Oscar 2025: il trionfo di Anora

Nella notte tra Domenica 2 Marzo e Lunedì 3 Marzo si è tenuta la 97° edizione dei Premi Oscar, esattamente al Dolby Theatre di Los Angeles. Alla conduzione c’è stato Conan O’Brein e la Notte Degli Oscar è stata trasmessa in chiaro su Rai Uno.

C’era Emilia Pérez con 13 Candidature, seguito da The Brutalist e Wicked con 10 Candidature a testa. Inoltre, ci sono stati A Complete Unknown (8 Candidature), Conclave (8 Candidature), Anora (6 Candidature), The Substance (5 Candidature), Dune – Parte II (5 Candidature) e anche pellicole che hanno ottenuto 2 o 3 Candidature (Io Sono Ancora Qui, Flow, Nosferatu, A Real Pain, Il Robot Selvaggio, ecc.) e quelle che ne hanno avuto almeno una (Inside Out 2, Il Gladiatore II, ecc.)

E’ stata un’edizione piuttosto competitiva , perché c’erano film che effettivamente si sono meritate alcune candidature ed allo stesso tempo, ci sono state grosse esclusioni. La Stagione Dei Premi è stata imprevedibile, però dopo quest’edizione appena conclusa si può constatare che ci sono state delle vittorie prevedibili e anche delle sorprese, oltre che qualche delusione.

Fonte: Mymovies

Anora vince come Miglior Film e si porta a casa ben 5 statuette su 6

Erano ben 10 film candidati come Miglior Film: , Emilia Pérez, The Brutalist, Wicked, A Complete Unknown, Conclave, Anora, The Substance, Dune – Parte II, Io Sono Ancora Qui e Nickel Boys.

Da come sembrava che sarebbe stato vincitore The Brutalist, viste le 10 Candidature e il fatto che fosse il favorito, alla fine il film che ha trionfato è stato Anora. Il film di Sean Baker si è portato a casa ben 5 statuette su 6 (Miglior Film, Miglior Regia, Miglior Attrice Protagonista, Miglior Montaggio e Miglior Sceneggiatura Originale), dove quattro di esse sono andate in mano allo stesso Baker, eguagliando dopo oltre 70 anni il record di Walt Disney (anche se lo zio Walt ha ottenuto 4 statuette per quattro pellicole differenti) e facendo così la storia degli Oscar, per aver ottenuto 4 premi per lo stesso film (è lui stesso che si è occupato della scrittura, del montaggio e della regia).

Vittoria immeritata? Punti di vista, ma oggettivamente parlando non si può negare che la pellicola vincitrice della Palma D’Oro allo scorso Festival Di Cannes ed ora degli Oscar sia una pellicola che abbia convinto il pubblico, vista la storia puramente femminista e realizzata con uno scopo ben preciso.

Oscar 2025
Fonte: La Stampa

Oscar 2025: Madison surclassa Moore e secondo Oscar per Brody.

I candidati come Miglior Attore Protagonista erano: Adrien Brody (The Brutalist), Timothée Chalamet (A Complete Unknown), Colman Domingo (Sing Sing), Ralph Fiennes (Conclave) e Sebastian Stan (The Apprentice – Le Origini Di Trump).

Miglior Attrice Protagonista erano: Mikey Madison (Anora), Demi Moore (The Substance), Karla Sofia Gascón (Emilia Pérez), Fernanda Torres (Io Sono Ancora Qui) e Cynthia Erivo (Wicked).

Ancora, Miglior Attore Non Protagonista erano: Kieran Culkin (A Real Pain), Jurij Borisov (Anora), Edward Norton (A Complete Unknown), Guy Pearce (The Brutalist) e Jeremy Strong (The Apprentice – Le Origini Di Trump)

 Miglior Attrice Non Protagonista erano: Zoe Saldana (Emilia Pérez), Monica Barbaro (A Complete Unknown), Ariana Grande (Wicked), Felicity Jones (The Brutalist) e Isabella Rosellini (Conclave), unica presenza italiana di quest’anno.

Adrien Brody ha ottenuto il suo secondo Oscar come Miglior Attore Protagonista, dopo 22 anni dalla prima con Il Pianista. L’unico che sembrava fosse in grado di soffiargli l’Oscar era il giovane Timothée Chalamet e le possibilità c’erano, vista la sua incredibile performance nel biopic di Bob Dylan. Invece, il giovane Chalamet è rimasto a mani vuote ma questo non toglie il fatto che sia stato bravissimo nel film. Mentre Brody ha potuto prendersi meritatamente il suo secondo Oscar.

