Hurry Up Tomorrow: Addio a The Weeknd

The Weeknd
Ventidue brani per una durata di quasi novanta minuti, floride collaborazioni e sperimentazioni musicali. Si arriva al capitolo finale, una nuova alba. The Weeknd lascia il posto ad Abel, il suo fortunatissimo alter ego viene abbandonato in prospettiva di una rinascita, di una leggerezza rinnovata. Voto UVM: 4/5

È uscito lo scorso 31 gennaio Hurry Up Tomorrow: il capitolo conclusivo della trilogia discografica di The Weeknd per XO e Republic. Ventidue brani per una durata di quasi novanta minuti, floride collaborazioni e sperimentazioni musicali.

Ci troviamo però di fronte a un testamento: lo conferma il verso iniziale dell’opening track che recita “All I have is my legacy”. Ebbene quest’album e’ il congedo di Abel Tesfaye dal suo alter ego, una scissione epocale che vede la figura più musicalmente influente dell’ultimo decennio abbandonata alle braccia della notte. Ė l’alba di un nuovo giorno, che Abel attende con trepidazione, racchiudendo l’essenza dell’album nel titolo – Hurry Up Tomorrow.

The Weeknd: la trilogia

Preceduto da After Hours (2020) e Dawn FM (2022), l’album in studio chiude l’arco narrativo che segue il concept dell’ascesa spirituale dell’artista.

After Hours viaggiava su sonorità cupe e voci distorte, raccontandoci di una fase di declino senza prospettive di redenzione, dell’apatia e della solitudine che la fama si porta dietro. Costruiva un sentimento empatico attorno alle tendenze autodistruttive di un uomo mostrificato e irrisolto, in bilico sul ciglio di un crepaccio dalle profondità abissali e quasi rassegnato a un destino di morte, quantomeno interiore.

E sempre di morte si parla in Dawn FM, ma in una prospettiva diametralmente opposta. Qui, vecchio e decaduto, si lascia morire. Si troverà allora a dover trapassare in un aldilà sospeso e indefinito, che più che un luogo è un processo ascensionale dell’anima. È una fase di transizione, di ricerca del sé, dell’ equilibrio. L’Imperativo: lasciare andare. Affrancarsi da tutti i pesi più gravosi che gli impediscono di sollevarsi verso qualcosa di più grande.

Dio è infatti una presenza ricorrente nei testi di tutta la trilogia. Nei momenti in cui tutto è perduto, è a lui che Abel rivolge il suo grido d’aiuto – come in Give Me Mercy, una vera e propria preghiera in musica – e il suo desiderio di redenzione nascondendosi per vergogna di mostrarsi peccatore.

Ma il suo Dio non viene mai definito come un punitore, bensì come bene salvifico che riesce a mantenerlo lucido anche mentre oscilla nel vuoto. 

Hurry Up Tomorrow: Abel congeda The Weeknd

Si arriva al capitolo finale, una nuova alba. The Weeknd lascia il posto ad Abel, il suo fortunatissimo alter ego viene abbandonato in prospettiva di una rinascita, di una leggerezza rinnovata. Tappeti armonici ricchi di sporche e al limite del dissonante si alternano a momenti di spiritualità e preghiera, nella speranza di finire la vita di the weeknd – metaforicamente e non – con dignità.

Di morte si parla ancora- in particolare nella traccia audio presente nel brano Red Terror – ci riflette di nuovo ma con una maturità che riconosce come la morte non cambi il mondo: 

“Nothing has happened, everything remains how it was […] untouched, unchanged”.

Il mondo non smette di girare e il tempo non si ferma, i momenti felici restano cristallizzati e incorrotti, e persino lui stesso rimane uguale: 

“Call me by the old familiar name”.

I pezzi sono legati, sono l’uno la conseguenza dell’altro. Come le giornate di una vita che si susseguono senza soluzione di continuità fino alla title track che, giunta alla fine, si trasforma in High for This, il primo pezzo del suo primo mixtape, House of Balloons. Ed è così che il cerchio si chiude, 14 anni dopo.

The Weeknd
The Weeknd mentre si esibisce ai Grammy Awards 2025. Foto: People.com

Hurry Up Tomorrow sulle spalle dei giganti

Che The Weeknd sappia bene ciò che fa ormai è chiaro, conosce bene le radici del pop e, forse meglio di chiunque altro, ha saputo assimilarle, riproporle nel presente e accoppiarle con la sua dirompente personalità artistica. Troviamo sempre una costante: ci sono consistenti tracce di Michael Jackson fin dal principio dell’album, in Wake Me Up risentiamo delle sonorità simili all’intramontabile Thriller ( così come anche Sacrifice dall’album precedente, o Out of Time che rimanda all’atmosfera di Human Nature ). C’è poi l’influenza di uno degli artisti più promettenti dei nostri anni, con il quale ha anche collaborato per Dawn FM. Stiamo parlando di Tyler, The Creator, la cui inconfondibile cifra musicale è rintracciabile in I Can’t Wait To Get There

Tanti i featuring: da Lana del Rey a Travis Scott insieme a Florence+The Machine, Anitta, Playboi Carti, Future e persino Giorgio Moroder. Figurano poi produttori come Mike Dean e Pharrell Williams, che non possono non essere garanzie

di qualità. Puntare al top di gamma è ormai un’abitudine per Tesfaye, che per Dawn FM aveva già collaborato con Quincy Jones nella produzione dell’intero album (lo si sente anche parlare nella traccia audio presente in A Tale by Quincy) , tanto da rendergli omaggio in quanto suo mentore dopo la sua morte lo scorso novembre. Dopotutto il suo stile si sposa bene con quello di Jones, essendo un estimatore dei suoni elettronici delle tastiere, cifra tipica degli 80s americani.

The Weeknd come fenomeno globale

L’uscita di Hurry Up Tomorrow -ritardata a seguito degli incendi che hanno colpito la California lo scorso mese – è stata accompagnata da una grandissima attività di promozione. Dancing in the Flames – originariamente prevista come traccia d’apertura dell’album – è stata presentata come singolo nel 2024, seguita da Timeless e São Paulo, hit virali per tutto il globo in cui figurano rispettivamente i featuring di Playboi Carti e Anitta.  

Per la promozione dell’intera trilogia è stato lanciato l‘After Hours til Dawn Tour, iniziato già nel 2022, e che si protrarrà fino al settembre 2025.

Per di più quest’anno il cantautore canadese ha fatto ritorno ai Grammy Awards esibendosi sulle note di Timeless e Cry for Me.

Ma non finisce qui, è stato anche annunciato il thriller psicologico omonimo, che vede protagonisti Jenna Ortega e Barry Keoghan, regia di Trey Edward Shults ( in uscita il 16 maggio 2025 esclusivamente negli USA.)

