Orso bruno: impariamo a conviverci

Gli esseri viventi con cui condividiamo questo pianeta spesso appaiono feroci o imprevedibili perché non possediamo gli strumenti per comprenderli. In questo articolo cerchiamo di osservare più da vicino l’orso bruno, in modo da comprenderne meglio i comportamenti e capire le azioni da evitare in caso di un incontro.

Indice

Dove lo troviamo?

Areale dell’orso bruno in Italia Fonte: https://grandicarnivori.provincia.tn.it

L’orso bruno è uno dei carnivori terrestri più grandi al mondo. È diffuso in gran parte dell’Asia e del Nordamerica, oltre che in Europa. In Italia vi è stata una sua reintroduzione nell’ambiente a seguito di una fase in cui la presenza era limitata a pochi esemplari in regioni circoscritte. Nel nostro paese sono presenti tre nuclei distinti. Due di questi si trovano sulle Alpi: nel Trentino occidentale e nel Tarvisiano; nelle zone di confine tra Friuli-Venezia Giulia, Austria e Slovenia. Lungo l’Appennino centrale, invece, troviamo il marsicano.

Conosciamolo meglio

Caratteristiche orso bruno marsicano Fonte: https://www.salviamolorso.it

L’orso bruno è un animale solitario, attivo principalmente durante il crepuscolo e la notte e, spesso, in cerca di cibo. La sua dieta è onnivora, ma può subire variazioni in base alla stagione o alla disponibilità del territorio. È strettamente legato a boschi e foreste. Va anche, però, considerato che la presenza umana limita le sue possibili zone di occupazione. Negli ultimi anni, inoltre, accade che degli esemplare si addentrino nelle zone abitate. I motivi sono molteplici: la ricerca di cibo, la necessità di alcune mamme di allontanarsi dai maschi per difendere i cuccioli, dinamiche sociali. Diventa, dunque, sempre più importante comprendere i loro comportamenti.

Situazioni di pericolo

L’orso bruno non considera l’uomo una potenziale preda, al contrario, lo ritiene una fonte di pericolo e, quindi, tende a evitarlo. Solitamente, dunque, le aggressioni sono una reazione di difesa a una provocazione o il risultato di un evento che lo sorprende e spaventa. Spesso si tratta di falsi attacchi. Accade, cioè, che l’orso mostri delle reazioni aggressive senza, tuttavia, arrivare a un contatto fisico.

Comportamento consigliato nelle aree in cui vive

Esemplare di orso bruno Fonte: https://it.wikipedia.org

Generalmente, dunque, l’orso tende a fuggire l’uomo. Udito e olfatto, infatti, lo aiutano a evitare incontri. Per questo motivo è bene, quando ci si aggira in zone da loro abitate, annunciare la nostra presenza, ad esempio, camminando rumorosamente.
Si deve, inoltre, porre particolare attenzione se portiamo con noi animali domestici, di modo che questi non abbiano contatti pericolosi con l’orso. Nel caso in cui venga avvistato è necessario non cercare di avere alcuna interazione con lui o con i cuccioli. Si deve, inoltre, evitare che l’orso associ l’uomo al cibo. È bene, dunque, non lasciare resti alimentari nel bosco.

Comportamento consigliato in caso di un incontro

Quando si ha un incontro ravvicinato con l’orso è importante mantenere la calma, evitando di scappare o urlare. Parlando con un tono pacato permetteremo all’orso di capire che non rappresentiamo un pericolo e non vogliamo attaccarlo. Possiamo, poi, indietreggiare lentamente, sempre tenendo d’occhio i suoi movimenti. Nel caso di un attacco è bene evitare di reagire. È necessario rimanere fermi e distendersi lentamente a terra a faccia in giù. Fingere di essere morti prima del contatto induce l’orso a capire che non rappresentiamo un pericolo. Quando ci distendiamo a terra è necessario mettere le mani sul collo o sulla faccia per proteggere le parti più delicate del nostro corpo. Infine, è bene considerare che l’orso ha la capacità di arrampicarsi sugli alberi e che correndo può raggiungere i 50 km/h. è inutile, pertanto, tentare di scalare la vegetazione o di batterlo nella corsa.