Demi Moore, invece, ha visto il film a cui ha preso parte (The Substance) prendere vita, lì al Dolby Theatre. Seembrava che la vittoria sarebbe stata sua ed invece, è rimasta seduta tra il pubblico a vedere la giovane Madison vincere. Se da una parte, la Madison si è impegnata tanto per il ruolo di Anora e si sia meritata la vittoria, avendo così una svolta per la sua carriera ancora agli inizi; dall’altra, però, la Moore non ha vinto per il suo “ruolo della vita”, un ruolo che tutto sommato sentiva suo a livello personale. Tuttavia, il pubblico le riconosce il merito e la Moore ha comunque vinto, conquistando tutti con la sua bravura.

Culkin e Saldana, invece, hanno vinto l’Oscar per il ruolo giusto e arrivato al momento giusto, dopo che entrambi abbiano accumulato la giusta esperienza per dare il meglio di loro in quei film. Chi l’avrebbe detto che il piccolo Fuller di Mamma Ho Perso L’Aereo e l’attrice che ha preso parte a 4 blockbuster che rientrano tra i primi 10 film col maggiore incasso di tutti i tempi avrebbero vinto un Oscar? Quel momento è arrivato e si può dire che se lo sono meritato tantissimo.

Oscar 2025
Fonte: La Repubblica

Agli Oscar 2025 un premio anche per Flow e Io Sono Ancora Qui e Premi Tecnici Equi.

Quest’anno, la concorrenza come Miglior Regia era piuttosto difficile perché tutti hanno fatto un buon lavoro dietro la macchina da presa. Nel corso del 2024, però, sono uscite diverse pellicole ben girate ed è stato un colpo non vedere alcuni di quei registi ricevere la Candidatura alla Regia. Tuttavia, i 5 Candidati non erano lì per caso e Sean Baker si è meritato la vittoria, con una regia caratterizzata da 35 mm e ben focalizzata su dettagli importanti che si è vista in Anora.

I Premi Tecnici, invece, sono stati abbastanza equi: Conclave (Miglior Sceneggiatura Non Originale), Anora (Miglior Sceneggiatura Originale e Miglior Montaggio), The Brutalist (Miglior Fotografia e Miglior Colonna Sonora Originale), Wicked (Miglior Scenografia e Migliori Costumi), The Substance (Miglior Trucco E Acconciatura), Dune – Parte II (Miglior Sonoro e Migliori Effetti Visivi) e Emilia Pérez (Miglior Canzone Originale).

Nonostante i successi di Inside Out 2 per Disney/Pixar e Il Robot Selvaggio per Dreamworks, alla fine è Flow il film che si aggiudica l’Oscar come Miglior Film D’Animazione. Per il terzo anno di fila, la Disney se ne esce a mani basse e vede soffiarsi il Premio da film d’animazione autoriali e realizzati da case di produzione diverse da quelle più famigerate. Io Sono Ancora Qui, nel frattempo, trionfa come Miglior Film Internazionale.

Oscar 2025: C’è stato spazio anche per esibizioni e omaggi

Tra i vari premi, c’è stato anche lo spazio per esibizioni come Ariana Grande e Cynthia Erivo, riproponendo dal vivo la canzone Defying Gravity di Wicked, e anche commemorazioni ad attori venuti a mancare negli ultimi tempi, come Gene Hackman ricordato dall’amico/collega Morgan Freeman.

Un’edizione piuttosto interessante e di cui se ne parlerà per un bel po’.

Giorgio Maria Aloi

L’esperimento carcerario di Stanford

La mente umana è piena di lati oscuri e di misteri ai quali forse non daremo mai una spiegazione razionale in toto.

Tuttavia gli studi condotti fino ad oggi risultano essere indispensabili al fine di comprendere, seppur in minima parte, quali possano essere i determinanti di uno specifico comportamento e se questi siano influenzati o meno da vari fattori.

L’esperimento carcerario di Stanford offre una nuova chiave di lettura sull’importanza che hanno i fattori esterni circa il comportamento umano in determinate situazioni. Ciò può offrire degli spunti rilevanti per la psicologia e per la sociologia, ma ha fornito materiale anche per svariati film dei quali vogliamo parlarvi oggi.

Gli studenti durante l’esperimento – Fonte: simplypsychology.org

I fatti

Venne condotto nel 1971 nell’Università di Stanford a Palo Alto dal professor Philip Zimbardo.

Il professore pose alla base dell’intero esperimento la teoria della deindividuazione. Secondo Zimbardo, soggetti facenti parte di un gruppo coeso, in determinate situazioni, tendono a perdere l’identità personale ed il senso di responsabilità per mettere in atto comportamenti aggressivi e violenti, che in altri contesti non porrebbero mai in essere a causa di questioni morali o vincoli personali.

