Enrico “Chico” Forti torna in Italia dopo vent’anni

Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio annuncia il ritorno, quasi inaspettato, di Chico Forti in Italia. Il governatore della Florida ha accolto l’istanza. L’ex imprenditore, campione di windsurf, detenuto da 20 anni in America, stava scontando l’ergastolo per il delitto di un giovane americano a Miami.

Il ministro degli esteri Luigi Di Maio e l'imprenditore Chico Forti
( Fonte: il fatto quotidiano )

Un uomo, molte vite

Prima della vicenda giudiziaria che l’ha bloccato in una cella, Chico Forti ha avuto molte vite: quella di pioniere del surf, praticato ai massimi livelli tanto da partecipare ad una coppa del mondo nel 1985; quella di campione di quiz televisivi, con una vincita milionaria a Telemike, grazie alla quale si è trasferito in America dove si è sposato e ha avuto tre figli;quella di produttore di documentari dedicati allo sport. Adesso, a 61 anni, potrà forse iniziarne un’altra in Italia.

L’arresto: l’inizio di tutto

Forti fu arrestato nel 1998 con l’accusa di omicidio premeditato. Gli investigatori erano convinti che lui avesse assassinato l’australiano Dale Pike, trovato il 16 febbraio dello stesso anno, su una spiaggia di Miami senza vestiti, ucciso dai colpi di una pistola calibro 22.

Dale era il figlio di Antony Pike, proprietario di un noto hotel di Ibiza, per il quale da diverso tempo, Forti stava trattando per la cessione.

Il 5 febbraio, Dale arrivò all’aeroporto di Fort Lauderdale, in Florida, dove proprio Forti lo stava aspettando.

L’accusa poi passò al vaglio le ultime ore Chico passò proprio insieme al padre del ragazzo, Anthony.

La vicenda iniziò a destare sospetti. L’arresto di Forti fu eseguito sulla base di indizi considerati labili dalla difesa. Il Pubblico ministero sigillò la requisitoria al processo con queste parole:

“Non è necessario stabilire che sia stato lui a sparare per concludere che è colpevole.”.

Da allora, Chico ha condotto una lunga battaglia giudiziaria per ottenere la riapertura del processo, mai concessa.

Un anno fa, la lettera invata a Di Maio:

Onorevole Di Maio, anzi Luigi, visto che già ti considero un amico, tu hai già diritto di richiedere la commutazione di sentenza perché l’Italia è a credito. Abbiamo rilasciato vari cittadini americani reclusi in Italia con sentenze equiparate alla mia. (…) Perché io non posso ricevere lo stesso trattamento? Ho passato vent’anni in catene per un delitto che non ho commesso. Voglio tornare in Italia e vivere il resto della mia vita da libero cittadino.

Tuttavia, negli anni i governi italiani hanno intensificato gli sforzi per chiedere che venisse graziato dai vari Presidenti americani. La svolta è arrivata solo negli ultimi mesi.

L’avvocato di Forti, Joe Tacopina, aveva presentato istanza al governatore della Florida per sollecitare l’applicazione della Convenzione di Strasburgo del 1983, la quale permette di scontare una pena nel proprio Paese.

Vent’anni senza smettere di proclamarsi innocente

Sono stati ben venti gli anni che Chico Forti ha trascorso nel carcere di massima sicurezza di Everglades in  Florida, Miami.

Forti da giovane
( Fonte: il fatto quotidiano )

Dichiaratosi vittima di un errore giudiziario, dopo la pena all’ergastolo nel 2000, ha iniziato una lunga battaglia legale per cercare di tornare nel suo Paese. Con il passare del tempo la sua battaglia è diventata anche una battaglia politica.

In suo favore si sono susseguiti appelli e messaggi di solidarietà di personaggi dello spettacolo, molte sono state le inchieste televisive volte a dimostrare la sua innocenza.

Il Governo italiano ha sempre portato la vicenda all’attenzione degli Stati Uniti, coinvolgendo anche il Segretario di Stato americano. Accanto a quello politico, il lavoro diplomatico è stato portato avanti negli ultimi anni dall’ambasciatore italiano Armando Varricchio a Washington.

