street art dedicata a Simòn Bolìvar

Simòn Bolìvar, ”El Libertador” d’America

Cultura
anti imperialismo decolonizzazione storia SUD AMERICA

Simòn Bolìvar, proclamato ”El Libertador” del Sud America, è una delle personalità più affascinanti e complesse della storia dell’umanità. Il mito e la realtà si fondono nella storia della sua persona e delle sue gesta. La sua stessa vita venne definita esemplare da Santiago Key-Ayala, in un saggio a lui dedicato.

Simòn Bolìvar nacque nel 1783 nella città di Caracas, all’epoca parte del Vicereame della Nuova Granada (territori che oggi sono compresi dentro gli Stati odierni di Panama, Colombia, Ecuador, e Venezuela). Fu un sincero patriota sudamericano e si distinse non soltanto come generale, ma anche come scrittore, politico, statista e tribuno.

Segnato nel profondo fin dall’infanzia dalle vicissitudini della sua vita personale, vide sempre negatagli dalla vita gli affetti di cui ogni essere umano ha bisogno durante la propria esistenza. Bolìvar reagì con la ricerca di un obiettivo all’altezza di dare un senso alla sua vita. Scelse senza mai pentirsene di dedicare la sua esistenza alla causa della liberazione del Sud America dalla dominazione spagnola.

La figura del ”Libertador” sembrerebbe uscita dalla penna di Gabriel Garcìa Màrquez, il cui inchiostro ha dato vita al romanzo ”il generale nel suo labirinto” dove il protagonista è proprio Bolìvar.

La figura storica di Simòn Bolìvar fu talmente audace che la sue azioni sono al pari di una leggenda. Le pagine del romanzo di Màrquez rendono proprio l’idea del genere letterario di cui il premio nobel per la letteratura è uno dei massimi esponenti, ovvero il realismo magico.

Nella vita di Bolìvar, oltre che nel suo pensiero e nelle sue azioni, vi è tanto realismo quanto magia. La magia dei sogni, degli ideali, dei valori che hanno infiammato lo spirito sia di Bolìvar che lo spirito del  tempo.

 

Una vita in cui l’amore è morto

Figlio di genitori aristocratici creoli, appartenenti a due importanti casate fondatrici della città di Caracas (oggi capitale della Repubblica Bolivariana del Venezuela), Simòn Bolìvar venne privato dell’affetto fin da bambino. La vita lo rese orfano del padre al suo terzo anno di vita, e all’età di nove perse anche la madre.

Rimasto orfano, ereditò ampi possedimenti nell’allora Vicereame della Nuova Granada. Per via della giovane età venne affidato a suo nonno, da cui scappò a dodici anni per via del suo carattere ribelle. Andò a rifugiarsi dalla sorella María Antonia.

Successivamente, in seguito a una disputa legale su chi dovesse amministrare l’eredità del bambino, Bolìvar venne forzatamente trasferito nella casa di un insegnante, Simòn Rodrìguez. La figura di questo maestro sarà fondamentale per la formazione culturale e lo sviluppo della personalità di Bolìvar.

All’età dei suoi sedici anni, nel 1799, morì il nonno.

In seguito, venne imbarcato verso la Spagna per ricevere gli insegnamenti necessari per un giovane del suo rango, destinato a governare gli ampi possedimenti per conto della corona di Spagna.

Una volta giunto a Madrid, iniziò a studiare. Lingue straniere, danza, matematica, equitazione e storia.

 

Orfano e vedovo prematuramente

Durante il suo soggiorno a Madrid, conobbe e si innamorò perdutamente di  María Teresa Rodríguez del Toro, la quale sposò nel 1802.

Dopo le nozze decise di tornare a Caracas, ormai adulto, era giunto il momento di prendersi cura dei suoi possedimenti.

Pochi mesi dopo il suo ritorno nel nuovo mondo, però, la sua amata moglie fu colpita dalla febbre gialla, che la uccise.

Questa perdita devastò il cuore del Simòn Bolìvar. Fu forse questo avvenimento che assunse il ruolo di spartiacque tra quello che era stata la sua vita fino a quel momento e l’uomo che sarebbe divenuto.

