Italia, Eni e il gas algerino: tutti i dettagli del nuovo accordo per aumentare l’indipendenza dalla Russia

Il Governo italiano ha formalizzato un nuovo accordo sul gas con l’Algeria. Si mira a trovare fornitori alternativi per rimpiazzare la dipendenza dal gas russo.

Accordo Italia-Algeria -Fonte:ilsussidiario.net

L’Esecutivo in tal senso si è messo al lavoro per “difendere i cittadini e le imprese dalle conseguenze del conflitto”. L’incontro tenutosi lunedì 11 aprile nella capitale algerina, Algeri, presso il Palazzo presidenziale “El Mouradia” ha visto le firme del Presidente del Consiglio Mario Draghi e del Presidente della Repubblica algerina democratica e popolare, Abdelmadjid Tebboune. Lo scopo di tale missione ruota attorno all’incremento della fornitura di gas, in quanto l’Algeria risulta esserne tra i principali fornitori. Essa presenta infatti un import totale superiore del 30% rispetto all’Italia, ma si dovrà però attendere il 2024.

Il contenuto dell’accordo

Alla firma sulla cooperazione bilaterale nel settore dell’energia, si aggiunge l’accordo tra Eni e Sonatrach, l’azienda di stato algerina, che prevede un aumento per le esportazioni di gas in Italia. Ad esservi presenti vi erano anche i ministri degli Esteri Luigi Di Maio, della Transizione ecologica Roberto Cingolani, il capo di gabinetto Antonio Funiciello, l’amministratore delegato Eni Claudio Descalzi e l’ambasciatore italiano ad Algeri Giovanni Pugliese.

Gasdotto Transmed -Fonte:geopop.it

Sebbene il piano inziale prevedesse un aumento delle forniture già da quest’anno, per poi entrare a regime nel 2023, l’accordo ha trovato approvazione in tempi più dilatati. Si è così previsto che entro il 2024 l’Italia riceverà dall’Algeria circa 9 miliardi m3 di gas in più all’anno ed incrementando così i 22,6 miliardi di m3 importati già nel 2021.

Quest’anno saranno erogati 3 miliardi m3 in più incidendo notevolmente sulla dipendenza dall’esportazioni di gas russo che, riducendosi di circa un terzo, favorirà la riorganizzazione dei consumi, nonché la ricerca di nuove fonti al fine di reciderne il legame. Non si tratta infatti di un mero trattato estemporaneo bensì, come affermato dal ministro Cingolani “un flusso costante o una rampa che tenderà a crescere”.

Lo scopo dell’accordo

Lo scopo dell’accordo mira a fornire una risposta significativa a Mosca ed avvia le procedure per porre con celerità degli accordi che ledano l’economia Russa. A seguito dell’invasione dell’Ucraina, da parte di Vladimir Putin, l’Italia si è così mossa per creare obiettivi strategici.

Dipendenza dell’Italia dal gas russo -Fonte:ilcorriere.it

Tra le missioni per “accaparrarsi il gas” l’Esecutivo ha previsto la stipula di altri accordi al fine di tutelare la sicurezza energetica del Paese. Dopo le festività pasquali è pertanto prevista la visita in Congo, Angola e Mozambico del Presidente del Consiglio Draghi. Si cercherà di ottenere forniture extra nel medio-lungo periodo. Ciò non consentirà nel breve termine di sostituire i 29 miliardi m3 di gas russo, ma permetterà al Paese di lavorare per redigere nuove trattative per le forniture, livellando e ottimizzando i consumi riguardanti il fabbisogno anno di cittadini e dell’industrie, che toccano livelli compresi tra 75-80 miliardi m3 .

Le proposte dal Governo

Sono state previste dall’Esecutivo nazionale delle opzioni per favorire la riduzione dei consumi. Sul tavolo la possibilità di predisporre dei periodi dell’anno in cui le aziende lavoreranno a regime ridotto concentrando così la produzione in brevi e specifici mesi e riducendo i picchi, pronosticando consumi uniformi.

Imprese energivore -Fonte:lumi4innovation.it

Altra possibilità avanzata dal ministro Cingolani è la riduzione dei consumi di energia elettrica non solo attraverso il calo dell’illuminazione urbana e dei monumenti, ma anche attraverso una diversificazione delle fonti. L’obiettivo mira ad incrementare l’uso di energia da fonti rinnovabili che però necessiterà di investimenti e tempi lunghi per funzionare a pieno regime.

