Il piacere autentico: la riscoperta della semplicità

Il vero significato del piacere

Ogni giorno, veniamo sommersi da migliaia di stimoli. Stimoli innescati dalle pubblicità, dai giornali, dai film e dalle serie tv che guardiamo, e, soprattutto, dai social media.

Davanti agli occhi ci scorrono, a ripetizione, gli stili di vita più disparati, simili o diametralmente opposti rispetto ai nostri. In risposta a quel confronto, maturiamo desideri, per lo più indotti e artificiosi, che, pur non appartenendoci, consumano le nostre energie – e il nostro denaro – nello sforzo profuso di soddisfarli.

Un appagamento, questo, destinato a non realizzarsi. Maggiore è l’esposizione a tali realtà plastiche e fittizie – interpretazioni abbellite della verità –, minore è, infatti, la possibilità effettiva di raggiungerlo.

Come bloccato in un circolo vizioso, distruttivo e senza fine, l’uomo, quindi, esaurisce e scarta, logora e abbandona, inseguendo un piacere che gli è stato promesso, ma per cui non esiste risoluzione. Un’insoddisfazione perpetua, che lo getterebbe in uno stato, altrettanto perenne, di frustrazione e infelicità.

Il piacere, però, non vive negli oggetti che acquista e conquista.

Gotthold Ephraim Lessing sosteneva:

L’attesa del piacere è essa stessa il piacere.

Una frase, divenuta poi celebre, che potrebbe, quasi con banalità, permetterci di svelare l’arcano.

Ciò che otteniamo non ci rende felice. Allora, il piacere che percepiamo non risiede nell’acquisizione, quanto più nell’indugio. In quel delizioso crogiolare che ci sorprende al pensiero di possedere.

Una consapevolezza che l’umanità sembra aver perso, guidata da una mentalità capitalistica e consumistica, forgiata all’insegna del “tutto e subito”.

È usuale, soprattutto fra le generazioni anziane, sentir dire, in una maniera che ha per noi giovani dell’esasperante:

Si stava meglio quando si stava peggio”.

Inserita in questo contesto, il detto assume un significato diverso. Secondo i loro racconti, pur non avendo un soldo e pane da mangiare e nonostante si andasse avanti alla giornata, i nostri nonni vivevano meglio.

Il sacrificio e le batoste erano all’ordine del giorno, ma, quantomeno, conoscevano il godurioso senso di orgoglio che scaturisce da una lunga e strenua battaglia. Una lotta il cui finale è inatteso, spesso deludente, sempre meritevole di festeggiamenti.

Si disponeva di poco e si perdeva assai di più, però si era felici. Felici di una felicità quieta, non esplosiva, totalizzante ed effimera. Una felicità che mette radici, e resiste anche se scossa.

Dovremmo, in definitiva, riscoprire la pazienza. Allenarci a ricercare il bello nel percorso che ci conduce al piacere. Una meta che è, per l’appunto, lo stesso viaggio che ci porta ad essa.

 

La strada per raggiungerlo

È proprio la pazienza la chiave per contrastare il pensiero del “tutto e subito” a cui la società contemporanea ci ha abituato.

Sono soprattutto i social media ad incrementare la normalizzazione di questa “corsa alla vita”, mostrando continuamente Influencer milionari che partecipano ad eventi e collaborano con prestigiosi brand, acquistano casa e aprono aziende.

Coltivare la capacità di trarre soddisfazione dall’attesa, da ogni singolo momento, da ogni obiettivo raggiunto. Ridurre l’ansia e il confronto con quelle vite apparentemente perfette. Riconoscere che dietro una felicità artificiosa, non sofferta, si cela il segreto desiderio di ottenere subito qualcos’altro.

In questo senso la semplicità diventa un valore imprescindibile, vitale per non cadere in un vortice di perpetua insoddisfazione.

La semplicità sta nel riconoscimento dei piccoli grandi traguardi quotidiani.

