Nutrizione: Perché?

La Nutrizione è uno degli aspetti più fondamentali per la nostra salute e il nostro benessere ma è anche un campo minato da disinformazione e miti fuorvianti, spesso amplificati dai cosiddetti “guru del web” che possono però condurre a scelte alimentari pericolose, carenze nutrizionali e persino gravi problemi di salute (per sapere come riconoscerli ed evitarli vi lasciamo qui il Link di un precedente articolo sulle Fake News).Questo fenomeno non è casuale ma è radicato in una combinazione di bisogni psicologici e pressioni sociali che spingono le persone a cercare risposte semplici a problemi complessi. Dalle diete che eliminano interi gruppi alimentari alle teorie che demonizzano nutrienti essenziali, i racconti che vengono confezionati e venduti come ‘fatti’ possono essere tanto attraenti quanto ingannevoli.

Solo attraverso un approccio equilibrato e informato alla nutrizione possiamo evitare di cadere nelle trappole dei falsi miti e garantire al nostro corpo tutto ciò di cui ha realmente bisogno. Speriamo che il seguente articolo possa aiutarvi in questo senso.

  1. Perchè Mangiamo?
  2. Il Cibo dà, il Cibo toglie
  3. Esistono vari Modelli di Dieta ma Qual’é la Migliore?
  4. Conclusioni

Perchè Mangiamo?

Il nostro corpo è formato, come saprete, da una grande varietà di tessuti i quali sono composti da cellule con ogni cellula che a sua volta è costituita da una Membrana Plasmatica, un Citoplasma, un Nucleo e svariati Organelli. Tutte queste strutture sono composte da Lipidi, Carboidrati, Proteine, acqua, sali e ioni. Queste ultime, durante la vita cellulare, vengono metabolizzate a scopo energetico ma anche eliminate ed usate per rinnovare le strutture dette prima e per assicurare che l’organismo mantenga un corretto equilibrio tra le sostanze che dobbiamo assumere in quanto, essenzialmente, siamo costituiti dalle stesse sostanze presenti negli alimenti che assumiamo con la dieta. 

Lo stimolo di nutrirsi, per integrare le sostanze dette prima, è regolato da una complessa interazione tra Segnali Biochimici (come quelli scatenati da Grelina, Insulina e Leptina) e Segnali Nervosi (dall’Ipotalamo tramite i Centri della Fame e dalla Corteccia Prefrontale tramite il controllo consapevole dell’Alimentazione) in collaborazione con Stimoli Psicologici, Emotivi e Sociali (regolati dal Sistema Limbico e dal Nucleo Accumbens coinvolti nelle risposte emotive e nei ricordi legati al cibo, dal Circuito della Ricompensa volto alla gratificazione ottenuta dal cibo influenzando così la motivazione nel mangiare nonchè nel nutrirsi di determinati cibi piuttosto che altri in determinate occasioni).

In sintesi, la fame e il bisogno di nutrirsi sono il risultato di un complesso equilibrio tra vari sistemi e vari bisogni corporei volti a mantenere l’organismo in un corretto bilanciamento energetico ed evitare perciò così eccessi o carenze (che al contrario potrebbero scatenare Condizioni Patologiche).

Centri della Fame e Loro Funzionamento
Centri della Fame e loro funzionamento. Fonte.

Il Cibo dà, il Cibo toglie

A maggior ragione per quanto detto sopra appare fondamentale non pasticciare la propria nutrizione con diete fantasiose e privative senza una opportuna ragione medica. Tutti i macronutrienti devono essere introdotti perchè, come detto, hanno funzioni strutturali e metaboliche (e non solo) fondamentali. Non devono, tuttavia, essere assunti in particolare eccesso se non si vuole incappare ad esempio in patologie Cardiovascolari, Sindrome Metabolica o Diabete di Tipo 2 per citarne alcune. Si consiglia inoltre di attenzionare e segnalare ad un Medico abitudini alimentari proprie o altrui che potrebbero fare pensare a patologie quali Anoressia Nervosa (Caratterizzata da un’estrema restrizione calorica e paura immotivata di aumentare di peso) o Bulimia Nervosa (Comporta episodi di abbuffate seguiti da comportamenti di compensazione come il vomito autoindotto) al fine di trattare tali condizioni e regolare adeguatamente le diete. 

Piramide Alimentare
Piramide Alimentare. Fonte

Esistono vari Modelli di Dieta ma Qual’è la Migliore?

Secondo vari studi la dieta mediterranea è considerata una delle migliori al mondo per la salute cardiovascolare grazie alla combinazione di grassi sani, antiossidanti e una ricca varietà di nutrienti. Tuttavia, altre diete come la dieta nordica e la dieta giapponese offrono benefici simili, adatti a differenti tradizioni e disponibilità alimentari. La dieta DASH, pur essendo più specifica per la gestione della pressione sanguigna, è anche altamente raccomandata per una dieta sana. 

Detto ciò la migliore nutrizione è sicuramente quella più varia e moderata nelle dosi con presenza di: alimenti vegetali, legumi e frutta (ricchi di fibre, vitamine e antiossidanti), grassi “buoni” (Come quelli presenti nell’olio d’oliva, nel pesce, nelle noci e in generale di origine non animale), basso consumo di carni rosse, salumi e formaggi, assunzione di zuccheri non raffinati (come il miele, lo zucchero di cocco, lo sciroppo d’acero, e lo zucchero di canna) e bevendo almeno 1,5-2 Litri di acqua al giorno (soprattutto in estate), limitando il consumo di bevande alcoliche nonché cibi piccanti, caldi o salati, caffeina e sigarette affiancando ciò ad attività sportiva

Una buona dieta contiene tutto. Fonte.

