Addio a Papa Francesco: Ci lascia il pontefice venuto dalla fine del mondo

Caterina Martino
CATERINA MARTINO
Attualità
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Il pontefice nato Jorge Mario Bergoglio a Buenos Aires il 17 dicembre 1936,

si è spento il 21 aprile alle 7:35 a Casa Santa Marta all’età di 88 anni. A causa di un ictus e  di una successiva insufficienza cardiaca irreversibile.

Con lui si chiude un capitolo straordinario della storia della Chiesa cattolica e del mondo intero:

Un pontificato segnato dalla misericordia, dall’umiltà e dall’inesauribile attenzione verso gli ultimi.

Il papa venuto “dalla fine del mondo”

Eletto il 13 marzo 2013 dopo le dimissioni di Benedetto XVI, Papa Francesco è stato il primo Pontefice gesuita, il primo sudamericano e il primo a scegliere il nome “Francesco”, ispirandosi a San Francesco d’Assisi, simbolo di povertà, pace e amore per il creato.

Il suo stile sobrio, i gesti semplici e le parole forti hanno cambiato la percezione del papato in tutto il mondo.

Il papa degli emarginati

Durante il suo pontificato, Francesco ha promosso una “Chiesa in uscita”, vicina alla gente, meno giudicante e più accogliente. Ha dato voce a migranti, poveri, detenuti e vittime di ogni tipo di emarginazione.

Ha affrontato temi complessi come la riforma della Curia, gli abusi nella Chiesa, il dialogo interreligioso, la tutela del creato e la necessità di una conversione ecologica.

Il vescovo di Roma

Fino all’ultimo, Papa Francesco ha voluto essere chiamato “vescovo di Roma”. Non ha mai amato gli onori né i titoli, preferendo abitare la Casa Santa Marta invece dei sontuosi appartamenti pontifici.

Il suo sorriso gentile, i suoi abbracci ai bambini e agli anziani, le sue parole dirette rimarranno nella memoria collettiva di un mondo che, oggi, si ferma per salutarlo.

 

Le ultime volontà del papa

Nel suo testamento, redatto nel giugno 2022, Papa Francesco ha chiesto di essere sepolto in un luogo semplice e sobrio: la Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, tra la Cappella Paolina e la Cappella Sforza. Ha specificato che la sua tomba dovesse essere “in terra, semplice, senza decorazioni particolari”, con l’unica iscrizione “Franciscus”.

Inoltre, ha espresso il desiderio che le spese per il suo funerale fossero coperte da un benefattore anonimo e ha affidato le disposizioni pratiche al cardinale Rolandas Makrickas.

Le disposizioni lasciate da Papa Francesco per i suoi funerali e le sue ultime volontà sono lo specchio fedele della sua esistenza: un cammino segnato da sobrietà, umiltà e una straordinaria prossimità con il popolo di Dio.

In un’epoca in cui le figure pubbliche spesso si congedano con cerimonie solenni e appariscenti, il Papa ha scelto la via più semplice e discreta, coerente con lo stile di vita che ha abbracciato fin dal primo giorno del suo pontificato.

Con queste scelte, Francesco ha voluto offrire un’ultima testimonianza della sua idea di Chiesa: non una struttura distante o autoreferenziale, ma una famiglia di credenti fondata sulla condivisione, sull’ascolto e sull’accoglienza.

Il funerale, fissato per sabato 26 aprile 2025 alle ore 10:00 in Piazza San Pietro, si preannuncia come un momento di profonda commozione collettiva.

Non sarà soltanto una celebrazione liturgica, ma un’occasione di meditazione e raccoglimento per milioni di persone in tutto il mondo. Saranno presenti capi di Stato, rappresentanti di altre confessioni religiose, uomini e donne di ogni estrazione sociale, ma soprattutto tanti fedeli comuni che hanno trovato nel suo pontificato parole di conforto, stimolo e speranza.

Sarà un congedo universale, non limitato ai confini del cattolicesimo:

Perché Papa Francesco, con il suo modo di parlare diretto, con la sua fede vissuta nella concretezza quotidiana, è riuscito a toccare i cuori anche di chi non si riconosce nella Chiesa.

La sua morte, come la sua vita, è destinata a lasciare un’impronta profonda. Un seme che continuerà a germogliare nel tempo, nel silenzio e nella preghiera di chi vorrà seguirne l’esempio.

Come verrà eletto il suo successore?

Dopo la morte di Papa Francesco, la Chiesa entra in un periodo chiamato Sede Vacante, durante il quale il posto del Papa è ufficialmente vuoto. In questo tempo, il governo della Chiesa è affidato temporaneamente al Collegio dei Cardinali, che si occupa solo dell’amministrazione ordinaria e della preparazione per eleggere un nuovo Pontefice.

L’elezione vera e propria avverrà nel Conclave, una riunione riservata che si tiene nella Cappella Sistina, in Vaticano, Il Conclave può durare poche ore o diversi giorni: tutto dipende da quanto tempo serve ai cardinali per raggiungere un accordo. Negli ultimi decenni, però, l’elezione è sempre avvenuta in pochi giorni. Vi partecipano solo i cardinali con meno di 80 anni, provenienti da tutto il mondo. Sono chiamati cardinali elettori, e il loro compito è scegliere il nuovo Papa.

All’inizio del Conclave, tutti i cardinali giurano di mantenere il massimo riserbo su quanto avverrà. Poi, a porte chiuse, cominciano le votazioni. Ogni cardinale scrive su una scheda il nome del candidato che ritiene più adatto. Per essere eletto, un candidato deve ottenere almeno due terzi dei voti.

Dopo ogni votazione, le schede vengono bruciate. Il fumo che esce dal camino della Cappella Sistina indica al mondo il risultato:

Fumata nera: non c’è ancora un nuovo Papa.

Fumata bianca: è stato eletto il nuovo Papa!

Dopo l’elezione, il nuovo Papa accetta l’incarico e sceglie il nome con cui sarà conosciuto. Poco dopo, il cardinale più anziano tra i diaconi si affaccia al balcone centrale della Basilica di San Pietro e pronuncia le parole storiche:

 “Habemus Papam!”
(“Abbiamo un Papa!”)

Subito dopo, il nuovo Papa si presenta alla folla riunita in Piazza San Pietro e al mondo intero, con la sua prima benedizione da Pontefice.

Caterina Martino