The Last of Us: sulle orme di un capolavoro

Pietro Minissale
PIETRO MINISSALE
Attualità
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La seconda stagione di The last of us conferma il successo della prima stagione, mantenendo standard di qualità altissimi e una trama ancora più coinvolgente. Voto UVM: 5/5

Dopo l’incredibile successo della prima stagione, The Last of Us torna con un secondo atto devastante che alza l’asticella, frammenta il cuore e invita a un nuovo tipo di empatia. La seconda stagione di The Last of Us ha debuttato su HBO il 13 aprile 2025 e in Italia su Sky Atlantic il 14 aprile. Composta da sette episodi, questa stagione adatterà la prima parte del videogioco The Last of Us Part II.

  1. 1 -“Se mai dovessi perderti, perderei me stesso
  2. 2-Ritorno a Jackson
  3. 3-Regia ambiziosa, scrittura lenta
  4. 4-I personaggi
  5. 5-Un’opera matura

 

“Se mai dovessi perderti, perderei anche me stesso”

Nel lontano 2020, nel bel mezzo della pandemia da COVID 19, arrivava negli scaffali di tutto il mondo The Last of Us Part II. Bastarono poche settimane ai videogiocatori per capire di essere davanti a un titolo di rara bellezza, il cui comparto narrativo oltre che grafico erano destinati a settare gli standard videoludici delle generazioni successive. Dal focus sulla paternità e l’amore in un mondo post-apocalittico si passa a un’indagine dolorosa sul trauma, sulla perdita, sulla vendetta e su quella linea sottile tra giustizia e ossessione.

Poi, nel 2023, quando HBO ha trasformato il primo The Last of Us da videogioco a serie TV, ci siamo chiesti tutti se sarebbe stata l’ennesima trasposizione videoludica senz’anima o qualcosa di più. La risposta è arrivata chiara: non solo era un capolavoro, ma riusciva a raccontare il dolore, la speranza e l’umanità come il prodotto originale. Un miracolo di adattamento che ha convinto sia chi aveva giocato che chi non aveva mai preso in mano un controller.

Ecco perché la seconda stagione portava sulle spalle un peso enorme. Doveva confermare il successo della prima stagione, ma anche osare: trasporre e dare nuovo respiro a un videogioco ancora più complesso e pressocché perfetto, in grado di devastare emotivamente il giocatore dopo ogni svolta narrativa. E per buona parte, riesce in questa impresa. Ma non senza spigoli.

Ritorno a Jackson

La stagione si apre con un salto temporale di circa cinque anni. Joel (Pedro Pascal) ed Ellie (Bella Ramsey) vivono nella comunità di Jackson, apparentemente al sicuro. Il rapporto tra i due protagonisti sembra essersi incrinato: la bugia con cui Joel ha chiuso la prima stagione pesa come una pietra sul loro rapporto, ma ancora non sappiamo se la verità sia saltata fuori in questo arco temporale. Inoltre Ellie, ora diciannovenne, è in cerca della propria identità e di una via d’uscita dal dolore dopo i traumi della prima stagione.

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Ellie (Bella Ramsey) in The last of us – © HBO

A complicare il quadro arriva Abby (Kaitlyn Dever), una giovane donna che sembra avere un conto in sospeso con Joel. Da qui parte un intreccio narrativo cupo e spietato, fatto di, perdita e trasformazione: una spirale di violenza e di vendetta. Chi ha giocato The Last of Us Part II sa cosa aspettarsi, ma la serie riesce comunque a sorprendere, arricchendo alcune dinamiche e introducendo nuovi volti rispetto alla prima stagione, come Dina (Isabela Merced) e Jesse (Young Mazino), che rendono più densa la rete emotiva di Ellie.

Regia ambiziosa, scrittura lenta

La regia è affidata a un team di nomi importanti e si muove con sicurezza tra grandi spazi aperti e momenti intimi, claustrofobici. In particolare si citano Neil Druckmann e Craig Mazin, anche autori di questa serie tv. La fotografia cattura una desolazione mai estetizzata: è sporca, viva, dolorosa. Gli effetti visivi, il montaggio e la colonna sonora del maestro Gustavo Santaolalla (sempre dosata con sapienza e con picchi grandiosi) contribuiscono a creare un’atmosfera che stringe lo stomaco e non lo lascia mai davvero andare.

Dal punto di vista narrativo, la scelta di dilazionare l’azione per approfondire i personaggi è audace e apprezzabile. Ma ha un prezzo: l’intensità emotiva che nel videogioco veniva scolpita con brutalità chirurgica qui si diluisce, lasciando in alcuni momenti una sensazione di sospensione che non tutti ameranno. Non è quindi da considerarsi quindi un difetto, però certamente rappresenta una criticità per una fetta di telespettatori.

I personaggi

Nella prima stagione molti avevano storto il naso di fronte alla scelta di Bella Ramsey. Certamente è impossibile non riconoscerle una prova attoriale di buon livello. Non manca chi fa notare la poca somiglianza fisica con la controparte videoludica. E’ pur vero che la differenza di età e maturità che il personaggio di Ellie dovrebbe mostrare in questa seconda stagione rispetto alla prima non si percepisce fino in fondo. Non mancano poi alcune differenze nella caratterizzazione: la Ellie di Bella Ramsey è più abrasiva e carica di rabbia, forse eccessivamente.

Accanto a lei, Kaitlyn Dever incarna una Abby tormentata, intensa, con un dolore sempre pronto a esplodere. Il loro scontro – metaforico e letterale – è uno dei cardini emotivi della stagione. Abbiamo fiducia che la serie sviluppi ulteriormente questo personaggio, essendo uno dei più controversi e affascinanti della storia videoludica recente.

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Abby (Kaitlyn Dever) in The last of us – © HBO

Pur meno presente, Pedro Pascal continua a essere un gigante silenzioso: il suo Joel riesce a emozionarci tanto nei silenzi quanto nei dialoghi.

Un’opera matura

La seconda stagione di The Last of Us non cerca scorciatoie. Prende tempo, approfondisce, cesella i rapporti. A volte questo toglie forza all’impatto emotivo, ma alza il livello della scrittura e dell’interpretazione.

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Isabela Merced e Bella Ramsey in una foto dal set di The last of us – © HBO

Le scelte registiche e produttive mantengono un livello altissimo. La narrazione, pur frammentata, riesce a tenere insieme i fili grazie a una solida coerenza tematica.

Manca ancora un pezzo – questa è solo la prima metà della storia raccontata in  The Last of Us Part II – ma se il buongiorno si vede dal mattino, la terza stagione avrà tutte le carte in regola per chiudere il cerchio e lasciare un segno profondo.

Si riserva per il futuro un approfondimento dedicato a questo dualismo tra Ellie ed Abby, ma nel frattempo noi celebriamo la prima trasposizione videoludica ad aver finalmente messo d’accordo tutti.

Pietro Minissale