Conclusioni

Un’alimentazione varia e bilanciata, che include porzioni appropriate di tutti i gruppi alimentari, è un buon punto di inizio per godere di buona salute

Prima di intraprendere qualsiasi tipo di dieta al fine di modificare il proprio peso si consiglia quindi di consultare un Dietologo e/o un nutrizionista in quanto, come detto prima, eventuali carenze o eccessi nutrizionali possono danneggiare seriamente la salute ed anche eventuali patologie possono essere aggravate da diete sconsiderate e scarsa attività fisica.


                                                                                                                Simone Garretto

Bibliografia:

https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/alimentazione/consigli-alimentari-di-chi-diffidare                  https://www.treccani.it/enciclopedia/nutrizione/                                                                                                                https://www.my-personaltrainer.it/calcolo-calorie2.html                                                                https://universome.unime.it/2024/05/23/falso-ma-bello-o-vero-ma-brutto/                    https://www.pianetapsr.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/2302
https://nicolayoda.com/controllo-fame/                                                                                                                                                Manuale di Psichiatria Giberti – Rossi, Capitolo 12 “Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione” da p. 569 a 604                   

La Piramide alimentare                                                                                                                                                                                    

Cibo per la mente e non solo 

Settore alimentare a rischio: la crisi dell’acido solforico

Aumenta la domanda a discapito dell’offerta. Secondo i nuovi studi dell’University College di Londra, la richiesta globale di acido solforico aumenterà vertiginosamente da 246 a 400 milioni di tonnellate entro il 2040. Per il settore della mobilità sostenibile, agricolo e soprattutto alimentare, sarà un duro colpo.

Indice dei contenuti

  1. La centralità dell’acido solforico nella società moderna
  2. I problemi di produzione
  3. Metodo Frasch e torrefazione
  4. Le conseguenze economiche
  5. Le alternative

La centralità dell’acido solforico nella società moderna

Lo zolfo, in particolare sotto forma di acido solforico H2SO4, per la società odierna è il cuore pulsante delle batterie al litio e dei fertilizzanti al fosforo naturali. Quest’ultimi, si ottengono dalla trattazione delle rocce fosfatiche o farina d’ossa con l’acido solforico. I concimi ottenuti sono essenziali per il processamento di terreni calcarei e per la concimazione di ortaggi, diverse tipologie di alberi da frutto e cereali.
Con l’arrivo della tecnologia verde e l’intensificazione dell’agricoltura, è stato spinto al limite l’utilizzo di questa preziosa risorsa. Ai prezzi già vertiginosi causati dal caro energia, a gravare ulteriormente sui portafogli delle famiglie è proprio la questione dell’acido solforico.

I problemi di produzione

Più dell’80% dello zolfo ha origine nel petrolio e nei gas naturali. Vengono raffinati e liberati dall’1% fino al 3% di zolfo, in base alla resa della raffinazione. Come si può immaginare, a seguito delle svariate problematiche climatiche e ambientali, è iniziato un processo di  decarbonizzazione e transizione energetica, che porterà entro il 2050 ad un inesorabile diminuzione dell’utilizzo dei combustibili fossili e di conseguenza anche a una diminuzione della produzione di zolfo.
Altro punto a sfavore è la guerra russo-ucraina che ha incentivato l’Unione Europea ad abbandonare i gas naturali, a favore di energie pulite.

Metodo Frasch e torrefazione

Oltre il petrolio e i gas naturali, buona parte di zolfo viene ricavata dall’attività vulcanica o dall’estrazione dai giacimenti con il metodo Frasch, decisamente meno gettonato, dato il rincaro energetico e le complicazioni ambientali. Per la sua esecuzione, infatti, sono necessarie tonnellate d’acqua dalla temperatura di 160 gradi centigradi, in modo da fondere lo zolfo (con una temperatura di fusione di 120 gradi centigradi) e aria compressa, per riportare l’emulsione di acqua e zolfo in superficie. L’estrazione dei minerali di solfuro, inoltre, risulta estremamente pericolosa a causa della presenza di materiali pesanti come mercurio, tallio ed arsenico.
Per quanto riguarda la torrefazione, invece, abbiamo la produzione di anidride solforosa da trasformare istantaneamente in acido solforico, un processo rischioso e costoso.

Le conseguenze economiche

Aumenta la domanda, ancor di più i prezzi, ma diminuisce la produzione.
Con l’aumento del valore dell’acido solforico, abbiamo l’inevitabile innalzamento del prezzo dei beni alimentari che prevedono l’utilizzo di questa specie chimica per la loro concimazione. I più colpiti saranno i paesi in via di sviluppo. Analizzando la domanda e le previsioni per i prossimi decenni, sono stati forniti diversi scenari.
I grafici rimandano ad un deficit tra il 40% il 130% entro 2040. Circa 40 anni fa il prezzo dello zolfo si poteva considerare stabile ai 40$ per tonnellata, oggi date le diverse problematiche di natura ambientale e politica si prospetta un aumento oltre i 200$ per tonnellata.

