Aggressione della polizia ad una donna, la Procura di Milano apre le indagini

Si è verificata un’aggressione da parte di tre poliziotti nella città di Milano, nei confronti di una donna transgender di origine brasiliana. Un residente in zona Bocconi ha filmato la scena in cui si vedono gli agenti di polizia attaccare la donna con dei manganelli.

La vicenda

Il tutto sarebbe iniziato nei pressi di una scuola in via Giacosa, alcuni genitori avrebbero segnalato la presenza di una donna molesta, che si denudava in mezzo alla strada, urlando con fare minaccioso frasi senza senso.

Gli agenti di polizia sono intervenuti ma la donna avrebbe finto di svenire, per poi aggredire uno di loro con un calcio ed infine avrebbe tentato la fuga. Come si evince dal video, diventato virale, ma che mostra solo una parte della vicenda, gli agenti l’hanno colpita alla testa con un manganello, presa a calci e spruzzato sul volto dello spray al peperoncino – nonostante fosse disarmata e non opponesse resistenza – una volta immobilizzata, è stata ammanettata.

La risposta di Beppe Sala

In molti hanno chiesto all’attuale sindaco di Milano, Beppe Sala in che modo sarebbe intervenuto.

“Per potere formalmente intervenire è necessario che la polizia locale faccia una relazione, nelle more di questa relazione i vigili in questione sono stati messi in servizi interni”. Ha altresì definito quanto accaduto “un fatto veramente grave”

Vladimir Luxuria, prima parlamentare trans in Italia. Fonte: Il Giornale d’Italia

“Sono riuscito a vedere quel video una sola volta perché c’è una persona seduta a terra e inerme, che non stava minacciando nessuno, presa a calci, colpita, trascinata e immobilizzata non da bulli di quartiere, ma da uomini che indossano la divisa della polizia municipale a Milano. Queste persone non meritano la divisa che indossano e mi auguro vengano immediatamente spogliate di quella divisa che offendono”

Luxuria ha invitato anche a “riflettere sul clima di odio che fomenta una certa politica che, in maniera ossessiva, parla di minaccia dell’ideologia gender. Queste sono purtroppo le conseguenze di un clima di transfobia e violenza da condannare senza se e senza ma”.

Anche la deputata di “Alleanza Verdi Sinistra” Ilaria Cucchi si dice pronta a far luce sull’accaduto

 “Intendo andare fino in fondo su questa vicenda, finché non saranno chiarite tutte le dinamiche e sul caso presenterò una interrogazione”

Fabrizio Marrazzo, portavoce Partito Gay LGBT+, Solidale, Ambientalista, Liberale.

Fonte: Il Riformista

“Inaccettabile l’aggressione della polizia ad una donna trans a Milano, oggi in zona Bocconi, come vediamo nelle riprese la donna era inerte e la polizia la manganellava senza motivo. Chiediamo al Ministro Piantedosi una immediata verifica dei fatti e la sospensione immediata degli agenti che hanno aggredito. Quanto accaduto ad una settimana dalla giornata mondiale contro l’omobistransfobia, mostra l’urgenza di una legge che ci tuteli e punisca con aggravante anche le forze dell’ordine che si macchiano di tali reati”

Non tutti hanno mostrato vicinanza agli agenti di polizia, eccezion fatta per il deputato di Fratelli d’Italia Stefano Maullu

“Desidero esprimere piena solidarietà ai vigili che hanno fatto il loro dovere, evitando che quella persona potesse dare seguito alle minacce ai bambini di una scuola milanese”

Ultimi sviluppi

A seguito di accertamenti, la Procura di Milano ha smentito la Polizia Locale – la donna non avrebbe infastidito i bambini, si trattava solo di schiamazzi – apre un’indagine contro ignoti per lesioni aggravate da abuso di funzione pubblica.

Gabriella Pino

Firenze, estremisti di destra aggrediscono due studenti davanti scuola

Lo scorso 18 Febbraio, davanti al Liceo Classico Michelangiolo di Firenze, alcuni studenti membri di un collettivo di sinistra sono stati ferocemente aggrediti con pugni e calci prima dell’inizio delle lezioni. Fra gli aggressori sono stati identificati sei membri del collettivo giovanile di estrema destra Azione Studentesca.

