The Shape of Water

È candidato a 13 oscar la visionaria pellicola del maestro Guillermo Del Toro ed ha già vinto il Leone d’oro al miglior film alla 74ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.

Nella Baltimora degli anni ’60, in piena guerra fredda, russi e americani si contendono il dominio sul mondo. All’interno di un laboratorio segreto avvengono esperimenti su una strana creatura marina catturata in Amazzonia, dove era venerata come un dio.
Nel laboratorio lavora la giovane Elisa Esposito (Sally Hawkins) orfana, muta e con una vita estremamente solitaria che divide solamente con la collega nera Zelda (Octavia Spencer) e il vicino di casa Giles (Richard Jenkins), omosessuale discriminato.

Sarà proprio Elisa la prima ad avvicinarsi alla creatura, spinta da una forte curiosità che la porterà a scoprire che quel “mostro” è in grado di farsi capire, provare emozioni ed innamorarsi.
La storia si divide quindi tra la dura realtà della guerra e la dolcezza di quell’inverosimile amore subacqueo.
L’interpretazione della Hawkins è impeccabile. La donna può esprimersi solamente attraverso gesti ma riesce benissimo a far comprendere e far arrivare al pubblico le emozioni e la passione che la attraversano.

Lo stesso regista ha definito il film “una fiaba per tempi difficili”.

Ed è proprio così che ci appare: una fiaba, una storia d’amore surreale calata in un’atmosfera onirica e fantastica.Tale atmosfera è ottenuta grazie ad un fotografia e ad ambientazioni eccellenti.
Il sole sembra non sorgere mai, la luce è sempre bassa, tenue, proprio a voler sottolineare come tutto avvenga in maniera nascosta, alle spalle del mondo reale.

È una storia che ha come protagonisti gli ultimi, gli emarginati, dei reietti che spinti da un reciproco senso di solidarietà riescono a riscattarsi.
È un film che resta dentro, che colpisce per la sincerità dei sentimenti e per l’alone di magia che lo circonda.

 

Benedetta Sisinni

Zio Oscar compie 89 anni. Considerazioni e pronostici.

“E che non lo fai l’articolo prima degli Oscar?” 

Ed eccoci qui a poche ore dalla notte più importante per Hollywood : gli Academy Awards!
Che quest’anno festeggiano ben 89 anni, a presentarli sarà Jimmy Kimmel il conduttore dell’omonimo talk show.

Kimmel ha buone doti comiche, ha tutte le carte in regola per sostenere uno show divertente e non mancherà qualche scenetta col suo nemico giurato (in realtà miglior amico) Matt Damon.
Di seguito uno dei molteplici “take-over” di Matt Damon nello show di Jimmy Kimmel.

Sarà una serata probabilmente all’insegna dei discorsi politicamente impegnati e non escluderei anche la possibilità che qualche premio (vedi The Salesman) verrà assegnato proprio per la tematica piuttosto che per la qualità del lavoro.
Negli ultimi tempi questo periodo dell’anno , denominato “awards season” dai media, si mette il mantello dell’eroe politico offrendo occasioni per esprimere sentimenti politici che altrimenti rimarrebbero sottaciuti.
Le proteste dell’anno scorso per gli #OscarSoWhite sono acqua passata, la realtà ed alterità del mondo è egregiamente rappresentata in questa edizione. Iniziando con quel gioiello struggente a “lieto” fine che è Moonlight passando per La La Land che ci racconta la situazione odierna dell’industria cinematografica costellata di sale storiche che chiudono e aspirazioni artistiche spezzate; arrivando a Toni Erdmann commedia tedesca sul rapporto fra un padre e la figlia.
Le categorie più tecniche non le analizzerò per non appesantirvi, suggerisco però la visione dei corti di animazione Pear, cider and cigarettes Blind Vaysha.
A rappresentare l’Italia c’è Fuocoammare nella sezione “miglior documentario” la cui vittoria è piuttosto improbabile visti i concorrenti: non migliori ma semplicemente affrontano temi più vicini al cuore dei membri dell’Academy. Mi accontento della risonanza mondiale che ha avuto e continua ad avere, grazie anche alla “madrina” che l’ha premiato l’anno scorso alla Berlinale : Meryl Streep.

La cerimonia è un evento che crea mega profitti, non solo per le star. Le cifre sono da capogiro fra l’allestimento e l’after party. Gli sponsor ufficiali sono Coca Cola, Moet & Chandon, Samsung, Kohl’s.
Gli ospiti pagano i biglietti (dai 750$ ai 150$) e contribuiscono con la loro immagine , entra in gioco la cosiddetta ambassadorship ossia il volto e il corpo della star viene usato per pubblicizzare un marchio.
Ironico è sapere che a fronte di questi milioni la statuetta vale “solamente” 900$.
“E’ Hollywood baby”.

