Il fragile “Universo” di Mara Sattei

Mara Sattei
Mara Sattei si rivela in “Universo”, viaggio all’interno dell’inconscio fatto di sogni, dubbi e speranze del passato, senza uscire però dalla sua zona comfort. – Voto UVM: 3/5

Mara Sattei si mette a nudo e, nel suo Universo, ci racconta la solitudine, quel senso di angoscia e di inadeguatezza che molto spesso accompagna le nostre vite. Ma ci parla anche dell’importanza della fede e di come conquistare questa consapevolezza sia il primo passo per riconciliarsi con le proprie fragilità.

“Bisogna prendersi dei momenti per sé stessi per capire chi siamo, da dove veniamo, cosa vogliamo dire e cosa vogliamo comunicare.” (Mara Sattei)

Il 9 aprile 2021 esce Scusa, il primo singolo ufficiale di Mara Sattei, prodotto dal fratello Tha Supreme. Un brano che rappresenta la forza gigantesca che una parola può avere, e con cui la cantante romana iniziò a dar vita al suo “mondo minimal”. Segue poi Ciò che non dici, pubblicato il 3 dicembre, e che vorrebbe essere un invito ad agire piuttosto che aspettare che accada qualcosa.

Finalmente il 14 gennaio arriva Universo, uno degli album più attesi dell’anno. Mara è una delle voci più originali del nuovo panorama musicale e questo disco ne è la dimostrazione. È come un viaggio, dentro l’anima di chi ha trovato nella musica “la strada per sentirsi libera”.

Copertina di Universo. Fonte: Columbia Records

Come dentro un teen drama

Non sempre è semplice attraversare i propri limiti e andare oltre le proprie paure. Ansia, solitudine e costante ricerca di libertà sono solo alcuni dei temi trattati all’interno dell’album. Non stupisce dunque il fatto che in alcuni momenti sembra quasi di ascoltare chiari riferimenti a storie adolescenziali. Ne sono un esempio Shot e Blu Intenso ft. Tedua, che sembra trovarsi particolarmente a suo agio all’interno del brano.

“Mi sono presa del tempo per capire su quale brano inserire dei featuring. E dovevano essere affini al mio mondo, altrimenti si rischiava troppo contrasto sulla scrittura del brano. Questa riflessione mi ha portato a scegliere anche artisti con cui non avevo mai collaborato, come Tedua.” (Mara Sattei in un’intervista su “Billboard”)

Si riconferma vincente la collaborazione con Flavio Pardini, in arte Gazzelle, con cui l’artista aveva già collaborato al singolo Tuttecose, una delle hit estive di quest’anno. Ad un primo ascolto Occhi Stelle sembrerebbe una classica canzone indie che non ha niente di nuovo da dire, ma nonostante tutto funziona piuttosto bene. Il ritornello risulta uno dei più orecchiabili dell’intero album e la firma di Gazzelle e del suo “sexy-pop” è più che evidente.

“Mentre in sottofondo passa il tuo ricordo
Perso, vagabondo, il mondo è capovolto
E sei tu come le stelle che non vanno giù
E io come le mutande che non togli più”

Miscela di dubbi e rimorsi

Inaspettato è invece il featuring con la cantante Giorgia, in Parentesi, che fa davvero da spartiacque all’interno dell’album, e in cui Mara finalmente ci dà una dimostrazione completa della sua intonazione precisa e della sua notevole estensione vocale. Per il resto il pezzo avrebbe tutte le carte in regola per partecipare ad un festival come Sanremo. Che sia davvero questo il brano scartato da Amadeus?

Insieme a quello di Giorgia, il featuring con Carl Brave, Tetris, sembrerebbe una delle canzoni più riflessive del disco. Che Mara fosse un’ottima liricista si era già intuito dai suoi precedenti lavori, soprattutto grazie a metriche serrate, neologismi e libertà di linguaggio, Sara Mattei (questo il suo vero nome) qui dà libero sfogo a dubbi e rimorsi del passato, facendosi sempre più piccola e vulnerabile e lasciando allo scoperto le proprie fragilità. Trova largo spazio anche il tema dell’amore, come in Cicatrici e in Sabbie Mobili, e infine il forte rapporto della cantante con la fede e con Dio:

“In Perle racconto proprio di quanto, a volte, ci si possa sentire avvolti da un contrasto; la conseguenza è la richiesta di aiuto. In questi momenti, io solitamente prego, nel brano lo dico esplicitamente. Nei periodi più bui ho sempre mantenuto un legame molto forte con la fede.”

