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Salò o come Pasolini raccontò del fascismo

C'era una volta un cult
C'era una volta un cult film Salò o le 120 giornate di Sodoma

Salò o come Il fascismo sia lo stupro dell’anima. Voto UVM: 5/5

Salò o le 120 giornate di Sodoma è un film scritto e diretto da Pierpaolo Pasolini nel 1975. Il terribile capolavoro è tratto dal romanzo incompiuto del Marchese Donatien Alphonse François de Sade scritto in prigione nel 1785. Pasolini concepì questo film come primo lungometraggio di una trilogia detta “della morte”, iniziata subito dopo il termine della trilogia della vita la quale comprende Il Decameron; I racconti di Canterbury e Il fiore delle Mille e una notte. Sfortunatamente Salò vide la luce in sala solo un anno dopo l’omicidio del grande poeta e regista. Oggi il nostro cult viene considerato un Dogma da chi fu in grado di vederlo e un oscuro mistero viscido da tutti gli altri.

UNA TRAMA DANTESCA

Il nostro film si apre nell’Antinferno con uno sguardo limpido sulla Repubblica fascista di Salò tra il 1944 e 45. In questo scenario drammatico 4 Signori rappresentanti del potere fascista, un Duca, un Monsignore, un Eccellenza e un Presidente, incaricano i soldati della Repubblica di rapire 9 ragazzi e 9 ragazze provenienti da famiglie Antifasciste. I nostri giovani martiri verranno rinchiusi in una villa e saranno sottoposti per 120 giorni a delle esperienze di sodomia al di là della dignità del genere umano; il tutto gestito dai racconti di 4 prostitute che proprio come Virgilio nella Divina Commedia dipingeranno i gironi che le nostre vittime affronteranno, il girone delle Manie, della Merda e del Sangue. Non mi pronuncerò ulteriormente sulla trama poiché:
trasumanar significar per verba non si poria; però l’essemplo basti a cui esperienza grazia serba.
Paradiso; Canto I: vv70-72

Salò o le 120 giornate a Sodoma
I 4 Signori della Repubblica di Salò. “Salò o le 120 giornate a Sodoma” (1975) di Pierpaolo Pasolini. Alberto Grimaldi per PEA/Les Productions Artistes Associés.

PASOLINI O IL CINEMA DELLA CRUDA VERITÀ

Pierpaolo Pasolini fu il Vate della denuncia cinematografica della seconda metà del ‘900. Accattone (1962) e seguenti furono tutti film di eccezionale critica sociale. Pasolini raccolse i semi del Neorealismo Italiano per descrivere le pagine più infelici della povertà, della rabbia e della frustrazione italiana dando sfogo ai sentimenti che i più deboli non riuscirono mai a mostrare. Per questo e altri mille motivi il regista fu sempre un personaggio scomodo e giudicato da molti per il suo metodo necessario e anticonformista di esprimere la verità.

I PERSONAGGI DI PASOLINI

Una caratteristica dei personaggi che incontriamo all’interno dei film di Pasolini è la loro derivazione, la maggior parte di essi sono attori raccolti dalla strada, attori che più di altri possono incarnare la vera disperazione umana, molti di loro hanno voci fastidiose e non sanno neanche parlare in italiano ma sono proprio loro i soggetti che egli predilige. Se entrare in empatia con un professionista è facile, immaginate farlo con qualcuno che non ha mai letto un libro ma riesce ugualmente a palesare la stessa sofferenza di un attore.

LA CREAZIONE DI UN MOSTRO O IL TESTAMENTO PER ECCELLENZA DI PASOLINI

Pasolini dichiara apertamente che Salò sarebbe stato un film sbagliato, un film che non sarebbe mai stato apprezzato né dalla sua né dalle generazioni successive poiché usare la violenza carnale per descrivere cosa sia stato il fascismo in Italia e nel mondo non sarebbe mai stato valutato in modo positivo e costruttivo, ma il regista non avrebbe potuto utilizzare altre maniere se non quelle per descrivere a pieno tutto ciò che ancora oggi vien preso sottogamba. Se si riesce a trascendere dal pensiero estremista-comunista di Pasolini, e di conseguenza se si guarda la pellicola con neutralità politica, si comprende a pieno quanto di più orribile il potere può fare se vi si trova nelle mani sbagliate.

UN BIGLIETTO PER L’INFERNO

La cosa che più inquieta della pellicola è la sua capacità di riportarci a quegli anni respirando la densa tensione della guerra e della violenza che ha un inizio ma non si sa se avrà mai una fine. Nessuno saprà mai se quegli atti di violenza siano stati riprodotti realmente e occultati in seguito o se mai sia stato fatto qualcosa anche lontanamente simile e ciò, insieme alla presenza di attori non attori, rende la visione ancora più disturbante.

Salò o le 120 giornate a Sodoma
Il matrimonio. “Salò o le 120 giornate a Sodoma” (1975) di Pierpaolo Pasolini. Alberto Grimaldi per PEA/Les Productions Artistes Associés

IL FILM ESTREMO PER ECCELLENZA

Quando penso ad un film grottesco ed eccessivo, nonostante gli infiniti cataloghi che ci sono, la prima cosa che mi viene in mente è Salò o le 120 giornate di Sodoma. Questo film è talmente capace di farti entrare all’interno di quella villa infernale che inevitabilmente porta lo spettatore a dover fare una pausa durante la visione perché si rischia di non riconoscere più la realtà, e questo potrebbe procurare grande disturbo, disgusto e forti attacchi di panico. Il film era solo il primo di una trilogia che non ha mai potuto vede la luce e ancora oggi ci interroghiamo di quale terribile visione siamo stati privati per colpa dell’omicidio Pasolini. Forse il pubblico non avrebbe sopportato tale violenza.

Salò o le 120 giornate a Sodoma
I signori si presentano ai ragazzi rapiti “Salò o le 120 giornate a Sodoma” (1975) di Pierpaolo Pasolini. Alberto Grimaldi per PEA/Les Productions Artistes Associés

«Deboli creature incatenate, destinate al nostro piacere, spero non vi siate illuse di trovare qui la ridicola libertà concessa dal mondo esterno. Siete fuori dai confini di ogni legalità. Nessuno sulla Terra sa che voi siete qui. Per tutto quanto riguarda il mondo, voi siete già morti.»
(Il Duca)

Pierfrancesco