Ecco i candidati delle principali categorie e le personali considerazioni:

Miglior attore protagonista :

  • Casey Affleck
  • Denzel Washington
  • Ryan Gosling
  • Andrew Garfield
  • Viggo Mortensen

Tutti e cinque i candidati hanno dato delle interpretazioni eccellenti (anche se Garfield l’avrei candidato per Silence piuttosto per la battaglia di Hacksaw Ridge).
Ci sono interrogativi fra chi è in pole position fra Denzel Washington Casey Affleck ma chi dovrebbe è Viggo Mortensen per “Captain Fantastic” perché la sua interpretazione è magnetica e totalizzante come poche negli ultimi anni.

Miglior attrice protagonista : 

  • Emma Stone
  • Natalie Portman
  • Isabelle Huppert
  • Meryl Streep 
  • Ruth Negga 

Sublime Ruth Negga, come la Huppert in Elle donna violentata e picchiata. Meryl Streep si guadagna la ventesima candidatura, quasi un annuale passaggio obbligato , simpatica e bravissima ma avrei preferito la candidatura di Amy Adams ingiustamente esclusa dalla categoria.
Vincerà Emma Stone perché in La La Land è brava , coinvolgente e simpatica. E se lo merita.

Miglior film :

  • La La Land (Damien Chazelle)
  •  Moonlight (Barry Jenkins)
  •  Manchester by the Sea (Kenneth Lonergan)
  •  Arrival (Denis Villeneuve)
  •  Lion (Garth Davis)
  •  Il diritto di contare (Theodore Melfi)
  •  Barriere (Denzel Washington)
  •  Hell or High Water (David Mackenzie)
  •  La battaglia di Hacksaw Ridge (Mel Gibson)

Avrei risparmiato la candidatura di un paio di questi. Il diritto di contare è una bellissima storia con un cast eccezionale, Manchester by the sea scritto benissimo.
Vincerà il favoritissimo La La Land ma il mio preferito rimane Moonlight perché è perfetto in ogni suo aspetto.

Miglior regista:

  • Damien Chazelle
  • Barry Jenkins
  • Denis Villeneuve
  • Kenneth Lonergan
  • Mel Gibson

Mel Gibson? Seriamente? No grazie. Vincerà Damien Chazelle perché ha recuperato il musical, lo ha applicato ai nostri giorni raccontando la triste realtà del cinema con una naturalezza impressionante. Se vince inoltre sarà il secondo regista della storia a vincere con un musical in questa categoria , prima di lui Vincente Minnelli con Gigi.

Miglior attrice non protagonista : 

  • Viola Davis
  • Michelle Williams
  • Naomi Harris
  • Octavia Spencer
  • Nicole Kidman

Viola Davis. Basta il nome. Per “Barriere” sarebbe dovuta essere inserita nella categoria migliori protagoniste. Vincerà perché la sua è una master class di recitazione.
Naomi Harris in Moonlight è altrettanto brava , elettrizzante e passa da uno stato d’animo a un altro con una velocità impressionante. Per me dovrebbe vincere ma il mio cuore è con Viola, mi dispiace ma questo è il suo MERITATO anno.

Miglior attore non protagonista :

  • Mahershala Ali
  •  Jeff Bridges
  •  Lucas Hedges
  •  Dev Patel
  •  Michael Shannon

Mahershala Ali appare solo nella prima parte del film ma il suo personaggio è una guida, un modello di sensibilità di cui sentiamo la stessa mancanza che prova il protagonista nella seconda parte del film. Jeff Bridges è un veterano. Dev Patel bravo e anche Hedges ma manca qualcosa alla loro interpretazione. In conclusione spero che vinca Ali.

Per gli appassionati di moda il red carpet inizierà alle 22:50 la cerimonia vera e propria non inizierà prima delle 24:00 la diretta in Italia sarà trasmessa da Sky Cinema Oscar HD e in chiaro da TV8.
E’ un evento mondano che ogni anno ci fa entrare Hollywood in casa.
Chi organizza una visione di gruppo con tanto cibo e bevute e chi in altro modo una cosa è certa : sarà una lunga nottata. Pronti tutti a ballare sulle note di “Can’t stop the feeling” durante l’esibizione di Justin Timberlake.
La palpebra, probabilmente, sarà pesante già dopo 5’ minuti però resistete: c’è Ryan Gosling.

Arianna De Arcangelis

 

La la land. Un inno ai sognatori e al cinema.

CINEMASCOPE la scritta gialla è la prima immagine che ci appare e dopo ci troviamo imbottigliati nel traffico di un raccordo dell’autostrada di Los Angeles ed è subito musica e balli sui tettucci delle macchine e fra queste.

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Questo è l’inizio di La la land l’ultima opera di Damien Chazelle (Whiplash), ha avuto una ricezione positiva immediatamente dopo la prima proiezione che ha anche inaugurato il passato Festival di Venezia.

