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Psycho: Il Thriller Freudiano

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C'era una volta un cult
Alfred Hitchcock C'era una volta un cult Psycho thriller

Psycho, il complesso di Edipo Hitchcockiano. Voto UVM: 5/5

 

Psycho è un film prodotto e diretto dal maestro Alfred Hitchcock nel 1960. Il capolavoro è tratto dall’omonimo romanzo di Robert Bloch del 1959 il quale racconta le vicende reali del serial killer Ed Gein. Oggi il film viene considerato il principale cult thriller della storia del cinema e viene studiato in ogni corso e accademia cinematografica per aver cambiato le regole del gioco del genere thriller. Il film fu prodotto dalla Universal Pictures (1960)

LA TRAMA

Marion Crane (Janet Leigh), in preda all’incoscienza e al bisogno di una vita migliore, dopo aver rubato 40mila dollari al suo datore di lavoro Mr Lowery (Vaughn Taylor), decide di fuggire dalla città, ma per colpa della pioggia la vista le si appanna e si ritrova involontariamente di fronte al Bates Motel, affiancato da una casa imponente e tetra. Il proprietario dell’autostello è Norman Bates (Anthony Perkins), un giovane ragazzo bizzarro che stravolgerà le sorti di Marion.

 

Marion Crane in fuga da Phoenix. Psycho (1960) di Alfred Hitchcock. Produzione: Universal Pictures
Marion Crane in fuga da Phoenix. “Psycho” (1960) di Alfred Hitchcock. Produzione: Universal Pictures

Marion Crane in fuga da Phoenix. “Psycho” (1960) di Alfred Hitchcock. Produzione: Universal Pictures

COS’È PSYCHO

La trama si limita a delineare in maniera poco esplicita la linea temporale dei principali eventi che ritroveremo all’interno della pellicola ma a malincuore quel che è stato fino ad ora enunciato è relativamente utile se non del tutto inutile. Psycho non è una storia, tanto meno un’avventura; Psycho è la malattia autoimmune che flagella le debolezze dei più sensibili animi umani. Alfred Hitchcock decide di far impugnare ad Edipo un coltello, lasciando ad egli carta bianca, ma tutto ciò resterà nascosto allo spettatore fino alla fine del film.

 

 

 

La scena della doccia in Psycho
“La scena della doccia”. “Psycho” (1960) di Alfred Hitchcock. Produzione: Universal Pictures

 

SANGUE E FILOSOFIA

Sigmund Freud fu un grande Neurologo e Psicoanalista ma nella sua vita non partorì mai l’idea di dirigere un thriller; fin quando, inconsciamente senza chiederglielo men che meno pagandolo, Hitchcock decise di riportarlo in vita per co-dirigere insieme ad egli questo spaventoso colosso cinematografico. Ogni singola sequenza del film pullula di riferimenti alle teorie sulla psicoanalisi e al disagio della civiltà sui quali Freud dedicò molteplici scritti.

NORMAN BATES, IL NUOVO EDIPO

Nella concezione classica freudiana, il complesso edipico indica un insieme di desideri sessuali ambivalenti che il bambino prova nei confronti delle figure genitoriali: desiderio di morte e sostituzione nei confronti del genitore dello stesso sesso e desiderio di possesso esclusivo nei confronti del genitore di sesso opposto.
-Tre saggi sulla teoria sessuale
di Sigmund Freud

Se inizialmente, Marion e tutto il resto del pubblico, vedendosi di fronte un ragazzo goffo, timido e affettuoso nei confronti della madre, riescono ad entrare in empatia con Norman, non ci vorrà molto prima che costoro cambino totalmente idea. Verso lo spettatore Norman farà la trasformazione inversa rispetto a quella di Alex, il protagonista di Arancia Meccanica (Vedi recensione: Arancia Meccanica: la compassione della violenza). Il nostro protagonista diventerà uno schiavo innamorato delle catene che gli stringono i polsi e la gola fino a farlo soffocare perdendo la sua vera essenza. Norman Bates attua un finto suicidio nel tentare di recuperare tutti gli errori da lui commessi. E sua madre? Chi è la donna che sembra tenere al guinzaglio un povero innocente? Quanto ci si potrà fidare delle loro parole e quante di esse saranno vere e quante solo un riflesso?

Norman Bates in Psycho
Norman Bates”. “Psycho” (1960) di Alfred Hitchcock. Produzione: Universal Pictures

LA GABBIA EDIPICA

Ispirata al dipinto del 1925 “House by the Railroad” di Edward Hopper, la casa dove abita Norman insieme alla madre premurosa rappresenta uno schema Freudiano dove appunto vi ritroviamo il piano del super io (il primo piano) dove Norman con le sue gesta opprime il piano dell’io (piano terra) che mostra una dimensione visibile a tutti coloro che si addentrano nell’abitazione. In fine ritroviamo l’inconscio (la cantina) dove il complesso edipico acquista la sua forma definitiva. Come volevasi ben dimostrare, la Casa di del signor Bates è l’archetipo del virus che si dilaga dentro un innocente tramutato nel mostro privo di identità.

“House by the Railroad” di Hopper e “La casa” di Psycho. “Psycho” (1960) di Alfred Hitchcock. Produzione: Universal Pictures

CURIOSITÀ

Il maestro Alfred Hitchcock, visionario per com’era, trattò Psycho come il suo figlio prediletto e per tale motivo riuscì ad ottenere per solo 9.000 dollari i diritti del romanzo di Robert Bloch e in seguito comprò tutte le copie per evitare che gli spettatori scoprissero il finale. Inoltre egli, nonostante avesse già diretto molti film a colore, scelse il bianco e nero per poter giocare con le varie intensità cromatiche del chiaro-scuro e per far risaltare in maniera esplicita ma non grottesca la violenza e il sangue. Per finire, un aneddoto divertente riguarda il trailer di Psycho: per destare un po’ di confusione nel pubblico, il regista decise che all’interno di esso doveva esserci lui stesso che visitava il Bates Motel spoilerando in maniera giocosa la pellicola.

COME GUARDARE PSYCHO

Psycho è un film da gustare in 2 tempi; per apprezzarlo fino in fondo serve una doppia visione anche a distanza di pochi giorni se non immediata. Durante la prima visione abbandonate ogni parola scritta fino ad ora e immaginate di star guardando un banalissimo film di Alfred Hitchcock. Una volta finito il film, ed aver fissato il vuoto cercando di metabolizzare il tutto; riguardate il film cercando di apprezzare ogni singolo dettaglio di uno stile di cinema che non ritornerà più.

Spero che mi stiano osservando, così vedranno: vedranno e sapranno, e diranno tutti: “Ma se lei non farebbe male neppure ad una mosca!”.

Pierfrancesco Spanò