 

www.regionieambiente.it

Le alternative

L’aumento del prezzo dei beni alimentari (e non solo), può essere contrastato in più modi. Come precedentemente accennato, i vulcani sono una delle maggiori fonti di zolfo. La United States Geological Survey (USGS) ha rilevato in essi una fornitura praticamente illimitata di giacimenti di zolfo elementare e minerali di solfuro. L’unica nota dolente sono le emissioni provocate dal processo di estrazione.
Il piano B prevede l’utilizzo di alcuni batteri membri attivi del ciclo dello zolfo, come lo Spirillum Volutans e specie appartenenti alla famiglia Thiorhodaceae. Quest’ultimi attraverso un pigmento nominato bacteriopurina, possono scindere l’acido solfidrico con conseguente formazione di zolfo elementare.

2H2S + CO2 → (CH2O) + H2O + S2

Entrambe le modalità richiedono tempo, ricerca e in particolare, nell’ultimo caso, una sperimentazione su scala industriale.
Da quanto fin qui espresso, non resta che affidare alla scienza il futuro di questo prezioso materiale.

 

Asia Arezzio  

Bibliografia:

https://rgs-ibg.onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/geoj.12475

https://rgs-ibg.onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/geoj.12475

https://it.wikipedia.org/wiki/Ciclo_dello_zolfo

Dieta “Sirt”: il regime alimentare di Adele che le ha fatto perdere 68kg

Mentre noi italiani durante il periodo di quarantena abbiamo fatto a pugni per l’ultima bustina di lievito al supermercato, la cantante Adele ha deciso di tornare sui social con uno scatto che la ritrae molto dimagrita.

La cantautrice britannica, in occasione del suo compleanno, ha pubblicato su Instagram una nuova foto, ringraziando tutti i fan che le hanno mandato gli auguri e dimostrato il loro affetto. “Grazie per l’amore che mi avete fatto arrivare per il compleanno. Spero che siate tutti sani e salvi in questo folle periodo”, ha scritto Adele come didascalia del suo scatto, rivolgendo poi un messaggio a tutti i medici e coloro che sono in prima linea nella lotta al Coronavirus: “Vorrei ringraziare tutti i nostri soccorritori e lavoratori che ci tengono al sicuro mentre rischiano la loro vita! Siete veramente i nostri angeli”.

Lo scatto non è passato inosservato, ma ciò che ha più colpito i followers non è stato il messaggio di ringraziamento della cantante, bensì il suo fisico, completamente trasformato. In molti, sui social, le hanno chiesto consigli e segreti circa questo cambiamento. La cantante ha poi precisato: “Sono dimagrita a causa dello stress? No, sacrificio e tanta buona volontà!”.

La domanda, dunque, nasce spontanea: “Quale dieta ha permesso tutto ciò?

Si tratta della dieta Sirt, un regime alimentare in grado di stimolare “i geni della magrezza”, che riattivano il metabolismo velocemente e fanno perdere peso: in media fino a 3,2 chili in una settimana.

Come funziona la dieta Sirt che ha seguito Adele

La dieta del gene magro si basa su un gruppo di nutrienti scoperti solo recentemente, capaci di attivare una famiglia di geni che esiste in ciascuno di noi: le sirtuine.

Queste stimolano la nostra capacità di:

  • bruciare grassi;
  • migliorare l’ umore;
  • attivare specifici meccanismi che regolano la longevità.

Il regime alimentare Sirt è stato messo a punto da Aidan Goggins e Glen Matten, nutrizionisti di grande esperienza nell’ambito dell’alimentazione e del benessere, i quali hanno anche illustrato le loro teorie alimentari in un libro uscito lo scorso marzo: “Sirt, la dieta del gene magro“.

fonte: thesirtfooddiet.com

Quali sono gli alimenti Sirt?

Gli alimenti Sirt sono più di venti.

Che cosa vantano rispetto agli altri? Una quantità di polifenoli (un gruppo di antiossidanti), che stimolano i nostri famosi “geni magri”. Come esperti in medicina nutrizionale, Aidan e Glen sono stati affascinati dai polifenoli, in particolare, da come possono essere sfruttati per migliorare la salute, proponendoli sul piano alimentare. Hanno identificato gli alimenti con i più alti livelli di polifenoli, facendo riferimento ad essi come “Sirtfoods“.

Tra questi alimenti troviamo: olio extravergine d’oliva, prezzemolo, cipolle rosse, peperoncino, soia, fragole, ma anche vino rosso e cioccolato fondente. Questi citati, ovviamente, sono solo alcuni alimenti presenti nella dieta sirt.

fonte: nosotras.com

Come viene strutturata la Dieta Sirt?

La dieta Sirt prevede due fasi.

La prima fase dura sette giorni. Durante i primi tre si devono assumere per lo più cibi liquidi (come succhi di verdura e frutta) con un solo pasto solido al giorno, per un totale di 1000 calorie. Nei restanti quattro giorni le calorie diventano 1.500, e sono previsti due succhi e due pasti solidi.

La seconda fase dura quattordici giorni. È considerata “fase di mantenimento”, e prevede cibi solidi accompagnati da un solo succo verde. Non ci sono più restrizioni caloriche, ma solo indicazioni su quali cibi Sirt assumere.

fonte: Instagram alpha_woman_official

Questo è il segreto della cantante Adele, bellissima anche prima della dieta Sirt, che le ha fatto perdere ben 68kg.

Non dimentichiamoci però che prima di intraprendere una dieta bisogna sempre rivolgersi ad un medico specialista, evitando le diete fai da te.

