Pub Crawl: divertimento itinerante con AEGEE Messina

AEGEE-Messina ritorna con il suo tanto atteso PUB CRAWL!

Siete pronti a passare una serata tra alcol e divertimento?

Solo AEGEE ti dà questa possibilità: un tour per i pub più rinomati del centro nel quale, divisi in squadre, ci si sfiderà in nuovissimi giochi alcolici. E chi farà più punti riceverà dei premi!

Ad accompagnarvi durante la serata saranno presenti i ragazzi dell’associazione, ciascuno pronto a spiegarvi i giochi all’interno dei pub previsti, situati nelle vicinanze del Duomo: ChupaSciaraniraLa Fabbrica AlcolicaSkylineDocker’sGrey GoosePabetto.
Il Pub crawl vi aspetta Giovedì 5 Dicembre alle 21:45, appuntamento a Piazza Duomo!

La quota di partecipazione è di soli 7€ a persona e le squadre possono essere composte da massimo 6 partecipanti.
Per partecipare è necessario compilare questo format entro Lunedì 2 Dicembre alle ore 12:00.

Affrettatevi perché i posti sono limitati!
E chi tardi arriva… giovedì non beve!

Per informazioni:
Cristina Lucà +39 342 584 1808

Anche gli astemi possono essere ubriachi: sindrome da fermentazione intestinale

Se qualcuno sta già dubitando dello stato di ebrezza del redattore di questo articolo, sarà costretto a ricredersi. Questa sindrome, per quanto bizzarra, esiste realmente ed è stata recentemente documentata sulla rivista BMJ Open Gastroenterology che ne ha riportato un interessantissimo caso.

Un uomo statunitense di 46 anni lamenta appannamento mentale, perdita di memoria ed episodi di depressione inspiegati, fino a quando nel 2011 viene arrestato per guida in stato di ebrezza.

Incredibilmente, nega categoricamente di aver assunto alcol, nonostante i livelli di etanolo nel sangue siano ben oltre i limiti consentiti dalla legge. Ovviamente né polizia né medici credono al malcapitato, che si becca un ritiro della patente.

Alcol test con etilometro, nel nostro caso il soggetto ha rifiutato di sottoporsi all’indagine.

Da qui inizia una lunga trafila medica che porterà il paziente a scoprire di essere affetto da un patologia. Viene rilevata una quantità consistente di Saccharomyces cerevisiae in un campione di feci, microrganismo meglio noto come lievito della birra.

 

Saccharomyces cerevisiae

Starete certamente iniziando a capire come si siano verificati questi curiosi avvenimenti.

Il paziente aveva nel suo intestino numerose colonie di lieviti che, fermentando carboidrati ingeriti dal paziente, producevano alcol etilico. Niente di più e niente di meno di quanto fanno normalmente tali organismi per sopravvivere e replicarsi.

Schema delle reazioni della fermentazione alcolica.

Un po’ come avere un birrificio nell’intestino, attivato dall’assunzione di pasta, pane ecc. Non a caso, un altro nome della patologia è sindrome da autoproduzione di birra.

Ulteriori indagini hanno evidenziato come i cambiamenti nella personalità, quali l’aggressività (decisamente inusuale per questo soggetto), siano iniziati subito a seguito di un trattamento antibiotico per un trauma del pollice.

Da qui l’ipotesi che la cefalexina (antibiotico di uso comune in USA) abbia alterato l’equilibrio del microbiota intestinale: questo non è altro che l’insieme di batteri, funghi ed altri microrganismi che risiedono normalmente nel nostro apparato gastrointestinale.

Ormai da diversi anni sono noti gli effetti benefici di un microbiota appropriato, quali produzione vitamine, competizione con microrganismi dannosi ed effetti benefici sul sistema immunitario.

Allo stesso modo, varie patologie possono essere innescate da una distruzione dello stesso per uso inappropriato di antibiotici: queste variano da una diarrea lieve a quadri gravi di colite con occlusione o perforazione intestinale.

Sembrerebbe dunque che questa sindrome possa rientrare tra le suddette patologie.

Ma come si è conclusa la storia del nostro malcapitato?

