei paesi europei nel progetto illustrato dalla presidente della commissione Ue Ursula von der Leyen, confluito nel piano ReArm Europe, che prevede 800 miliardi di euro da investire per equipaggiare militarmente Kiev.

Noemi Munafò

Duello, il nuovo libro di Antonio Talia

La cattura del tamunga

Sono passati ormai 4 anni dall’arresto, questa volta definitivo, del boss latitante Rocco Morabito, esponente di spicco della mafia calabrese, conosciuta anche come ‘ndrangheta. Il boss è riuscito a sfuggire al proprio arresto per oltre vent’anni, fino al 2021, anno in cui è stato arrestato in America Latina. Nel 2024 è stato estradato in Italia. Ma chi è questa persona? E cosa ha fatto di talmente grave? Sono riuscito a intervistare Antonio Talia, giornalista d’inchiesta esperto di criminalità organizzata, che mi ha informato meglio sull’accaduto e, grazie al suo racconto, ho compreso quanto, anche la mafia, sia all’avanguardia nelle tecnologie. 

A tu per tu con l’autore

Come ha seguito questo caso?

Ho letto diversi documenti, sentenze. Sono partito dalla ricostruzione della vicenda su base processuale, quindi principalmente dalla sentenza Fortaleza, ma ho seguito anche altre operazioni riguardanti il clan ‘ndranghetista. Ho collaborato con il colonnello della Ros (Reparto operativo speciale) e il Procuratore Bombardieri. Il boss è stato una figura di spicco della criminalità calabrese. Oggi Matteo Messina Denaro è raccontato come il capo di “Cosa Nostra”, ma non penso sia cosi. Quando lui è stato catturato non gestiva grandi traffici internazionali, aveva una catena di supermercati. Rocco Morabito è una figura diversa.

Il boss Morabito era già stato arrestato nel 2017, dopo 23 anni di latitanza, in America. Insolito, dato che in genere i latitanti trascorrono la loro latitanza a “casa”. Ciò è quanto sostengono le narrazioni.

Morabito da giovane aveva già rapporti con il narcotraffico internazionale. Sua moglie possiede la cittadinanza angolana. Era riuscito a sfuggire all’Operazione Fortaleza ed era protetto in America Latina. Anche in questi ultimi giorni sono stati arrestati due boss calabresi in Germania.

Morabito è riuscito a evadere dal carcere uruguagio nel 2019. C’è un precedente, in quanto anche El chapo, altro noto criminale, è evaso per ben due volte dalle carceri del Sud America, per poi venire finalmente arrestato ed estradato direttamente negli Usa. C’è qualcosa che non torna nelle carceri sudamericane?

Sulla sua fuga ci sono molte teorie, sicuramente ha avuto a disposizione dei particolari telefoni cellulari. Il boss è risultato essere in contatto anche con la famiglia Bellocco, di Rosarno. Ma non sappiamo tutta la verità. L’Uruguay non è un paese completamente sotto il controllo criminale, è anche riuscito a collaborare al successivo arresto del latitante. Molte persone hanno avuto rapporti con il boss, tra queste anche un ex campione della nazionale di calcio uruguagia, Marcelo Saralegui, il quale ha affermato di averlo incontrato ben 17 volte. Ma non si è ancora capito che ruolo abbia avuto Saralegui con il boss.

Ma è possibile che ci sia un collegamento tra il collaboratore di giustizia Vincenzo Pasquino e l’arresto di Morabito? Ricordiamo anche che Pasquino, di recente, ha fatto rivelazioni importanti sui collegamenti tra la mafia calabrese e quella sudamericana.

Vincenzo Pasquino è il responsabile dell’arresto del boss Morabito, altrimenti il boss sarebbe stato arrestato molto tempo dopo. Anche Pasquino aveva contatti con vari cartelli sudamericani. Sulle sue rivelazioni bisogna però attendere i riscontri giudiziari. Pasquino è una figura meno solida di Morabito.

Morabito può contare su molto sostegno, era anche capace di trattare direttamente con la mafia sudamericana. Quanto era pericoloso?

Adesso questo è difficile da capire. Lui rimane tutt’ora rispettato nella mafia ed è divenuto, purtroppo, una figura d’ispirazione per altri criminali. Anche se, probabilmente, nel ruolo che ricopriva è già stato sostituito.

Che cosa sono i criptofonini Encrochat e a cosa servono?