Cristina Geraci

La corretta alimentazione per combattere il coronavirus

Anche se non esiste ancora un vaccino, esistono dei cibi che potrebbero rafforzare il nostro sistema immunitario.
Il Ministero della Salute informa che i coronavirus sono una numerosa famiglia di virus noti per causare malattie che vanno dal comune raffreddore a malattie più gravi, come la Sindrome respiratoria mediorientale (Mers) e la Sindrome respiratoria acuta grave (Sars).

Il nuovo ceppo Sars-CoV-2, che provoca la sindrome denominata “Covid-19” segnalata lo scorso dicembre nella città cinese di Wuhan, è una malattia respiratoria che può manifestarsi con sintomi lievi ed essere scambiata per una semplice influenza come raffreddore, mal di gola, tosse e febbre, o sintomi più severi come polmonite e difficoltà respiratorie che in determinati casi possono provocare la morte del paziente. Come specificato dal Ministero della Salute, il contagio avviene tramite la saliva, tossendo e starnutendo, avendo contatti diretti personali, toccando bocca, naso o occhi con le mani contaminate. Per prevenire la trasmissione è fondamentale adottare alcune misure di protezione personale come il lavarsi bene le mani o cercare di stare lontano da una persona almeno due metri.

Ma è possibile aiutare anche il nostro organismo. Grazie a una sana e corretta alimentazione in grado di rafforzare il sistema immunitario per prevenire infezioni virali e batteriche. Per aiutare le nostre difese è fondamentale mantenere in salute l’intestino, pertanto è necessario evitare l’utilizzo frequente di antibiotici, antinfiammatori, antiacidi e alimenti pro-infiammatori, che indeboliscono il nostro sistema intestinale, creando terreno fertile per patogeni o virus.

Per mantenere l’equilibrio intestinale cerchiamo di assumere regolarmente la giusta quantità di cibi prebiotici e probiotici, evitiamo o limitiamo i cibi che generano calore come il latte, il glutine e zuccheri raffinati in generale. Ecco di seguito qualche alimento che può aiutare le difese immunitarie dell’organismo.

Limone: l’agrume è ricco di vitamina C, importantissimo nei processi di difesa cellulare. L’ideale sarebbe assumere tutti i giorni una premuta di limone con un pizzico di bicarbonato di potassio, che ha proprietà alcalinizzanti, fungicida e digestive, in acqua calda (il calore uccide i virus)

Yogurt: fonte naturale di probiotici, é ricco di microrganismi che aiutano a riequilibrare la flora batterica intestinale. Perfetto se prodotto in casa: in questo modo si riduce l’assorbimento di zuccheri e conservanti

Semi di lino: sono una preziosa fonte di acido alfa-linoleico, acido grasso della famiglia degli omega-3, che ha importanti proprietà antinfiammatorie. Ripuliscono il colon da muco stagnante garantendo una preservazione della microflora intestinale

Grano saraceno: privo di glutine e ricco al 95% di trans resveratrolo. È uno stilbene, un composto polifenolico, una delle molecole che le piante producono per proteggersi in situazioni di stress. Allo stesso modo, la sostanza viene usata dalle nostre cellule per lo stesso scopo

Olio extravergine di oliva, di semi di lino, di semi di canapa e di avocado: tutti sono composti prevalentemente da acidi grassi e fosfolipidi. Hanno un ruolo fondamentale nel riequilibrare la membrana delle cellule bianche del sangue, i linfociti. L’ideale sarebbe assumere un olio fresco.

Verdure a foglia verde: hanno proprietà antivirali e antibatteriche. Si consiglia di cuocerle a vapore per facilitarne la digestione e preservarne le caratteristiche alimentari

Avena: il cereale, ricco di fibre, aiuta a regolarizzare l’intestino, dare sazietà e a regolarizzare i livelli di colesterolo nel sangue

Frutta secca e semi oleosi (zucca, girasole, lino): questi alimenti posseggono numerose sostanze prebiotiche come minerali, aminoacidi e omega-3.

Integratori probiotici: sono microrganismi viventi e attivi che rafforzare l’ecosistema intestinale. I probiotici, per vivere e proliferare all’interno del nostro intestino, hanno bisogno del corretto nutrimento rappresentato dai prebiotici.

Piero Cento

Una sequenza felice: salute, sport e alimentazione

Venerdì 5 aprile 2019. Messina. Aula Magna del Dipartimento di Economia. Il convegno è stato organizzato congiuntamente dall’Università di Messina, dall’Associazione ALuMnime e dall’Unione Sportiva Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani – US ACLI, per festeggiare la Giornata Internazionale dello Sport e la Giornata Mondiale della Salute, per celebrare le due ricorrenze del 6 e 7 aprile.

Il convegno si è svolto con il patrocinio del CUS Unime, presieduto da Antonino Micali, del Centro Medico Sportivo dell’Università di Messina diretto da Daniele Bruschetta; dall’Associazione Bios, presieduta da Carmelo Lembo; dalla sezione provinciale dell’E.N.D.A.S, presieduta da Salvatore Sidoti, dalla sezione regionale dell’Associazione Italiana Avvocati dello Sport, coordinata da Antonio Carmine Zoccali; dal Circolo del Tennis e della Vela , presieduto da Antonio Barbera e da Olympialex.