Probabilmente, la storia di Simòn Bolìvar e di tutto il Sud America sarebbe stata completamente diversa se egli non avesse perso la sua giovane sposa.

 Bolìvar, devastato, giurò che non si sarebbe mai più sposato. Fu il suo primo e ultimo amore.

 

La ricerca di un senso degno per la propria vita 

Orfano, vedovo e svuotato di ogni scopo, Bolìvar si imbarcò nuovamente verso la Spagna.

Dopo poco tempo, tuttavia, decise di trasferirsi a Parigi, per scappare dai ricordi dell’amata scomparsa che lo seguivano in ogni angolo delle strade di Madrid.

Giunto a Parigi, si lasciò andare a una vita dissoluta, attingendo al suo patrimonio fino a che non fu raggiunto da una notizia. Il  suo caro ex maetro di Caracas, Simòn Rodrìguez, si trovava anch’egli a Parigi.

Bolìvar lo incontrò e Rodrìguez lo persuase dal buttar il tempo della sua vita nell’effimero, spingendolo a studiare i grandi pensatori del suo tempo, ovvero Montesquieu, Rousseau, Voltaire e gli enciclopedisti.

Fu forse anche lo studio di questi autori che contribuì a rendere Simòn Bolìvar la figura  scolpita nel granito della storia.

 

Il viaggio in Italia e il giuramento sull’Aventino

Rodrìguez, amico e maestro di Bolìvar, gli propose di intraprendere un viaggio insieme per l’Italia, convincendolo che lo avrebbe aiutato a superare la fragilità emotiva che lo attanagliava. Fu proprio in Italia che due eventi cambiarono le prospettive per il futuro del giovane Bolìvar.

Il primo di questi fu l’incontro ravvicinato a Milano con il suo ammirato eroe, Napoleone Bonaparte, all’epoca Re d’Italia. Presto, però, lo rinnegò e criticò aspramente, quando, nel 1804, fu incoronato Imperatore di Francia a Parigi, tradendo agli occhi di Bolìvar gli ideali rivoluzionari che animavano lo spirito del tempo ed avevano entusiasmato il giovane aristocratico ispano-americano.

Successivamente, proseguì il suo viaggio in Italia giungendo nella Città Eterna. Qui vi è il racconto, forse un po’ romanzato dallo stesso Rodrìguez, che diede inizio alla simbiosi tra realtà storica e leggenda.

Il maestro e l’allievo si recarono sul monte sacro dell’Aventino a Roma e proprio lì, secondo il maestro di Caracas, Simòn Bolìvar pronunciò un giuramento, un voto per  il quale spenderà tutta la sua vita e i suoi averi.

Lì, sul monte dell’Aventino,  pronunciò:

                                        Non darò riposo al mio braccio né alla mia spada fino al giorno in cui spezzeremo le catene del dominio spagnolo che ci opprime.

 

Monumento dedicato a Simòn Bolìvar, situato a piazzale Simòn Bolìvar, RomaFonte: https://www.sovraintendenzaroma.it/sites/default/files/Bolivar_1_1024x512.jpg
Monumento dedicato a Simòn Bolìvar, situato a piazzale Simòn Bolìvar, Roma
Fonte: https://www.sovraintendenzaroma.it/sites/default/files/Bolivar_1_1024x512.jpg

Il sottile filo della storia che collega passato e presente

Vi è un sottile filo conduttore, un filo storico-culturale dell’epoca di cui scrivo, che ha rilegato la storia dei popoli del mondo. Un filo conduttore che ci guida fino alle società in cui viviamo oggi.

Questo filo inizia con la Rivoluzione francese e la Guerra d’Indipendenza nordamericana, e si collega direttamente alle guerre d’Indipendenza sudamericane condotte da Simòn Bolìvar e gli altri protagonisti.

Questo filo non si è mai spezzato. Si è spostato in lungo e in largo nel mondo, tornando, ad esempio, in Italia, con le guerre d’indipendenza risorgimentali contro il dominio austriaco, e ha continuato fino alla storia moderna, con le guerre d’Indipendenza che hanno portato alla decolonizzazione europea dell’Africa e dell’Asia, tra le due guerre mondiali fino alla fine del XX secolo.