Ora, grazie alla concessione tanto attesa per l’applicazione della convenzione di Strasburgo, ratificata dagli Stati Uniti, Forti potrà tornare in Italia, dove, la magistratura dovrebbe riaprire il dossier e decidere del futuro di questa vicenda. In ogni caso, nessuno pensa che l’ex velista potrebbe tornare dietro le sbarre.

Una notizia, questa, che il titolare della Farnesina ha immediatamente comunicato alla famiglia Forti, al presidente della Repubblica e al presidente del Consiglio.

Si chiude, così, uno dei casi giudiziari e poi politico-diplomatici, più controversi nelle relazioni tra Italia e Stati Uniti.

Maria Cotugno

Acqua sulla Luna, la scoperta della NASA

Ieri, 26 ottobre, in questo catastrofico 2020 una fantastica notizia ha acceso gli animi degli astrofili: la NASA ha annunciato che  “è stata scoperta dell’acqua sulla Luna.

I risultati della scoperta sono stati pubblicati sulla rivista Nature. (1) (2) 

Crediti immagine: NASA   

In realtà, già da tempo si era a conoscenza di depositi di acqua sulla superficie lunare, soprattutto ai poliInfatti, a livello di essi, la luce solare sfiora appena i crateri, i quali, restando sempre bui all’interno, permettono la conservazione di masse di ghiaccio che altrimenti, esposte alla luce del Sole, evaporerebbero. 

Perché allora c’è tanto entusiasmo per l’annuncio fatto ieri dalla NASA? 

Perché l’acqua, stavolta, è stata trovata (con molta sorpresa, visto che dovrebbe evaporare) non ai poli, mnella zona equatoriale della Luna, esposta ai raggi solari, regione di gran lunga più accessibile rispetto ai freddi poli. Inoltre, la sua presenza pare essere molto più abbondante delle precedenti previsioni, il che apre a diversi scenari interessanti. 

In particolare, l’acqua è stata trovata in corrispondenza dell’antico cratere (in quanto particolarmente eroso) Claviussituato nell’emisfero sud della superficie lunare visibile. 

Come abbiamo fatto per tutto questo tempo a non vederla? 

Il fatto che l’acqua ci sia, non significa che sia facilmente visibile. Situata all’interno del cratere Clavius, uno dei più grandi crateri lunari dopo i mari, con i suoi 231 km di diametro, è stata trovata in quantità pari a 340g/m³ di regolite. Una quantità che può sembrare irrisoria, se consideriamo che il deserto contiene quantità di acqua centinaia di volte superiori. 

Cratere Clavius – Crediti immagine: wikipedia

Come fa l’acqua sulla Luna a non evaporare? 

Si presume che essa sia o intrappolata in microsfere di regolite (il materiale roccioso di cui è composta la superficie della Luna ndr), oppure sia sottoforma di sali idratati contenuti nella struttura chimica della regolite stessa. In questo modo, viene schermata dai raggi solari, non potendo quindi evaporare e disperdersi nello spazio. 

La scoperta 

È avvenuta grazie all’uso di una particolare tecnologia. 

Finora, infatti, avevamo osservato la superficie lunare con dei telescopi incapaci di distinguere lo spettro emesso dall’acqua da quello emesso dall’ossidrile, in quanto molecole molto simili (H2O è la formula dell’acqua, -OH quella dell’ossidrile). 

Stavolta, però, gli scienziati hanno usato un particolare Telescopio, chiamato SOFIA (Stratospheric Observatory for Infrared Astronomy), dotato di un sensore capace di osservare gli infrarossi con una precisione tale da poter distinguere le molecole di acqua da quelle di ossidrile o anche di idrogeno semplice. 

Crediti immagine: NASA

Ogni molecola, infatti, emette un proprio spettro luminoso caratteristico, che con i giusti strumenti è captabile. 