Sono telefonini creati da alcune case di software e sono letteralmente a prova d’intercettazione. I criminali non potevano fare telefonate, ne inviare video o foto, ma potevano solo messaggiare. Questi telefonini erano inizialmente stati inventati per proteggere la privacy. C’era inoltre un pulsante rosso per cancellare i messaggi. Si tratta di telefoni usati da tutti i criminali del mondo, ma il boss Morabito era sempre molto prudente, anche quando utilizzava questi strumenti.

Il procuratore capo della procura di Napoli, Nicola Gratteri, ha lanciato l’allarme su queste nuove tecnologie e su come la mafia sia avanti rispetto alla magistratura. Gratteri ha sostenuto il bisogno, per l’Italia, di investire nel settore delle nuove tecnologie.

Ci sono molte tecnologie sfruttate dalla mafia. Nel campo delle criptovalute, dei token usati per il riciclaggio. Oggi, purtroppo, la ‘ndrangheta è all’avanguardia in questo settore. Anche se, personalmente, non credo che l’Italia sia cosi arretrata. Certo, un aiuto importante nell’operazione che ha portato all’arresto del boss l’ha dato la Francia, questo va riconosciuto. L’Italia deve sicuramente investire di più, ma è sulla buona strada. Per chi vuole approfondire meglio la storia che ha condotto all’arresto del boss Morabito, può leggere il mio ultimo libro, Duello, nelle librerie da domani 18 Febbraio. 

Roberto Fortugno

Fonti:

https://www.corrieredellacalabria.it/2024/12/14/ndrangheta-i-racconti-inediti-di-vincenzo-pasquino-laffiliazione-nel-2011-la-droga-e-il-viaggio

 

 

 

Kant GPT: la filosofia del limite nell’epoca delle IA

Lo spartiacque nella storia della Filosofia

Il pensiero di Immanuel Kant è senz’altro una pietra miliare nella storia della Filosofia.

La filosofia kantiana è allo stesso tempo il prodotto di secoli di storia della filosofia e la chiave di volta per la comprensione dei giganti dei secoli successivi (come ad esempio Hegel).

«Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria conoscenza», questo è quanto detto da Kant nella sua celebre definizione di Illuminismo, pubblicata nel 1783 sulla rivista Berlinische Monatsschrift. 

Ciò che per l’uomo è “conoscenza”, scaturisce dall’operazione di unificazione di diverse categorie e forme pure attuata dall’unità mentale detta Io, presente nella mente di ogni uomo. L’attenta indagine sul metodo conoscitivo stesso è caratteristica in gran parte del pensiero di Kant.

L’epoca delle IA

Oggi siamo abituati a sentire parlare continuamente di Intelligenze Artificiali (IA). Alla luce del loro immenso successo, sembrerebbe che le IA siano attualmente lo strumento di conoscenza più potente in mano all’essere umano. Disporre di un software capace di reperire informazioni molto rapidamente da un’immensa banca dati è sicuramente di grande utilità.

La domanda sorge spontanea: le IA sarebbero uno strumento conoscitivo valido nella filosofia kantiana?

Il limite nel pensiero kantiano

Il “limite” che Kant pone alla conoscenza umana è sicuramente centrale per rispondere al nostro interrogativo.

Kant distingue tutto ciò che fa parte della realtà in fenomeno (ciò che si manifesta) e noumeno (la cosa in sé). Tramite il nostro Io possiamo analizzare in modo efficace il fenomeno, ma il noumeno è destinato a rimanere ignoto poiché totalmente inosservabile. L’uomo può analizzare soltanto ciò che riesce ad osservare, quindi il suo sguardo resta “superficiale”.

Le IA operano tramite algoritmi ideati dall’essere umano. Immaginate di provare a creare qualcosa che possa ragionare tramite un Io che gli è stato fornito da noi. Come possiamo pretendere che ciò ci conduca ad un maggiore livello di comprensione riguardo ciò che ci circonda? La convinzione che le IA possano essere una fonte esatta ed indispensabile di conoscenza è un’illusione che porta l’uomo a credere di potersi servire di un mezzo artificiale per comprendere la natura delle cose.

Gli altri strumenti in mano all’uomo

Va detto che le IA non sono l’unico strumento che l’uomo utilizza per comprendere ciò che lo circonda. Tutte le scienze “esatte”, le scienze “della natura” (Matematica, Fisica, Chimica ecc.) si sono rivelate un potente ed efficace strumento in mano all’uomo per comprendere ed analizzare ciò che avviene nella vita di tutti i giorni.

Anche le già citate scienze sono effettivamente fatte di calcoli ed approssimazioni basati su una fitta rete di convenzioni stabilite nel corso dei secoli. Ciò non le rende, però, meno valide per analizzare la natura.

