Un volto tra le onde : Jeanne Baret e la spedizione Bougainville

Manuel Mattia Manti
MANUEL MATTIA MANTI
Cultura
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Verso l’ignoto: una moderna Odissea

“Quando ti metterai in viaggio per Itaca devi augurarti che la strada sia lunga, fertile in avventure e in esperienze.”

Itaca”, ossia la terra promessa. Il punto, cerchiato in rosso, su una vecchia e ormai usurata cartina. Ulisse cerca di scorgere i confini all’orizzonte, ignorando la marea e il canto delle Sirene. Intanto annota sul suo diario prima quell’emozione, ora questo pensiero. L’intrepido Odisseo, sembra voler sfidare l’ignoto dinnanzi a sé. Levando l’ancora, ha lasciato alle sue spalle la furia di Poseidone.

Ora, con la saggia Atena alle sue spalle, squarcia il velo di Maya, sospinto dalla leggera brezza della conoscenza. Con lo sguardo perso nel vuoto, neanche s’accorge d’aver superato i confini della sua stessa mente.

Sembra ripercorrerne i passi Louis de Bougainville, iniziando da Nantes la sua Odissea. Da lui prese il nome una pianta, dai “grandi e sontuosi fiori viola”, che ancora oggi adorna il suolo sudamericano. Ogni ramo, proteso verso l’alto, sembra puntare verso degli immaginari limiti, ormai valicati dalla nave della conoscenza.

Francobollo raffigurante l’avventuriero francese. Sullo sfondo la Boudeuse, una delle navi salpate da Nantes

 

Tappa nello Stato di natura: Tahiti

“Noi siamo innocenti, noi siamo felici; e tu non puoi che nuocere alla nostra felicità.”

Poche parole, pronunciate debolmente, con un filo di voce. A parlare è un uomo magro, dal viso smunto, quasi una cornice di quell’espressione impassibile. Quindi, nella quiete, osserva la figura davanti a sé.

Bougainville, invece, è robusto, il volto pesante, dai lineamenti marcati cui fanno da contorno dei corti capelli bianchi. Sembra quasi l’antitesi dell’anziano che si trova sotto i suoi occhi.

L’arrivo in quel lembo di terra, apparentemente così isolato dal resto del mondo, fu un fulmine a ciel sereno per tutto l’equipaggio della Boudeuse. Appariva come un luogo fuori dal tempo, immerso in un eterno istante che ne lasciava intatti i colori.

Anni dopo, ricordandone la bellezza, Bougainville ne parla come fosse una moderna Citera. Allontaniamoci, però, dalla Grecia. Non ci troviamo nella “banale El Dorado”, come la definì Baudelaire.

Quell’isola, dall’aspetto “cupo e selvaggio”, viene chiamata Tahiti dai suoi stessi abitanti. L’esploratore francese, sembra aver trovato un angolo del globo che, in un impeto antistorico, sembra ancorato ad un primitivo stato di natura.

Rimane, però, colpito dall’accoglienza dei tahitiani, descritti come “ospitali” e “innocenti”. Il resoconto di Bougainville, confluito nel suo “Voyage autour du monde”, offre uno spiraglio nella vita del “buon selvaggio”, riprendendo Rousseau.

Sarà, poco tempo dopo, Diderot a rileggere le parole dell’esploratore suo contemporaneo, da una prospettiva diversa. L’ammiraglio parigino e il pensatore illuminista, sembrano muoversi verso la netta contrapposizione fra Tahiti e l’Europa. Ma ad uno sguardo più analitico, il leitmotiv è invece un acceso confronto tra civiltà e natura.

Didereot affida le sue osservazioni alle pagine del “Supplement”, opera pubblicata poco dopo la rimpatriata di Bouganville.

A sua detta, la civilizzazione dell’uomo passa per l’azione del “tiranno”. Costui è la figura a cui è affidato il difficile compito di “avvelenarlo” con quella che definisce come una “moralità contraria alla natura”.

Ormai, l’epopea di Bouganville, è cristallizzata nel suo “voyage”. Intanto, il grande libro della storia lo ricorda per la circumnavigazione del globo.

Tuttavia, alcune, seppur brevi, righe menzionano il nome di una figura spesso trascurata. Si chiama Jean Baret.

Stampa d’epoca. Ci parla della tappa tahitiana della spedizione Bougainville

 

Tra il fiore e l’onda: Jean Baret

Nei diari di bordo, il suo nome compare sporadicamente. Quasi sempre, è affiancato da quello del botanico Philibert Commerson. Quest’ultimo, uomo di scienza nonché naturalista, accettò l’invito nonostante la cagionevole salute. Accettò di imbarcarsi, a Rochefort, solo col suo “assistente” al seguito.

Baret, non lasciò lettere o testimonianze scritte di suo pugno, rischiando di essere l’ennesima comparsa di una pièce lontana dall’atto finale.

Solo un unico, anonimo, ritratto è sopravvissuto fino a noi. Mostra una figura slanciata, dai lineamenti delicati ma decisi. Indossa un completo da marinaio, come voleva la moda del suo tempo, mentre salta subito all’occhio una giacca blu. Tiene fra le mani, osservandole, delle piante dall’aspetto singolare. Sicuramente, pochi istanti prima, decoravano l’inospitale suolo tahitiano o del Brasile, entrambe tappe della lunga traversata di Bougainville.

Sulla Boudeuse ne osservavano la “scrupolosa modestia” con cui si comportava.

Sovente si dedicava allo studio e alla catalogazione di piante ed erbe, talvolta anche a supporto del lavoro di Commerson. In quell’Eden terrestre, d’altronde, era facile rimanere ammaliati da quella primitiva quanto selvaggia natura.

Il tempo, tuttavia, sembra cancellare le poche tracce della sfuggente Baret, come impronte sulla sabbia. In particolare, dopo lo sbarco a Tahiti, nemmeno Philibert ne fa più menzione.

Probabilmente, quest’assenza di informazioni deriva da un singolare episodio. A parlarcene è François Vives, medico di bordo. Egli richiama l’incontro con alcuni indigeni tahitiani che, sospettosi, scrutano l’aiutante di Commerson. Uno di loro, Ahutoru, non ha dubbi: sulla Boudeuse, viaggia anche una donna.

La giovane Penelope francese, attratta dall’Ignoto, aveva deciso di lasciarsi alle spalle la sua Itaca. Partita da un piccolo villaggio della Borgogna, era riuscita a ottenere un ruolo nel teatro della storia. Ora, tuttavia, è costretta a gettare la maschera.

Bougainville, per evitare lo scandalo, permette alla “donna delle erbe” di lasciare l’equipaggio, uscendo definitivamente di scena.

Oltre un secolo dopo, la troviamo affianco ai nomi di Simone de Beauvoir e Alice Milliat. Siamo alle Olimpiadi francesi del 2024. Chissà se, la giovane Jeanne, avrebbe mai immaginato tutto questo.

 

                                         Unico ritratto della giovane Baret, attribuito a Giuseppe dell’Acqua

 

Fonti:

https://www.britannica.com/biography/Jeanne-Baret

https://www.inomidellepiante.org/storie/con-bougainville-in-viaggio-intorno-al-mondo

https://static-prod.lib.princeton.edu/visual_materials/maps/websites/pacific/bougainville/bougainville.html

https://data.over-blog-kiwi.com/0/99/95/54/20180125/ob_8a956e_lecture-analytique-du-texte-de-diderot.pdf

https://www.schoolmouv.fr/fiches-de-lecture/supplement-au-voyage-de-bougainville-denis-diderot/fiche-de-lecture

 

Manuel Mattia Manti