La particolarità di questo telescopio, oltre alla sua precisione per l’Infrarosso, è quella di essere il più grande telescopio ad essere installato su un aereo. Esso, infatti, è montato su un Boeing 747 SP, per sovrastare nuvole ed inquinamento atmosferico che renderebbero altrimenti impossibili certe osservazioni. 

Crediti immagine: NASA

Grazie a questo telescopio mobile, gli scienziati hanno accertato inequivocabilmente la presenza di acqua sulla superficie visibile della Luna. 

Ma come ha fatto quest’acqua ad arrivare sulla Luna? 

Sono due le principali teorie riguardo la presenza di acqua sulla Luna: 

  • La prima riguarda dei micrometeoriti contenenti acqua che, impattando contro la superficie lunare, avrebbero intrappolato l’acqua in microsfere createsi in seguito alla fusione della roccia dovuta all’impatto. 
  • La seconda teoria, invece, prevede due fasi: nella prima fase il vento solare avrebbe portato idrogeno che, combinandosi con l’ossigeno presente sulla Luna, avrebbe prodotto l’ossidrile, il quale poi, nella seconda fase, a seguito dell’impatto di meteoritisi sarebbe trasformato in acqua grazie al forte calore sviluppato. 

Entrambe le teorie vedono dunque come protagonisti i meteoriti, in quanto l’acqua è stata trovata appunto nel cratere, generato dall’impatto di questi sulla superficie lunare. 

Che implicazioni ha una simile scoperta? 

Innanzitutto, è la dimostrazione di come ciò che pensiamo di conoscere possa ancora stupirci, se indagato a fondo con nuove conoscenze. 

Una scoperta del genere proietta a scenari innovativi per le future missioni spaziali, in particolare per le missioni lunari. 

Sappiamo, infatti, che nel 2024 la NASA tenterà di riportare l’umanità sulla Luna con la missione Artemis III. 

Crediti immagine: www.nasa.org

Per affrontare un viaggio del genere, gli astronauti dovranno portare svariate scorte di cibo e acqua per sopravvivere. Questo significa avere un carico in più da vincere contro la forza di gravità.

Nel momento in cui fosse possibile estrarre acqua dal suolo lunare, questo problema sarebbe risolto, permettendo un considerevole risparmio di peso, destinabile ad esempio agli alimenti. Questo consentirebbe non solo di programmare missioni spaziali più lunghe, ma addirittura di poter pensare ad una base lunare in pianta stabile. 

Scetticismo

Ovviamente è ancora tutto da vedere. Già da tempo gli scienziati progettano di stabilire una base lunare, rifornendosi di acqua grazie ai giacimenti ai poli lunari.  

Il problema è che, nonostante ci siano considerevoli quantità di acqua ai poli, essa si trova a notevoli profondità all’interno dei crateri lunari, fino a 4km, essendo quindi molto impegnativa da raggiungere. 

Inoltre, essendo i crateri bui e mancando la Luna di atmosfera, la superficie lunare non illuminata dal Sole raggiunge temperature molto basse, che richiederebbero un plus di energia per non far congelare l’equipaggio o la strumentazione. 

Per questo motivo, per le prossime missioni spaziali, si valuterà la possibilità di estrarre la poca acqua presente nella superficie illuminata della Luna. 

Gli scienziati devono ancora capire se l’acqua sia contenuta in microsfere di regolite, oppure sia parte integrante della struttura chimica dei sali che compongono la roccia lunare (possiamo portare l’esempio del solfato di rame pentaidrato). 

Nel primo caso, basterebbe estrarla fisicamente, mentre nel secondo caso il processo richiederebbe qualche reazione chimica. 

Si ipotizza, inoltre, che Clavius sia solamente il primo di tanti altri crateri contenenti acqua nella loro struttura. 

Crediti immagina: ESA/Piere Carril

Un futuro roseo per l’esplorazione spaziale

Se gli esperimenti delle prossime missioni lunari andranno a buon fine, l’umanità potrà fare a meno di portare l’acqua dalla Terra ed avere così basi lunari stabili, con tutto il progresso tecnico-scientifico che ne consegue. 