La cosa essenziale è che l’uomo utilizzi questi strumenti nella totale consapevolezza di essi: non posso chiaramente affidarmi a calcoli di tipo matematico per rispondere a domande di tipo esistenziale. Come per ogni strumento, rendere la Scienza l’unica entità in cui si ripone una fede cieca si potrebbe rivelare un errore madornale.

Il punto di incontro

Proprio come Kant ha posto ogni cosa sotto giudizio presso il tribunale della ragione, anche noi dobbiamo essere capaci di utilizzare nel modo giusto ogni nostro strumento.

Arricchire la propria conoscenza nozionistica tramite le IA può essere un grande aiuto. Il nostro compito è quello di approfondire tali nozioni, ragionarci su, interpretarle e metterci del nostro. Rendere “soggettive” le nozioni acquisite tramite lo studio e la lettura è fondamentale per evitare un mondo in cui tutto è monotono.

Non possiamo monopolizzare il sapere riponendo ogni nostra fiducia nelle IA, possiamo però utilizzarle per arricchire le nostre conoscenze di base da approfondire successivamente.

In conclusione, sarebbe proprio utile, al giorno d’oggi, avere un KantGPT che possa effettuare una nuova Critica della ragion pura riguardante i metodi conoscitivi delle IA.

Morti sospette all’Ospedale “Papardo”: si teme per un batterio killer

Sette morti sospette dopo interventi cardiaci nell’ultimo mese e mezzo, l’ultima vittima è un uomo di 82 anni deceduto dopo un intervento di angioplastica. Si pensa ad un batterio killer.

L’ultima vittima 

L’ultima vittima, un uomo di 82 anni emigrato in Australia, era stato ricoverata all’Ospedale Papardo dopo un malore avuto mentre si trovava in vacanza a Stromboli. Giunto in ospedale era stato sottoposto ad un intervento di angioplastica. La convalescenza procedeva bene fin quando l’uomo non ha contratto un’infezione alle vie urinarie e alle vie respiratorie, per poi morire il 17 settembre. Subito dopo il decesso, i familiari della vittima hanno dato incarico al loro legale di presentare un esposto per chiarire le cause del decesso.

Le morti sospette sono almeno 7 

Il decesso dell’ottantaduenne australiano, è solo l’ultima di una serie di morti sospette che negli ultimi due mesi sono state registrate all’ospedale Papardo. Sarebbero infatti ben 7 le morti avvenute dopo interventi cardiaci, tutte causate da un’infezione che ha colpito le vittime nel post operatorio. La prima morte sospetta è stata quella di Maria Dora Biondo segnalata lo scorso 23 settembre in seguito ad una denuncia presentata dal legale della famiglia della vittima. Da quella denuncia gli inquirenti sono risaliti ad altri 5 casi analoghi, a cui si è aggiunto il più recente, quello dell’uomo australiano. Da qui la necessità di indagare.

Possibile batterio killer

Le indagini, condotte dai Nas di Messina e Catania, hanno portato al sequestro di due sale operatorie e hanno accertato una serie di criticità in termini di salubrità degli ambienti operatori. Nello specifico è stato anche rilevato il superamento della soglia di rilievo della presenza di agenti patogeni e altri microorganismi. Per questo motivo, una delle piste più accreditate è quella della presenza di batterio killer nelle sale operatorie sterili. Attualmente l’inchiesta è per omicidio colposo e sono tre i medici coinvolti nelle indagini.

Inviati anche gli ispettori della Regione dopo le morti sospette

Le morti sospette e la possibile presenza di un batterio killer all’ospedale Papardo ha portato Giovanna Volo, l’assessore regionale alla Salute, ad inviare degli ispettori per cercare di fare chiarezza sulla situazione. Anche il Codacons è intervento richiedendo verifiche regionali in tutte le strutture pubbliche e private della Sicilia.

Francesco Pio Magazzù

Mattarella risponde a Musk:”L’Italia sa badare a se stessa”

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella replica con fermezza al patron di X Elon Musk. Il plurimiliardario, entrato ufficialmente nell’amministrazione Trump, aveva attaccato tramite alcuni tweet la magistratura italiana sul caso migranti in Albania.