All’iniziativa hanno preso parte illustri studiosi provenienti dall’accademia, dalla magistratura e dal mondo delle professioni come: Francesco Rende, docente di diritto sportivo nell’Università di Messina;  Giuseppe Liotta, dell’Università di Palermo; Mauro Mirenna e Maria Militello, entrambi magistrati del Tribunale di Messina; Demetrio Milardi e Eliseo Scarcella, appartenenti al ramo di medicina dello sport, Giacomo Dugo e Paola Dugo, appartenente al mondo della chimica degli alimenti; Maurizio Lanfranchi e Carlo Giannetto, di marketing agroalimentare; Davide Trio e Gabriele Blanca, esperti in nutrizione; Marina Magnanti, allenatrice della judoka Odette Giuffridamedaglia d’argento ai Giochi olimpici di Rio de Janeiro 2016 . Laura Santoro, componente del Collegio di garanzia del C.O.N.I. e docente di diritto sportivo nell’Università di Palermo; Damiano Lembo, Presidente Nazionale US ACLI e Coordinatore Nazionale C.O.N.I degli Enti di Promozione Sportiva.

©GabriellaParasilitiCollazzo, Salute-Sport-Alimentazione, Aula Magna dipartimento di Economia, Messina 2019
©GabriellaParasilitiCollazzo, Salute-Sport-Alimentazione, Aula Magna dipartimento di Economia, Messina 2019

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

©GabriellaParasilitiCollazzo, Salute-Sport-Alimentazione, Aula Magna dipartimento di Economia, Messina 2019

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La manifestazione, pensata dall’Ateneo in sinergia con le altre associazioni, per le ricorrenze delle due “Giornate Mondiali” dello sport e della salute, ha fatto ricadere la scelta del luogo sul dipartimento di Economia non casualmente, ma, in quanto salute e sport generano utili, le imprese si muovono con interesse, in loro, dimora un valore economico. Economicamente parlando, sono elevati i numeri che ruotano intorno allo sport, ecco il perché la scelta della Facoltà di economia.

Lo sport, secondo quanto è affiorato nel degli innumerevoli interventi, ha delle forti potenzialità, al di là di quelle economiche. Favorisce lo sviluppo psichico dei soggetti, crea cittadinanza attiva, previene malattie, riduce patologie già in atto, è strumento di aggregazione sociale e di accrescimento personale.

Il convegno ha posto l’accento sull’esercizio fisico, abbinato a un sano e corretto regime dietetico. Grazie a una maggiore attenzione da parte dell’individuo verso il proprio benessere, il legame tra alimentazione, salute e forma fisica sta diventando un valore sia individuale che sociale. A questo ha contribuito in maniera determinante anche lo sport che, attraverso l’espressione corporea, promuove un rapporto diverso con il corpo. Un costante esercizio fisico migliora l’efficienza del corpo e agisce positivamente sull’attività mentale concentrando e coordinando le funzioni corporee secondo tecniche espressive che coinvolgono il corpo e la mente di un individuo.
Una dieta ricca di alimenti che garantiscono un apporto di acidi grassi insaturi può certamente giovare alla salute dell’atleta e quindi anche alla prestazione sportiva, mentre una dieta erroneamente pianificata, che ponga troppa attenzione agli introiti proteici, oppure una dieta che preveda un insufficiente apporto calorico, comporta un ripristino inadeguato dei depositi di glicogeno muscolare e quindi un calo della performance. Tra le varie diete, quella mediterranea è stata promossa come la più idonea ed efficace. Ottima anche per gli Omega3, fondamentali per chi fa attività fisica. Infine, si è parlato di argomenti come i functional food e gli integratori alimentari, i cui componenti aggiuntivi, assunti nelle giuste quantità, evitando gli abusi, migliorano le prestazioni dei soggetti.

Gabriella Parasiliti Collazzo

Cosa sono gli OGM

Quando pensiamo alla parola OGM ci viene in mente Hulk, radiazioni o qualcosa di sicuramente tossico per la vita.

Bisognerebbe affrontare questa questione senza pregiudizi e con molta pazienza poiché comprenderla a fondo non è per nulla facile. Intorno a questo argomento si scontrano due definizioni di OGM: quella scientifica e quella giuridica. La definizione scientifica di Organismo Geneticamente Modificato comprenderebbe tutti quegli esseri viventi che hanno modificato il loro patrimonio genetico a causa di un qualsiasi agente mutageno. La definizione giuridica, invece, identifica come OGM solo quegli organismi il cui DNA sia stato modificato da tecniche d’ingegneria genetica. Confusi? E’ normale. 


Modificare il DNA non è un’invenzione dell’uomo bensì della natura. I batteri ad esempio si scambiano, attraverso il fenomeno della coniugazione, frammenti di DNA per poter condividere materiale genetico utile alla sopravvivenza della specie. Il virus dell’HIV modifica ad una velocità impressionante il proprio genoma durante la riproduzione e non sembra risentirne molto, anzi, questo sembrerebbe un meccanismo che utilizza per poter avere in natura una notevole diversità biologica e avere quindi più possibilità di sopravvivenza. Proprio a causa di questa elevata diversità, per esempio, non siamo ancora riusciti a trovare un vaccino valido contro questo patogeno.

Allo stesso tempo gli incroci spontanei tra piante, che avvengono in natura durante l’impollinazione, danno vita ad esseri viventi, che se riescono a crescere e a svilupparsi, sono considerati nuove specie. L’uomo mangia e coltiva organismi geneticamente modificati da quando è diventato un coltivatore oltre che cacciatore. Gli incroci artificiali che l’uomo ha tentato durante i secoli, come ad esempio il mandarancio, sono tutti organismi che hanno subito delle modifiche del proprio DNA. Con tutti questi esempi voglio evidenziare come il termine “modificati geneticamente” non ha di per se una connotazione positiva o negativa, ma semplicemente sta a sottolineare che quell’organismo ha subito una modifica del proprio DNA.