Egli selezionò 24 studenti che avrebbero dovuto trascorrere 14 giorni all’interno del seminterrato dell’Università adibito a carcere. Infatti, l’esperimento prevedeva una simulazione vera e propria di vita carceraria per studiare i comportamenti dei giovani, i quali vennero quindi suddivisi casualmente in due gruppi da 12 fra detenuti e guardie.

I prigionieri erano obbligati a indossare divise tutte uguali tra loro e dovevano sottostare alle regole imposte dalle guardie.

I carcerieri avevano in dotazione anch’essi una divisa con l’aggiunta di un paio di occhiali da sole, che non permettevano ai detenuti di guardarli negli occhi. Erano inoltre provvisti di manganello, manette e fischietto e soprattutto erano liberi di stabilire i metodi da attuare per mantenere l’ordine.

Il professor Zimbardo con alcuni studenti che interpretano i detenuti poco prima di iniziare l’esperimento – Fonte: science.howstuffworks.com

Inizialmente fu preso come una sorta di gioco da ambedue le parti.

Il secondo giorno i detenuti decisero per divertimento di attuare una ribellione. Si strapparono i vestiti e si barricarono tutti insieme in alcune celle mentre insultavano i carcerieri. Le guardie sedarono la rivolta e decisero di spezzare il legame di solidarietà tra i detenuti. Di lì in poi il clima all’interno del carcere non fu più lo stesso. Gli agenti infatti iniziarono a punirli con percosse e li costrinsero a cantare canzoni oscene, a defecare in dei secchi che non venivano poi lavati, a pulire le latrine a mani nude. Insomma, in pochissimo tempo le guardie si trasformarono in degli autentici aguzzini ed i prigionieri diventarono vittime passive delle loro angherie.

Due detenuti dopo solo 3 giorni vennero rilasciati in quanto manifestarono preoccupanti segni di crisi. Un detenuto ebbe un’eruzione cutanea di origine psicosomatica quando gli fu rifiutata la richiesta di essere rilasciato. Alcuni prigionieri, fortemente spaventati, decisero di obbedire meticolosamente a qualsiasi ordine impartito dalle guardie.

Vi fu anche un tentativo di evasione di massa che venne contrastato a fatica dalle guardie e dallo stesso professor Zimbardo.

Dopo soli 5 giorni il professore fu costretto ad interrompere l’esperimento dato che i prigionieri mostrarono segni di disgregazione individuale e la loro percezione della realtà era compromessa da forti disturbi emotivi, mentre le guardie continuavano a comportarsi in modo sadico.

Considerazioni

L’esperimento di Stanford conferma la fondatezza della teoria della deindividuazione dell’individuo.

Quando l’esperimento inizia a dare i suoi frutti – Fonte: angolopsicologia.com

Si è dimostrato che assumere una funzione di controllo su altri soggetti nell’ambito di un’istituzione (in questo caso il carcere) induce a riconoscere le regole di quella determinata istituzione come unico valore al quale adeguarsi.  Ciò comporta un mutamento della psicologia umana. Chi deve far rispettare le regole (guardie) agisce senza vincoli come pietà o sensi di colpa, che in un altro contesto ne frenerebbero le azioni. Chi è obbligato a rispettare le regole (detenuti) invece non è più padrone di un’autonomia personale, ma l’unica cosa che può fare è uniformarsi al volere collettivo del gruppo.

A questo fenomeno il professore diede il nome di effetto Lucifero.

Cinema

Sull’esperimento di Stanford furono girate tre pellicole: The Experiment – Cercarsi cavie umane (2001) di Oliver Hirschbiegel, The Experiment (2010) di Paul Scheuring, Effetto Lucifero (2015) di Kyle Patrick Alvarez.

Il primo è un film di produzione tedesca che si discosta parecchio dalle reali vicende del 1971. Innanzitutto non furono scelti degli studenti per condurre l’esperimento, bensì persone comuni dopo un annuncio pubblicato sul giornale. La trama risulta essere fortemente romanzata, tant’è che il film ad un certo punto si trasforma in un action movie. Risultato: film mediocre.

The Experiment del 2010 presenta nel cast attori di alto calibro come Adrien Brody e Forest Whitaker. Il film è un remake della pellicola tedesca, quindi anche in questo caso non vengono scelti degli studenti per mandare avanti l’esperimento e non viene analizzato approfonditamente il tema della vicenda, ma si trasforma anch’esso in un action (si basa più sulla volontà del personaggio interpretato da Brody di trattenere il suo istinto violento). È un prodotto più elaborato del primo film e gli attori sono autori di eccellenti interpretazioni.

Effetto Lucifero del 2015 è il film maggiormente incentrato sull’esperimento. I ruoli da detenuti e da guardie vengono ripartiti tra studenti.