 L’universo perfetto di Mara Sattei?

Ogni album ha i suoi alti e bassi e purtroppo, anche Mara alcune volte sembra non volersi proprio smuovere dalla sua comfort zone, costringendoci a dover skippare la canzone forse un po’ troppo “ritornellosa”. Purtroppo, all’interno di Universo questo accade e non si può non farci caso. Come in Antartide o in Tamigi, che pur essendo state “impacchettate” perfettamente dall’ormai noto fratello minore di Mara, tha Supreme, che si è occupato dell’intera produzione del disco, lasciano l’amaro in bocca, come se mancasse qualcosa.

In definitiva, l’album non è perfetto, ma funziona. Tutti noi possiamo ritrovarci in almeno una di queste canzoni perché ognuno ha i propri punti deboli, le proprie vulnerabilità. L’obiettivo di questo disco sembra proprio quello di buttarle fuori, come in un lungo flusso di coscienza, e trasformarle in punti di forza. Siamo esseri fragili, “facili alla rottura”, ma non per questo soli.

Domenico Leonello

Quando la vita virtuale sovrasta la vita reale

Quando una scommessa, un gioco, si trasformano in una tragedia mortale, l’animo umano come realmente reagisce? Sicuramente una parola frulla nelle menti di tutti: perchè? O siamo troppo grandi per comprenderlo, o troppo cinici per dispiacerci. L’8 marzo scorso si è consumata una tragedia a cui ancora difficilmente si riesce a dare una risposta razionale. È successo in Calabria, tre ragazzini di 13 anni hanno ben deciso di attraversare la linea ferroviaria del treno, intorno alle 18.30, per raggiungere più velocemente via spiaggia il centro cittadino del comune limitrofo; lì ad uno dei tre è balenata la fantastica ed ammirevole idea di voler scommettere su chi riuscisse a fare un “selfie” il più possibile vicino al treno che proseguiva la sua corsa. Si può ben dedurre che qualcosa andò storto: due si sono salvati scansandosi in tempo dalle rotaie, mentre uno di loro è morto sul colpo.

Il gruppetto dei tre adolescenti è un clichè: ci sono il capo banda (l’ideatore della prova), il suo “tirapiedi” e la vittima che è sempre il bravo ragazzo, con qualche problema in famiglia che cerca di affrontare, ma viene trascinato per, azzarderei a dire, spirito di sopravvivenza. Tutti direte “un classico”. E perché è proprio un classico? Le dinamiche di questa vicenda si sarebbero potute riproporre anche 100 anni fa, un po’ come nella fiaba di Pinocchio. Peccato che le fiabe hanno il loro “e vissero felici e contenti”.

Si sa che è indole dell’uomo voler appartenere ad un gruppo, per sentirsi accettato, essere utile a qualcosa, per trovare il proprio posto nel mondo. Poi c’è chi per carattere lo crea il “gruppo” e chi invece deve superare delle prove per poterne far parte. I riti di iniziazione a gruppi sociali erano già presenti nell’antica Grecia, e nel corso della storia ogni cultura, ogni popolo, ha adottato i propri, rendendoli parte integrante ognuno della propria identità. Questo atteggiamento non è cambiato fino ad adesso: in ogni piccola formazione che si viene a creare in un contesto (ad esempio il nucleo della classe nel contesto scolastico), affinchè si possa far parte di esso, bisogna superare delle prove, bisogna dimostrare qualcosa a qualcuno che non ha la facoltà di poter giudicare e decidere. “E si la scuola è una giungla, però non si scorda, comunque a 16 anni è una merda” cantavano gli Articolo 31 anni or sono. Che siano 16, 13, 9, o 20 anni per sopravvivere e crearsi dei bei ricordi bisogna sacrificare se stessi. Certamente, ogni età ha i propri parametri di valutazione, a 13 anni non si pensa come quando si hanno 20 anni, e per questo motivo bisogna valutare ogni aspetto della vicenda.

Kiev, Ukraine – October 17, 2012 – A logotype collection of well-known social media brand’s printed on paper. Include Facebook, YouTube, Twitter, Google Plus, Instagram, Vimeo, Flickr, Myspace, Tumblr, Livejournal, Foursquare and more other logos.