Dopo un iniziale miglioramento dei sintomi, il soggetto ha diverse ricadute che lo spingono a consultare vari specialisti, quali psichiatri, con conseguenti terapie antidepressive del tutto inutili. Culmine di questa serie di sfortunati eventi è una caduta accidentale, indotta dallo stato di ebrezza, che gli costa un intervento neurochirurgico per emorragia cerebrale.

Finalmente il paziente riesce a rintracciare il team guidato da Fahad Malik del Richmond University Medical Center.

Qui vengono campionate più accuratamente le secrezioni intestinali mediante gastro e colonscopia, che evidenziano crescita abnorme anche di specie di Candida (altro noto fungo). La diagnosi viene finalmente confermata somministrando al paziente carboidrati e misurando il tasso alcolico nel sangue successivamente.

Viene così iniziata una terapia adeguata:

  1. Astensione da carboidrati
  2. Antifungini: attivi contro le specie sopracitate.
  3. Probiotoci: questi non sono altro che i comuni “fermenti lattici”, ovvero batteri innocui somministrati al fine di colonizzare l’intestino del paziente, sostituendo i lieviti.                                              

Il soggetto ottiene così un miglioramento importante e stabile del suo stato di salute.

I lettori più viziosi si staranno chiedendo: perché curare questa patologia?

Nonostante la prospettiva di alcol gratuito ogni giorno, i soggetti affetti sono molto invalidati dal punto di vista psicologico, in quanto avvertono dei sintomi che i medici stessi attribuiscono erroneamente a disturbi dell’umore anche per diversi anni. Basti pensare che ad oggi sono riportati solo circa 10 casi in tutto il mondo.

D’altronde, chi crederebbe a un sospetto alcolista che dichiara di non avere bevuto?

Nell’attesa che sempre più casi siano svelati, non sperate di incappare in questa patologia. Come abbiamo visto, significherebbe rinunciare per un tempo variabile ai carboidrati e sostituirli con simpaticissimi antifungini.

Non esattamente il massimo come dieta mediterranea.

Emanuele Chiara

Compendio per superare l’alcol test e trovare il proprio cocktail ideale

Quella sera, mentre ci provavi con quella ragazza in discoteca, lui era lì a farti coraggio.
Quel pomeriggio, a quel noioso aperitivo pieno di gente elegante, lui era con te, e ti aiutava a vedere meglio il lato divertente delle cose.
Quella notte di Agosto dell’anno scorso, quella notte della quale non ricordi nulla ma che ai tuoi amici piace tanto raccontare, è stato “grazie” a lui che hai perso la testa, le chiavi e il cellulare.
Lui compare nell’80% delle foto in cui sei taggato su Facebook, ed è sempre così fresco e colorato che, se la spensieratezza potesse trasformarsi da stato d’animo a cosa, senza dubbio si trasformerebbe in lui, il tuo cocktail preferito.

Ma sei sicuro che ti piaccia ciò che bevi?
Arriva l’estate, aumenta il caldo e cresce la sete, una sete che l’acqua non può sedare, una sete che non è solo uno stimolo fisiologico ma che diventa, se hai 20 anni e hai passato l’inverno a consumare evidenziatori e neuroni su dei libri più grandi di te, un’esigenza complessa che solo un mese di relax delirante potrà sedare, prima che arrivi Settembre e che la scrivania ti reclami nuovamente.
La definizione di relax delirante comprende mille sfumature di passatempi, mille modi in cui impiegare il proprio tempo (finalmente) libero, tra viaggi improvvisati o tanto attesi, tra serate in spiaggia e mattinate inesistenti, tra nuovi incontri e amicizie finalmente ritrovate.
Ma, se sulla costituzionalità del tuo diritto di divertirti non hai mai dubitato, sei invece proprio certo che il cocktail che ordini sempre, in discoteca o all’apericena, sia in assoluto quello più giusto per te?
Sei sincero nel dire che il menù di un locale non ti ha mai ricordato, per la sua incomprensibilità, il quaderno di appunti che ti ha prestato una volta quel tuo collega delle prime file?
Non ti è realmente mai capitato, alla domanda “Tu cosa prendi?” di fare scena muta come a un esame che avevi tentato disperatamente di preparare nelle quattro notti prima, e di copiare poi spudoratamente, come durante un test a risposta multipla, la risposta del tuo amico?
Se magari qualche dubbio lo hai avuto, forse è il momento di guardarti intorno e di imparare alcune cose sugli alcolici, che miglioreranno il tuo rapporto con la “vita notturna” e ti permetteranno di superare in questa sessione estiva (almeno) “l’alcol test”.