In questo contesto, la gratitudine – “l’apprezzamento di ciò che è prezioso e significativo per sé stessi” – diventa un prezioso antidoto per sviluppare una felicità consapevole. Una consapevolezza che ci invita a riflettere su ogni ostacolo incontrato lungo il cammino e sulla crescita che ne è derivata.

La felicità è semplice.

La felicità sta nella consapevolezza, nella conoscenza, nello sguardo verso il mondo. Non si tratta di possedere tutto o di rincorrere mete effimere, ma di imparare a osservare ciò che ci circonda con occhi attenti e curiosi. Ogni esperienza di vita quotidiana, diventa allora occasione di apprendimento e di gioia.

È proprio attraverso la conoscenza che impariamo a scegliere con consapevolezza, a dare priorità a ciò che nutre veramente la nostra anima, piuttosto che rincorrere piaceri effimeri imposti dalla società.

Una felicità basata sulla consapevolezza di noi stessi e del mondo circostante. Una felicità che diventa dialogo.

Ma soprattutto, la felicità sta nelle relazioni umane, sincere e autentiche.

Non è chi possiede molto, ma chi è amato, che è ricco.”

Nessun bene materiale può reggere il confronto con ciò di più puro e semplice che la vita possa donarci: i sentimenti.

Ciò che nutre davvero l’anima è la profondità dei legami, la capacità di condividere emozioni, gioie e difficoltà con chi ci sta accanto.

Al contrario di quanto spesso siamo indotti a pensare, la vera felicità non è un traguardo da raggiungere in fretta, né tantomeno un oggetto da possedere. È piuttosto un viaggio lento e paziente, fatto di piccoli gesti quotidiani, momenti preziosi e soprattutto persone con cui condividerli.

 

Valeria Vella

Antonella Sauta

Venerdì

È volgare il modo in cui elemosino attenzioni
ed è volgare come mi guardi
Le tue pupille dilatate
Spero di scorgerle di sbieco mentre parlo con altri
Che mi osservino in modo inconfutabile

Cosa desidero io da una fermata del bus
Mentre il vento si cosparge sulla mia epidermide
in spilli anestetizzanti
Desidero addii che promettono di tornare sulle loro decisioni

È volgare la tua gentilezza
La tua naturale bontà
La tua risata composta
I tuoi centellinati squilibri

È volgare volerle possedere
Corromperle
Perché non sono che cenere
Che fa cenere

Chiara Tringali 

Sei triste come la sera sul mare

Piangi? Non piangere, amore,
lascia che la sera ci afferri
nel suo grembo d’acqua e cenere.

Le stelle sbocciano e si spengono,
come le rose dimenticate nei giardini
delle case abbandonate.

Sei bella come la luna sullo Stretto,
sei triste come la sera sul mare.

E il treno urlava nelle gole d’ombra,
e il mare si sfaldava in canti di sirene,
e tu ridevi – tu ridevi –
con la bocca rossa di vino.

Fuggire, fuggire,
nel vento salato,
nella notte che trema
di cani randagi e d’asfalto.

Dove sei, dove sono,
se non in un sogno che svanisce
come il fumo d’un falò sulla spiaggia?

 

Gaetano Aspa

L’Amore nell’epoca della fluidità

Viviamo un tempo liquido, come lo avrebbe definito Zygmunt Bauman, in cui nulla sembra destinato a durare, in cui la velocità ha sostituito la profondità, e le connessioni permanenti non garantiscono più la presenza reale.

È l’epoca della fluidità, in cui anche l’amore si è fatto liquido: scorre, sfugge, evapora senza forma, come un fiume che non ha argini né sponde, anche le relazioni sembrano dissolversi prima ancora di prendere forma.

Ma cos’è l’amore oggi?