Carla Fiorentino

Lady Gaga: Il ritorno della Mother Monster con Mayhem

lady gaga
Mayhem suona quindi come un disco restauratore che farà sicuramente la gioia dei suoi primi ammiratori; ma in un’epoca in cui l’innovazione si confonde con la nostalgia, viene da chiedersi se sia una rivoluzione o solo una riproposizione di formule collaudate e quindi un ritorno alla comfort zone dell’artista. Voto UVM: 4/5

Lady Gaga: uno zoom sulla popstar

Classe 1986, Lady Gaga (alias Stefani Joanne Angelina Germanotta), superstar newyorkese ed icona pop deve il suo nome alla canzone Radio Gaga dei Queen, band che ha voluto così omaggiare. Di origini italiane (il nonno era siciliano di Naso) la trentanovenne Gaga, è soprattutto una cantautrice, compositrice, attrice e attivista: un’artista camaleontica dai look più eccentrici.

Riconosciuta come una delle personalità artistiche più significative degli anni Duemila, Lady Gaga ha iniziato la sua carriera nel 2008 con il singolo Just Dance, che ha ottenuto un grande successo nel 2009 raggiungendo la prima posizione in diverse classifiche internazionali, inclusa la Billboard Hot 100.  Il suo album d’esordio The Fame fu un grande successo ed ha venduto 15 milioni di copie. Iconiche sono state poi le sue Bad Romance, Poker Face, Born This way, Judas, Alejandro, Telephone (feat. Beyoncé), Bloody Mary, Perfect Illusion ecc…

Lady Gaga
Lady Gaga nel videoclip di “Poker face”

Per Shallow tratta dal film A star is born (2018) remake di Bradley Cooper del film del 76’ con Barbra Streisand, nel 2019 ha vinto sia un Golden Globe come migliore canzone originale, che un Oscar, arrivando così laddove nemmeno Madonna è riuscita. Ha poi recitato nelle pellicole di House of Gucci (2017) in cui interpretava Patrizia Reggiani e Joker: folie à deux (2024), nel ruolo di Harley Quinn e di compositrice della colonna sonora del film (che però si è rivelato un flop).

Vincitrice di numerosi GRAMMY AWARD (come ad esempio per il miglior album pop vocale nel 2011), MTV VIDEO MUSIC AWARD (tra i tanti nel 2020 per Rain on me feat. Ariana Grande come canzone dell’anno), BAFTA, CRITICS CHOICE AWARDS, BRIT AWARDS, MTV EUROPE AWARD (alla miglior artista femminile 2016, 2011, 2010) ecc,….

 

Lady Gaga
Lady Gaga alla cerimonia di premiazione dei Grammy Awards. photo: The Academy

Mayhem: il nuovo, atteso album di Lady Gaga

Lo scorso 7 marzo è tornata con il suo ottavo album in studio Mayhem che si può definire gotico e dancefloor. Con questo titolo, che in italiano significa confusione, caos, Gaga esalta il potere celebrativo della musica.

L’album contiene 14 tracce tra cui LoveDrug, Killah, Zombieboy, The Beast, Blade of Glass, Perfect Celebrity ; ed è stato anticipato da singoli di successo come Die with a smile con Bruno Mars, Disease e Abracadabra ( il termine significa “io creo mentre parlo” ed è un chiaro richiamo alla magia). Una canzone si fa notare poi, ovvero, Shadow of a man, un tributo al Re del pop Michael Jackson, visto che Gaga ha usato la sua voce. Inoltre, la cantante ha svelato questa sua ultima creazione proprio ai Grammy Awards 2025 introducendola con :

 la categoria è: balla o muori.

Lady Gaga
Lady Gaga per il suo nuovo singolo “Abracadabra”

Il trionfo di Mayhem nelle classifiche conferma la posizione di Lady Gaga come una delle artiste più influenti e amate del panorama musicale contemporaneo. Questo album è decisamente più simile alla Mother Monster di inizio carriera anziché alla ragazza acqua e sapone dell’album Joanne e di Chromatica nel 2020 che includeva musica dance elettronica.  Gaga riguardo a questo suo ultimo lavoro ha confessato:

Volevo tornare su un sentiero conosciuto, ma anche aprirne uno nuovo e non è facile, se nel disco ci sono momenti tipo “questa mi ricorda qualcosa” è perché ho un mio stile, ma mi sono sforzata musicalmente di spingermi in un territorio nuovo.

Mayhem suona quindi come un disco restauratore che farà sicuramente la gioia dei suoi primi ammiratori; ma in un’epoca in cui l’innovazione si confonde con la nostalgia, viene da chiedersi se sia una rivoluzione o solo una riproposizione di formule collaudate e quindi un ritorno alla comfort zone dell’artista.

Curiosità sull’artista…

Lady Gaga ai MuchMusic Awards

Nel 2009 Gaga ha indossato sul palco un reggiseno in fiamme e, sempre lo stesso anno, per una performance alla House of Blues, un abito fatto di bolle trasparenti. Ma tra i suoi tanti outfit eccentrici resta indimenticabile il  Meat Dress.  La cantautrice statunitense lo ha indossato in occasione degli MTV Video Music Awards del 2010 , vincendo per “Video dell’Anno”.  Molti artisti (come la vegana Cher, che le ha consegnato il premio) si sono presto schierati favorevolmente giudicando l’abito un’assoluta opera d’arte e frutto di puro genio. Non tutti sanno poi, che oltre al fatto che suona il piano dall’età di 4 anni, per mantenersi durante i suoi studi alla Tisc School of Arts di New York, Gaga ha lavorato come spogliarellista e poi come ballerina di go go dance.

Lady Gaga che indossa il suo iconico “meat dress” agli MTV Music Awards 2010

Carmen Nicolino

Guè ritorna con Madreperla

Il miglior album di Guè, in cui il rapper si mette a nudo, mostrandoci le sue fragilità e le sue paure- Voto UVM: 5/5

 

Il re è tornato! Guè, dopo tredici mesi dal precedente album Guesus, è ritornato sulle scene col suo decimo lavoro da solista: Madreperla. Definito già da molti critici musicali come come uno dei migliori album dell’ex membro dei Club Dogo.

Guè non ha bisogno di presentazioni, essendo uno dei migliori artisti presenti al momento sulla scena musicale italiana, che con i suoi testi “accattivanti” ci porta dentro al suo mondo. Il rapper milanese con la sua arte ogni volta ci fa vedere una nuova parte di sè.

Un disco che non si lega ai canoni del consumismo e al mondo dei social. Quello di Guè è un lavoro autentico, un inno per generazioni. Madrepaerla, prodotto da Bassi Maestro non può che essere una certezza! Ormai i due lavorano insieme da anni; sono una coppia che funziona, come possiamo ascoltare in questo ultimo capolavoro.