Un filo che continua a essere il filo che rilega le pagine dell’immenso libro della storia del mondo. Un filo che rilega al giorno d’oggi il capitolo della quasi secolare lotta per l’indipendenza della Palestina.

È il filo d’oro dell’autodeterminazione dei popoli.

L’inizio della liberazione Sud Americana

Mappa illustrativa del sistema coloniale europeo nel mondo conosciuto nel XVIII secolo all'alba delle guerre d'indipendenza americane
Mappa illustrativa del sistema coloniale delle potenze europee e del traffico di merci e schiavi da e per le colonie all’alba delle guerre d’indipendenza americane.
[Carta di Laura Canali] https://www.limesonline.com/carte/colonie-europee-traffici-rotte-14656194/

Nel 1806, il patriota venezuelano Francisco de Miranda diede avvio al primo tentativo di liberazione del Sud America. Miranda tentò di liberare la città di Coro, situata vicino la costa venezuelana, ma non ebbe successo. La sua iniziativa, però, fece divampare ancora di più la fiamma del sogno di Bolìvar, che decise di ritornare nella terra patria per dedicare la sua vita al giuramento fatto.

Le concomitanze geopolitiche dell’epoca giocarono a favore dei patrioti ispano-americani, in quanto, nel 1808, Napoleone pose la corona di Spagna sulla testa di suo fratello Giuseppe. Questo atto scatenò una guerra nella penisola iberica che sconvolgerà la Spagna fino al 1814.

La guerra indebolì il potere, l’influenza e la deterrenza spagnola nei territori d’oltre mare.

Le notizie della lotta per il trono spagnolo diedero ulteriore spinta agli ideali indipendentisti che andavano maturando in tutto il Sud America.

Nel 1810, a Caracas, nacque il movimento secessionista, l’anno successivo la città di Caracas dichiarò la sua indipendenza dalla corona di Spagna.

L’ascesa di Bolìvar in politica e nei campi di battaglia

Fu con la creazione della Repubblica di Caracas e la firma dell’atto d’Indipendenza che Bolìvar iniziò a farsi notare.

I suoi interventi fortemente indipendentisti e radicali non passarono inosservati. Inoltre, si unì all’esercito di Francisco de Miranda, con il ruolo di colonnello, per difendere la neonata Repubblica dalla reazione spagnola.

La prima esperienza repubblicana però non superò il biennio. L’esercito realista spagnolo, meglio armato e addestrato, sconfisse i repubblicani venezuelani.

Nella sconfitta pesò anche un errore commesso dall’inesperto Bolìvar, che perse la piazza di Puerto Cabello, dove i repubblicani conservavano la loro scorta di armi e munizioni.

Impossibilitati nella continuazione della guerra, il generale Miranda trattò la capitolazione con gli spagnoli e pose fine all’esperienza della Prima Repubblica Venezuelana.

 

L’assunzione della leadership indipendentista e la “Campagna ammirabile”

L’accettazione senza riserve di tutti i termini della capitolazione, imposti dagli spagnoli al generale Miranda, provocò la fine dell’ammirazione e fiducia da parte dei suoi sottoposti compreso lo stesso Bolìvar che vide in questa condotta una sorta di tradimento alla causa indipendentista. Miranda fu così deposto dalla guida rivoluzionaria e arrestato. Lo stesso Bolìvar partecipò al suo arresto, avvenuto il 31 luglio 1812. Miranda morirà nella prigione Spagnola di La Carraca a Cadice, nel 1816.

Simòn Bolìvar aveva fatto un giuramento e non si diede per vinto. Nel 1812, scappò a Curaçao e nello stesso anno si trasferì a Cartagena de Indias. Il suo progetto era liberare sia la Venezuela che la Nuova Granada.

Proprio a Cartagena, Bolìvar scrisse uno dei suoi più importanti testi politici, il “Manifesto di Cartagena“, nel quale propose la riconquista di Caracas come passo fondamentale per la liberazione dell’intero continente sudamericano, da cui sarebbe dovuto nascere un grande stato unitario chiamato Gran Colombia.

Sulla base ideologica del manifesto di Cartagena, radunò un esercito.

