Perfect Blue

Perfect Blue: il riflesso distorto della realtà

Alessio Bombaci
ALESSIO BOMBACI
C'era una volta un cult
Perfect Blue Satoshi Kon
Perfect Blue: Una delle opere animate più influenti e rivoluzionarie della storia del cinema. Voto UVM: 5/5

Perfect Blue è un film d’animazione del 1997, diretto da Satoshi Kon, e tratto dal romanzo omonimo di Yoshikazu Takeuchi.

Un thriller psicologico che, in soli 81 minuti, riesce a suscitare paura, stupore e confusione nello spettatore mentre tenta di analizzare la psiche complessa della protagonista, che è la rappresentazione della condizione femminile, più in particolare della star, nella società contemporanea, tra mondo reale, onirico e digitale.

LA TRAMA DI PERFECT BLUE

Mima, insieme ad altre due ragazze, è una cantante popolare, una idol, che appartiene ad una band: le CHAM. Un giorno decide di lasciarsi alle spalle la sua carriera musicale per aprire le porte a quella attoriale. La sua scelta farà sì che la sua immagine continuerà a cambiare agli occhi dei suoi fan, e non solo…

Le CHAM in Perfect Blue
Le CHAM durante la loro esibizione. Produzione: MadHouse

 

SATOSHI KON E LE SUE INFLUENZE SUL CINEMA

Satoshi Kon, oltre ad aver diretto Perfect Blue, ha dato vita a capolavori del calibro di Millennium Actress, Tokyo Godfathers, Paprika e la serie Paranoia Agent. Oltre al valore artistico immenso delle sue opere, grazie ad esse, Kon, nonostante la sua scomparsa prematura a soli 46 anni, è riuscito a lasciare un’impronta notevole nel cinema contemporaneo.  Ha aperto le porte ad un maggior numero di film e serie d’animazione con caratteri e temi più maturi e complessi.

Diversi cineasti si sono ispirati alla sua regia, alla sua tipica narrazione non lineare e al suo modo di approcciarsi ai temi che trattava. Tra i registi che hanno preso maggiore ispirazione da Satoshi Kon ci sono, ad esempio, Christopher Nolan, soprattutto per Inception (2010) e Darren Aronofsky, per Requiem For a Dream (2000) e per Il Cigno Nero (2010).

L'influenza di Perfect Blue
L’influenza di Perfect Blue (1997) ne Il cigno nero (2010) resa palese tramite due scene. Produzione Madhouse e Searchlight Pictures.

IL CONFINE TRA REALTÀ E ILLUSIONE

Il film si apre con Mima che si esibisce nel suo ultimo concerto con le CHAM ed annuncia il suo passaggio alla carriera attoriale. La scelta viene presa consapevolmente ma con un dissenso interiore velato. In fondo sa che si è ormai affezionata alla sua immagine da idol (per definizione una giovane artista musicale dall’aspetto gradevole e fine) e vorrebbe essere vista ancora allo stesso modo dai suoi fan. Una scelta che anche per Rumi, una sua agente, è sbagliata.

Per tutta l’opera vediamo la protagonista che entra in conflitto con quello che sembra il suo inconscio, che si palesa quando a volte guarda attraverso un vetro o si guarda allo specchio, sotto forma di una sua copia vestita come una ballerina (o forse una idol).

L’AVVENTO DI INTERNET E LA SPETTACOLARIZZAZIONE DELLA VITA PRIVATA

Perfect Blue fa parte di quel filone dell’animazione di fine anni ’90 e inizio anni 2000 che poneva al centro la questione della rete Internet e della differenza e connubio tra mondo reale e virtuale, con l’avvento della tecnologia World Wide Web (WWW) a livello globale intorno al ‘93.