È una parola usata con leggerezza eppure caricata di attese antiche. È un bisogno profondo di contatto, ma anche una paura del legame. Nell’epoca del matching, del ghosting e del poliamore, l’amore è diventato un’esperienza a  intermittenza. Ci si cerca e ci si sfugge. Si desidera la fusione e insieme l’autonomia. L’intimità è desiderata quanto temuta. Come scrive Byung-Chul Han:

Il vero amore è solo quello che accetta la necessità di annullarsi affinché l’Altro possa giungere.

Tuttavia, l’amore ha sempre avuto a che fare con la contraddizione. È desiderio e limite, come ci ha insegnato Platone nel Simposio, è l’impulso a completarsi, a cercare nell’altro ciò che in noi è incompiuto. Anche oggi, in questa era dove tutto è provvisorio, l’amore conserva la sua forza archetipica: è ciò che ci strappa al narcisismo, ci espone, ci rende vulnerabili, ma anche vivi.

Nel Novecento, Roland Barthes scrisse:

L’altro è assegnato a un habitat superiore, a un Olimpo ove tutto si decide e da cui tutto emana su di me.

 

René Magritte, Les Amants (Gli Amanti), 1928, olio su tela, 54×73 cm, MoMA, New York

 

Ma come si interpreta un amore che si dissolve nell’istantaneità? Dove tutto può essere sostituito da uno swipe?

Oggi dire “ti amo” ha perso il suo peso. Troppo spesso lo si dice senza voler davvero restare, o senza nemmeno sapere cosa significhi voler restare. L’amore, quello vero, non è perfetto: è costruzione. È conflitto che non distrugge, ma insegna. È fiducia che si rinnova. “Amare non è guardarsi l’un l’altro, ma guardare insieme nella stessa direzione”, scriveva Saint-Exupéry. E in questa condivisione di orizzonti si fonda la forza del legame.

Molti oggi rivendicano il diritto alla libertà emotiva, alla molteplicità, al non dover definire ciò che provano. Ma l’amore chiede coraggio. E proprio in questo scenario di incertezza, l’amore resiste, sopravvive sotto le ceneri dell’epoca postmoderna. Più ancora: ha bisogno di nuove forme di coraggio. Il coraggio di rallentare, di sostare, di essere fedeli non per dovere ma per scelta. Perché l’altro è diventato un mondo che vogliamo abitare, non attraversare. Perché in un mondo dove tutto è consumo, amare davvero è un atto di resistenza.

 

L'Amore
Henri de Toulouse-Lautrec, A letto, il bacio, 1892-1893 circa, collezione privata.

 

C’è chi dice pure che l’amore sia morto. Ma forse è solo mutato. Si è fatto più fragile, più mutevole – ma anche più consapevole. Non cerca più la fusione totale, ma una comunione di libertà. Un dialogo continuo tra due differenze che si rispettano. Un legame che non stringe ma accompagna. Come scriveva Rainer Maria Rilke: “L’amore consiste in questo, che due solitudini si proteggono a vicenda, si toccano, si salutano”.

L’amore fluido non è meno profondo, se ha radici nella verità. Non è meno autentico, se è capace di restare anche nella mutevolezza. Forse oggi l’amore più forte non è quello che promette per sempre, ma quello che sceglie ogni giorno. Nonostante il caos. Nonostante la paura. Perché l’altro, tra mille, è ancora l’unico volto in cui ci riconosciamo davvero.

Certo, la fluidità ha anche i suoi pregi, ci insegna ad accettare la trasformazione, a non irrigidirci in modelli passati. Ma se tutto diventa flusso, se non ci sono più argini, rischiamo di annegare nella precarietà. L’amore ha bisogno di tempo, di ascolto, di pazienza. Di parole vere. Di silenzi condivisi. E sì, anche di fatica.

Forse allora la sfida oggi è proprio questa: imparare ad amare in un tempo che ha paura dell’amore. Riconoscere nell’altro non solo un riflesso, ma una persona intera, distinta, reale. Rinunciare alla ricerca del “perfetto” per scoprire la bellezza del possibile.