Fonti rinnovabili -Fonte:eticasgr.com

Si comprende come l’intesa accordata non sia risolutiva, ma di certo inciderà positivamente sulla sicurezza delle forniture. Oltre a porre fine al finanziamento diretto di Mosca si eviteranno ipotesi di razionamenti energetici, sempre più concreti il prossimo inverno.

Giovanna Sgarlata

Firmato il RCEP in Asia: la più grande area economica free trade

Domenica 15 novembre è nata la Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP), l’area economica di libero mercato più grande del mondo. 15 paesi che producono 1/3 del Pil mondiale e in cui vive 1/3 dell’umanità.

(fonte: La Repubblica)

«Nelle attuali circostanze globali, il fatto che l’RCEP sia stato firmato dopo otto anni di negoziati porta un raggio di luce e di speranza tra le nuvole», ha detto il premier cinese Li Keqiang dopo la firma virtuale.

Gli Obbiettivi dell’Accordo

La firma sull’accordo arriva mentre venti di scissione mettono a dura prova la tenuta dell’Unione Europea, e gli Stati Uniti rispolverano la loro vecchia politica protezionista; arriva, soprattutto, nel mezzo della profonda crisi economica causata dall’epidemia di Covid-19. Molti stati firmatari, infatti, stanno ancora combattendo il coronavirus e sperano che il RCEP li aiuti ad attutire i costi della pandemia.

Il RCEP mira a creare una gigantesca area di libero scambio tra i dieci stati dell’ASEAN (Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico) – Indonesia, Thailandia, Singapore, Malesia, Filippine, Vietnam, Birmania, Cambogia, Laos e Brunei – e Cina, Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda.

Inizialmente le nazioni aderenti al negoziato commerciale erano 16, ma l’India ha deciso di uscire dalle negoziazioni per il timore che l’accordo potesse danneggiare la sua economia interna, a causa delle merci cinesi a basso costo; mantiene comunque la possibilità di aderire a questo accordo in un secondo momento.

I Benefici dell’Accordo

  • Tutte le nazioni firmatarie otterranno dei benefici netti: la progressiva eliminazione delle barriere doganali permetterà la riduzione, fino all’azzeramento, dei dazi sui beni, garantendo una maggior semplicità degli scambi.
  • L’accordo commerciale introdurrà anche una maggiore trasparenza negli scambi commerciali, non solo sui beni, ma anche nello spostamento di fondi destinati agli investimenti.
  • Assicurata la cooperazione tecnica e commerciale, tra cui il commercio elettronico, che verrà costruita sulle collaborazioni già oggi esistenti e servirà a massimizzare i benefici per le nazioni coinvolte.
  • L’accordo include anche la proprietà intellettuale, ma esclude tutto ciò che riguarda la protezione dei lavoratori e dell’ambiente.
  • Più complicato è il capitolo della competizione internazionale dato che dovranno decadere le pratiche anti-competitive a danno delle aziende straniere, per favorire così la competizione commerciale.

    (fonte: Euronews)

La conformità agli Accordi Internazionali

  • Il RCEP nasce in linea con i maggiori accordi internazionali legati al commercio e agli accordi doganali: viene infatti sancito, nelle linee guida e dei principi dell’accordo, il rispetto del WTO, GATT e del GATS.
  • Andrà a sostituire i numerosi accordi bilaterali di collaborazione tecnica e commerciale che sono stati firmati dall’ASEAN nel corso della sua esistenza.
  • Sarà anche la prima regione commerciale intercontinentale a vedere la luce, dal momento che il trattato per il libero commercio dei beni e servizi tra Ue, Usa e Canada è fallito miseramente (TTIP).

Questo patto commerciale è visto da molti come un mezzo per la Cina di espandere la propria influenza nella regione e stabilire le regole, dopo anni di passività da parte degli Stati Uniti durante la presidenza di Donald Trump.

Nel gennaio 2017, quest’ultimo aveva ritirato il suo paese dal grande progetto concorrente, il Trans-Pacific Free Trade Treaty (TPP), promosso dal suo predecessore, Barack Obama.