Raccogliendo qualche opinione ho notato che molti mi hanno risposto “ben gli sta”, “è una tragedia, ma è stato stupido”. Rispetto il pensiero di tutti, e combatto affinchè tutti possano esprimere la propria opinione, ma ammetto che certi commenti mi hanno infastidita, perché, parlando, mi sono resa conto che nessuno si è soffermato sul reale problema che ha caratterizzato questa vicenda: lo scopo di mostrare qualcosa ad un gruppo che è molto più grande di noi, il social network. Ormai con le varie piattaforme le notizie, le informazioni, girano alla velocità della luce, qualsiasi cosa diventa virale acquisendo notorietà e vana gloria. Tutto ciò porta ad una brodaglia di opinioni che influenzano notevolmente la crescita di ogni essere umano: dalle 2000 che sembrano ragazze degli anni ’90, agli over 40 con i loro “buongiornissimo!1!! kaffè?”. Il fenomeno social invade la sfera umana di ognuno di noi, e tende ad azzerare il singolo pensiero, la fonte basilare per cui siamo diversi da ogni altro essere vivente, massificandoci per agire nello stesso modo, per raggiungere gli stessi scopi, legandoci con catene invisibili.

Nella prima fase adolescenziale è difficile non sentirsi dipendenti dai giudizi altrui, dal volere altrui, anche e soprattutto contro la propria volontà e contro i principi che sono stati (o dovrebbero essere stati) insegnati ed impartiti dai genitori. In questa triste vicenda la colpa è di tutti e di nessuno. Siamo tutti colpevoli tirando la pietra e nascondendo la mano; tutti noi che sfruttiamo in modo errato l’immenso potere della comunicazione, tanto da spingerci a non valutare il reale pericolo. Il rischio più grande che corriamo è mettere da parte noi stessi.

 

Giulia Greco

Immagine in evidenza: Giulia Greco

Recensione “Un Bacio” di Ivan Cotroneo

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Siamo in un piccola cittadina del Nord, precisamente ad Udine, lo sfondo è una scuola che sembra una fabbrica. Arriva un uragano di colori sgargianti : Lorenzo.
 
Lorenzo è un ragazzo rimasto orfano che viene adottato da una coppia piena di buone intenzioni e, a differenza del contesto, accetta la diversità. Lorenzo è estroverso, simpatico, sicuro di sé e della sua omosessualità. Il mondo ostile che lo circonda non intacca la sua fantasia e solarità.
 
Fa amicizia con Blu, una ragazza che tutti odiano e definiscono una facile e con Antonio, un ragazzo taciturno e giocatore di basket che quotidianamente fa i conti con la morte del fratello. I tre emarginati grazie all’amicizia vivranno esperienze uniche, se non entrassero poi in gioco i meccanismi dell’attrazione e della paura del giudizio altrui.
 
Ivan Cotroneo oltre a essere il regista è anche lo sceneggiatore (il film è infatti tratto dal suo omonimo racconto uscito nel 2010) e ha dato nuovamente prova della sua bravura (v. "La kryptonite nella borsa") narrando chiaramente, e anche con l'ironia di alcuni passaggi, le vicende di omofobia e bullismo che spesso accadono nelle scuole e nei sentimenti degli adolescenti.
 
I protagonisti sono tutti e tre ragazzi alla prima esperienza cinematografica e hanno dato prova di avere la stoffa per continuare egregiamente in questo settore.
La colonna sonora è composta volutamente da soli brani musicali, di cui uno appositamente prodotto per questa opera : To the wonders degli STAGS. Poi abbiamo Hurts di Mika, con il quale i ragazzi hanno girato proprio il video della canzone.
E’ un film sulle prime volte, sulla adolescenza, sui problemi che tutti abbiamo affrontato o che ci hanno semplicemente sfiorato.
Sulla accettazione di se stessi prima dell’altro perché spesso ciò che più difficile è guardare dentro di sé ed accettarsi, anzi, per dirla con una strofa della canzone che Lorenzo cita spesso “Don’t hide yourself in regret/ Just love yourself and you’re set/ I’m on the right track baby/ I was born this way” (Born this way – Lady Gaga).

Mi piace definire questi tre personaggi come i tre moschettieri dell’amicizia, come ripete Blu nel film: “l’amicizia ti salva” ; infatti non ci sarà mai nessuno che potrà capirti e coinvolgerti come un vero amico. Come l’amicizia, questo film si infiltra nel nostro cuore e ci soddisfa pienamente.
 

Arianna De Arcangelis