Ecco, forse l’amore, oggi più che mai, è un atto di resistenza. Una forma di poesia. Un atto politico. Un ritorno alla verità. Nonostante tutto.

 

Gaetano Aspa

 

Excalibur

S’espande in me
l’ombra dell’anima mia.
Col buio mi confonde,
non riesco a vederla
eppur la sento
nel petto mio, arso.

Cuore mio cosparso
di pietra, catrame.
S’insinua in lui
Amore come Excalibur,
ne la roccia vuol rimanere
e non oso estrarlo.

Lama che taglia e cuce
la ferita sanguinante,
Torace in fiamme.
Sarà acqua o resina
A sgorgare da la roccia?
Forse solo lacrime.

Lascerò che la spada mi trafigga.


Silvia Bruno

L’amore che vive nel silenzio: l’intimità poetica di Eugenio Montale

Esistono amori che sfidano l’effimero, che resistono imperturbabili all’incessante erosione del tempo. Sono amori silenziosi che si fanno gesto, sguardo, attesa. Sono fili sottili, eppure infrangibili, che legano due esistenze senza mai costringerle.
L’amore che legò Eugenio Montale e Drusilla Tanzi è l’emblema di un legame che esiste nella semplicità dei giorni, nei ritmi condivisi di un’esistenza che trova la sua pienezza nella delicata costanza dell’essere l’uno accanto all’altro.

Drusilla, minuta e vulnerabile, era la Mosca di Montale, epiteto che nella sua affettuosa ironia racchiudeva il senso più profondo del loro rapporto: un’intimità fondata su una complicità sottesa, su un amore che si affermava nell’assoluta certezza dell’altro. Eppure, sebbene Montale non fosse noto per una natura monogama, Drusilla resta.

Ed è proprio in questa dimensione appartata, quasi inaccessibile allo sguardo estraneo, che si inseriscono le parole che il poeta le dedicò: pagine intrise di un amore restituito nella sua essenza più pura, nella sua verità più nuda e sincera.

Attraverso la scrittura, Montale tenta di sottrarre all’ineffabile il suo carattere irripetibile, di conferire permanenza all’evanescenza di una realtà che si vorrebbe eterna. Egli scrive per riconoscerla ancora e ancora, per tessere con lei un dialogo ininterrotto, che neppure la morte può recidere.

L’amore che resta

Nei versi indirizzati a Drusilla, non c’è traccia di sentimentalismo, né tentativi di ridurre l’amore ad enunciato: il loro rapporto si consuma nell’impalpabilità di frasi appena accennate, in una fiducia che non necessita di sottolineature.

Montale scrive con il pudore di chi riconosce che il vero amore non si esaurisce nel dire, ma nel tacere ciò che è già chiaro.

Eppure, proprio attraverso questa delicatezza, le sue parole diventano il filo che si tende oltre il tempo e la separazione. Egli non tenta mai di trattenere Drusilla, ma esprime la volontà di farla persistere nello spazio fragile della scrittura, di lasciarla risuonare nei silenzi delle sue parole.

Il loro è un amore che scivola nell’intimità di un cammino condiviso. È un amore che non cerca di imporsi, ma si consuma nell’affinità invisibile di due corpi che si accompagnano, senza mai allontanarsi.

“Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, nè più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.”

Dalla raccolta “Satura”, 1962-70, Eugenio Montale

Eugenio Montale e Drusilla Tanzi
Eugenio Montale e Drusilla Tanzi
Fonte: wikipedia.org

Con la scomparsa di Drusilla, Montale si abbandona a un dolore che non si fa urlo, ma canto sommesso. La sua assenza si tramuta in presenza silenziosa che si insinua nell’incedere degli anni, nel quotidiano che si è fatto ombra. Il camminare insieme, e il discendere in particolare, si fanno allegoria della vita percorsa a passi incrociati, nell’assoluta fiducia che l’altro sia lì, pronto a sorreggere, a condividere il peso della strada. Ma quando Drusilla non c’è più, ogni gradino diviene vertigine, ogni passo un vuoto incolmabile.