L’esplorazione spaziale ci ha infatti già fornito innumerevoli innovazioni tecnologiche. Basti pensare al GPS, alla TV satellitare, ai termoscanner che oggi usiamo per misurare la temperatura. Per non parlare dei benefici in medicina: leghe al titanio per gli interventi ortopedici, algoritmi del telescopio Hubble usati per una migliore risoluzione delle mammografie per la diagnosi di tumore della mammella, e molto altro ancora.

Purtroppo, per quanto riguarda la possibilità di vita aliena sulla Luna, essa appare ugualmente improbabile nonostante questa scoperta, vista l’esigua quantità d’acqua per volume di regolite (340g/m³) ed il particolare immagazzinamento di essa nella roccia lunare. 

In ogni caso c’è da festeggiare, l’uomo a breve tornerà sicuramente sulla Luna per studiarla e siamo un passo più vicini al sogno che fin dalla notte dei tempi affascina l’uomo: vivere sulla Lunapotendo toccarla con un dito. 

Roberto Palazzolo 

(1) https://www.nature.com/articles/s41550-020-01222-x

(2) https://www.nature.com/articles/s41550-020-1198-9

Luciana Lamorgese lancia l’allarme: rabbia sociale come conseguenza della crisi

Il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese interviene sui temi più discussi del momento e lo fa ad Agorà Estate su Rai 3 e lancia l’allarme della “rabbia sociale” come conseguenza della crisi economica dovuta alla chiusura del paese e afferma: “Il rischio è concreto, a settembre vedremo l’esito di questa crisi che ha colpito le aziende. Vediamo negozi chiusi, cittadini che non hanno la disponibilità di provvedere ai propri bisogni quotidiani. Il Governo ha posto in essere tutte le iniziative per andare incontro a queste necessità. Il rischio però è concreto. Vedo oggi un atteggiamento di violenza verso le nostre forze di polizia, a cui deve andare il ringraziamento di tutti gli italiani. Le forze di polizia tutelano l’ordine democratico e tante volte non viene inteso in questi termini’’ e continua dicendo “comportamenti violenti nei confronti di chi ci tutela sono assolutamente da condannare”. Si esprime in merito anche alle misure per fronteggiare l’emergenza, e pone come obiettivo “del governo evitare il crearsi di nuovi focolai”. Non esclude neppure l’arrivo di nuovi contagi:  “Non possiamo ignorare la possibilità di un ritorno del virus, come la comunità scientifica ci sta purtroppo dicendo, ma proprio per questo i nostri atteggiamenti devono essere ancora più responsabile perché dobbiamo evitare un nuovo lockdown: con il nostro comportamento dobbiamo essere responsabili e contenere un eventuale nuovo focolaio a ottobre”

Il ruolo europeo sui migranti

Papa Francesco nel corso della celebrazione della messa nella cappella di Casa Santa Marta, in occasione dei sette anni dalla sua visita a Lampedusa dell’8 luglio 2013, ha denunciato infatti come con la Libia “ci dà una versione distillata, non immaginate l’inferno che si vive lì, nei lager di detenzione “. Il ministro ha voluto commentare dicendo “Mi colpiscono sicuramente, però vorrei dire che già parecchi giorni fa ho scritto al ministro degli Esteri Di Maio, che mi ha risposto prontamente, sull’esigenza di procedere ai corridoi umanitari a livello europeo per liberare i campi di detenzione in Libia”. Ed sottolinea che l’argomento non sarà sottovalutato “in questo semestre di presidenza tedesca. Spero che questo semestre possa dare un segnale di vicinanza dell’Europa di tutti e 27 i Paesi membri su questo tema. L’Italia e gli altri Paesi” del Mediterraneo “non possono essere lasciati soli”.

Vertice posticipato

E’ stato invece rinviato al pomeriggio di martedì 14 luglio il vertice di maggioranza (Leu-Pd-Iv-M5S) al Viminale con col ministro Lamorgese sulla revisione dei decreti Sicurezza a causa dei lavori dell’aula alla Camera.