“Dal punto di vista artistico, passionale e culturale è perfetto. Ci siamo divertiti tantissimo a farlo, non abbiamo avuto limiti e ci siamo espressi al meglio in quanto cultori della cosa. Ci fa sentire molto 2003, è un disco super hip hop che però non vuole essere una martellata sull’anima. È fatto da due pro, io mi sono misurato finalmente con quello che volevo”. (Guè su Madreperla)

Il rapper milanese Guè (Cosimo Fini). Fonte: lecconotizie.

Dentro l’album

Nel bar luci gialle, Blade Runner
Sono quasi alla tua bocca, a due spanne
Mentre ti parlo, ti guardo, ti mordi il labbro

Un ritorno stile old school, in cui Guè ci regala 12 tracce, tra cui sette featuring con nove grandi artisti, da Napoleone a Paky, che hanno fatto letteralmente impazzire il mondo dei social. Specialmente quello con Anna & Sfera Ebbasta in COOKIES N’ CREAM, pezzo interessante e coinvolgente.

  1. PREFISSI
  2. TUTA MAPHIA (feat. Paky)
  3. MI HAI CAPITO O NO?
  4. COOKIES N’ CREAM (feat. Anna & Sfera Ebbasta)
  5. NEED U 2NITE (feat. Massimo Pericolo)
  6. LÉON (THE PROFESSIONAL)
  7. FREE (feat. Marracash & Rkomi)
  8. MOLLAMI PT.2
  9. LONTANO DAI GUAI (feat. Mahmood)
  10. CHIUDI GLI OCCHI (co-prodotto da Shablo)
  11. DA 1K IN SU (feat. Benny The Butcher)
  12. CAPA TOSTA (feat. Napoleone)

Traccia dopo traccia, Guè ci porta in un mondo diverso e ogni canzone ha la capacità di catturare a pieno l’ascoltatore. Testi interessanti che spaziano dall’amore alla solitudine. Non c’è alcun bisogno di mettere in pausa o di saltare da una traccia all’altra: mettetevi comodi, andate a correre, prendete la macchina o fate una passeggiata e ascoltate l’album tutto d’un fiato. In meno di 40 minuti, Cosimo Fini (questo il vero nome di Guè) ci regala 12 storie diverse fra di loro. Uno dei brani più interessanti è Lontano da Guai, con la voce unica di Mahoomod. Probabilmente una delle canzoni più intime dell’album! Qua, il rapper si confessa, mostrandoci tutte le sue debolezze: l’amore per sua figlia e il dolore per la scomparsa del padre.

Non te la prendere se ti ho messo in attesa
Continui a credere, sia la solita scusa
Lontano dal cash, dai guai
Non fare mai lo sbaglio di buttare anni

Il lancio di Madreperla

Nessuno si sarebbe aspettato questa nuova chicca da parte del rapper milanese. Immaginate di entrare sui social e di trovare un video in cui il mitico Jerry Calà, che interpreta il direttore di un hotel, accompagna noi “utenti” su e giù all’interno del residence. Nelle corso del video possiamo intravedere i personaggi più importanti della scena rap italiana che faranno parte di Madreperla, e ultimo ma non meno importante si arriva a Guè. Un modo simpatico e originale per annunciare il nuovo album, diventato subito virale in pochissime ore.

La copertina dell’album

Se le canzoni sono un capolavoro, per la copertina Guè non ce l’ha proprio fatta. Nella cover vediamo il re del rap dentro la galleria di Milano. Lui al centro col suo solito sguardo beffardo che da sempre lo contraddistingue e dietro due ragazze con vestiti succinti, pronte a soddisfare ogni bisogno del loro “pappone”. Una copertina che non ha niente a che fare con l’arte a differenza della cover di Flop, disco di Salmo. Quest’ultima ritrae niente di meno che l’opera de L’angelo Caduto del pittore francese Alexander Cabanel.

Nonostante ciò, Guè non ci ha delusi e con Madreperla ha scritto una lettera d’amore per tutti noi e per i suoi cari.

 

Alessia Orsa

Clementino ritorna indossando la più famosa maschera napoletana

Clementino ritorna in grande stile, ma con il costume di un “pulcinella nero”– Voto UVM: 5/5

 

Napoli è quella terra dove le maschere popolano il territorio: basta girare ogni angolo per vedere  “volti” creati secoli fa. Troviamo Zeza, Don Nicola, Tartaglia e tanti altri che hanno fatto conoscere la terra “bianca e azzurra”, da tutti noi ammirata nei film di Sorrentino, nella bravura di attori come Totò, Massimo Troisi e Tony Servillo, nel mito di Maradona, che hanno reso Napoli una delle mete più belle e amate al mondo.

Proprio pochi giorni fa è ritornato sulle scene Clementino, ma con un altro volto: quello di Pulcinella, la maschera più amata nella storia del teatro. Dopo averci lasciato tre anni fa con Tarantelle, il 29 aprile il rapper ha pubblicato un nuovo album: Black Pulcinella.

Black Pulcinella( 2022)

“Contro i cantanti ca nun sann chell c’hann scritt
Copia incolla da motivazione.it
Indosserò una maschera non sai cosa c’è dietro” (Black Pulcinella)

La iena ritorna vestita di nero (qualcuno dice che sia il lato oscuro del rapper di Avellino, ma non è così). Ascoltando le nuove canzoni, possiamo ancora sentire e “osservare” la simpatia di Clementino, quella che ci ha fatto innamorare e apprezzare ancor di più la sua arte. La tracklist è composta da quindici brani, in cui Clementino non è solo: ad accompagnarlo ci sono tanti artisti come Rocco Hunt, Geolier, Nerone, che già in passato avevano lavorato con lui.

Il dialetto napoletano si mischia con il rap, le basi musicali sono accattivanti, le sinfonie ci trascinano e ci catapultano nel magico mondo dell’incoerenza. Il rapper, da perfetto sagittario, punta la sua freccia e la scaglia verso il finto perbenismo, che ormai la nostra società è costretta a subire ogni giorno. Ma in fondo – lo sappiamo – il nostro Cleme non ha peli sulla lingua.

E’ lui stesso a spiegarci che il suo nuovo lavoro si rifà al proprio modo di vivere la musica: già in passato si definiva un “black pulcinella”, per via della musica afroamericana che ha influenzato lo stile del cantante, facendolo divenire un “Pulcinella travestito di nero”.

 “In passato quando mi chiedevano «ma tu che genere fai?», spesso rispondevo «il Black Pulcinella» “

La musica – come la poesia, la scrittura e gli stessi simboli – esiste per esprimere a volte ciò che non si può dire nel linguaggio parlato. Anche Pulcinella è un simbolo: rappresenta Napoli, è il personaggio che si dice sia nato dentro il Vesuvio, altro elemento iconico della città.  Pulcinella è un mito, al pubblico regala solo sorrisi, ma la sua maschera nasconde quella malinconia di chi ha passato tanti guai durante la sua vita – così ha dichiarato anche il nostro artista.