L’amore di Montale si converte in memoria dolorosa, in respiro mancato, in un’impronta indelebile che continua a pulsare nell’anima di chi resta.

 

L’amore come custodia dell’essenza e bellezza del quotidiano

In ogni parola che il poeta scrive, non si cela il desiderio di possedere l’altro, bensì l’impulso di custodirne l’essenza più autentica, di preservarne l’esistenza al di là della transitorietà del corpo.

L’amore si rivela nella sua forma più pura nell’impercettibile sfiorarsi di due mani, nell’abbraccio che non necessita di parole, nello sguardo che si fa complice silenzioso.

Ogni gesto, ogni attimo condiviso, diventa linguaggio muto che risuona nell’intimità di due cuori capaci di parlarsi nel silenzio.

Non esiste grandezza nell’amore che non affondi le proprie radici nell’umile concretezza del quotidiano, che non si incarni nella trama apparentemente frivola degli istanti trascorsi insieme.

La straordinarietà dell’amore si cela proprio nella inclinazione a conferire eternità a ciò che è destinato a sfuggire.

 

 

 

Fonti:
sarascrive.com

Niente pazzie d’amore

Un altro inverno sta arrivando
Un’altra estate è andata via
Sono finiti e amori e storie
Sono finite le poesie.

C’è chi ha sofferto per un volto
Chi esulta per un vecchio incontro
Qualcuno pensa ad una notte
Qualche altro balla tra la gente.

Mani si incrociano, graffiano e stringono
Corpi si sfiorano, toccano e uniscono
Volti si guardano, baciano e ridono
Cuori si scaldano tremano e pulsano.

Spesso mi chiedo che cosa si provi
Quando due anime vanno in simbiosi
E sulla pelle rimbalzano brividi
E nella mente si accendono folgori.

Questa bachata che non ho ballato
Un grande ponte che mai ho attraversato
Un canto frivolo pieno di vita
La gioventù che diventa infinita.

 

Giuseppe Libro Muscarà

 

 

Immagine in evidenza: illustrazione di Marco Castiglia

Interstellar: un Trattato sull’Amore che va oltre Spazio e Tempo

Interstellar, il capolavoro fantascientifico di Christopher Nolan è un’opera amata e odiata, tanto divisiva quanto agglomerante. Ormai divenuta iconica per la sua colonna sonora e per i suoi intrecci temporali, la pellicola di Nolan da sempre mette a dura prova lo spettatore. Viaggi nel tempo, tesserati e buchi neri creano una difficoltà oggettiva nel comprendere fino in fondo una scienza che trascende la realtà che oggi conosciamo. Ma Interstellar è qualcosa di più di un film di fantascienza, è una riflessione sulla complessità dell’essere umano ed un trattato su di una delle forze più complesse che muovono l’agire umano oltre lo spazio e il tempo: l’amore.

Un’umanità ormai esausta

Interstellar ci racconta un mondo ormai esausto. In un futuro non ben definito, polvere ed incertezza sono tutto ciò che rimane ad un’umanità stanca e rassegnata ad una vita che presto cesserà. Ma la speranza non è del tutto perduta, degli uomini di scienza stanno cercando in gran segreto una soluzione che possa dare un nuovo futuro al genere umano. Il protagonista Cooper, interpretato da Matthew McConaughey, si unisce a questa ricerca dovendo ben presto affrontare uno dei dilemmi che da sempre incontra l’essere umano. Restare ed agire egoisticamente nei confronti dell’intera umanità assecondando l’amore verso i suoi affetti, come gli chiede la figlia Murphy dopo aver letto il messaggio del suo fantasma, o andare nello spazio profondo per amore di chi ama con la promessa di ritornare.