Il DNA come sappiamo dalle superiori è quella molecola su cui sono “scritti” i caratteri di quell’essere vivente. L’altezza, il sesso e il colore degli occhi sono solo alcuni esempi di caratteri determinati dal tuo DNA. Possiamo immaginare il DNA come un libro sul quale sono scritte le indicazioni con le quali si costruisce un essere vivente. Tutti gli esseri viventi, quindi animali, piante, virus e batteri, hanno al loro interno questo grande libro scritto nella medesima lingua.


L’ingegneria genetica è quella branca delle biotecnologie che ha lo scopo di costruire pagine artificiali di questo libro e di incorporarle nel grande libro di un essere vivente che può essere un virus, un batterio oppure lo zigote che darà vita ad un animale pluricellulare.

Queste tecniche hanno molte applicazioni, una tra queste è la produzione dell’insulina. Quest’ultima è un ormone del nostro corpo che ha la funzione di abbassare la glicemia. Prima degli anni ottanta tutti i preparati insulinici industriali venivano prodotti grazie al pancreas di bovini e di suini, ma era un processo di estrazione abbastanza complesso.

La quantità di insulina è infatti molto scarsa e per produrre un flaconcino ci volevano circa sei mesi. Inoltre, le insuline di origine animale contengono impurità, che provocavano intolleranze e reazioni allergiche. Da quando le tecniche di ingegneria genetica si sono ottimizzate, abbiamo iniziato ad usare batteri (Escherichia Coli) per produrre l’insulina. Abbiamo aggiunto le istruzioni sul loro DNA di come costruire l’insulina e questi microscopici organismi hanno iniziato a produrla come dei dannati e senza stipendio. L’insulina è il primo prodotto farmaceutico, assieme all’ormone della crescita, ad essere stato ottenuto con l’uso della tecnologia del “DNA ricombinante” (che potremo anche chiamare “Libro Riscritto”).

Le applicazioni di questa tecnica sono pressoché infiniti e le potete trovare al seguente link https://it.wikipedia.org/wiki/Organismo_geneticamente_modificato 

Ora capire cos’è un OGM è più semplice. Un OGM sono tutti quegli organismi che otteniamo mediante tecniche di DNA ricombinante. Quel batterio che produce l’insulina per i diabetici di tutto il mondo è un OGM. Un organismo il cui DNA viene modificato da agenti mutageni differenti da questa tecnica di laboratorio secondo la giurisdizione non è un OGM.

Come si può ben vedere il concetto di OGM nella Scienza e nella giurisdizione è ben diverso.

Nell’immagine a destra, troviamo un mandarancio e del grano, entrambi sono stati prodotti da incroci o da modifiche del DNA attraverso radiazioni; più a destra, invece, troviamo del mais ottenuto con la tecnica di ingegneria genetica e solo questo è OGM, anche se sotto il profilo scientifico tutti e tre hanno subito delle modificazioni del proprio DNA.

Vi voglio un secondo parlare del grano creso, un cereale molto diffuso in Italia per moltissimi prodotti alimentari.(http://bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2008/09/29/radiazioni-nucleari-nell’orto/)

Intorno al 1950 i ricercatori dell’ENEA hanno bombardato una varietà di grano con raggi X altamente radioattivi. Queste hanno riscritto alcune pagine del DNA di questi grani in maniera assolutamente casuale e pressocché impossibile da prevedere. Alcune di queste pagine erano ormai impossibili da leggere e le piante morirono, altre invece crebbero. Tra queste varietà di grani fu scelto il cosiddetto grano creso. Questo prodotto non è assolutamente nocivo per la nostra salute; il fatto che il suo DNA sia stato riscritto da radiazioni non significa che il grano è radioattivo. Inoltre questo grano NON E’ considerato dalla giurisdizione OGM anche se ha subito una notevole quantità di modifiche.

Ora tutti noi ci staremo chiedendo: ma sono davvero pericolosi questi OGM? Allo stato attuale delle cose, la Scienza non ha in nessun modo comprovato la loro pericolosità. Potrebbero far sì che le coltivazioni siano più resistenti alle condizioni climatiche ed ai vari insetti, con quindi l’abolizione completa dell’uso dei pesticidi che oltre ad inquinare, potrebbero essere dannosi per l’uomo. Sui pesticidi non si attuano tanti controlli quanti se ne attuano sugli OGM, eppure la percezione di massa su questi alimenti è molto negativa.

Bisogna certamente rimanere con i piedi per terra e fare attenzione all’uso di queste tecniche di avanguardia, ma bisogna evitare di vedere questi organismi nocivi per la nostra salute. Mangiare biologico o naturale non significa niente dal punto di vista scientifico. Non esiste cosa più naturale di altra. Se vi starete chiedendo se nella vostra vita avete mangiato OGM la risposta è molto probabilmente sì perché: “L’Italia non permette la coltivazione di piantagioni OGM, ma ne permette la sua importazione e la sua vendita.” Il perché non lo comprendo, ma è una delle tante contraddizioni che caratterizzano il nostro paese.