La vicenda

Il 12 novembre la sezione immigrazione del tribunale di Roma ha annullato i trattenimenti dei sette migranti trasferiti in Albania. Il tribunale si è inoltre appellato alla Corte di Giustizia europea per chiarimenti sull’applicazione della norma. Musk, che già in passato si è dichiarato sostenitore delle politiche del governo Meloni, ha utilizzato il proprio profilo X per attaccare la magistratura italiana.Questi giudici devono andarsene” (These judges need to go), è questo il primo commento di Musk al quale è seguito un secondo tweet ancora polemico: “Questo è inaccettabile. Il popolo italiano vive in una democrazia o è un’autocrazia non eletta a prendere le decisioni?”.

X. Il primo tweet di Elon Musk sul caso migranti in Albania

 

Il Presidente Mattarella risponde a Musk

Non si è fatta attendere la risposta del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che pur non citando Musk, ha risposto con fermezza alle accuse: «L’Italia è un grande Paese democratico e devo ribadire, con le parole adoperate in altra occasione, il 7 ottobre 2022, che ‘sa badare a sé stessa nel rispetto della sua Costituzione’. Chiunque, particolarmente se, come annunziato, in procinto di assumere un importante ruolo di governo in un Paese amico e alleato, deve rispettarne la sovranità e non può attribuirsi il compito di impartirle prescrizioni”».

Dopo l’iniziale imbarazzo arriva il commento di Palazzo Chigi 

“Ascoltiamo sempre con grande rispetto le parole del colle”. Dopo le iniziali ore di silenzio di palazzo Chigi, arriva il commento della Presidente del Consiglio dei Ministri. Nel pomeriggio è poi seguita una telefonata tra la Premier e il Patron di Tesla, a cui però non è seguito alcun commento ufficiale da parte di Giorgia Meloni in un clima di evidente imbarazzo politico.

Opposizioni compatte sulle parole di Musk

La scelta del governo è stata dunque quella di non intervenire ufficialmente nello scontro, lasciando la scena al Quirinale ma cercando di far tornare Musk su suoi passi. Le parole di Musk, come facilmente immaginabile, hanno generato diverse polemiche nei confronti del governo reo di non aver risposto alle accuse. Da Conte a Schlein, passando da Calenda, tutta l’opposizione parla di “silenzio assordante del governo” e ringrazia Sergio Mattarella per aver difeso la sovranità italiana.

Dopo le parole di Mattarella la nuova risposta di Musk 

Il giorno dopo le parole di Mattarella e la chiamata con la Premier Meloni, il patron di X si affida nuovamente ad un tweet di un suo referente per cercare di porre fine alle polemiche. Nel tweet si legge infatti che Musk rispetta Mattarella e la sovranità italiana ma che, la libertà di espressione è garantita dal Primo Emendamento e dalla stessa Costituzione Italiana. Conclude ricordando che i rapporti con l’Italia sono ottimali come dimostrano i fatti del 2023 quando in seguito alle alluvioni in Emilia l’imprenditore ha dato connettività satellitare gratuita ai cittadini e ai soccorritori. Il comunicato alla fine conclude dicendo che:“l’imprenditore si augura che le relazioni Stati Uniti-Italia siano sempre più forti e auspica di incontrare presto il Presidente della Repubblica“.

 

Francesco Pio Magazzù

La Maternità surrogata diventa un reato universale

Maternità surrogata, l’Italia rende la pratica un reato universale e introduce nuove severissime pene. I genitori che faranno ritorno in Italia dopo esser ricorsi alla pratica della “gestazione per altri“, rischiano dai tre mesi ai due anni di reclusione oltre ad una sanzione pecuniaria che potrà arrivare fino ad un milione di euro.

Infatti il 16 ottobre si è discusso ed approvato al Senato il Disegno di Legge sulla Maternità Surrogata, precedentemente approvato dalla Camera nel luglio del 2023, che estende la perseguibilità del reato di gestazione per altri (GPA) anche ai cittadini italiani che ricorrono o hanno già ricorso alla pratica all’estero.

Cosa prevede la legge e cosa cambia

Il ddl introduce una norma che modifica le precedenti disposizioni, ovvero l’articolo 12 della legge 40 del 19 febbraio 2004 che al comma 6 già punisce con la reclusione da 3 mesi a due anni e con una multa dai 600.000 euro ad un milione di euro “chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità”.

La norma, considerata legge simbolo di Fratelli d’Italia, estende le sanzioni anche a chi ha un figlio con la GPA anche se va all’estero e in un paese che considera la pratica totalmente legale. L’intervento del capogruppo della Lega, espressione della maggioranza di governo, Massimiliano Romeo spiega la ratio della norma:

“Con questo provvedimento vogliamo infatti evitare che il divieto previsto in Italia venga aggirato, andando all’estero per commissionare un bambino che poi viene riconosciuto nel nostro Paese”

Maternità surrogata o utero in affitto, di cosa si tratta? 