Maschera di Pulcinella. © Alessia Orsa

Per questo l’album  è “the dark side of Ienawhite”, il lato “nero” di Clementino,  che ci mostra come tutti i mali sociali possano condizionare l’essere umano. Ci fa percepire anche il suo lato più fragile, ci fa entrare dentro la sua anima, mostrandone le insicurezze e le paure. Quindi Clementino ha un lato “dark”, da non confondersi col buio, col male che caratterizza i personaggi solitari alla Joker. Qui il pulcinella nero non è solo, ma accompagnato da altri rapper in feat. che rendono l’album “puro” e la purezza non ha niente a che vedere con l’oscurità.

“Iamm sott acqua Bombap tu nun respir compà
Ngop a nu palc bombard e po’ m circ pietà
Miettm nterr e contant” ( The dark side of Iena White)

Il rapper Clemente Maccaro, in arte “Clementino”. Fonte: flickr.com

 

L’ultimo capolavoro di Clementino non delude i suoi vecchi fan: il rapper non si è lasciato trascinare dallo stile commerciale che rende tutto finto e iper-velocizzato e che ormai siamo costretti a sorbire ogni giorno. Il Pulcinella Nero rimane fedele a sé stesso, regalandoci un’opera emozionale.

Alessia Orsa

 

 

Gemello ci fa riscoprire la bellezza della quiete


Il nuovo progetto musicale di Gemello si presenta come un capolavoro del rap che riesce a raggiungere un grande pubblico  – Voto UVM: 4/5

 

Siamo sempre stati abituati a vivere di corsa, quasi come se fosse una sfida contro il tempo. Come se dovessimo esaurire tutte le cose da fare nell’arco di 24h. Poi il lockdown ha cambiato tutto. Ci ha insegnato a correre un po’ meno per sentire di più. Sentire l’odore del caffè la mattina, il sorriso della vicina mentre stende il bucato, cercare tutti gli svaghi solo dentro casa e – per i più fortunati – in terrazza. Ci ha insegnato a riscoprire la bellezza di un abbraccio, di una carezza o semplicemente di una stretta di mano. Ma ci ha aiutati anche ad amare l’amore e ad apprezzare la quiete.

A tre anni di distanza dall’ultimo album, Gemello ci regala un nuovo disco intitolato proprio La Quiete, lanciato su Spotify il 21 gennaio. Il sentimento dominante è quello dell’amore, in un album completamente rap che lascia spazio però ad un progetto musicale in continua crescita.

“Con questo album ho deciso di sperimentare un po’ di più e mettermi in gioco davvero per la prima volta con più ritornelli cantati, basi diverse e strofe meno serrate.  Abbiamo registrato il disco in una casa a picco sul mare al Circeo davanti al faro.” (Gemello in un’intervista a Cromosomi)

Nonostante le diverse produzioni musicali e le classifiche scalate su Spotify, Andrea D’Ambrogio in arte Gemello non risulta ancora molto conosciuto. Classe 1984 e artista a tutto tondo, impegnato nella musica ma anche nell’arte in quanto pittore, si laurea presso l’Accademia di Belle Arti di Roma e nel 2000 inizia ad esplorare il mondo del rap.

La bellissima cover realizzata interamente da Gemello per l’EP “Indiana” (2017). Fonte: Spotify

 

Il suo profilo è molto interessante perché non sceglie una delle due vie dell’arte, ma si dedica ad entrambe fondendole e portando avanti i suoi progetti con grande determinazione. Presenta nel corso dei vari anni degli album (l’ultimo è UNtitled del 2019), ma anche dei dipinti in varie aziende e costruisce con grandi sacrifici la propria carriera.

Una pioggia di parole

Per le sue diverse collaborazioni musicali, Gemello ha realizzato diversi feat con artisti differenti fra di loro, tra cui Gazzelle, Carl Brave, Gemitaiz e tanti altri.

Un Pezzo di Universo, primo brano del nuovo album, vede la collaborazione di Coez e di Gemitaiz. Il testo mostra un punto di snodo tra due mood: quello malinconico e quello nostalgico, è uno specchio in cui le emozioni si riflettono ed emerge e un amore malinconico, quasi velenoso.

“Sei un salto dal sesto piano”

O ancora

“Pensieri killer che nascono”

Sono tutte frasi che rappresentano un chiaro esempio di sentimenti indomabili e relazioni tossiche, capaci di suscitare forti emozioni anche dopo averle interrotte. Forse il titolo dell’album lascia spazio ad una considerazione sempre più profonda del senso del silenzio e del desiderio di pace interiore. Un singolo totalmente malinconico ma ben armonizzato, in cui pensieri ossessivi si riversano in una pioggia di parole.

“La Quiete”: cover. Fonte: Spotify

Una ramificazione interiore

“Di strillare? Di scordare? Di lasciarti andare via?
Dentro le fiamme del sole, dentro le nuvole, tra le persone
Ma queste strade parlano di noi
Quasi le sento mormorare a bassa voce, ehi”

Questo è un piccolo estratto di Flashback. Più che un testo di una canzone, questa volta sembra che Gemello stia scrivendo una lettera. Questi inconfondibili e mai banali flussi di parole sembrano delle vere e proprie cascate che si distaccano da ogni concezione comune. Le diramazioni interiori sono tante ma anche molto diverse fra loro.

Come se niente fosse è invece un feat con Altarboy. È un brano che segue le orme di Flashback e per l’ennesima volta fa da sfondo la pioggia.

“Tutte le volte che guardo, che penso, che sogno
Cristo, incredibile
Perché questo giorno non finisce mai?
Perché la pioggia fa rumore quanto te ne vai.”

La dipendenza affettiva per quanto tossica invade tutti i testi, lasciando spazio ad un inganno vissuto molto più male del previsto.

Gemello indossa una t-shirt con un suo dipinto . Fonte: Diregiovani.it

E adesso?

Gemello, in un’intervista a Cromosomi dice

“Sono un osservatore, ho bisogno d’immagazzinare vita, emozioni ed immagini per riversarle poi nei dischi”

L’autenticità è uno dei suoi pezzi forti. La Quiete, in tutte le sue sfaccettature, mostra un artista cambiato, più maturo e sempre in evoluzione. Nonostante la sua “faccia da duro”, Gemello nasconde un animo buono, pieno di dolcezza e di ferite nascoste.

“Mi piaceva l’idea di questo finale un po’ lungo, riflessivo. Oltre a quello sento pure che è un periodo di vita dove ho messo un punto, e quindi dovrò ancora tornare in giro ad assorbire emozioni, guardare piogge o gatti che si nascondono.”