Un’occasione, un cocktail. Bisogna partire dal presupposto che ogni momento della giornata e ogni circostanza in cui ci si trova richiedono qualcosa di diverso,che si tratti dell’outfit o del tasso alcolico di ciò che si beve.
Non ci possiamo godere appieno un tramonto e un aperitivo rinforzato in riva al mare con addosso uno smoking, ed è difficile resistere al collasso se ci presentiamo a un #summerparty con addosso il nostro cappottino preferito: allo stesso modo, se alle 7 di sera accompagniamo le noccioline e le patatine con un Invisibile, (cocktail appartenente agli After Dinner, meglio noto come “4 bianchi”, composto da Rum bianco, Triple Sec , Gin e Vodka classica o aromatizzata alla frutta) probabilmente credendoci invisibili anche noi ci verrà all’improvviso una gran voglia di rotolarci nella sabbia, e se in una serata in discoteca optiamo per un Rossini (Cocktail sparkling, ossia frizzante, tipicamente da aperitivo, costituito da prosecco e purea di fragole) dopo un po’, a causa delle bollicine che stimolano l’appetito, ci verrà sicuramente voglia di mangiare qualcosa o, in mancanza di stuzzichini, qualcuno.

Le classificazioni. La prima cosa da fare quindi è un’infarinatura di scienza di comprensione dei menù, imparando che i cocktails, che per noi sono spesso solo “forti” e “leggeri” o “buoni” e “da vomitare”, possono essere in realtà classificati in base a 4 criteri, che sono la struttura, la capacità, la temperatura a cui devono essere serviti e il momento in cui è preferibile consumarli.
Fra questi il criterio più utilizzato è l’ultimo, tanto che in quasi tutti i menù le bevande alcoliche si trovano suddivise in Pre-dinner , cioè cocktail da aperitivo, After-dinner ,cocktail da dopo cena, Long Drink e Any Time , simili e adatti un po’ a tutte le occasioni, con una gradazione alcolica raramente superiore ai 30 gradi, mentre una categoria a parte è costituita dai Mangia e Bevi, cocktails di frutta.
Tali categorie prendono spunto dalle 5 che la IBA,l’associazione mondiale di barman, adottava fino al 2010 nella suddivisione dei cocktails della lista ufficiale IBA. Queste erano:
1)Pre-dinner, suddivisi in Dry e Medium.
2) After-Dinner, o Sweet, caratterizzati da un gusto particolarmente dolce.
3)Long Drinks, un tipo di cocktails con gradazione alcolica moderata, intorno ai 20 gradi.
4) Popular
5)Special.
Quando, nel 2011, la lista ufficiale è stata rimodulata, anche questa suddivisione è entrata in disuso, e i 77 cocktails della lista attuale sono divisi in The Unforgettables, Contemporary e New Era Drinks.
Ma in cosa si differenziano fra loro?
Indimenticabili aperitivi. La maggior parte dei cocktails della categoria “Unforgettables”, ossia, indimenticabili, sono cocktails perfetti per l’aperitivo e sono per lo più amarognoli e dalle origini antiche, come l’Americano (definito il padre del Negroni), il Manhattan (risalente all’800, a base di Whisky e Vermouth), il Dry Martini (quello che bevevano le nostre mamme, fatto di gin, dry vermut e un po’ di limone e con all’interno un’oliva verde) e il Sidecar (pare risalente alla seconda guerra mondiale, fatto di Brandy, Cointreau e succo di limone). Tra quelli della stessa famiglia ma più dolci e in tutti i sensi più “giovani”, degno di nota è il Daiquiri (adatto un po’ a tutta la giornata, ha origini caraibiche ed è fatto di rum, succo di limone e zucchero).