 

Manuel De Vita

Migranti ed Ue: Ecco l’accordo dei 28 leader

Dopo 13 ore di negoziazioni estenuanti, alle 4.41 del mattino, il presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk annuncia l’intesa dei 28 leader politici europei sulla questione migranti. Il risultato è un accordo redatto in dodici punti, che dovrebbe servire ai paesi membri per gestire le nuove ondate migratorie fino alla definitiva, e ormai ampiamente preannunciata, modifica del Trattato di Dublino.

Tra i primi a esultare per il risultato del summit è stato lo stesso premier italiano Giuseppe Conte in prima linea insieme al presidente francese Macron ed al gruppo di Viségrad (alleanza che comprende Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria e Slovacchia), per il sostegno alla distribuzione obbligatoria di tutti i migranti e per una gestione condivisa da parte di tutti i paesi membri degli stessi. Ma si tratta di una euforia che dura poco e che, altrettanto velocemente, mostra quanto questo accordo sia stato, in realtà, deludente proprio per il paese che l’ha maggiormente richiesto, l’Italia appunto. E a mostrare immediatamente il suo velato disappunto è stato proprio il Ministro dell’Interno Matteo Salvini che durante un’intervista a Radio Capital ha affermato “Non mi fido delle parole, vediamo i fatti”. 

Il vertice di Bruxelles si sblocca a notte fonda: accordo di tutti i 28 leader anche sui migranti

Le richieste fatte dal governo italiano erano sintetizzabili nella riapertura dei porti da parte degli altri paesi europei, la ridistribuzione obbligatoria di tutti i migranti richiedenti asilo – politici ed economici – illegali, e il versamento di capitali a favore del Trust Fund Africa, fondo da utilizzare per una serie di progetti Ue sul suolo africano; ma, in realtà, il risultato è stato completamente diverso: la ridistribuzione avverrà su base volontaria da parte dei paesi che intendono farlo e nei numeri da loro scelti; si useranno i centri chiusi, istituiti volontariamente dai paesi ospitanti, come luogo in cui accogliere i migranti per il periodo necessario allo svolgimento delle procedure di riconoscimento degli stessi. In sintesi, una sconfitta netta, anche se sapientemente velata, da parte della delegazione italiana. A questo va aggiunto inoltre il fatto che l’Italia sia obbligata alla costruzione di questi centri (i famosi hotspot molto criticati dallo stesso Salvini in campagna elettorale), in quanto solo i paesi che presenteranno queste strutture sul proprio territorio avranno accesso alla redistribuzione dei richiedenti asilo.

Risultati immagini per merkel migrantiAd uscirne sollevata è, invece, la cancelliera tedesca Angela Merkel che riesce a strappare agli altri leader la negoziazione sugli accordi dei movimenti secondari, ovvero l’obbligo, da parte del paese che ha compiuto la prima registrazione del migrante, di riprendere sul proprio territorio tutti quegli individui fuggiti sul territorio di un altro stato membro. Con questa decisione, infatti, placa la crisi interna al governo tedesco mossa dal Ministro Horst Seehofer del Csu, dando però, anche in questo caso, un duro colpo all’Italia che è uno degli stati interessati maggiormente da questo fenomeno. Le motivazioni di questa scelta sono state ricondotte al rischio di mandare in crisi Schengen.

Comune a tutti i leader che hanno partecipato al summit è invece la volontà di rinforzare la struttura della Guardia Costiera libica, riducendo in questo modo il numero di interventi necessari al salvataggio dei migranti in mare da parte delle autorità portuali dei paesi europei che si affacciano direttamente sul Mediterraneo.Risultati immagini per migranti

“Da oggi l’Italia non è più sola. Da questo Consiglio europeo esce un’Europa più responsabile e più solidale” ha affermato subito dopo l’uscita dal consiglio il premier Conte, ma ciò che si può comprendere da una prima analisi dell’accordo redatto è proprio quanto la situazione non sia cambiata . Si aspetta quindi di capire quando e come verrà modificato il Trattato di Dublino, sperando che la situazione riesca ad essere gestita nel migliore dei modi per evitare ulteriori e ormai, ahi noi, quotidiane morti inutili nel nostro mare.

Giorgio Muzzupappa