È così che l’artista parla del brano che chiude questo nuovo album. E adesso? è un testo che lascia spazio a molte interpretazioni con un finale che ci immerge in un mood quasi visionario.

“Giro di notte dentro a una nuvola di sigaretta
Ho perso tempo, ci siamo stretti, sì, ma tu andavi di fretta”

Come in una scena da film drammatico, sembra che gli addii abbiano sempre un sapore amaro per tutti. Se è vero che ognuno di noi fa i conti con la solitudine, è anche vero che è essa stessa a fortificarci e darci la possibilità di apprezzare e ponderare il prossimo passo. Un cambio di rotta non è mai un errore perché spesso ci apre panorami più profondi.

A parte qualche traccia decisamente poco riuscita ( è il caso di Rebecca è un fulmine), il nuovo album di Gemello ci permette di fare un viaggio introspettivo nell’animo e nella mente di un artista sempre in cambiamento. E noi, come lui e tanti altri artisti, speriamo di ritornare presto nelle piazze o negli stadi a cantare e scoprire tutte le storie che hanno da raccontarci, attraverso brani musicali sempre unici e alternativi.

Bob Marley diceva «La musica può rendere gli uomini liberi». Che sia un incoraggiamento oltre che un buon auspicio per tutti quanti.

Annina Monteleone

Chi siamo “Mentre nessuno guarda”?

È ad occhi chiusi che spesso succedono le cose migliori. La costruzione di un mondo interiore segue come unica regola quella secondo cui sei tu il conducente. Non esiste alcun mezzo o pensiero sbagliato per poter raggiungere la tua meta: l’unico vero errore è quello per cui ci priviamo di provare emozioni.

Esisti tu, il tuo mondo e ciò che desideri. Ed è così che un attimo dopo ti ci ritrovi proprio lì e pensi sia tutto così reale. Questo somiglia molto a quello che succede quando ascolti musica e ti immedesimi in un testo. Non importa quanto tu sia stanco o triste, energico o felice: ti lasci accompagnare da un flusso di emozioni che ti trascinano nell’esatto punto in cui vorresti essere.

Per oggi proviamo a chiudere gli occhi e , “mentre nessuno guarda”,  indossiamo le cuffiette per farci trasportare dal nostro nuovo compagno di viaggio: Mecna, classe 1987, rapper e cantautore italiano.

Mecna. Fonte: webl0g.net

Tra Demoni e Punti Deboli, sai già dove colpire

Mentre Nessuno Guarda è il suo quinto album, pubblicato il 16 ottobre 2020 per Virgin Records/Universal Music Italia. Uscito a meno di un anno di distanza da Neverland. All’interno troviamo 14 brani con diverse collaborazioni musicali.

La prima traccia che segna l’apertura dell’album è Demoni. Una penna leggera, intima, per alcuni versi anche provocatoria. Ma spesso chi provoca non vuole infastidire, ma solo riuscire nel suo intento di spronare l’altro.

Prenditi il tempo che serve, io starò qui
A bruciare con i miei demoni
Non c’è bisogno che torni da me
Sai che è facile a dirsi
Ma qui niente è come lo voglio io

Con le palpebre serrate, sembra che il mondo interiore si sgretoli ogni volta che i demoni entrano a far parte del tuo gioco.
E se il demone fosse proprio una persona? E se il suo veleno provenisse proprio da un sentimento marcito?
Tutto assume un altro sapore e l’atmosfera non è più piacevole perché dietro uno sguardo sembra celarsi qualche fiamma che sai non si spegnerà facilmente.

È semplice intuire che il brano successivo sia proprio Punto debole. Un feat con Guè Pequeno che sembra richiamare la trama del precedente. Il rapper in questione non ha mai negato la sua vita fatta di eccessi, tra droghe, donne e notti fino all’alba. Nel bene e nel male si mostra però sempre autentico, soprattutto quando scrive.

Ma quando l’amore colpisce, lo fa senza guardare in faccia nessuno e anche il più duro si scioglie dentro l’abbraccio della persona che sente di amare.

Ma per te resto astratto, Kandinskij
E vuoi addomesticarmi perché t’impaurisci

Kandinskij è stato il maggiore esponente della pittura astratta. Guè afferma di essere sfuggente, astratto e controverso, mentre dall’altra parte qualcuno minaccia di volerlo cambiare. Ma il cambiamento spesso è frutto di eperienze diverse e decisioni intime, lontane da qualsiasi forma di manipolazione che, al contrario, allontana e rende deleterio qualsiasi rapporto.

Opera di Kandinskij. Fonte: wassily-kandinsky.org

Ombre nello specchio

Capita di sentirsi Così Forte a tal punto da pensare di riuscire a stare

 … in equilibro sopra un filo che si spezza prima o poi
Ma se hai paura nel vuoto non ti ci metti proprio

E nonostante la consapevolezza di crolli emotivi, sai che spesso non c’è nessuno a reggerti, ma succede anche il contrario: che mentre cadi ti godi il panorama e conosci esattamente il giusto modo per atterrare. La scena in questione è la sintesi di quei momenti in cui capisci che hai imparato a cavartela puntando solo sulle tue forze e di riuscire, in qualche modo, ad amare l’asfalto prima ancora di planare in alto.

In Paura di Me, Mecna si domanda se sia davvero possibile far accadere qualcosa di importante in un secondo. Seppur la risposta non sia molto chiara, noi sappiamo come, al di là delle tempistiche, l’istinto giochi un ruolo fondamentale: basta un secondo per mischiare le carte e vincere una partita che non avresti mai pensato fosse tua.

Prendo una strada che non so dove mi porta
Mille domande senza neanche una risposta
Sembra strano, ma è come un viaggio e sono solo
Non so dove sei e dove sono

 

Mecna. Fonte: Rolling Stone

Ma in questo viaggio – per ora- mentale, pare ci sia l’eco di voci ormai lontane che vanno a comporre il testo di una canzone maledetta. Tra le righe la speranza di farcela e la dannazione.

Esistono davvero stati d’animo universali da indossare per ogni situazione?La risposta la ritroviamo in Non mi Va/Con Te

Ogni cosa ha il suo tempo
Ogni scelta ha il suo costo finché siamo convinti di quello che siamo
Può darsi che possiamo cambiare idea

È chiaro, condividere qualcosa richiede prima di tutto desiderio e cura da parte di entrambi, Mecna lo sa bene.

Se tu non fossi venuta a salvarmi non avrei capito niente di me

È qui che vediamo emergere il lato dolce che scaccia via le diverse dosi d’ansia e paure ossessive. Sembra che proprio alla fine della canzone, quei demoni di cui parlava nei testi precedenti siano diventati suoi amici: disturbano, dissanguano, ma permettono qualsiasi tipo di difesa nonostante sappiamo bene in quale posto abitino.