La maternità surrogata o gestazione per altri (Gpa), detta volgarmente utero in affitto, è una pratica in cui una donna, definita madre surrogata o gestante per altri, porta a termine una gravidanza per conto di una coppia o di un singolo che non possono avere dei figli naturalmente. Questa pratica, già reato in Italia, può essere svolta dietro retribuzione o con fine altruistico. A livello scientifico accade che gli ovuli e lo sperma della coppia vengono utilizzati per creare un embrione tramite la fecondazione in vitreo, embrione che sarà poi impiantato nella madre surrogata la quale porterà avanti la gravidanza per poi “consegnare” il figlio ai genitori designati.

Cosa si intende per reato universale? 

Come detto, la nuova norma trasforma la maternità surrogata in un reato universale, al pari di gravi reati quali l’omicidio. Si tratta di una fattispecie perseguibile penalmente ovunque sia compiuta nel mondo derogando di fatto il principio di territorialità. Se prima infatti si poteva essere perseguiti per la GPA solo se effettuata nel territorio italiano, la nuova norma trasformando il reato in un reato universale rende penalmente perseguibili chiunque la effettui anche al di fuori del territorio nazionale, anche se effettuata in paesi dove la pratica è riconosciuta come legale.

Cosa dicono le opposizioni 

Le opposizioni si sono compattate in una forte critica unanime, dentro e fuori l’Aula del Senato. La senatrice Elena Cattaneo definisce il provvedimento «un manifesto ideologico a danno delle famiglie e bambini». Il capogruppo di Isaia Viva, Ivan Scalfarotto attacca dicendo che il nuovo provvedimento viola l’articolo 3 della Costituzione e la senatrice M5S Alessandra Maiorino parla di «un obbrobrio giuridico» che equipara la GPA ai crimini di guerra e alla tortura.

Francesco Pio Magazzù

Attentato a Mosca: l’ISIS-K rivendica la strage

Lo scorso venerdì quattro uomini armati di fucili automatici, coltelli e armi incendiarie hanno fatto irruzione al Crocus City Hall di Mosca, uccidendo più di 130 persone e ferendone centinaia. La sala concerti si preparava ad ospitare una famosa rock band dell’era sovietica e ancora attiva, i Picnic. Non si conosce l’esatto numero di presenti al momento dell’attentato, ma i biglietti venduti sono stati più di seimila. Gli attentatori hanno sparato sulla folla cercando di uccidere quante più persone possibili. Successivamente hanno dato fuoco alla struttura causando il cedimento parziale del tetto.

I responsabili della strage

L’attacco è stato rivendicato nelle ore successive dall’ISIS-K, il braccio afghano dello Stato Islamico della Siria e dell’Iraq (ISIS): attraverso un comunicato rilasciato su diversi canali Telegram della forza jihadista, allegando poi filmati ripresi dalle bodycam indossate dagli attentatori. Nei video si sentono parlare gli uomini in arabo e tagiko, mentre infieriscono con armi da taglio e da fuoco sui corpi dei feriti.

Le forze armate russe hanno arrestato i quattro attentatori e altre sette persone coinvolte probabilmente nell’organizzazione dell’attacco. I quattro esecutori stavano fuggendo su una Renault bianca verso il confine bielorusso. In seguito all’arresto, le forze armate hanno torturato i sospettati con pestaggi e mutilazioni, condividendo i filmati su diversi canali Telegram. Si vedono uomini dai volti tumefatti e sanguinanti, alcuni in sedia a rotelle o con il volto coperto da un sacchetto. Ad alcuni di loro è stato persino tagliato un orecchio.

L’attentato è avvenuto due settimane dopo l’allarme lanciato dall’ambasciata statunitense in Russia, che aveva suggerito ai propri connazionali di evitare assembramenti nelle quarantotto ore successive. Il preavviso era stato giudicato da Putin e dalle autorità russe come “allarmismo” da parte dell’Occidente, intento a indebolire la Russia. Quest’ultima inoltre aveva già nelle precedenti settimane neutralizzato alcune cellule terroristiche: una di queste stava progettando un attacco in una sinagoga di Kaluga (vicino Mosca), poi sventato.

Il tetto della sala concerti collassato dopo l’incendio (Wikimedia)

Da dove viene l’ISIS-K

Sebbene l’ISIS sia ormai conosciuto in Occidente, specie a causa dei diversi attentati condotti in Europa (fra cui quelli di Parigi del 2015), la sua costola afghana ISIS-K gode di minor fama. La lettera “K” sta per Khorasan, una provincia compresa fra Afghanistan, Pakistan e Iran, dove il gruppo si è inizialmente strutturato.