Il blitz di matrice fascista

Grazie alle testimonianze e alle immagini riprese in diretta dell’episodio, si è potuta ricostruire la dinamica su cui avrebbe avuto origine l’aggressione: tutto sarebbe partito da un volantinaggio in una via adiacente alla scuola da parte dei giovani di Azione studentesca, movimento studentesco italiano di estrema destra, non direttamente affiliato, ma molto vicino al partito di Fratelli D’Italia, proprio perchè, nella sede di Firenze, ne condivide la sede amministrativa con il centro sociale Casaggì. Non solo: Giorgia Meloni è stata anche responsabile nazionale di Azione Studentesca dal 1996 al 2000.

Rappresentanti di Azione Studentesca che presentano il movimento in Emilia-Romagna con la deputata di Fratelli d’Italia Gaetana Russo. Fonte: Facebook.com

 

Qui, alcuni studenti del Sum, collettivo studentesco antifascista, si sarebbero avvicinati invitandoli a gettare via i volantini in un cestino e a sospenderne la distribuzione. Si sono quindi accesi gli animi a causa delle due visioni politiche opposte e dalle parole si è passati ai fatti: sei ragazzi di età compresa tra i 16 e i 20 anni, come dimostrano i video caricati sui social, hanno attaccato due studenti del collettivo sferrando calci e pugni. Identificati poco dopo, tra gli aggressori fisici ripresi in video è presente anche il responsabile locale del movimento di destra.

Mentre alcuni rappresentanti degli studenti in consiglio d’istituto parlano di un “attacco terrificante e premeditato“, la Digos sta facendo gli accertamenti del caso per capire cos’è accaduto prima dell’aggressione e se tutto fosse stato preordinato.

Il sindaco di Firenze Dario Nardella si è recato nel primo pomeriggio dello stesso giorno al liceo classico per parlare con gli studenti, definendo l’accaduto “un’aggressione squadrista”. Nardella ha poi detto di aspettarsi una condanna “da tutte le forze politiche“, riferendosi in particolare modo a Fratelli d’Italia, il principale partito del governo, con cui i militanti di Azione Studentesca condividono varie posizioni politiche.

Nella giornata del 20 febbraio, alcune centinaia di studenti si sono riuniti in un presidio davanti l’ingresso del liceo Michelangiolo, nel quale si è poi tramutato in corteo. Hanno già aderito numerosi rappresentanti politici, sindacali e centri sociali, quali Firenze città aperta, Anpi, Potere al Popolo, Usb Firenze, oltre ovviamente ai collettivi scolastici di sinistra.

Bloccando il traffico per strada, i manifestanti hanno srotolato e sventolato uno striscione con scritto “il 25 aprile scendi in piazza”, ripetendo a gran voce lo slogan “Firenze è solo antifascista“. Gli studenti sono poi entrati a scuola e si sono riuniti in assemblea. Un altro striscione è apparso davanti al liceo scientifico Castelnuovo, situato di fronte al Michelangiolo, con scritto “Fuori Casaggi dalle scuole“.

La preside del liceo Michelangiolo, Rita Gaeta, ha spiegato che la manifestazione avvenuta nella mattinata non era stata preavvisata. Ha, inoltre, affermato che:

stamattina mi hanno avvisato che c’erano ragazzi davanti al portone con uno striscione, sono andata giù e siccome c’erano megafoni, fumogeni, e assembramento di massa di studenti che impediva anche la circolazione del traffico ho chiamato la Digos che ha mandato degli agenti.

Le risposte dalla politica

A portare la questione sull’agenda politica del giorno è il parlamentare di Alleanza Verdi-Sinistra Nicola Fratoianni, con un’interrogazione parlamentare al ministro dell’Interno Piantedosi e al ministro dell’istruzione Valditara, condannando l’aggressione violenta davanti al liceo, definendo il gruppo di Azione Studentesca “gruppetto di fascisti“, esortando la destra al Governo a prendere posizione e duri provvedimenti.

Al fronte dell’ulteriore interrogazione parlamentare da parte di Federico Mollicone, deputato di Fratelli d’Italia e presidente della Commissione Cultura della Camera, in cui parla di “scontri” e non di “aggressione squadrista“, Fratoianni ribatte:

Vedo che FdI di Firenze parlando dell’aggressione agli studenti del liceo fiorentino Michelangiolo parla di “scontri”? Ma con quale coraggio dicono queste cose? Se vogliono possiamo rimandargli il video dell’episodio. È stata un’aggressione, non cerchino di confondere le acque.