Non è la fine

Sei ancora a bordo? Quello che abbiamo intrapreso è stato un brevissimo viaggio nell’album Mentre Nessuno Guarda di Mecna. Forse ascoltandolo ti renderai conto di non essere poi così diverso da lui e inizierai a sentirti vicino al suo mondo: fragile ma schietto, pieno ma mai completo perché ogni volta aggiunge qualcosa in più senza togliere nulla di ciò che è già dentro.

Spesso, quando si parla di un cantante, si pensa sia necessario sviluppare una lunga lista di aneddoti biografici o varie curiosità. Ma anime come noi hanno bisogno di assaporare alcuni silenzi e sentire, invece, nello stomaco, alcune parole, al di là della storia di chi scrive.

Mecna  fuori dai suoi testi è un uomo, come tutti gli altri: attualmente vive a Milano, si è laureato con lode allo IED (Istituto Europeo di Design) di Roma e realizza diverse collaborazioni musicali, sempre raccontandosi nell’intimo.

Annina Monteleone

 

 

 

 

 

 

Banzai: il lato “arancio” di Frah Quintale

Un album non per i deboli di cuore, ma che in compenso lascia all’ascoltatore emozioni calde, come l’arancio  4.0 – Voto UVM: 4/5

Il colore arancione è un colore caldo, passionale, viene associato all’estate ed è l’unione tra il rosso e il giallo. Indica vitalità e amore, e proprio come l’arancione, il nuovo album di Frah Quintale è un viaggio d’amore e di passione, ma questi ultimi nascondono tanta sofferenza, sono sentimenti così grandi che trascinano noi esseri umani  in un mondo in cui tutti ci sentiamo al sicuro, ma viviamo con la paura costante di perderli. 

Frah Quintale durante un set fotografico per “Banzai (lato arancio)”  – Fonte: metropolitanmegazin.it

Banzai (Lato Blu) è stato pubblicato un anno fa, è molto più malinconico e nostalgico come il colore blu, un colore freddo a differenza dell’arancio. Lato Blu contiene 10 tracce in cui l’artista racconta le sue esperienze personali; è come una serie tv in cui pian piano scopriamo varie “puntate” della vita del cantante, esperienze che quasi tutti noi abbiamo vissuto o vivremo e ci rendono perciò partecipi del suo dolore.

Ma non stavamo parlando di Lato Arancio? Non preoccupatevi, ne parleremo, ma era giusto soffermarsi su Lato Blu prima: difatti quest’ultimo è la prima parte del progetto del rapper e bisogna ascoltarlo se si vuole seguire Lato Arancio, se si vuole capire fino in fondo il nuovo album. Due colori così diversi, uno freddo e uno caldo, ma che Frah Quintale ha unito quasi con un ponte.

         Con te ho smesso, però mi è rimasto il vizio
         E si capiva già la fine dall’inizio
         La pioggia e il cuore battono allo stesso ritmo
         E non lo vedi che ora scende a capofitto?

Banzai-Lato Arancio (2021)

Il 4 Giugno è uscito il terzo album del rapper Frah Quintale: il CD contiene dieci tracce e si va dal blues al pop, difatti il genere è contemporary R&B. C’era grande attesa per il nuovo album del rapper bresciano: dopo poche ore dalla pubblicazione, su varie pagine social comparivano i suoi testi e gli utenti postavano una storia condividendo la canzone da Spotify… Di certo l’album non è passato inosservato!

Lato arancio è il secondo atto del precedente Lato Blu, è come un film dei più grandi registi. Frah Quintale con la sua voce, i suoi testi e la sua musica ha incantato il pubblico, regalando cartoline immaginarie in cui l’ascoltatore si tuffa nei ricordi.

Le sigarette, l’umore tuo è un castello con le carte

Le dita gialle come luci dei semafori la notte

Le sigarette, l’umore tuo è un castello con le carte

 

Copertina ufficiale di “Banzai (lato arancio)”. Fonte: rockit.it

Come già citato sopra, l’album contiene dieci tracce: tutti i testi parlano di una metamorfosi, non solo dell’artista stesso ma di tutti noi: difatti Frah Quintale ha voluto sfruttare il tema del cambiamento che ha attraversato ognuno di noi da quando è scoppiata la pandemia, rendendoci persone nuove ma senza abbandonare il nostro vecchio stile.

I brani si alternano passando da un sound lento a uno stile più o meno ritmato. Interessante la traccia Chicchi di riso, con il featuring di Franco 126, l’unione dei due artisti è perfetta: due stili diversi ma allo stesso tempo simili.

Lato arancio, è “la parte” che completa l’anima del rapper: vediamo un’artista nuovo e più maturo nei suoi testi, ma la sua mano, quella che ci ha fatto innamorare, piangere e sognare è sempre li.

Il primo giorno di vacanze dopo
Metà dell’anno chiusi in casa
Ho lasciato scaricare il cellulare
E il mio orologio chissà dove
Godersi certi pomeriggi persi

Frah Quintale durante il set fotografico di Banzai (lato arancio). Fonte: hiphopstarztour.com

                                                                                                                       Alessia Orsa

Il Capa è tornato: habemus Caparezza

Il Capa con il suo ritorno è riuscito a dare una scossa alla musica italiana  4.0 – Voto UVM :4/5

Dopo tre anni ritorna sulle scene musicali Caparezza, con un nuovo album autobiografico, come dichiarato dall’artista. Ci aveva lasciato con Prisoner 709 (2017) e aveva entusiasmato tutti con la sua lingua tagliente e pure Exuvia, uscito il 7 maggio, non è da meno.

L’artista non ha bisogno di presentazioni: che lo si voglia o no, Caparezza è uno degli autori più talentuosi e autentici del panorama della musica italiana. I suoi testi parlano della società circostante, le sue canzoni hanno denunciato la mafia e gli errori della politica, ma hanno parlato anche d’amore e di speranza, per un mondo che ormai vive di immagine e finzione.

Meglio depressi che stronzi del tipo «Me ne fotto», perché non dicono «Io mi interesso»?

Caparezza. Fonte: centralfloridavocalarts.com

Exuvia( 2021)

A mio agio nel caos, ecco la mia Exuvia.

Il nome “exuvia” indica la muta dell’insetto, quindi un cambiamento e una nuova maturità, senza lasciare indietro il proprio passato. Come l’insetto, pure Caparezza con il suo nuovo stile ha voluto regalarci un artista nuovo: con una metamorfosi è riuscito a incoronare il suo percorso rendendolo più maturo e di questo ci parla la traccia Exuvia. Un significato a primo impatto banale per coloro che non accettano cambiamenti e vivono dentro una bolla rivestita da mero egoismo e pregiudizi.