In Interstellar il fallimento è della ragione

In un’opera come Interstellar dove la scienza è alla base del tutto, è proprio la ragione a fallire. L’uomo più brillante della terra, il professor Brand, non riesce a risolvere l’equazione gravitazionale necessaria per salvare l’intera umanità. Il dottor Mann, il migliore tra gli uomini di scienza mandati nello spazio a cercare una nuova casa, cede alla paura e all’angoscia. Anche Cooper alla fine fallisce ma decide di sacrificarsi per permettere alla dottoressa Brand di raggiungere il pianeta di Edmunds. E Il fallimento della ragione porta l’uomo alla menzogna, la più tipica delle reazioni umane. Ma mentre la ragione e gli uomini di scienza falliscono, l’amore resiste alle distorsioni dello spazio e al tempo e diventa la chiave del tutto.

Interstellar Regia: Christopher Nolan Distribuzione: Warner Bros. Pictures

“L’amore è l’unica cosa che riusciamo a percepire che trascenda dalle dimensioni di tempo e spazio” (Amelia Brand, Interstellar)

In Interstellar è l’amore la vera forza che muove l’agire umano. Ed è la stessa dottoressa Brand (Anne Hathaway), donna di scienza, a ricordare a Cooper l’importanza dell’amore. Una forza non quantificabile, che trascende lo spazio e il tempo, che ci lega a persone lontane anni luce e che supera indenne le distorsioni del buco nero Gargantua. Ed è lo stesso amore a dire ad Amelia di spingersi a ragione fino al pianeta di Edmunds, l’uomo che ama, ed ignorare dati scientifici (rilevatisi falsi) del dottor Mann. Ma ancora una volta la ragione porta la missione verso il fallimento ma sarà l’amore, quello di un padre verso la figlia e quello di una figlia verso il padre, a dare le risposte che la ragione umana non riesce ancora a dare.

“Resta!”

La più grande dimostrazione della forza dell’amore che Interstellar racconta è il legame tra Cooper a sua figlia Murphy. Quando Cooper sceglie di partire per il viaggio interstellare, dandosi dal futuro le indicazioni per raggiungere ciò che resta della Nasa, Murphy è solo una bambina. E come ogni bambina fatica a capire il senso delle scelte razionali del padre, l’amore puro e candido che la lega al padre non le permette di capire l’importanza della missione. Ad alimentare le sue paure c’è anche il messaggio del fantasma che sembra infestare la sua stanza che, grazie alla gravità le comunica un messaggio semplice quanto diretto: Resta!”. Ma il fantasma è proprio Cooper che, disperato per il fallimento della sua missione, chiede al se stesso del passato di restare con chi ama.

nterstellarRegia: Christopher Nolan Distribuzione: Warner Bros. Pictures
Interstellar Regia: Christopher Nolan Distribuzione: Warner Bros. Pictures

“Non andartene docile in quella buona notte, infuria contro il morire della luce”

Quando tutto sembra ormai perduto, quando Cooper sceglie di abbandonarsi a Gargantua per alleggerire il peso della navicella che porterà la dottoressa Brand sul pianeta di Edmunds, succede l’inaspettato. Cooper si ritrova dentro un tesserato frutto della ragione e della scienza, una struttura a quattro dimensioni (la quarta è il tempo), che rappresenta la libreria della camera da letto di Murphy in tutti i momenti della sua vita. Chi ha creato questa struttura, gli stessi esseri del futuro che hanno posizionato il wormhole, sanno che Murphy è e sarà colei che salverà l’umanità. Ma per salvare l’umanità la Murphy adulta del presente necessita i dati del buco nero per risolvere l’equazione gravitazionale. Dati che solo Cooper può trasmettere alla figlia e che solo grazie all’amore può comprenderne il significato.

