Immunoistochimica: le applicazioni in medicina

Alessandra Napoli
ALESSANDRA NAPOLI
Scienza & Salute
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L’immunoistochimica ha rappresentato negli ultimi decenni una tecnica fondamentale per la diagnosi di molte patologie, permettendo la classificazione delle neoplasie, la loro valutazione prognostica, l’individuazione di agenti infettivi, malattie metaboliche, o ancora lo studio dell’origine e della funzione di vari tipi cellulari. Quali sono le applicazioni in medicina dell’Immunoistochimica?

Preparazione dei campioni

Per applicare tale tecnica è necessario che il tessuto da esaminare sia stato correttamente prelevato (per esempio tramite biopsia) e soprattutto sottoposto a opportuni metodi di fissazione a seconda del tipo di campione. Tali procedure sono fondamentali per mantenere la morfologia del tessuto ed evitare che esso vada incontro ad alterazioni, consentendo di eseguire analisi attendibili anche a distanza di tempo. Per tale motivo si inserisce il materiale biologico all’interno di un mezzo liquido, come la formalina, oppure si utilizza il congelamento. Tuttavia, per consentire la penetrazione di tale materiale, è necessario che il tessuto venga prima privato della componente acquosa tramite disidratazione. Una volta che il campione è stato disidratato si prosegue con la diafanizzazione, in seguito si effettua l’inclusione in paraffina. A questo punto il campione può essere sezionato tramite uno strumento chiamato microtomo, attraverso il quale vengono realizzate delle sottili sezioni, infine si prepara il campione allestendo il vetrino, in modo tale che sia pronto per la microscopia.

In ordine, avremo:

  • Prelievo del campione
  • Fissazione
  • Disidratazione
  • Diafanizzazione
  • Inclusione
  • Taglio al microtomo
  • Allestimento del vetrino
  • Microscopia
Laboratorio di istologia della Fondazione IMC Centro Marino Internazionale
Sezioni seriate ottenute tramite taglio al microtomo. Fonte:

Il ruolo degli anticorpi

Una volta ottenute le varie sezioni del campione, queste ultime verranno apposte sui vetrini e potranno essere sottoposte a diverse metodiche. Ciò che caratterizza l’immunoistochimica è l’utilizzo di particolari anticorpi diretti contro un antigene, cioè la molecola oggetto di studio. Quest’ultima potrebbe essere rappresentata da una componente di un agente infettivo, da una proteina fisiologicamente prodotta nel tessuto, o ancora da molecole espresse conseguentemente ad una patologia neoplastica o metabolica. Per esempio, nel corso di un processo tumorale, le mutazioni cellulari causeranno la comparsa di caratteristiche anomale, normalmente assenti nel tessuto sano. L’anticorpo, invece, è una molecola proteica ottenuta in laboratorio proprio allo scopo di poter legare in modo specifico l’antigene che si vuole studiare, cioè la molecola della quale si vuole analizzare l’espressione nel tessuto: per tale motivo, viene definito “anticorpo monoclonale“.

Antigeni: tutto quello che devi sapere
Il legame tra antigene e anticorpo è specifico, come una chiave con la sua serratura. Fonte:

Tecnica diretta e indiretta

Le applicazioni in medicina dell’Immunoistochimica si distinguono principalmente in una metodica diretta e una indiretta. Nella metodica diretta l’anticorpo lega la molecola da ricercare e allo stesso tempo una sostanza che ne consente la visualizzazione, come un fluorocromo o un enzima. Il fluorocromo è una molecola che per le proprie caratteristiche rende fluorescente l’anticorpo messo in contatto con l’antigene. L’enzima, invece, sfrutta un meccanismo diverso, in quanto non è esso stesso fluorescente: aggiungendo particolari molecole si renderà la reazione visibile, in quanto l’enzima le scinderà in prodotti che resistuiscono un effetto luminoso. Nella metodica indiretta oltre all’anticorpo primario si applica un anticorpo secondario, in grado di legare il primo. L’anticorpo secondario, inoltre, legherà con sé la sostanza colorata, consentendo la reazione luminosa, che sarà più intensa.

An infographic that walks though how immunohistochemistry works as a technique to detect cancer.
Metodo indiretto. Fonte: 

Anatomia patologica

Le applicazioni in medicina dell’Immunoistochimica includono sicuramente il campo dell’anatomia patologica. Questa disciplina si occupa della diagnosi delle malattie umane attraverso l’esame morfologico e molecolare degli organi, dei tessuti e delle singole cellule. Spesso si pensa che l’esame istologico sia completo ed esaustivo ma in realtà, per scegliere la terapia più corretta, è necessario conoscere le caratteristiche molecolari e biologiche della neoplasia. Ad esempio, esistono dei marker utili a valutare la frazione di proliferazione cellulare, quindi la rapidità di crescita del tumore, come il Ki67. Questo marcatore si utilizza per la gestione dei tumori alla mammella, per esempio per scegliere se trattare il paziente con terapie conservative oppure con metodi più aggressivi come la chemioterapia. Un altro esempio è costituito dai tumori del polmone: un tempo essi venivano classificati, sulla base della loro morfologia, in tumori a piccole e grandi cellule. L’immunoistochimica ha successivamente consentito di distinguere vari sottotipi (carcinoma squamoso, adenocarcinoma) e soprattutto di elaborare terapie personalizzate per il paziente sulla base delle mutazioni riscontrate.

Carcinoma lobulare invasivo della mammella | MyPathologyReport.ca
La biopsia del nodulo alla mammella consente di prelevare parte di tessuto sano e di tessuto anomalo, per eseguire le analisi necessarie. Fonte:

Malattie infettive

L’immunoistochimica può essere utilizzata anche per la diagnosi di malattie infettive su campioni di tessuto. Ciò consente di accelerare le decisioni terapeutiche per la cura dei pazienti, soprattutto quando i microrganismi sono difficili da rilevare con le metodiche standard o quando l’esame colturale richiede molto tempo. La molecola target potrebbe essere un antigene espresso da un agente patogeno, come il Papillomavirus (HPV), un virus che si trasmette prevalentemente per via sessuale e che può determinare lo sviluppo di un tumore della cervice uterina. Allo stesso modo, tali anticorpi monoclonali possono essere diretti contro il DNA o l’RNA di un virus (epatite B e C) o di un batterio. Queste metodiche risultano particolarmente utili quando i microrganismi sono presenti in numero ridotto oppure non sono coltivabili con le classiche metodiche di microbiologia.

HPV Antibody (BSB-66) - Bio SB
Esempio di immunoistochimica su cellule della cervice uterina infettate da HPV. Fonte:

Bibliografia

                                                                                                                                                                                                                        Alessandra Napoli