Nottate “contemporanee”. Alla seconda categoria, quella dei “Contemporary”, appartengono tutti i cocktails più famosi e diffusi, quelli più richiesti, quelli buoni il pomeriggio ma che diventano perfetti per una nottata al lido,quelli adatti a tutti, ai festaioli e ai tranquilloni che preferiscono sorseggiarli seduti a un tavolino.
In una serata “easy” tra amici, l’amico goloso potrà ordinare un Black Russian (Vodka, liquore al caffè e una farcitura di crema di latte, digestivo, ovviamente d’estate shakerato con ghiaccio), l’amica che si crede un po’ una fashion blogger potrà sorseggiare un Cosmopolitan (Il cocktail di Sex and The City, fatto di Vodka, limone, Cointreau, succo di lime e di Cranberry) e l’intrepido della comitiva potrà fare lo spavaldo sulle spalle del suo povero fegato con un French75 (una “bomba” a base di assenzio, gin e calvados).
Che poi sia sera o finalmente notte, chi cerca un cocktail dal sapore innocente e non troppo amaro può optare per un Cuba Libre (Long drink, sapiente mix di Rum, coca cola e lime) o un Long Island (Long drink, con Tequila, Rum bianco, Triple Sec, Vodka e succo di limone spremuto fresco, sciroppo di zucchero e coca cola), mentre chi vuole letteralmente bere il gusto dell’estate può scegliere un Mai-Tai (Long drink che sa di esotico,ottima combinazione di Rum bianco e scuro, Orange Curaçao, sciroppo di orzata e succo di limone, servito di norma con un trancetto di ananas e delle foglie di menta), un Japanise (Midori, Cointreau e limone) o un Mojito (simbolo della vacanza al mare, il top per gli amanti della menta, a base di Rum bianco, succo di lime, menta e zucchero di canna, esistente anche nella versione Black, con liquirizia, e Red, con fragole,e appartiene insieme a Caipirina e Caipiroska ai cosiddetti “pestati”, cioè quei cocktail contenenti lime e zucchero di canna pestati con un pestello prima dell’aggiunta della vodka piuttosto che del Rum o del Cahaca). Più leggeri ma estremamente freschi e dissetanti il Sex On the Beach e il Tequila Sunrise (il primo costituito da Vodka, sciroppo alla pesca, succo di Cranberry e succo d’arancia e il secondo da succo di arancia, Tequila e sciroppo di granatina).

Se ti senti coraggioso. Quelli desiderosi di provare qualcosa di nuovo invece, al bar come in discoteca, potrebbero trovare il loro cocktail ideale nella terza categoria, New Era, che comprende esperimenti in Italia poco noti, come il Vampiro (il figlio più piccolo del Bloodly Mary, è fatto di Tequila, succo di pomodoro, di arancia e di lime, con l’aggiunta di mezza fettina di cipolla tritata, di un cucchiaio di miele, di un po’ di salsa Worchestershire, sale e perfino peperoncino), il B52 (servito anche “acceso”, ossia infuocato in superficie, composto da Kalhua, Bailey’s Irish Cream e Grand Marnier) o il Pisco Sour (contenente Pisco, limone,sciroppo di zucchero e un bianco d’uovo).

Creatività si, ma con cautela. Infine, è ovvio ma è bene precisarlo, non tutti i cocktails proposti sono replicabili in casa, (e poi perché farli a casa se si può uscire?) e spesso in realtà si rischia, anche nei locali, di non trovarli tutti o di non trovarne nemmeno uno. Questo succede perché alcuni barman dal talento notevole hanno deciso, un giorno e in qualche parte del mondo, di darci dentro con la creatività e di modificare con un tocco personale tutte le ricette. Fino a qui tutto bene, ma da quando baristi senza alcun attestato e senza un minimo di talento hanno deciso di imitarli, è sempre più facile ritrovarsi con bicchieri colmi di detersivo per piatti shakerato con disinfettante.
Il consiglio ultimo quindi, per trovare il vostro cocktail ideale, è di non fidarvi troppo e subito di chi vi promette di stupire positivamente le vostre papille gustative, perché la vita, e soprattutto l’estate di uno studente, sono davvero troppo brevi per bere cocktails sgradevoli. Provate, sperimentate, assaggiate, ma informatevi sempre sulla composizione di ciò che bevete e sulla qualità..
Un pomeriggio o una sera poi, quando meno ve lo aspettate, potreste trovarvi tra le mani senza sapere bene né come né perché proprio lui, quello giusto, quello che continuerete a scegliere, fra tanti, anche una volta finita l’estate. E sarà amore.

Laviniarita Parisi