Conclusioni

I nostri boschi sono pieni di creature di cui sappiamo molto poco, eppure ci conviviamo. Avere una fauna così ricca è un bene, ma una gestione superficiale della situazione può portare molti rischi. L’informazione e la comprensione sono la nostra difesa più grande.

 

Bibliografia

Alessia Sturniolo

L’Italia che trema: cosa succede?

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Tu immagina di svegliarti una mattina. Magari sei uno studente fuori sede. Ascolti il telegiornale, chiami a casa. Il panico che ti invade, fino a dentro le ossa, dai piedi all’ultima punta dei capelli. Prendi un pullman e arrivi in un posto… Ma non hai una casa dove tornare. Casa tua non c’è più.

Oppure ti svegli in piena notte, scappi in strada e la tua casa crolla davanti ai tuoi occhi. Non hai più niente. E le tasse, gli esami, il professore stronzo non sono più i problemi più grandi della tua vita.

E quel ragazzo che ti ha dato buca, la ragazza che non ricambia la cotta, i soldi che non bastano per i weekend alcolici non hanno più senso. Perché, in quel momento, vuoi o non vuoi, non hai una casa dove tornare. Quattro mura tra cui nasconderti, proteggerti, riprenderti, ridere, sognare.

Non hai più niente.

Ma che cosa sta succedendo? La terra è impazzita e basta? Perché tutto continua a tremare?

Scolasticamente, i terremoti sono vibrazioni o assestamenti improvvisi della crosta terrestre, provocati dallo spostamento improvviso di una massa rocciosa nel sottosuolo.

Ogni volta che si sviluppa un terremoto lungo una superficie di faglia, la zona ipocentrale si scarica (rilassamento) e vengono caricati i volumi adiacenti (lateralmente) alla faglia stessa. Tali volumi, sottoposti a un nuovo stato di stress, possono cedere (rompersi) e generare terremoti a loro volta.

Tutto questo sta accadendo in questo momento al nostro Appennino. Paradossalmente noi, zona sismica per eccellenza, siamo più ‘’protetti’’ per le continue micro scosse che si perpetuano nel tempo senza, quindi, causare questi accumuli di volumi.

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Purtroppo, i terremoti sono degli eventi naturali imprevedibili. I sismologi non si ritengono sorpresi, al contrario di noi, da quello che sta succedendo. Semplicemente doveva accadere, prima o poi. Quello che sorprende è come le case continuano a crollare, i luoghi a sparire.

Perché, comunque, l’Italia è un paese ad alto rischio sismico. E, allora, perché le case cadono? Domanda che si stanno ponendo anche Andrea Tertulliani e Carlo Meletti che, spiega, tutto questo processo è dato da un allineamento dell’appennino, è un processo iniziato molto prima anche del terremoto dell’Aquila, è qualcosa iniziato nel 1639. L’ultimo terremoto che ha distrutto Amatrice è, infatti, un ‘’gemello’’ proprio del terremoto accaduto in quell’anno di quel secolo.

Errori di calcolo, errori umani. È facile dare la colpa all’essere umano, il problema è che c’è tanto altro dietro le mura crollate delle nostre case.

Ma, intanto, l’Italia si sta deformando nel vero senso della frase. In particolare, I terremoti del 26 e del 30 ottobre hanno deformato una zona di oltre 600 chilometri quadrati. È quanto emerge dalla prima analisi dei dati del satellite radar Sentinel 1, del programma europeo Copernicus, elaborate dall’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) e dall’Istituto per il rilevamento elettromagnetico dell’ambiente del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Irea-Cnr). Una prima valutazione delle osservazioni di Sentinel 1 aveva permesso ai tecnici del Consiglio nazionale delle ricerche e dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia di stabilire che in alcune zone il terreno si è abbassato fino a 70 centimetri e che l’area interessata dallo sprofondamento è di circa 130 chilometri quadrati.

In attesa di quello che accadrà, non possiamo fare nulla. Forse solo una cosa: capire, una volta per sempre, che l’uomo è niente in confronto alla forza della Natura che dà ma distrugge.

Elena Anna Andronico