Francesco Calò

 

Fonti e per approfondire: 

https://www.econopoly.ilsole24ore.com/2017/11/10/ogm-non-ci-piacciono-pero-ne-importiamo-e-mangiamo-un-bel-po/?refresh_ce=1

http://bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2008/09/29/radiazioni-nucleari-nell’orto/

http://italiaxlascienza.it/main/2018/02/ogm-la-grande-paura/

https://www.youtube.com/watch?v=ZWMaq6fpuZo

https://www.youtube.com/watch?v=Ntzuoz815jw

https://www.youtube.com/watch?v=tQbA1vXdlVc

https://www.youtube.com/watch?v=elggEK1jn7U

 

Lo zucchero: dolce nemico da tenere sottocontrollo

Lo zucchero da tavola, il saccarosio, quei cristalli bianchi dolci e attraenti sono messi al banco degli imputati per essere la causa di diversi disturbi.

 

E’ l’eccesso di zucchero ad essere condannato.
Sebbene si tenti di mangiare sano, di guardare l’apporto calorico, di mangiare frutta e verdura, andare in palestra per condurre una vita regolata; nonostante gli sforzi, la maggior parte delle persone, mangia ancora troppo zucchero.
Si stima che l’adulto medio mangia circa 152 kg di zucchero ogni anno.

 

Anche evitando dolci, biscotti e gelati la situazione non cambia.
Si è davvero consapevoli di quanto zucchero assumiamo? Quanto se ne nasconde nel nostro cibo?
Beh non si può mai avere una scelta in primo piano, poiché esso viene aggiunto in quantità elevate ovunque. Ogni cibo nel supermercato, pane, grissini, snack, sughi per la pasta, soft drink, e qualsiasi altro alimento industriale, sia dolce che salato, ne contiene grandi quantità.
Per farci un’idea, consideriamo che l’etichetta di un alimento riporta a basso contenuto di zuccheri se è contenuto meno di 5 grammi per 100 grammi di zucchero nell’ alimento.
Tenendo conto che una zolletta di zucchero, comunemente aggiunta nel caffè, è circa 4 grammi di zucchero, possiamo prendere in esame i seguenti esempi riportati nell’immagine:

 

 



Molti yogurt (spesso commercializzati come uno spuntino sano) contengono fino a 30 grammi di zucchero per porzione.
Esatto! Lo yogurt può contenere più zucchero di una barretta di cioccolato!
Lo stesso può essere detto per cereali da prima colazione, barrette di muesli, succhi di frutta e molti altri alimenti relativamente “sani” che mangiamo regolarmente.
Per non parlare delle bevande zuccherate come la Coca-Cola!

Quelli che vengono spacciati per sostituti dolcificanti, fruttosio puro, sono anche dannosi. Lo sciroppo di glucosio e fruttosio, sciroppo di mais sono mix tossici; i quali vengono utilizzati per far accrescere la cremosità del prodotto e la sua conservabilità.

Perché ingeriamo così tanto zucchero? La risposta è semplice: siamo dipendenti.

Sugar addiction : dipendenza da zucchero

L’eccesso di zucchero agisce sulla soppressione dell’ormone grelina che trasmette il senso di fame e agisce sulla dopamina che dona il senso del piacere. Ciò significa che siamo messi nella condizione di consumarne sempre di più perché la fame non si placa e nemmeno il senso di sazietà.
Lo zucchero e i cibi ad alto indice glicemico attivano la produzione di dopamina in una regione del cervello chiamata nucleo accumbens, coinvolta nel piacere.
Quando stimoliamo in maniera protratta il centro del piacere il segnale nel tempo si attenua, divenendo più debole. Per cui dobbiamo consumarne di più per ottenere lo stesso piacere, un meccanismo chiamato tolleranza. E se smettiamo di assumerlo, andiamo in astinenza.

Tolleranza ed astinenza sono i meccanismi fisiologici della dipendenza.

Negli animali da esperimento assuefatti allo zucchero, l’eliminazione di questo dalla dieta crea i classici sintomi di astinenza, inclusa l’ansia e il tremore. Anche noi sviluppiamo dipendenza: più zucchero mangiamo, più ne vogliamo. Ecco spiegato perché di fronte ad un barattolo di nutella o una vaschetta di gelato qualcuno di noi non riesce a fermarsi. Dobbiamo consumarne dosi più alte, per produrre gli stessi effetti euforizzanti.
Inoltre stimola la produzione di serotonina: l’ormone della calma e del buon umore.
Proprio per questo, nei periodi di stress o prima del ciclo tendiamo a mangiare più dolci.
Lo zucchero in alte concentrazioni altera le concentrazioni dei recettori degli oppioidi (che hanno un ruolo nella percezione del piacere e dell’euforia) presenti nella zona del cervello coinvolta nell’assunzione di cibo, rendendoli insensibili ai meccanismi di controllo che ci dicono quando smettere di mangiare.

Sugar Rush

Un altro motivo del craving di zucchero (Il craving corrisponde alla fame, al desiderio compulsivo della sostanza) è dovuto a come ci si sente dopo che lo si consuma. In genere, una delizia zuccherina provoca una scarica di endorfine e del glucosio nel sangue, che provoca inizialmente una breve raffica di energia.
L’euforia che si ottiene dal mangiare zucchero non dura a lungo. Può causare un crash veloce dei livelli di energia, letargia, debolezza e potenzialmente a causa della forte diminuzione nei livelli di zucchero nel sangue. Lo zucchero raffinato indurrebbe effetti psicoattivi, reazioni neurochimiche e comportamentali sovrapponibili o addirittura superiori a quelli delle droghe, con le tipiche conseguenze delle dipendenze da sostanze: tolleranza, astinenza, abuso e il craving.

