Il quarto stato

Il primo maggio: festa di che?

Cultura
cultura date storiche Festa Dei Lavoratori Primo Maggio ricorrenze

Ogni primo maggio si conclude quella tripletta di giorni rossi nel calendario che, da Pasquetta passando per il 25 aprile fino al primo maggio stesso vede protagonista una maratona di: feste, festini, ponti, concerti e arrostite no stop. Dalle montagne alle spiagge l’Italia festeggia.
Ma cosa?

Il valore del profitto ha comprato tutti gli altri

Viviamo un’epoca che alcuni denunciano sia decadente. Una fase storica, dove valori e tradizioni sono andati persi.

Almeno, questa è la classica frase che possiamo ascoltare al bancone del bar mentre prendiamo un caffè. Magari proprio prima di recarci alla grigliata del primo maggio.

Ma quali sono le radici di tutto questo? Forse, una causa è proprio la mancanza di memoria, lo svuotamento del significato di ogni ricorrenza.

Se Pasquetta è svuotata del proprio significato religioso, normale conseguenza in un paese laico con una chiesa secolarizzata.

Diverso è una data come il 25 aprile. In occasione di quest’ultimo anniversario, durante le celebrazioni in Parlamento, e non solo in quella sede, alcuni elementi del partito di governo Forza Italia hanno arbitrariamente voluto rinominare il giorno della liberazione dal nazi-fascismo in un altro modo, ribattezzandolo da giorno della Liberazione a giorno delle libertà (giusto per non essere divisivi).

Accade anche che il primo maggio, scelto come giorno di protesta e festa dei lavoratori, si pieghi al dogma dell’apoliticità e del consumismo fine a se stesso.

Logiche di profitto che mascherano date fortemente simboliche, rendendole semplici date di ponte, effimere, come tante altre.

Festeggiare diviene sinonimo di consumare

Consuma e basta. Consuma, quando te lo dicono loro, senza chiederti perchè. Festeggia solo quando è rosso sul calendario, riempi le tasche degli organizzatori di eventi, che, nella socialità e aggregazione individuano solo un’opportunità. Il solo scopo è trarne profitto, è solo lavoro.

Tutto il resto che importanza ha?

Se, nel passato, il primo maggio era la festa dei lavoratori, dove tutti i lavoratori festeggiavano e godevano di un giorno di riposo all’infuori delle feste religiose, oggi sono migliaia quelli che, nonstante sia la festa dei lavoratori, dovranno lavorare per mantenere ben oliata la macchina del profitto di chi siede al vertice delle piramidi dell’impresa.

L’origine del primo maggio

Intorno alla metà del 1800, il mondo era nel pieno dalla Seconda Rivoluzione industriale.

Oltre al Regno Unito, i giovani Stati Uniti d’America portarono avanti la loro grande industrializzazione.

La Prima Rivoluzione industriale aveva visto protagoniste le industrie tessili. La seconda, ebbe come protagonista la costruzione dei primi binari ferroviari. Enormi creature d’acciaio macinavano chilometri, emettendo nubi di vapore che hanno affollato l’immaginario collettivo dell’epoca. Divennero l’icona di numerosi dipinti ad olio, furono descritte nei romanzi ambientati nel lontano West. Protagoniste dei primi effetti speciali nei cortometraggi di fine Ottocento.

Sebbene questa rivoluzione portasse con sè grandiose promesse di ricchezza, progresso e miglioramento della vita per tutti, la realtà fu ben diversa.

Paradossalmente, chi godeva dell’opulenza e del benessere derivati dai prodotti della rivoluzione industriale e i suoi nuovi stili di vita non era tutta la popolazione. Men che meno, compresi tra i beneficiari, vi era chi lavorava all’interno delle fabbriche.

Solo una nuova classe si andava arricchendo. Si affermò una nuova classe dominante. La borghesia, l’unica che veramente ottenne un vero beneficio.

Essa era detentrice dei nuovi mezzi di produzione. Se nel Medioevo, il feudatario era il possessore dei terreni e i contadini coltivavano la sua terra in cambio di una misera parte del raccolto. Durante la rivoluzione industriale erano cambiati i denominatori, ma il risultato era lo stesso.

Non vennero chiamati più Duca o Barone. Vennero ribattezzati. Erano i cosiddetti industriali, i padroni delle fabbriche.

Sedici ore di lavoro, la norma speculativa nel vuoto legislativo:

Le tutele e i diritti che oggi sembrano normali e scontati, all’epoca era impensabili.