Prima di questo, però, le dichiarazioni tempestive dei segretari dei partiti d’opposizioni non si sono fatte attendere. Lo stesso Enrico Letta, segretario del Partito Democratico, di fronte al silenzio della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, dichiara che “un silenzio prolungato da parte del Governo li fa complici“.

Anche il leader di Italia Viva Matteo Renzi parla di “un atto di violenza squallido e vigliacco compiuto da alcuni militanti di destra nei confronti di alcuni ragazzi del collettivo di sinistra“.

Se dall’alto del partito in questione vige il silenzio stampa, il presidente del coordinamento cittadino di Fratelli d’Italia Jacopo Cellai fa sapere che:

Fratelli d’Italia esprime profondo rammarico per gli scontri avvenuti nei pressi del liceo Michelangiolo e condanna ogni forma di violenza da chiunque esercitata. La politica deve essere strumento di confronto anche aspro e duro ma non può e non deve travalicare mai in scontro fisico e limitazione della libertà di espressione altrui. E nessuno ha nostalgia della stagione della violenza politica che ha segnato troppo a lungo la storia d’Italia. Al contempo auspichiamo che venga fatta chiarezza sull’episodio con la corretta ricostruzione dei fatti e auspichiamo che tutti, soprattutto coloro che rivestono incarichi istituzionali come il Sindaco di Firenze, abbiano accortezza nel commentare l’accaduto senza additare responsabilità prima che le stesse siano acclarate, cosa che rischia soltanto di alimentare ulteriormente un clima già troppo pesante

Victoria Calvo

Torino: padre fa aggredire il figlio perché gay

Fonte-fanpage.it
Fonte-fanpage.it

Torino teatro di una vicenda inverosimile di cui protagonisti sono un padre 75enne, libero professionista in pensione, e il figlio, medico chirurgo di 43 anni, omosessuale.

E’ proprio l’omosessualità, non accettata dal 75enne, la causa della tragedia sfiorata. Quest’ultimo ha messo a disposizione un compenso di 2500 euro per chiunque avesse accettato in cambio di aggredire il figlio, spezzandogli le dita. Un gesto mirato per distruggerlo fisicamente, ma anche professionalmente.

La foto incriminatoria

Il chirurgo, molto conosciuto nel torinese, aveva già dichiarato la sua omosessualità alla famiglia molti anni prima, circa nel 2016, presentandosi a casa dei genitori col nuovo compagno. Sebbene sembrava fosse stata accettata la relazione, nel 2017 subentra l’astio del padre. Un noto settimanale di gossip pubblicò delle foto che ritraevano il chirurgo in compagnia di un attore conosciuto, durante il loro soggiorno in Francia. Daquel momento in poi che l’anziano perderà il buon senso, diventando anche violento con la moglie. Nonostante fosse consapevole, ormai già da un anno, dell’omosessualità del figlio, ciò che lo avrebbe scandalizzato fino a fargli perdere la stabilità, è stato il vedere la naturalezza del figlio nel vivere la sua relazione, senza nascondersi, senza timori, senza vergogna, non preoccupandosi della sua omosessualità.

Da quel momento, la rabbia ha continuato a crescere fino a spingerlo a compiere più di un gesto terribile nei confronti del figlio, di cui il tentativo di danneggiargli le mani è solo l’ultimo.

Dal 2017 le prime aggressioni

Torino, padre paga un criminale per spezzare le mani al figlio gay-fonte-biccy.it
Torino, padre paga un criminale per spezzare le mani al figlio gay-fonte-biccy.it

Già nell’aprile del 2017, il 75enne aveva assoldato un picchiatore, un uomo di origine romena.

Poi, ancora a febbraio scorso, aveva ingaggiato due uomini per un aggressione e questi erano riusciti nell’intento, facendo finire il chirurgo in ospedale. Successivamente un’altra aggresione ad aprile dopo un pedinamento di due settimane, di cui è stato vittima anche il compagno del chirurgo.