Il primo nucleo dell’ISIS-K era composto da alcuni talebani pakistani fuggiti dal Pakistan per rifugiarsi in Afghanistan. Fra questi vi era il fondatore Hafid Saeed Khan, il quale giurò fedeltà all’allora neonato Stato Islamico di Siria e Iraq, ottendendo finanziamenti e uomini. Per anni il gruppo è rimasto all’ombra del suo corrispettivo siriano e iracheno, ma a partire dal 2020 diversi eventi e situazioni ne hanno consentito una notevole crescita. Fra questi spicca il ridimensionamento dell’ISIS in Siria e Iraq, combattuto dalle forze governative di Assad (sostenuto dalla Russia). Inoltre la ritirata degli statunitensi dall’Afghanistan ha lasciato il paese nelle mani dei soli talebani, più deboli nei confronti di uno Stato Islamico sempre più forte.

Forze armate afghane contro l’ISIS-K (DVIDS)

Perché la Russia?

Nonostante l’ISIS-K condivida con alcune organizzazioni terroristiche e paesi islamici la radicale applicazione della sharia, si trova in conflitto con molti dei loro vicini. Sono nemici degli iraniani, poiché quest’ultimi sono sciiti. Ma sono anche nemici dei talebani e al Qaida (protetta dai talebani), sebbene questi siano sunniti. Le aspirazioni jihadiste di questi ultimi due gruppi sono infatti ritenute troppo tiepide dall’ISIS-K. Lo scopo esistenziale dello Stato Islamico è la costituzione di un califfato che vada oltre i confini afghani, per il cui successo qualsiasi metodo è ritenuto accettabile. Non si fa distinzione fra i nemici del califfato, siano essi «ebrei, cristiani, atei, sciiti, apostati e tutti gli infedeli del mondo».

Negli ultimi anni l’ISIS-K ha preso di mira la Russia. I jihadisti stanno cercando di usare la guerra russo-ucraina a scopo propagandistico, descrivendola agli occhi dei loro seguaci come un conflitto di “crociati contro crociati”. In tal modo tentano di attrarre più miliziani incitandoli all’odio e alla violenza contro Mosca, ritenuta responsabile di diverse stragi di musulmani. In particolar modo vogliono vendicare eventi come l’invasione sovietica dell’Afghanistan degli anni ’80, la repressione dei separatisti Ceceni e l’appoggio al regime di Assad in Siria contro le forze ribelli (fra cui l’ISIS).

Soldati russi in Cecenia (Wikimedia)

Le reazioni del Cremlino

Nel suo messaggio alla nazione Putin non ha mai citato lo Stato Islamico. Nei giorni seguenti ha riconosciuto i jihadisti come esecutori, ma sottolineando un presunto coinvolgimento ucraino. Questo si baserebbe su una presunta “finestra sul confine ucraino” attraverso la quale fuggire. Tuttavia non esiste nessuna prova a supporto.

Sembra che il Cremlino cerchi un pretesto per aumentare gli attacchi contro l’Ucraina. Vorrebbe poi distogliere l’attenzione interna dalle falle della sicurezza russa: il governo ha minimizzato l’allarme americano, i soccorsi sono stati disorganizzati secondo alcune fonti e gli attentatori sono stati persino in grado di fuggire dal luogo della strage.

Vladimir Putin durante il discorso alla nazione (Wikimedia)

Francesco D’Anna

“Roma città libera”: XXIX Edizione della Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie

Giovedì 21 marzo, ricorrerà la XXIX Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. “Ricordo” e “Impegno” sono parole simbolo, valori su cui questa giornata si fonda, perché non vi sia rassegnazione dopo la tristezza, ma voglia di cambiamento e di resilienza. L’evento principale a livello nazionale, quest’anno, si svolgerà a Roma.

L’evento nazionale e principale per il 21 marzo 2024, si svolgerà a Roma (fonte: www.libera.it)

La ventinovesima edizione

«Il 21 marzo è Memoria, memoria di tutte le vittime innocenti delle mafie. Persone, rese vittime dalla violenza mafiosa, che rappresentano storie, scelte e impegno. Lo stesso impegno che viene portato avanti dalle centinaia di familiari che camminano con Libera e che ne costituiscono il nucleo più profondo ed essenziale, nella continua ricerca di verità e giustizia.».