Chi lavorava dentro una fabbrica svolgeva turni di sedici ore. Non erano previsti giorni liberi o ferie, né la pensione. Tantomeno un indennizzo in caso di infortunio sul lavoro. Il lavoro minorile era la prassi, quasi obbligatoria per i figli degli operai, che lavoravano insieme ai genitori proprio perchè le paghe che ricevevano non erano sufficienti neanche per sfamare e dare un tetto all’intera famiglia. La mortalità tra gli operai era altissima. Le disuguaglianze nell’era del progresso andavano aumentando al posto di diminuire. Questa è stata da sempre una delle contraddizioni più lampanti del sistema capitalista.

Manifestazione per il primo maggioFonte: https://www.google.com/url?sa=i&url=http%3A%2F%2Fwww.digi.to.it%2F2021%2F04%2F30%2Ffesta-lavoratori-perche-il-1-maggio%2F&psig=AOvVaw2kXkWbaYmDWKKjuTKBYi3e&ust=1746126184523000&source=images&cd=vfe&opi=89978449&ved=0CBQQjRxqFwoTCOiY1oq5gI0DFQAAAAAdAAAAABAE
Manifestazione per il primo maggio
Fonte: https://www.google.com/url?sa=i&url=http%3A%2F%2Fwww.digi.to.it%2F2021%2F04%2F30%2Ffesta-lavoratori-perche-il-1-maggio%2F&psig=AOvVaw2kXkWbaYmDWKKjuTKBYi3e&ust=1746126184523000&source=images&cd=vfe&opi=89978449&ved=0CBQQjRxqFwoTCOiY1oq5gI0DFQAAAAAdAAAAABAE

La prima grande conquista

Correva l’anno 1866 e nella città di Chicago, nello Stato federale nord americano dell’Illinois, in seguito a numerose battaglie e proteste guidate dall’associazione dei lavoratori Knights of Labor, venne approvata la prima legge al mondo che imponeva un tetto limite alle ore lavorative giornaliere che un operaio potesse svolgere. Tale tetto fu fissato a otto ore.

Una legge rivoluzionaria per l’epoca. Ebbe un eco straordinario. Tuttavia, quella legge entrò in vigore soltanto il primo maggio dell’anno successivo.

La legge delle otto ore andava a favore dei più deboli, gli ultimi, che al tempo stesso rappresentavano la classe produttiva, il motore dell’economia.

Divenne molto popolare in tutti gli Stati Uniti d’America. Diciannove anni dopo, però, l’Illinois restava ancora uno dei pochi Stati americani ad avere una legge che regolasse l’orario lavorativo. Otto ore restarono l’eccezione: nel resto degli Stati Uniti si continuava a lavorare sedici ore.

Così, a Chicago, a quasi un ventennio da quella grande conquista operaia, i lavoratori, mossi dalla solidarietà che li accumunava e gli dava forza d’azione, indissero un’enorme protesta.

Il primo maggio 1886, data simbolica, iniziarono uno sciopero generale, un metodo di lotta pacifica che era un’arma di pressione sui padroni. Una strategia di lotta politica ideata da pensatori anarchici come Pierre-Joseph Proudhon.

La manifestazione fu enorme. La partecipazione si stima fu di ottantamila persone.

Quel giorno non solo a Chicago, ma in tutti gli Stati Uniti, dodicimila fabbriche fermarono la produzione. Quattrocentomila operai incrociarono le braccia.

All’epoca protestare, non era un diritto come oggi. Scioperare era una cosa seria, e si poteva anche morire  per scioperare. Così accadde quel primo maggio del 1886. La polizia, a Chicago, aprì il fuoco sulla folla, uccidendo due manifestanti e ferendone molti altri.

La rivolta di Haymarket

In risposta, i collettivi di operai anarchici che all’epoca erano molto attivi, indissero un presidio in risposta alla brutalità della polizia, per il giorno dopo, nel mercato di Haymarket.  Gli avvenimenti videro il loro apice il 4 maggio.

Così il 4 maggio, da una traversa dell’Haymarket, qualcuno lanciò un piccolo ordigno verso la polizia, nel momento in cui la stessa marciava in formazione per disperdere la folla, con la forza.  L’esplosione uccise un poliziotto e ne ferì altri.

La forza pubblica, per rappresaglia, aprì immediatamente il fuoco sulla folla, indiscriminatamente. Nella confusione, morirono altri sette poliziotti colpiti da fuoco amico. In totale, i morti, tra civili e poliziotti, furono undici. Innumerevoli i feriti, i quali per la maggior parte non si recarono in ospedale, per paura di esser arrestati.