Nulla che potesse ricondurre la vita del medico ad ambienti criminali, fino a farlo divenire vittima di eventuali vendette, è stato mai riscontrato, contrariamente da quanto sostenuto dal padre davanti all’ultimo aggressore che ha assoldato per 2500 euro:

“Mio figlio è un delinquente, spezzagli le dita”.

Un giorno, però, il chirurgo viene avvicinato, fuori casa sua, da uno sconosciuto. Quest’ultimo si è rivelato essere proprio il picchiatore ingaggiato per spezzargli le mani, che, colto dal buon senso, gli ha rivelato il piano di cui l’autore era proprio il padre.

“Mi sembri una brava persona” sono state le parole dell’aggressore, deciso a non voler distruggere la vita di una persone innocente.

Così, quest’ultimo si mette d’accordo col chirurgo e insieme fingono un’aggressione, incastrando l’anziano.

La denuncia al padre

Così, dopo molto tempo trascorso nel terrore di un possibile agguato, scorte da parte di amici e parenti, è la farsa messa in piedi con l’aggressore, nel maggio 2018 il medico decide di denunciare il padre. Una scelta difficile, che, però, andava fatta, per evitare ulteriori rischi.

Così, dopo due anni dalla tragedia – fortunatamente – solo sfiorata, adesso è arrivata la sentenza: un patteggiamento di due anni senza risarcimento del danno.

Sembra assurdo che ancora, dopo tanti anni di lotte, movimenti, proteste, oggi si senta parlare di omofobia, ma soprattutto di un padre che odia un figlio perché gay, arrivando a pagare qualcuno per aggredirlo.

Ad oggi, i due non si parlano, se non tramite vie legali.

“Questa sentenza – ha commentato Arcigay Torino – porta alla chiusura di un percorso tormentato, in cui un genitore si è reso carnefice nei confronti del proprio figlio perché quest’ultimo ama un altro uomo. Arcigay Torino esprime tutta la sua solidarietà nei confronti della vittima: nessuna persona dovrebbe vivere nella paura a causa del proprio orientamento sessuale e dell’identità di genere. Proprio per questo, ricordiamo l’importanza di una legge che tuteli le persone LGBTQIA+ da simili soprusi”.

Eleonora Genovese

 

Aggredisce reporter: Roberto Spada condannato a sei anni

Condannato a sei anni Roberto Spada, aggressore ad un giornalista Rai, Daniele Piervincenzi, e di un cameraman il 7 novembre scorso ad Ostia.

I giudici hanno inoltre disposto la misura di sicurezza di un anno di libertà vigilata al termine dell’espiazione della pena.

Spada  è stato condannato per aggressione con aggravante mafiosa, facente parte di una nota famiglia di Ostia che da alcuni è comunemente denominata “clan”, i cui componenti sono stati più volte condannati per reati come estorsione e minacce; presente in tutte le condanne l’aggravante mafiosa.

Legati anche con i Casamonica, gli Spada avrebbero a disposizione centinaia di persone, che all’occorrenza possono raddoppiare, e sono da sempre considerati la costola militare dei Fasciani, il clan che con i Triassi – famiglia mafiosa a sua volta legata ai Cuntrera-Caruana – si è spartito per vent’anni il territorio di Ostia in una sorta di pax mafiosa in cui tutti ne traevano una cospicua utilità.

Il video della testata a Piervincenzi e dell’aggressione, che coinvolse anche il cameraman, avevano attirato molte attenzioni sulla famiglia Spada e sulla città di Ostia facendo diventare in un breve lasso di tempo il video virale.

Nella requisitoria il pm ha parlato di «un’aggressione plateale e ostentata, lucidamente pianificata» per mostrare la propria forza davanti al suo territorio e ribadire il suo predominio a Ostia. Aggredendo i due cronisti dopo alcune domande sui suoi legami con Casapound.

A distanza di qualche mese, in aula, Spada afferma “Mi vergogno di quello che è successo. Chiedo scusa a tutti i giornalisti, ma di quei momenti non ricordo più nulla, ho visto tutto nero” provando a ricostruire quanto avvenuto.

Nelle ore successive a quanto accaduto mi sono rivisto nel video – ha aggiunto – e non mi sono riconosciuto: non c’è giustificazione a quello che ho fatto, il giornalista avrebbe potuto dirmi di tutto ma io non avrei dovuto reagire in quel modo“.

Francesca Grasso