Queste sono alcune parole scritte sul proprio sito ufficiale da Libera, l’associazione contro le mafie, fondatrice della Giornata in ricordo delle vittime di mafia.

Dopo la calda giornata estiva in cui, quasi trent’anni fa, avvenne l’incontro tra Don Luigi Ciotti e la madre di Antonino Montinarocaposcorta del giudice Falcone – si decise di dar seguito alla commemorazione delle vittime, perché il loro ricordo possa ispirare legalità.

Venne così istituita la Giornata e ideata la formula ricorrente delle celebrazioni, dalla lettura di un elenco con nomi di persone innocenti uccise dalla mafia, ai momenti di riflessione e di condivisione di testimonianze di familiari di quest’ultime. Si scelse, inoltre, proprio il 21 marzo, equinozio di primavera, per trovare nel parallelismo con la rinascita della natura dopo l’inverno, l’augurio di una rinascita nella legalità.

Visto l’enorme movimento che ormai coinvolge associazioni, scuole, enti e organismi locali e nazionali, e l’impatto che ne consegue sulle coscienze dei cittadini, lo Stato ha riconosciuto ufficialmente la Giornata con la legge n.20 dell’8 marzo 2017.

Alla vigilia del trentennale, Libera ribadisce le motivazioni dietro la causa, che si rinnova ogni anno, e ha spiegato, in un comunicato ufficiale, la scelta di Roma per l’evento nazionale.

“Roma città libera” oltre che aperta

«Consci della forza criminali e forti della ricchezza di questi percorsi di alternativa, saremo a Roma per riaccendere i riflettori sulla presenza della criminalità organizzata nella Capitale e nel Lazio e per combattere la pericolosa e sempre più dilagante normalizzazione dei fenomeni mafiosi e corruttivi. Cammineremo, come ogni anno, al fianco dei familiari delle vittime innocenti, per sostenere le loro istanze di giustizia e verità, per rinnovare la memoria collettiva e manifestare insieme a loro il nostro impegno per il bene comune. […]

A ottant’anni dalla liberazione dell’occupazione nazi-fascista, oggi Roma deve nuovamente aprirsi e liberarsi.».

Un percorso che coinvolgerà migliaia di partecipanti. Roma, scelta come simbolo di questo 21 marzo, sarà lo specchio, in piccolo, di ciò che avverrà contemporaneamente in tutta Italia. Nelle altre città italiane, infatti, si svolgeranno cortei e celebrazioni locali coordinati dalle delegazioni di Libera. Ovunque la lettura dei nomi delle vittime e l’approfondimento su tematiche specifiche e testimonianze di familiari di chi ha perso la vita per mano della criminalità organizzata.

Libera ha diffuso il programma dell’evento a Roma, tramite i propri canali ufficiali. Di seguito riportiamo alcune informazioni principali:

  • 8.30 Ritrovo e concentramento in piazza Esquilino;
  • 9.00 Partenza del corteo;
  • 10.30 Arrivo del corteo al Circo Massimo e a seguire saluti di Roberto Montà presidente di Avviso Pubblico;
  • 10:45 Lettura dei nomi delle vittime delle mafie dal palco (oltre 1000 nomi);
  • h 11.45 Intervento conclusivo di Luigi Ciotti;
  • Dalle 14.30 alle 17.00 Seminari di approfondimento.

Anche lì dove il senso di appartenenza a qualcosa di più grande sembra essersi affievolito più che mai, Libera riesce – come abbiamo visto negli anni – a riunire e creare una barriera fatta di verità e giustizia, muovendo cortei affollatissimi e che rinnovano la memoria, dove la mafia ha tentato di cancellare con la violenza.

Quest’anno, dunque, il ritorno del palcoscenico principale di Libera nella Capitale, avviene dopo la prima volta nel 1996. L’intento è quello di far convergere un’attenzione in più sulla città eterna, il cuore dell’Italia, dove varie criminalità organizzate si sono sviluppate e si nutrono del tessuto sociale.

Roma città libera”, titolo scelto per l’evento nazionale, è uno slogan che riecheggia il capolavoro cinematograficoRoma città aperta”. L’augurio tramite questa scelta è quello che la capitale possa trovare ancora la libertà, ribellandosi ancora a un’altra morsa avvelenata, dopo quella del nazi-fascismo.

Oltre la mafia tradizionalmente conosciuta, nel contesto romano vi sono criminalità organizzate autoctone e straniere in espansione, che spingono perché la dinamica mafiosa si insinui e pervada il tessuto sociale, fino a confondere i confini tra sano e marcio, tra legalità e illegalità.