La repressione federale non si fece attendere. Otto esponenti anarchici furono arrestati e condannati a morte.

Di questi otto, solo due erano presenti all’Haymarket , rendendo gli altri sei anarchici un puro capro espiatorio. Il processo fu una farsa, non vi erano prove su chi effettivamente avesse lanciato l’ordigno. Furono comunque condannati, in quanto ritenuti responsabili.

La Corte sostenne che chi aveva lanciato la bomba lo avesse fatto sotto l’incitamento dei discorsi degli anarchici.

Degli otto anarchici accusati, solo quattro furono giustiziati, mentre uno si suicidò in carcere la sera prima, per non dare soddisfazione al boia di Stato.

La paura statunitense per il significato del primo maggio e per il sentimento socialista

La notizia delle condanne a morte rese gli anarchici di Chicago dei martiri.

All’epoca vi furono proteste in tutto il mondo in loro nome. In Italia, famosa fu la rivolta di Livorno. Al Congresso Internazionale dei Lavoratori di Parigi, che diede vita alla Seconda Internazionale nel 1889, si decise di scegliere come data commemorativa il primo maggio. In onore dei martiri di Chicago e e dei diritti dei lavoratori che, dalla conquista delle otto ore di lavoro rivendicate come tetto massimo, sulla scia di quel giorno, continuarono le loro lotte per conquistare la propria dignità e i diritti che spettavano loro.

Da allora, in tutto il mondo, si scelse e diffuse questa data. In quasi tutte le nazioni.

Se l’identità nazionale e religiosa ha diviso i popoli nei secoli, l’identità di classe produttiva ha unito i lavoratori di tutto il mondo. Pane, pace e lavoro erano i loro valori.

Negli Stati Uniti, però, come in Australia e nel Regno Unito, celebrano la giornata dei lavoratori in altre date. A determinare ciò fu il timore delle classi dominanti che il significato di quella giornata potesse rafforzare il sentimento socialista che andava montando nelle masse operaie e contadine di tutto il globo.

Tuttavia, i loro tentativi furono vani.

Il primo maggio durante il ventennio fascista italiano

Durante il ventennio della dittatura fascista, la festa dei lavoratori, che si celebrava in Italia dal primo maggio 1890, venne abolita. Si sostituì tale data con quella del 21 aprile, giorno in cui si celebrava il compleanno di Roma capitale, una festa fascista.

Il primo maggio si tornò a festeggiare nuovamente dal 1946. Sei giorni dopo il primo anniversario della liberazione dal fascismo, il 25 aprile.

1947 un primo maggio di sangue in Italia

Edizione straordinaria del quotidiano “La Voce della Sicilia”, pubblicata in occasione della strage di Portella della Ginestra <br> Fonte: https://www.ilpensieromediterraneo.it/wp-content/uploads/2021/04/Portella-della-Ginestrala-prima-Strage-di-Stato.jpg
Edizione straordinaria del quotidiano “La Voce della Sicilia”, pubblicata in occasione della strage di Portella della Ginestra
Fonte: https://www.ilpensieromediterraneo.it/wp-content/uploads/2021/04/Portella-della-Ginestrala-prima-Strage-di-Stato.jpg

Il primo maggio 1947, in Sicilia a Portella della Ginestra, avvenne la prima pagina scritta col sangue di quella vicenda che sarà chiamata strategia della tensione.

Il bandito Giuliano e la sua banda, in accordo con esponenti della democrazia cristiana e, probabilmente, i servizi segreti americani, si rese autore di una strage di contadini siciliani, che si erano radunati per festeggiare il primo maggio e l’ottimo risultato ottenuto dalle forze di sinistra alle elezioni locali, svolte il 20 aprile precedente.

Il bilancio fu di undici vittime.

Nei giorni successivi, la banda Giuliano attaccò a colpi di bombe a mano e mitra le camere del lavoro e varie sedi dei partiti di sinistra, in molti comuni della provincia di Palermo. Così, la mafia iniziava il suo servizio di manovalanza per le forze reazionarie e i nuovi padroni americani.

La strategia della tensione, nell’ambito della guerra fredda, gettava le sue basi pratiche e ideologiche prima ancora che fosse eretta la “cortina di ferro”.

Cosa resta di quelle lotte e conquiste raggiunte centocinquantanove anni fa?

Il bilancio, dopo oltre un secolo e mezzo di lotte dei lavoratori, è molto amaro. Qualcuno direbbe che la lotta di classe l’hanno vinta i padroni.