Paola Caravelli

Gabriele Muccino torna al cinema con “Gli anni più belli”

La dodicesima pellicola di Gabriele Muccino Gli anni più belli è la sintesi emotiva del percorso cinematografico del regista de La ricerca della felicità (2006), che torna al cinema con un racconto struggente di amicizia, di amore, di incontri, di comprensioni, che si adagia su un arco temporale di quarant’anni all’interno del quale i personaggi si evolvono.

L’epica del tempo e la sua esplorazione sono delle novità per il regista romano, ed è proprio attraverso la dimensione malinconica attribuita al tempo che Muccino dispiega il suo racconto. Dagli anni 70′ ai nostri giorni, dai sogni giovanili intrisi di ingenuità fino alle tristi consapevolezze dell’età adulta.

Fonte: l’opinionista.it

Gli anni più belli scardina con potenza narrativa la convinzione di avere il controllo della propria vita.

È il tempo che modella la nostra esistenza, è il tempo che scorre ineluttabile e ci modifica lentamente, ci fa accettare cose che parevano inaccettabili, ci disincanta per poi improvvisamente incantarci di nuovo facendoci sentire adolescenti anche quando non lo siamo più.

La vita ti scorre veloce davanti e realizzi quello che è accaduto nel frattempo; l’imprevedibilità del tempo ci sussurra che possiamo recuperare e rilanciare le nostre vite.

L’amore, l’attrazione verso l’altro, la voracità di emozioni sono il collante che intreccia le storie dei personaggi  e del loro vissuto nervoso.

Gli anni più belli raccontati da Gabriele Muccino, che ha scritto la sceneggiatura insieme a Paolo Costella, sono quelli vissuti da Giulio (Pierfrancesco Favino), Gemma (Micaela Ramazzotti), Paolo (Kim Rossi Stuart), Riccardo (Claudio Santamaria), amici fin da adolescenti.

Il film è il racconto di storie singole che vivono di vita propria, ma che al tempo stesso non possono sopravvivere l’una senza l’altra.

Fonte: La Repubblica

I protagonisti, per quanto la vita provi a tenerli distanti, torneranno sempre alle loro origini.

Una gioventù vissuta in fretta, nel desiderio di diventare grandi il prima possibile, interpretata magnificamente Michaela Ramazzotti nei panni di Gemma, una ragazza piena di pazzie, paure, ansie e un’infinita voglia di ricomporre tutti i pezzi del puzzle che è la vita.

Subito dopo una fuggevole giovinezza, arriva l’apice, quell’effimero impalpabile istante di felicità a cui segue subito il declino, rappresentato da Claudio Santamaria, che interpreta Riccardo: un uomo alla disperata ricerca della propria strada, che insegue instancabilmente i propri sogni, anche quando questi rischiano di portare via la serenità che è riuscito a crearsi.

 

Pierfrancesco Favino nei panni di Giulio, rispettato avvocato di Roma, e Kim Rossi Stuart, nei panni del professore di lettere Paolo, completano il quartetto di personaggi.

Due vite apparentemente distanti, ma che si attraggono come poli opposti: quello ricco di una Roma bene, solo nell’apparenza, tormentata dalla ricerca assidua dell’amante migliore, del cliente più importante; e quello semplice di una Roma popolare, che sogna un lavoro a tempo indeterminato e una famiglia normale.

Fonte: Mediaset Play

L’ultima sceneggiatura del cineasta romano trova spazio anche per l’esordio attoriale di Emma Marrone che interpreta Anna, moglie di Riccardo, personaggio cucito sulla sua pelle.

Gli anni più belli è il frutto della maturazione cinematografica di Muccino in  23 anni di carriera, periodo nel quale il regista ha atteso pazientemente di approdare all’età (artistica) per poter osservare la vita da un posto di guida che gli permettesse di tenere le mani sul volante, gli occhi sulla strada ed un sguardo allo specchietto retrovisore.

 

Antonio Mulone