È l’amore la chiave di Interstellar 

Dove la ragione e la scienza non possono dare una risposta, l’amore emerge in tutta la sua forza. L’amore verso il padre e la promessa di tornare fatta da Cooper alla figlia, permette a Murphy di capire che il fantasma è sempre stato suo padre. I movimenti dell’orologio diventano dati e numeri, tutto improvvisamente ha senso. Ma il tesserato, la struttura frutto della ragione e della scienza degli esseri del futuro sarebbe stata inutile senza ciò che lega Cooper e Murphy. E infatti, quando Cooper riesce a tornare dalla figlia dopo ben 90 anni (terrestri) dalla partenza, Murphy confessa che sapeva che sarebbe tornato perché il suo papà glielo aveva promesso.

 

InterstellarRegia: Christopher Nolan Distribuzione: Warner Bros. Pictures
Interstellar Regia: Christopher Nolan Distribuzione: Warner Bros. Pictures

Interstellar, un trattato sull’amore 

Ciò che fa Nolan con Interstellar è qualcosa di molto coraggioso. Utilizzando il viaggio spazio-temporale e la fantascienza ci ricorda dell’importanza dell’amore e che probabilmente, quando ci sentiamo perduti, quando la ragione sembra abbandonarci dovremmo dare fiducia all’amore. Non importa se sia l’amore di due amanti, se sia l’amore tra un padre e una figlia, ciò che conta davvero è che questa forza primordiale dentro di noi ha un significato profondo. Ed è per questo che Interstellar è la più umana delle opere, ed è per questo che questa pellicola è un bellissimo trattato sull’amore.

 

Francesco Pio Magazzù

6 Miglia

A Te che tendo la mano e con me il porto

Io con una barca t’inseguo e il cuore ti porgo

Con le onde ti chiamo e ti dono un tramonto

Mi ci specchio e sorrido,
ti dedico Alba, principio del mondo

Poi abbraccia il mare, gli scogli, e con la tua luce mi avvolgo

Più forte ti stringo,
spuma marina, ricordi ricolgo

Tra Noi riecheggia un canto nel tempo, l’eco dei mostri

Nei timori nascosti,
tuoni di dei agli orizzonti,
eroi astuti dai mille racconti

Noi fili di finti intrecci infiniti,
frammenti di istanti,
di correnti e rimpianti

Arazzi dai nomi parlanti,
colori danzanti.
Radici urticanti
riuniscono animi infranti

E dall’altro ramo ti guardo
e nell’abisso mi specchio
mentre la sera nelle tue luci mi perdo

‘Vivi!’ mi dicesti,
con gli occhi del Sole
Luna piena
dei nostri sogni,
del nostro amore

“Presso me!” mi rispondesti
e navigammo a largo
perché come la Creazione approdasti
sulle mie spiagge dentro gli occhi d’argo

Fatamorgana, specchio de l’anima mia
in te ritrovai sprone e poesia
Fuoco greco intangibile,
dicesti “amare è pura magia”

Ma ora siamo divisi da un romantico mare,
e tu mi rubasti l’anima senza chieder permesso, tu
accompagnata dalle stelle la notte con la voglia d’amare
con te, ogni dubbio appeso scompare

Flebile tocco continuai a sperare,
dovrà la terra nuovamente tremare
per un bacio rubato
a l’empio fato.

 

-Luna & Sole

Non togliermi il tuo amore

Non togliermi il tuo amore,

le tue parole, il tuo sorriso.

Toglimi il vino e il vizio del fumo,

toglimi le scarpe, la maglia, il cuore

ma restami accanto nel dolore.

Portati via le cicatrici,

i tagli e l’aria delle mie narici,

ma non togliermi il tuo sapore,

perché è la fonte del mio vivere.

Prenditi le mie poesie

ma non togliermi il tuo amore,

perché come Amore amava Psiche,

così io amo te. 

Levami tutto e tutto prenditi,

ma non togliermi il tuo amore.

 

Gaetano Aspa

 

*immagine in evidenza: illustrazione di Marco Castiglia