Ryan Gosling è Sebastian, un pianista che ama il jazz e vorrebbe aprire un locale tutto suo dove “ridare vita al vero jazz” ma non avendo la capacità economica fa il pianobar suonando le canzoni natalizie nel ristorante di un JK Simmons imperturbabile.
Emma Stone è Mia, un’aspirante attrice che lavora come barista in un caffè degli studios della Warner.
I due si incontrano la prima volta nel ristorante dove Mia sente cantare e suonare Sebastian, ma è solo dopo una festa che i due stringeranno un legame forte, appassionato e profondo come il loro amore per l’arte. Momento clou della serata è lo scenografico e ben ballato tip tap fra le colline di LA mentre cantano “What a lovely night”.

La passione per la recitazione e la musica, la infinita gavetta (che tanti di quegli attori che noi ora apprezziamo hanno fatto) accettare la realtà dei fatti e poi rialzarsi per ricominciare.
E’ un film per i sognatori come canta la Stone ad un certo punto : “Here’s to the ones who dream. Foolish, as they may seem”

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Per gli appassionati di musical i riferimenti alle pietre miliari come Cantando sotto la pioggia West Side Story sono molteplici e facilmente riconoscibili. C’è il faccione della Bergman nel posto di Casablanca come carta da parati della camera di Mia, c’è Gioventù bruciataNotorius.
Chazelle gioca tutto il film coi long shots dando continuità alla recitazione e accentuando la fluidità delle parti danzate e coi colori dei vestiti e dei luoghi. Inquadrature in cinemascope con le figure intere testimoniano la performance ballerina degli attori.
Sebastian è un nostalgico e le sue emozioni si specchiano in una riflessione sul presente mondo dello spettacolo.

Le interpretazioni sono ottime Gosling convince completamente e ammalia.
Emma Stone , grazie anche all’esperienza fatta a teatro con “Cabaret” , è perfetta, coinvolgente espressiva e divertente.
In tanti hanno paragonato questa coppia a Fred e Ginger : non ballano come questi ma l’alchimia del duo sullo schermo è magica.

E’ un omaggio al Cinema e a Los Angeles che è la terza protagonista.
Il musical è un genere che non è mai passato rispetto a tanti altri più “forti” ,  come il western che invece hanno subito l’effetto del tempo, e con questo film gode di un rinnovamento. Una nuova fase del musical. E’ una boccata di aria fresca quella che ci permette di avere Damien Chazelle.
Dopo aver fatto incetta di Golden Globes , si è guadagnato 14 nomination agli Oscar (forse un po’ eccessivi ma si sa sono gli Academy) ed è il favoritissimo in categorie come miglior film e miglior attrice e attore protagonista. Non resta che attendere.

Intanto chiudete Netflix/Sky/Amazon alzatevi dal divano, sedetevi in sala e sognate.

Arianna De Arcangelis

Collateral Beauty: 90 minuti di bellezza (non) collaterale

collateral_beauty_posterC’è stato l’anno di Eddie RedMayne, poi di Leo Di Caprio. Che questo sia, finalmente, l’anno di Will Smith?

Collateral Beauty, candidato all’Oscar insieme al suo attore protagonista, è un film che presenta diverse realtà di dolore e confronto con la vita.

Lo si può descrivere come una re-interpretazione in chiave contemporanea di ‘’Il canto di Natale’’ di Charles Dickens. I fantasmi, però, non rappresentano il passato il presente e il futuro ma l’amore, il tempo e la morte. E Scrooge non è cattivo, non lo è mai stato, è solo stato irrimediabilmente (?) investito dal lato peggiore della vita.

Curato nei minimi particolari è un film che, dal primo minuto all’ultimo, trascina nella trama con un finale a sorpresa che solo chi aguzza l’intelletto riesce a intuire e lascia assolutamente di stucco. Il gusto tragicomico non lo rende un film ‘’pesante’’, anzi, è un film drammatico che lascia il giusto spazio alle risate spontanee.

Il cast? Stellare: accanto Will Smith troviamo Kate Winslet, Keira Knightley, Helen Mirren, Edward Norton, Naomie Harris e tanti altri.

Le capacità interpretative di ognuno di loro sono all’altezza delle aspettative. Il protagonista, Will Smith, come sempre, fa trasparire attraverso lo schermo il dolore del protagonista in maniera sublime. Feticista delle lacrime, ti fa chiedere come possa riuscire a raccontare il dolore così bene attraverso un personaggio che, per la maggior parte del tempo, sta in silenzio.

Anche la colonna sonora merita di essere nominata: Let’s Hurt Tonight dei OneRepubblic, canzone che, si suppone, diventi disco d’oro, d’argento e di qualsiasi altro materiale esistente. O, magari, venga premiata agli Oscar.

Collateral beauty. La bellezza collaterale del film è il fine segno che lascia nei pensieri dello spettatore, che continua a rimuginarci su anche a luci accese, cercando la propria bellezza collaterale.

Elena Anna Andronico