Anonymous: il movimento di hacker pronto alla guerra informatica contro Putin

Dopo le pesanti accuse e le successive minacce contenute in un videomessaggio pubblicato pochi giorni fa, il gruppo di hacker Anonymous ha dato il via alla cyber guerra contro la Russia. Tra le azioni più rilevanti attualmente spicca la manomissione del sito del governo russo, sovraccaricato di richieste di accesso e mandato fuori uso.

Anonymous: un movimento di “hacktivisti”

Anonymous non è nuovo a questo tipo di azioni. Il loro movimento ha da sempre cercato di combattere delle battaglie perseguendo ideali di libertà e pace, seppur non sempre attraverso mezzi leciti. Nel 2015 – dopo l’attentato rivendicato dall’Isis al teatro Bataclan di Parigi – il gruppo di hacker si è reso protagonista di una serie di attacchi informatici verso l’organizzazione terroristica. La natura dell’organizzazione è intuibile anche dai vari simboli che utilizzano. Uno su tutti la maschera di Guy Fawkes – resa celebre dal film “V for Vendetta” – che, oltre ad avere un forte significato allegorico, contribuisce a mantenere un certo alone di mistero attorno al movimento.

Maschera di Guy Fawkes. Fonte: corriere.it

Il videomessaggio e la presa di posizione

Già dal 24 febbraio, quando le voci di una possibile invasione da parte della Russia si facevano più insistenti, il gruppo aveva dichiarato che avrebbe considerato tale scenario inaccettabile. A meno di 24 ore dall’attacco poi – tramite Twitter – ha annunciato l’imminente inizio della guerra informatica:

“Anonymous è attualmente coinvolto in operazioni contro la Federazione russa. Le nostre operazioni prendono di mira il governo russo. È inevitabile che anche il settore privato ne risentirà molto”.

Ed ecco che poche ore dopo viene pubblicato il videomessaggio, diventato ormai virale, in cui un individuo mascherato – presumibilmente il leader del movimento – condanna con parole forti l’operato di Putin, accusato di “non avere rispetto per i diritti umani“. Nel messaggio poi non mancano le minacce da parte del movimento, che afferma di godere dell’appoggio da parte di hacker sparsi per tutto il globo. Alcuni di questi – a detta del leader – anche nello stesso territorio russo. Il video si conclude con l’ormai celebre chiusura di ogni messaggio dell’organizzazione:

“Noi siamo Anonymous, siamo una legione”

Anonymous vs Putin. Fonte: ilriformista.it

L’inizio degli attacchi informatici

Dal momento del messaggio sono stati effettuati numerosi attacchi informatici contro la Russia e la Bielorussia (sua alleata). Azioni simboliche come l’aver modificato i dati dello yacht di Putin, che per un breve periodo è apparso sul portale di navigazione “Vesseltracker” – dove vengono tracciate tutte le navi del mondo – con l’appellativo “FCKPTN”, chiaro insulto al presidente russo. Oltre a questo sono stati mossi numerosi attacchi più “concreti” come l’aver bloccato il sito della Gazprom: principale ente russo per l’esportazione di gas. Anche nei confronti della nazione alleata, la Bielorussia, la “furia” degli Anonymous non accenna a placarsi. Recentemente infatti sono stati hackerati i siti web delle ferrovie e delle banche nel tentativo di bloccare un’intera nazione. Ecco la rivendicazione dell’operato tramite un tweet:

Una guerra nella guerra

In un contesto geopolitico che – purtroppo – tende sempre di più ad assomigliare agli scenari bellici del 1900, l’operato degli Anonymous rappresenta una novità. I sistemi informatici ormai sono alla base della vita dell’essere umano. Tutto si appoggia su di essi: governi, banche, trasporti e se qualcuno risulta essere in grado di colpire tali meccanismi rischia realmente di bloccare o rallentare la società. Questo è quanto sta accadendo in Russia e Bielorussia a causa delle azioni del movimento di hacker. Quanto questi attacchi possano essere utili per fermare il conflitto è impossibile stabilirlo con certezza, tuttavia non sono da sottovalutare. Il potere informatico, al di là di quanto grande esso sia, non può sicuramente contrastare da solo la forza politica e bellica dell’armata russa, ma in contesti come questi anche i dettagli possono fare la differenza. La “legione” degli Anonymous ne è consapevole e nel suo piccolo, nella sua personale guerra nella guerra, cerca di fare il possibile sperando in una ritrovata pace.