Scena del film Effetto Lucifero del 2015 – Fonte: programma.sorrisi.com

Nel corso della pellicola si assiste ad una graduale alterazione comportamentale di tutti i soggetti, ma resta un film psicologico, non diventa un film d’azione come gli altri (dove mancava solo Bruce Willis). È l’unica delle tre pellicole che conduce un’attenta analisi sulle varie fasi dell’esperimento stesso e ne approfondisce i contenuti, non utilizza il lavoro di Zimbardo come una scusante per girare una pellicola e guadagnarci. Inoltre la fotografia e le luci del film destano stupore.

 

È giusto condurre un esperimento su giovani menti che magari ancora non sono del tutto mature per scopi scientifici? A voi l’ardua risposta.

Vincenzo Barbera

Quando l’attore diventa il personaggio

Ha da pochi giorni compiuto 47 anni il protagonista di una delle interpretazioni più realistiche della storia del cinema.

Adrien Brody dagli inizi degli anni 2000 è considerato uno dei migliori interpreti a livello internazionale. Durante la sua carriera ha lavorato con grandi registi ed ha preso parte a numerosi film di successo come La sottile linea rossa (1998) di Terrence Malick, Il Pianista (2002) di Roman Polanski, The village (2004) di M. Night Shyamalan, King Kong (2005) di Peter Jackson, The Experiment (2010) di Paul Scheuring, Midnight in Paris (2011) di Woody Allen (cameo), Grand Budapest Hotel (2014) di Wes Anderson.

Adrien Brody – Fonte: livingadamis.it

Gli inizi

Adrien Brody nasce il 14 aprile 1973 a New York. Incoraggiato dalla madre si iscrive alla scuola d’Arte drammatica e debutta giovanissimo nella sit-com televisiva Annie McGuire.

Trasferitosi a Los Angeles prende parte ad una serie di film indipendenti grazie ai quali inizia a farsi conoscere.

La svolta per la sua carriera cinematografica arriva nel 1997 quando entra a far parte del ricchissimo cast del film  La sottile linea rossa (1998), seppur gran parte delle sue scene vennero tagliate in fase di montaggio.

Ma la consacrazione di Brody a stella del cinema avviene nel 2002 con l’uscita nelle sale del film Il Pianista di Roman Polanski.

Adrien Brody in una scena del film Il Pianista – Fonte: wyborcza.pl

Il Pianista

La pellicola narra la vera storia del pianista polacco Wladyslaw Szpilman durante gli anni dell’occupazione nazista e del ghetto di Varsavia.

Molte scene prendono spunto dalle esperienze personali del regista Roman Polanski, il quale essendo ebreo e polacco le ha vissute sulla sua pelle da ragazzo.

Non a caso lo stesso Adrien Brody ha dichiarato:” Il film racconta la storia di un sopravvissuto raccontata da un sopravvissuto”.

Per interpretare al meglio il ruolo di un ebreo al quale pian piano viene tolta qualsiasi cosa, l’attore ha deciso di lasciare il suo appartamento, vendere la sua macchina e di smettere di utilizzare i cellulari. Ciò non fu sufficiente per Brody, infatti per entrare maggiormente nel personaggio di Wladyslaw è partito per l’Europa, dove in poco tempo ha perso 15 kg ed ha imparato a suonare il pianoforte.

Grazie a quest’ardua preparazione è riuscito a mettere in scena una delle interpretazioni più realistiche della storia del cinema. Nel momento in cui l’attore ha deciso di spogliarsi dei suoi averi è stato capace di trasmettere questa sensazione di vacuità al suo personaggio, plasmandola in un vuoto ancora più profondo alimentato da tutta la tristezza e la disperazione che un ebreo poteva provare in quel tragico periodo.

Adrien Brody tra le rovine di Varsavia nel film Il Pianista – Fonte: cinelapsus.com

Il film è stato girato in ordine cronologico inverso, dalla fine all’inizio; quindi l’attore ha dovuto ripercorrere il percorso psicologico del proprio personaggio al contrario, partendo dalla fine, cioè dal momento sicuramente più intenso della storia.

Già di per sé risulta abbastanza complicato dover  interpretare un ruolo del genere, se in più lo si deve fare partendo dalla conclusione, ovviamente la difficoltà si alza notevolemente. Nonostante ciò comunque la prova d’attore di Adrien Brody è stata magistrale, infatti l’Academy lo ha premiato con l’Oscar per il miglior attore protagonista nell’edizione del 2003.

 

L’interpretazione di Adrien Brody nel film Il pianista costituisce un tesoro preziosissimo nel mondo del cinema. Anche se ha lavorato in altri grandi film ed ha dato prova del suo talento senza mai tirare il freno, in nessuno di questi ha raggiunto il livello ottenuto nella pellicola di Polanski: ma forse questo è impossibile.

Vincenzo Barbera