Il cambio di carriera di Mima porta a un riscontro negativo da parte dei suoi fan, che esprimono dissenso sapendo a cosa andrà incontro tramite questa strada. Le inviano lettere, dispiaciuti per il suo abbandono nei confronti delle CHAM. Intanto, qualcuno crea un sito web su internet, chiamato “La stanza di Mima”, una sorta di fan page in cui vengono condivise foto di Mima e ciò che avviene nella sua giornata. Inizialmente la protagonista crede che ciò che scrivono sia effettivamente ciò che succede solo per una coincidenza, ma le descrizioni diventano pian piano più dettagliate e ciò le fa intendere che c’è qualcuno che la osserva di nascosto.

L’OSSESSIONE E LA CONCEZIONE DELLA DONNA

Si aggiunge alla narrazione la tematica dell’ossessione, tramite stalking. Satoshi Kon gioca con la concezione maschilista e perversa della società nei confronti delle donne, della loro immagine e del loro ruolo. Tutto ciò è incarnato dal personaggio dello stalker.

Fino a quando Mima è un prodotto dell’intrattenimento e chiunque può fantasticarci come vuole per ottenere una malsana possessività mentale su di lei, per lo stalker e i fan, va bene, mentre quando Mima dà una svolta alla sua carriera, interpretando un ruolo maturo, recitando in una scena di stupro, partecipando a un set fotografico di nudo, escono fuori di sé.

Tutto ciò è perfettamente combinato con la serie di omicidi che avvengono alle persone che, abusando della propria posizione, esagerano nell’ostentare l’immagine, considerata pura e intoccabile, di Mima: lo sceneggiatore della serie in cui recita, il fotografo esperto di nudi… Tuttavia, fa parte della magia del film non svelare chi commetta i delitti, perché e soprattutto se siano reali o no.

La regia e la narrazione di Kon ci mostrano ogni volta delle versioni diverse degli omicidi e di azioni quotidiane dei personaggi. Lo spettatore non riesce a distinguere la realtà dall’illusione, proprio come Mima, tormentata dalla sua “duplice natura”. Da quest’ultima però, Mima, non può scappare se non prende prima coscienza della realtà, complessa per com’è, e non apprende il modo in cui la società tende a trattarla, diventando padrona del proprio destino.

Perfect Blue
Lo stalker nella sua stanza, accanto ad una proiezione fittizia di Mima. Produzione: MadHouse.

IL FINALE DI PERFECT BLUE

Il finale, come in ogni film di Kon, è ovviamente aperto a diverse interpretazioni. Nella parte conclusiva, vediamo Mima che viene inseguita dal proprio alter-ego che tenta di ucciderla. Ecco qui il colpo di scena: l’alter-ego non è altro che Rumi, la sua agente e segretaria, che, a sua volta, non è altro che la parte “negativa” che Mima rischia di diventare se si fa inghiottire dai meccanismi malsani della società.  Si capisce inoltre che era la stessa Rumi che forniva le informazioni allo stalker, per far sì che Mima tornasse ad essere una idol di successo, intimidita dalle molestie.

Alla fine, Rumi, che crede di essere davanti a un palco, nelle vesti di Mima, si inchina davanti a delle luci, come se fossero quelle dei riflettori, ma che in realtà sono quelle abbaglianti di un camion, viene salvata però dalla protagonista.

Mima va a visitare Rumi nell’ospedale psichiatrico che la ospita, e la perdona. Scopriamo che Rumi soffre di un disturbo della personalità multipla che la porterà a credere di essere Mima delle CHAM, per colmare il vuoto che le costituisce l’aver avuto una carriera da idol fallimentare.

Nella sequenza finale, Mima ritorna nella sua macchina, dopo la visita. Si guarda allo specchietto, prende piena coscienza di sé, finalmente si riconosce nel suo riflesso. “Tu chi sei?” si chiede, e risponde, sicura di sé, come se si rivolgesse quasi allo spettatore: “Io sono quella vera.”

Perfect Blue
L’alter-ego di Mima e Rumi vengono viste entrambe attraverso un vetro. Produzione: MadHouse.

Alessio Bombaci