Che Roma diventi simbolo di un’Italia rinnovata nei sani principi delle donne e degli uomini di giustizia.

 

Rita Bonaccurso

Il Museo MAXXI di Roma aprirà una sede in riva allo Stretto di Messina

Messina ospiterà il Polo della creatività del Mediterraneo. Questo è quanto emerso lunedì 23 ottobre dall’incontro tra il sindaco della città Metropolitana Federico Basile e il presidente della Fondazione MAXII Alessandro Giuli, alla presenza del direttore generale del comune Salvo Puccio.

Federico Basile - fonte: Instagram
Federico Basile – fonte: Instagram

La firma

Dopo i primi contatti e gli accordi stabiliti dal Protocollo di Intesa firmato a Roma lo scorso 20 luglio tra Comune, Università di Messina e la fondazione sopracitata, è stata resa ufficiale la realizzazione di una sede distaccata del Museo delle Arti contemporanee di Roma, importantissima realtà italiana ed europea che ospita mostre di arte, architettura, design e fotografia, ma anche progetti di moda, cinema, musica, performance di teatro e danza.

Il distaccamento, voluto fortemente non solo dal presidente Giuli ma anche da Fabio Longo, consigliere del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, e dal Senatore della Lega Nino Germanà, sorgerà in due zone distinte della città. L’atto integrativo prevede, infatti, la creazione di un distaccamento nei pressi di Torre Faro, precisamente nell’edifico di archeologia industriale noto come “Torri Morandi” di proprietà del Comune dal 2021, e a Villa Pace, edificio storico risalente al 1853, di proprietà dell’Università.

Il progetto

La realizzazione del MAXII Med sarà possibile grazie ai fondi messi a disposizione dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e rientrerà nel finanziamento per il Piano Urbano Integrato. Il costo si aggirerà intorno agli 8 milioni di euro. La Fondazione MAXXI si farà carico dello studio preliminare per definire il progetto museale da realizzare e avrà l’edificio in comodato d’uso per 15 anni.

I lavori del polo, che sarà dedicato alla scena artistica contemporanea del Mediterraneo e delle culture dei Paesi che si affacciano sul Mare Nostrum e  punta a divenire un punto d’incontro tra Europa, Maghreb e Medio Oriente, facilitando il dialogo interculturale e formando nuove professionalità di settore, dovrebbero concludersi entro la fine del 2025, anche se durante l’incontro avvenuto nel Salone delle Bandiere, a Palazzo Zanca, vi è stata la promessa di impegnarsi affinché terminino nel minor tempo possibile.

Torri Morandi – Fonte: gazzettadelsud.it

Le parole dei protagonisti

Il sindaco Federico Basile si è detto molto contento della realizzazione di tale progetto, dichiarando che:

Questa collaborazione è molto importante, è una grande opportunità per tutta l’area di Capo Peloro e per la città che ribadisce il ruolo strategico. Si tratta di una operazione che rientra nell’ambito degli interventi di rigenerazione urbana finalizzata a trasformare il volto della città e della provincia in una visione di lungo termine, attraverso la nascita di un centro di ricerca e di formazione per le nuove professionalità nel settore della cultura per restituire a Messina il ruolo di baricentro del Mediterraneo.

Anche Giuli ha espresso la propria felicità per l’accordo raggiunto, affermando:

Ringrazio Messina e l’invito che l’Amministrazione comunale ha rivolto al MAXXI, nell’ottica della volontà del Museo nazionale delle arti del XXI secolo di irradiare la propria azione a livello internazionale. Per questa ragione non potevamo non essere qui, perché il MAXXI del Mediterraneo non può non nascere proprio a Messina, capitale naturale del Mediterraneo. La firma di oggi è la prova di quanto crediamo in questo progetto.

Infine, anche il senatore della Lega Nino Germanà ha rilasciato parole di ringraziamento per coloro che hanno reso possibile la realizzazione del progetto:

Un grazie al sindaco della città metropolitana di Messina, Alessandro Basile, e a Salvatore Cuzzocrea, (ex rettore dell’Università, ndr,) per aver colto questa opportunità. Avanti così collegando la Sicilia all’Europa: questo è il potere delle infrastrutture e dell’Italia del sì.

L’attesa

Adesso non resta che attendere la realizzazione del progetto ufficiale e l’apertura dei cantieri che avranno il compito di dare alla luce questo nuovo Polo museale che diverrà una vera e propria attrazione per tutto il Mediterraneo.

Giuseppe Cannistrà