Ogni mio scatto è di prassi bruciato
Non dimentico le radici perché tengo alle mie radici
Ma ci ritornerò quando sarò inumato
I miei dubbi hanno dei modi barbari
Invadenti e sono troppi
Il segreto è fare come gli alberi
Prima cerchi, dopo tronchi
Chi ti spinge dopo quella soglia
Se non è la noia, sarà il tuo dolore
L’occasione buona per andare altrove, tipo fuori

L’album contiene 19 tracce, ed è stato anticipato un mese e mezzo fa con Exuvia e subito dopo La Scelta. Il disco si presenta cupo e percepiamo una sensazione di malinconia nell’ascolto. Come un vero genio incompreso, Caparezza mescola temi della politica e dell’arte, facendoci affrontare un viaggio nell’inafferrabile: solo chi presterà la massima attenzione potrà capire il disco.

Nelle canzoni troviamo le collaborazioni di altri artisti quali Matthew Marcantonio (leader dei Demob Happy) che canta il ritornello della traccia Canthology e Mishel Domenssain, una cantautrice e rapper messicana che accompagna l’artista nella traccia El Sendero.

Come già citato sopra, l’artista ha rilasciato più di un mese fa le tracce Exuvia e La Scelta. Di cosa parla La scelta? La scelta rappresenta la solitudine, un “limbo“- come dichiara l’artista- in cui si è soli e non si hanno aiuti e solo tu decidi che strada intraprendere e quella scelta, che a volte è un concetto banalizzato, è ciò che condiziona la tua vita: quindi bisogna essere prudenti e ponderare prima di agire. Caparezza in merito a questa canzone ha dichiarato:

Uno degli elementi ricorrenti del nuovo album è la stasi, il limbo, il “non luogo” senza via d’uscita. Come si viene fuori da questa impasse? Esiste un solo modo: fare una scelta, prendere una decisione. Ho immaginato di trovarmi davanti ad un bivio, due sentieri che si diramano dal bosco.

Fino a qualche mese fa nessuno si aspettava un nuovo disco di Capa: difatti l’artista non aveva rilasciato dichiarazioni o tracce sul suo profilo Instagram, ma il 31 marzo, ha sganciato all’improvviso come una bomba l’uscita della sua nuova opera e pagine social e giornali inneggiavano al ritorno di Caparezza. Diciamocelo: l’artista pugliese ha giocato bene le sue carte, cogliendoci tutti di sorpresa!  

Fonte: Copertina ufficiale Exuvia-Juloo.it

Nelle nuovi canzoni, non troviamo più il vecchio Caparezza, anche la sua voce nasale è scomparsa, ma il suo essere diretto è sempre presente (in fondo è il suo marchio di fabbrica).

Non è un’artista amato da tutti, forse per il suo modo d’essere troppo schietto o forse perché è poco attivo sui social e non rilascia mai interviste o non segue la linea commerciale che richiede la nostra società; nonostante tutto il suo nome viene ancora ricordato e rimane uno degli artisti più amati della nostra terra, è la prova vivente che non bisogna amalgamarsi alla massa per creare arte.

Non me ne frega un cazzo dell’opinione di un giornalista, non mi interessa cosa possa pensare lui della mia band!… Certo, a chi non fa piacere una cazzo di recensione positiva, però non si può dipendere dalle opinioni altrui. E la maggioranza dei giornalisti che scrivono di musica sono dei poveracci.

Fonte: fm-world.it

                                                                                                                                Alessia Orsa

 

 

Motta e la semplicità del presente

Un disco che segna la maturità artistica di Motta. In cui anche le più grandi fragilità vengono trasformate in punti di forza.  – Voto UVM: 5/5

Dopo tre anni dall’ultimo album Vivere o Morire e la partecipazione al Festival di Sanremo con Dov’è l’Italia, Francesco Motta torna sulla scena musicale con un nuovo album pubblicato con la Sugar Music il 30 aprile. Non ha più paura di invecchiare, e si interroga sul suo passato e sulla stranezza dell’uomo che non riesce a rendersi conto che i problemi dei vent’anni sono davvero molto più semplici di quanto si pensi.

Il suo nuovo album, Semplice, anticipato dal singolo E poi finisco per amarti, è completamente nudo, elettrificato, reale e soprattutto vivo. Ti trasmette quell’emozione che a volte solamente un live è capace di dare. Magari dentro una grande stanza illuminata con neon a luci rosse e blu, a metà tra una fabbrica e una chiesa, col rumore delle pennate sulle corde di una Stratocaster. Un viaggio nel mondo, o meglio: nella semplicità del presente. Il cantautore pisano ammette di aver fatto pace col proprio passato, tutt’altro che semplice, per concepire quest’album:

Ho scoperto che non sono Peter Pan

afferma in un’intervista, e lasciandosi alle spalle tutti i tormenti e le paure, ci regala dieci tracce di una nostalgica quotidianità in cui tutti noi possiamo ritrovarci, tra ricordi e calzini, sampietrini e caffè.

La ricerca dell’essenziale

Qualcosa di normale, la quarta traccia è, infatti, una richiesta d’aiuto; cantata con un filo di voce insieme alla sorella Alice (unico feat. dell’album), per provare a conquistare non tanto la normalità, ma il sogno di una normalità. Del resto è un pezzo nato prima di una pandemia, fra le campagne di Sacrofano e che vanta i consigli di De Gregori.

E alla fine non ho più paura di stare a guardare qualcosa di normale

È un disco con gli archi, molto arrangiato e soprattutto diverso dai capitoli precedenti: nudo e fragile. Motta sceglie di giocare con la scaletta:

Il forte dopo il forte resta forte, ma il forte dopo il piano diventa fortissimo

Un disco per nulla minimale, con arrangiamenti ricchi, non barocchi ma corposi. In cui al centro c’è la continua ricerca dell’essenziale: come dice Italo Calvino nelle Lezioni americane, c’è il pensiero di una leggerezza che non è quella di una piuma che cade ma di un uccellino che continua faticosamente a volare.

Motta in un gioco di luci

La stessa nostalgia la ritroviamo in Quello che non so di te, che per l’autore altro non è che un ritorno al passato, soprattutto musicale. Per un attimo vengono abbandonati gli strumenti protagonisti: il violoncello lascia spazio al rock, e il pezzo si sporca di new wave sfiorando le ombre dei Cure.

Anche in Regole del gioco sembrerebbe che Motta stia cercando di tornare nella sua comfort zone, un po’ come se fosse il seguito di Chissà dove sarai (Vivere o Morire). Ma continuando l’ascolto ci accorgiamo di avere davanti un autore più maturo, più attento ai dettagli e che in fin dei conti ci piace. Come dice nella canzone:

Sai che c’è? C’è che alla fine qui va tutto bene

Ma questo non è un viaggio di sola nostalgia. A te, la prima traccia dell’album, è un’aperta dichiarazione d’amore, verso gli altri e verso se stessi. Un brano in cui chitarre acide e melodie oniriche si scontrano, riportando alla mente i Velvet Underground. E mentre Via dalla luce è un notturno che si aggrappa al pianoforte, Semplice tiene echi africani in sottofondo, per concentrarsi sul flusso di coscienza.

