Liberazione Torino Fonte: https://www.google.com/url?sa=i&url=https%3A%2F%2Fit.m.wikipedia.org%2Fwiki%2FFile%3A6_maggio_1945_liberazione_torino.jpg&psig=AOvVaw2titpvT_N_f_kwLc3cbXlD&ust=1745581809779000&source=images&cd=vfe&opi=89978449&ved=0CBQQjRxqFwoTCKi7_I_N8IwDFQAAAAAdAAAAABAE

Il 25 aprile ci riguarda ancora: quanto è viva la Liberazione?

Giusy Lanzafame
GIUSY LANZAFAME
Cultura
25aprile AnniversarioLiberazione

Il 25 aprile si configura quale ricorrenza annuale deputata alla commemorazione della liberazione del territorio nazionale dall’occupazione nazifascista. Celebra, inoltre, la ritrovata autodeterminazione popolare e la rifondazione dell’ordinamento costituzionale su basi democratiche.

25 aprile 1945, parata a Reggio Emilia – Fonte: flickr.com

In questo senso, la liberazione non può essere confinata entro i limiti statici della ritualità celebrativa o della rievocazione storica. È un processo aperto, in costante ridefinizione, che interroga la Repubblica sulla capacità di rendere effettivi i principi su cui essa si fonda.

L’articolo 3 della Costituzione assume un ruolo paradigmatico, delineando – nella sua duplice articolazione – un progetto trasformativo ad elevata densità normativa e assiologica:

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Attraverso tale disposizione – che si configura, secondo consolidata lettura dottrinale e giurisprudenziale, come norma a contenuto programmatico vincolante per tutti gli organi dello Stato – il costituente ha delineato un modello di democrazia sostanziale. Questo si fonda sull’obbligo positivo di rimozione delle barriere sistemiche che ostacolano l’effettiva eguaglianza tra i cittadini e il pieno sviluppo delle potenzialità individuali.

Il concetto di “liberazione” odierno, pertanto, non può che misurarsi sulla capacità dello Stato e delle sue articolazioni di contrastare – attraverso politiche pubbliche strutturate, inclusive e coerenti con i principi costituzionali – le forme contemporanee di subalternità e diseguaglianza.
Queste includono povertà educativa e abitativa, precarietà lavorativa, discriminazioni di genere, etniche e socioeconomiche, nonché disuguaglianze territoriali.

Tali fenomeni, pur non riconducibili a una forma autoritaria in senso stretto, si configurano come dispositivi capaci di riprodurre rapporti di forza asimmetrici e gerarchie incompatibili con l’architettura valoriale della Repubblica.

Il 25 aprile interpella il presente ben oltre il perimetro della memoria resistenziale. È una data che continua a domandare se e quanto la Repubblica abbia saputo realizzare la propria promessa costituente.

Liberarsi oggi significa dunque agire in direzione dell’effettività, dello smantellamento delle diseguaglianze strutturali e dell’ampliamento reale degli spazi di libertà e partecipazione. Solo in tale prospettiva la Liberazione può dirsi viva, attuale, operante. Non come compimento concluso, ma come orizzonte etico-politico da perseguire quotidianamente, nel segno della giustizia costituzionale.