In Italia, nel 1970, a seguito di durissime lotte operaie, si ottenne lo Statuto dei Lavoratori. Anni di lotta avevano garantito l’articolo 18 e tante altre conquiste, che resero l’Italia un paese civile.
Bisogna lavorare per vivere e non vivere per lavorare.

Il motto dei primi sindacati operai, nel 1850, in Australia recitava:

Otto ore di lavoro – otto ore di svago – otto ore di riposo.

Cosa ne resta oggi? Chi può godersi, quasi due secoli dopo, quelle famose otto ore di svago e di riposo?

Paradossalmente, chi entra nel mercato del lavoro italiano si rende conto che, spesso e volentieri, in molti settori lavorativi, soprattutto quello turistico e della ristorazione, per otto ore di lavoro la retribuzione intesa dai datori di lavoro (o prenditori di lavoro?) corrisponde a quella prevista per i part-time. Otto ore nel mercato nero del lavoro italiano, che non rappresentano l’eccezione ma la norma, nel silenzio dei governi che si susseguono. Otto ore significano mezza giornata per i datori di lavoro italiani di molte realtà produttive.

Lo Statuto dei Lavoratori è stato smantellato, l’articolo 18 abolito. Dopo centocinquantanove anni, la giornata media del lavoratore manuale italiano è di dieci o dodici ore. Se consideriamo chi è costretto a fare il pendolare, si arriva anche a quattordici ore. Ovviamente, il viaggio casa-lavoro non è contemplato nella busta paga.

Il neoliberismo è la libertà di sfruttare

Se osserviamo con onestà intellettuale il liberalismo, esso non incarna quel significato semantico che la parola sembrerebbe suggerirci.

Liberalismo non è la libertà di tutti. È la libertà degli imprenditori di sfruttare il capitale umano.

La deregolamentazione e la flessibilità del mercato del lavoro vengono invocate nei salotti tv come un dogma. Ma non portano benessere e ricchezza. O meglio, lo portano, ma solo nelle tasche di pochi eletti. Chi paga gli effetti collaterali sono i milioni di lavoratori che si trovano senza sicurezza sul lavoro, senza dignità e senza la stabilità di poter pianificare una vita degna di questo nome.

Morire di lavoro nel terzo millennio

Nel 2024, i morti sul lavoro sono stati 1090. È il bilancio di una strage. Una strage che è in aumento, con quarantanove morti in più rispetto ai morti del 2023 (+4.7%). Tra loro ci sono anche studenti, che sono vittime dello sfruttamento reso legale da quella legge chiamata “alternanza scuola-lavoro”.

I lavoratori stranieri corrono un rischio di morte triplicato rispetto agli italiani.

Il settore con il maggiore tasso di mortalità resta quello delle costruzioni, che, nel 2024, ha raggiunto centocinquantasei morti bianche.

Gli infortuni sul lavoro toccano, invece, una quota che si avvicina ai numeri di una guerra. Nel 2024, gli infortuni sono stati cinquecentonavantamila, anche questi in crescita rispetto al 2023  (+0.8%).

Questi numeri parlano da soli. Trenta anni di deregolamentazioni presentano un bilancio disastroso.

Il momento di spostare il dibattito dalla flessibilità del mercato del lavoro verso quello della sicurezza è ora, ed è inderogabile. Bisogna esigere la tutela per chi, nel mercato del lavoro, ottiene un trattamento come se fosse merce egli stesso. I lavoratori sono esseri umani, non capitale umano, come qualche economista ha deciso di chiamarli.

Non è una questione ideologica. È una questione di civiltà in un paese che voglia dichiararsi democratico, civile e sviluppato.

 

Il primo maggio è noto anche per il suo concertone a Roma. Dunque, lascio ai lettori di Universome una canzone, con l’augurio che possa essere d’ispirazione per questa giornata.

Auguro un buon primo maggio a tutte e tutti.

 

Fonti:

https://www.collettiva.it/copertine/culture/primo-maggio-dove-nasce-la-festa-dei-lavoratori-f9cj4qp4

https://it.wikipedia.org/wiki/Rivolta_di_Haymarket

https://www.assoutenti.it/1-maggio-festa-dei-lavoratori-significato-storia/

https://www.vegaengineering.com/news/infortuni-sul-lavoro-1090-morti-in-italia-nel-2024-in-aumento-del-4-7-rispetto-al-2023/

https://www.raiplay.it/dirette/raistoria/Passato-e-Presente—Il-Primo-Maggio-nella-storia-unitaria—01052025-0138a8f1-f816-4ac9-b12b-42cb4b4b1cb1.html