Tutti hanno paura…

Avete presente quando provate un paio di jeans e vi sta stretto? Beh, a Motta invece quel barlume di esistenzialismo è sempre caduto alla perfezione, e in quest’album è ancora più evidente.

L’estate d’autunno e Dall’altra parte del tempo (ottava e nona traccia) ci trasportano in un universo parallelo in cui tempo e spazio vanno quasi ad annullarsi completamente, lasciandoci un pizzico di cupa e autentica disperazione.

Il cantautore di “Dov’è l’Italia”. Fonte: ilsussidiario.net

Ma Semplice è anche paura: paura di perdersi, paura del futuro. Quando guardiamo una rosa, scritta a quattro mani col cantautore calabrese Dario Brunori (in arte Brunori Sas), è una vera e propria conversazione non amorosa di sette minuti. Un dialogo tra due persone provenienti da tempi diversi, che mettono la paura al centro delle loro vite. La giusta conclusione che, inaspettatamente, dà vita ad una coda strumentale perfetta.

Parlami della paura di vivere insieme una vita sola

Semplice è un gioco di equilibri precari e per questo affascinanti. Un mondo in cui passato e futuro si intrecciano, dando vita a quella semplicità, quasi essenziale, del presente. Un disco che non si limita a raccontare storie ma che ci parla, dritto al cuore. Anche a detta dell’autore, è da ascoltare per intero perché «Il concetto di album è ancora importante». Solo così si potrà ottenere l’assoluta comprensione del semplice e dell’essenziale. 

Domenico Leonello

Il ritratto di Francesco Guccini: un artista fuori dagli schemi

Francesco Guccini   mostro sacro del cantautorato italiano – da oltre quattro generazioni ci regala musica e testi incredibili; in occasione del traguardo dei suoi 80 anni, noi di UniVersoMe non potevamo fare a meno di “ritrarlo” attraverso cinque dei suoi brani più significativi.

Guccini emergerà nel panorama della musica italiana intorno agli anni ’70: anni di contestazione studentesca, di lotta sociale e di rivoluzioni; con il solo utilizzo di chitarra e voce, con arrangiamenti semplici e riferimenti a tematiche di spicco civile e sociale, il primo album Folk Beat N. 1 (1967) fa annoverare il giovane Francesco nella schiera dei cantautori italiani. Inoltre, l’inizio della sua carriera artistica sarà anche segnato dall’album Radici (1972), pieno di riferimenti alle sue origini e alla sua terra natìa.

Fonte: Nonciclopedia- Guccini durante un’esibizione

Canzone delle osterie di fuori porta – 1974

Inserita nell’album Stanze di Vita quotidiana (1974), album che non fu accolto bene dalla critica dell’epoca forse per via di un cambio di stile o per l’utilizzo di arrangiamenti complessiCanzone delle osterie di fuori porta presenta toni quasi nostalgici. In questo brano – molto probabilmente ambientato nelle osterie bolognesi, a Guccini tanto care in quanto amante del buon vino – allegro cinismo e disillusione si mescolano e il cantautore, seppur ancora giovanissimo sembra già tirare le somme della sua esistenza.

non dico più d’esser poeta, non ho utopie da realizzare, stare a letto il giorno dopo è forse l’unica mia meta…

Fonte: Testi Canzoni

 

Dio è morto – 1988

Portata al successo dai Nomadi – con i quali il cantautore collaborerà spesso – Dio è morto è un brano che i benpensanti dell’epoca accusarono di blasfemia, tanto da essere censurato in Rai ma paradossalmente trasmesso da Radio Vaticana.

Il titolo naturalmente rievoca una celebre frase del filosofo Nietzsche, e questo è un esempio di come l’autore spesso arricchisca le sue canzoni con riferimenti ad opere letterarie e a varie correnti filosofiche, ma con questo brano non ha nessuna pretesa di rappresentarne il pensiero, soprattutto in poco più di due minuti.

Guccini mette in evidenza, più che altro, una società che sta andando sempre più alla deriva.

… il perbenismo interessato, la dignità fatta di vuoto, l’ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto…”

Fonte: Quotidiano.net- Guccini canta Dio è morto

Vedi Cara – 1970

Spesso confiniamo la poetica di Guccini in temi come la critica sociale, ma forse i brani che amiamo di più  sono quelli carichi di una versione intimista: Vedi Cara è proprio uno di questi. Probabilmente dedicata alla prima moglie, il testo è un’armonia di figure retoriche che già bastano ad imprimere una certa musicalità.

“… non capisci quando cerco in una sera, un mistero d’atmosfera, che è difficile afferrare…”

Fonte: music.fanpage.it – Guccini canta Vedi Cara

Cyrano – 1996

Brano tratto dal famosissimo album D’amore, di morte e di altre sciocchezze (1996), in cui il nostro artista ha da dire su tutti: politici rampanti, preti che «promettono il lusso di un’altra vita», ruffiani, gente vuota, società di dogmi e pregiudizi. Il cantautore prendendo spunto dall’opera teatrale di Rostand, immagina una sorta di dialogo tra Cyrano e la sua amata Rossana.

“… le verità cercate per terra, da maiali, tenetevi le ghiande, lasciatemi le ali…”

Fonte: bluemax.it – Guccini interpreta Cyrano

Quattro stracci – 1996

Il brano, tratto anch’esso dall’album D’amore, di morte e di altre sciocchezze (1996), è una delle perle di Guccini, anche se non molto conosciuto. Rappresenta a tutto tondo il disagio di un artista – che sia un cantautore o uno scrittore –  facendoci capire come si possa sentire qualcuno che ha a che fare con la fantasia e che all’interno di una relazione non si sente accettato per quello che è e quello che fa.

Allo stesso modo viene messo in evidenza il disagio della persona che si trova vicino ad  «uno perso dietro alle nuvole e la poesia»impacciato nella quotidianità, «che coi motori non ci sa fare e non sa neanche guidare». Insomma entrambi non si comprendono, ma meglio la sicurezza quotidiana che la vita in una perenne utopia.

“… ora scommetto che vorrai provare quel che con me non volevi fare, fare l’amore tirare tardi e la fantasia…”

Fonte: Amazon.it

Attraverso le sue canzoni, abbiamo visto quanto Guccini sia un cantautore impegnativo ma non noioso come molti pensano, soprattutto non etichettabile per l’orientamento politico – più volte apertamente manifestato –  e la critica sociale, espressi tramite molte, ma non tutte, le sue canzoni.

Guccini è tanta roba. Speriamo che il nostro ritratto possa essere all’altezza di questo grande artista!

                                                                                                                                                                         Ilenia Rocca