Francesco Pullella

L’offensiva di Anonymous vuole rivelare cosa si nasconde dietro il sistema giudiziario americano

Dopo la notizia della morte dell’afroamericano George Floyd , avvenuta la scorsa settimana,  per mano degli agenti di polizia di Minneapolis, il popolo americano non è rimasto con le mani in mano ma ha deciso di scendere in piazza a protestare. Il video dell’arresto, infatti, è fin da subito diventato virale sul web, mostrando la brutalità degli agenti americani e, in particolare, del poliziotto Derek Chauvin.
Questo è solo uno dei tanti casi di razzismo che negli anni hanno portato alla morte di persone nere, per mano di poliziotti americani. Dopo un primo rapporto in cui si dichiarava di essere davanti ad un incidente medico e che George avesse posto resistenza al fermo dei poliziotti, il tutto è stato smentito. “Morto per asfissia dovuta a compressione del collo e della schiena”, come rivelato dall’autopsia indipendente che la famiglia di George Floyd ha fatto eseguire sul corpo del 46enne.La morte di George Floyd e la società della "supremazia bianca"

Cos’è Anonymous?

La protesta per la morte di George non ha interessato solo i cittadini americani, ma anche l’organizzazione Anonymous.

Innanzitutto chiariamo cos’è ANONYMOUS. Si tratta di un’organizzazione di cyber attivisti composta da membri anonimi. I cosiddetti hacktivisti condividono una sorta di codice etico basato sulla libertà d’espressione e sulla lotta contro ogni tipo di ingiustizia. Questi giustizieri intraprendono proteste e altre azioni sotto l’appellativo di “Anonymous”  e più genericamente anche per riferirsi ai sostenitori e ai seguaci della subcultura di internet. Il noto gruppo di hacker agisce attraverso la pubblicazione di materiale riservato o attacchi informatici, mantenendo l’anonimato attraverso l’uso della maschera di di Guy Fawkes, resa famosa dal film “V per Vendetta” e che si ispira al cospiratore inglese che nel 1605 tentò di fare esplodere il Parlamento.

L'offensiva di Anonymous contro Trump e la polizia

Anonymous e la controffensiva

Il gruppo di Cyberattivisti ha deciso di esporsi nella vicenda legata alla morte di George Floyd, dichiarando di voler fare luce sul sistema delle forze dell’ordine americane (additando il dipartimento di Minneapolis come il peggiore). L’organizzazione, oltre a postare un video in cui annuncia il proprio intervento per mostrare i reati commessi dalle forze dell’ordine (insabbiati negli anni), ha pubblicato un documento riguardante il presunto coinvolgimento del presidente americano Donald Trump nella rete di traffico e stupro minorile, che ha visto come principale protagonista Jeffrey Epstein, criminale statunitense morto in circostanze misteriose in un carcere di New York. Morte di cui si ignorano i mandanti, visto le numerose accuse rivolte a Trump sulla presunta partecipazione alla cospirazione a Epstein; avvenuta (presumibilmente)  per insabbiare il passato misterioso sul traffico di minori e abusi sessuali che vedrebbe come protagonista il presidente Americano.

Il filmato in rete

Il filmato che in poche ore è diventato centrale sui media, mostra il solito uomo incappucciato con la voce modificata che accusa il sistema delle forze di polizia americane, (in particolar modo riferendosi al distretto di Minneapolis) di essere colpevole di omicidi e corruzione. Morti oscure come quelle di Jamar Clark, Justine Diamond,Thurman Blevins Brian Quinones, in cui video e altre testimonianze mostrano le bugie della polizia. Ma non solo: continua sostenendo di come i poliziotti della città abbiano il consenso da parte delle élite al potere per reprimere la popolazione e creare un regime basato sull’oppressione.

“Negli ultimi vent’anni 193 persone sono state uccise dalla polizia nel Minnesota”, dice l’esponente di Anonymous nel video puntualizzando che “purtroppo, nella maggior parte dei casi, l’unico rimasto a raccontare la storia è l’agente che ha ucciso la persona”.

Un ciclo che continua a ripetersi. Assassini che portano una divisa, dichiarando di voler proteggere la popolazione, quando forse è la popolazione a dover proteggersi da loro. Si tratta di pedine mosse dalle lobby al potere, pedine che non pagheranno mai per i crimini commessi, perchè solo la base di un sistema più ampio.

Nella parte finale del video gli attivisti annunciano di voler rivelare al mondo intero i vari crimini insabbiati commessi dal sistema giudiziario corrotto.

Poche ore dopo il sito della polizia è andato in down. Anonymous dai vari profili social rivendica di essersi introdotto nel sistema radio della polizia di Chicago diffondendo la canzone “Fuck the police” sulle frequenze utilizzate dalle forze dell’ordine per le comunicazioni e di aver diffuso un documento che coinvolgerebbe il presidente americano. Non sappiamo ancora se la causa del down sia stata una mossa strategica da parte della polizia di Minneapolis per prevenire l’attacco o sia il frutto dell’hackeraggio del noto gruppo di cyber attivisti. Ciò che percepiamo è di come il popolo americano sia stanco di queste continue violenze e repressione e forse stia cominciando a capire ciò che nascondono dietro.

Eleonora Genovese