Zucchero e cocaina

Lo zucchero raffinato potrebbe avere effetti peggiori della cocaina a livello di dipendenza.
La tesi è sostenuta da James DiNicolantonio, della St. Luke’s Mid America Heart Institute, il quale ha analizzato e comparato i risultati di moltissimi studi sia sugli animali che sull’essere umano, mettendo in evidenza il consumo di zuccheri raffinati (per esempio il saccarosio da cucina o lo sciroppo di mais).
L’idea della potenza di questa sostanza si ha considerando che i topi preferiscono lo zucchero alla cocaina.

 Il gusto

Il sapore dolce non è soggetto a meccanismi di repulsione naturali, come avviene invece per il salato. Non c’è in noi un sistema di sicurezza integrato per impedirci di assumere troppo zucchero. Le persone possono mangiare un intero sacco di biscotti o infinite barre di cioccolato e volerne sempre di più.
La dipendenza dovuta essenzialmente al rilascio di oppioidi endogeni nel sistema nervoso a seguito del consumo.
L’ astinenza da zuccheri si manifesta quando i livelli di dopamina nel cervello indotti dall’assunzione di zuccheri calano, con la manifestazione di sintomi come il disturbo di iperattività con deficit di attenzione.
Ci sono differenze nel modo in cui ciascuno di noi risponde all’assunzione di zuccheri raffinati, dettate dalla genetica.

Il prezzo conveniente

Gli alimenti più sani e biologici o gli alimenti senza zucchero hanno un costo più elevato.
L’aggiunta di zucchero negli alimenti aumenta le probabilità che il consumatore continuerà ad acquistare quel cibo perché ha un buon sapore ed è più conveniente.
Questa convenienza ha un impatto importante nella vita di ciascuno di noi, da non sottovalutare.

Effetti avversi dell’eccesso di zucchero

<<Tutte le sostanze sono veleni e nessuna è innocua: la mancanza di effetti tossici, infatti dipende sempre dalla dose>>. Paracelso

Lo zucchero e il fruttosio vengono trasformati in grassi che si depositano nel fegato e nei muscoli, inducendo il pancreas a produrre più insulina e dunque predisponendo a obesità, diabete, ipertensione, malattie degenerative e tumori.

  • Aumenta il rischio di malattie cardiovascolari poiché fa aumentare il colesterolo cattivo, quello LDL di piccole dimensioni, che penetra nella parete delle arterie creando placca ateromasica.
  • Favorisce l’aggregazione piastrinica, un altro importante fattore di rischio cardiovascolare.
  • Artefice dell’invecchiamento della pelle, proprio come le sigarette e le radiazioni UV. Quando l’elastina e il collagene della pelle viene danneggiato dal sole o da altri radicali liberi, le cellule attivano dei programmi di riparo.Lo zucchero forma dei cross-links con gli amminoacidi presenti nella matrice intorno alle cellule, interferendo con il riparo cellulare e portando nel tempo alla formazione prematura di rughe.
  • Causa delle carie.
  • Abbassa le difese del sistema immunitario rendendoci più suscettibili alle malattie.
  • Causa un incremento dell’adrenalina, iperattività, ansia, e difficoltà a concentrarsi, specie nei bambini.
  • Può causare alterazioni ormonali.
  • Crea poi uno stato d’infiammazione costante, aumenta lo stress ossidativo e la formazione di radicali liberi.

Insomma una lunga catena di reazioni avverse.

Nuovi studi: effetti dello zucchero sul Fattore neurotrofico.

In alte concentrazioni, riduce la produzione di una sostanza chiamata brain-derived neurotrophic factor (BDNF), una neurotrofina che favorisce la sopravvivenza, la crescita e la differenziazione dei neuroni, essenziale per l’apprendimento, la memoria a lungo termine e il pensiero.
Il BDNF è particolarmente basso nei diabetici e nei pre-diabetici e la sua carenza, peggiora il controllo glicemico in un pericoloso circolo vizioso.

Come capire se si è dipendenti da zucchero?

Sintomo allarmante: Desiderio ardente di cibo, comfort alimentare.

Per alcune persone, l’idea di tornare a casa o cenare fuori con gli amici per godersi una bel piatto di spaghetti, pane o altri alimenti ricchi di carboidrati con bibite zuccherate, è molto allettante.

Come disintossicarsi?

  • Cercare valide alternative:

Il Miele, sebbene contenga un alta percentuale di glucosio e fruttosio, fornisce acidi organici, sali minerali enzimi e vitamine, viene assimilato più lentamente. Solitamente non è indicato nella preparazione di torte e biscotti poiché la cottura ne altera il sapore rendendolo amarognolo.

Il Succo d’acero rientra tra i dolcificanti naturali meno calorici, ricco di potassio, magnesio, ferro e acido malico. La Manna o la melassa ricca di vitamine del gruppo B e preziosi sali minerali.

La frutta secca nello yogurt, fichi, datteri o albicocche possono sostituire lo zucchero.

• Ridurre i livelli stress, 
• Mangiare con consapevolezza e ripulire la dispensa.

I vantaggi di dire no all’ eccesso di zucchero sono molteplici,tra cui perdere peso e riacquistare energia e vitalità.

Daniela Cannistrà