Il 14 maggio 1813, attraversò a cavallo le Ande, conseguendo una vittoria dopo l’altra. Una marcia, tra audacia e strategia, che ricordò quella di Annibale, questa impresa fu chiamata la ”campagna ammirabile”.

In appena tre mesi, entrò trionfalmente nella città di Caracas.

Bolìvar era il capitano generale degli eserciti della Nuova Granada e Venezuela e la città di Caracas gli conferì il titolo di ”Libertador”.

Ebbe così inizio la Seconda Repubblica di Venezuela.

 

Ande venezuelane
Ande Venezuelane
Fonte: https://lacgeo.com/sites/default/files/valle_de_mifaf%C3%AD_opt.jpg

 

Tra nemici interni ed esterni si spegne la Seconda Repubblica di Venezuela

Conclusasi l’ebrezza della vittoria, Bolìvar  si trovò ad affrontare i gravi problemi in cui versava la nuova Repubblica di Venezuela. Mancanza di organizzazione, anarchia, rivalità interne e sete di potere nel nuovo Stato crearono coalizioni di nemici interni, i quali si sommarono alla minaccia Spagnola che era ancora ben lontana dall’essere debellata.

Alla fine, la situazione per Bolìvar e i suoi fedeli fu insostenibile e fu costretto ad emigrare nell’Est del paese, seguito da quasi tutta la popolazione di Caracas.

Fu la fine della Seconda Repubblica di Venezuela.

I viaggi dalla Colombia alla Jamaica fino all’isola di Haiti e la lotta alla schiavitù

Bolìvar era stato sconfitto, ma in cuor suo aveva perso una battaglia, non la guerra.

Così, si spostò a Cartagena e poi a Bogotà.

Ormai, Bolìvar era ridotto in povertà, avendo speso tutte le sue fortune per la causa indipendentista.

Decise di imbarcarsi per la Jamaica e giunse alla città di Kingston. Era in cerca di appoggio finanziario e militare dalla corona inglese.

Nell’attesa della risposta inglese, decise di partire alla volta della giovane Repubblica di Haiti, che aveva ottenuto l’indipendenza dalla Francia nel 1804, divenendo il secondo Stato indipendente delle Americhe dopo gli Stati Uniti.

Haiti fu il primo Stato nato da una rivoluzione anti-schiavista, portata avanti proprio da un gruppo di schiavi liberati che si opposero al sistema schiavista francese e al suo sistema coloniale.

Fu proprio la missione di abolire la schiavitù in tutte le Americhe e liberarle dal gioco coloniale europeo che il Presidente haitiano, Alexandre Pétion, offrì rifugio a Bolìvar e appoggiò la sua causa indipendentista, fornendogli un generoso aiuto in uomini e mezzi.

L’aiuto venne concesso a patto che Bolìvar abolisse la schiavitù in tutto il Sud America.

Bolìvar divenne anch’egli un fervente rivoluzionario, non solo in chiave anti-coloniale ma anche anti-schiavista.

Bolìvar, forte dell’appoggio haitiano, salpò alla conquista dell’isola venezuelana di Margarita.

Il 16 giugno 1816 dichiarò l’abolizione della schiavitù in tutta la Venezuela e ottenne, di riflesso, l’appoggio della popolazione nera, che si arruolò nelle file repubblicane.

La battaglia di Vertières, tra haitiani e francesi
La battaglia di Vertières

La liberazione della Nuova Granada e  Venezuela e la creazione della Gran Colombia

Nel 1817, Bolìvar era riuscito a dare nuovamente slancio alla causa indipendentista.

Conquistò la regione venezuelana della Guayana, rendendola una roccaforte repubblicana inespugnabile. Lì, fondò il giornale ”Correo del Orinoco”, che fu pubblicato dal 1818 al 1821.

Stampato nella città di Angostura (oggi Ciudad Bolìvar), sarà il primo giornale sovrano di tutto il Sud America e le sue copie verranno diffuse anche in Europa.

Sempre nella città di Angostura, nel 1819, convocò un congresso dove pronunciò il più celebre dei suoi discorsi politici.

Organizzò un nuovo esercito indipendentista, forte di tremila uomini, e consacrò alla storia per una seconda volta la sua audacia.

Replicò la traversata del 1813 delle Ande, durante la stagione delle piogge. La sua strategia si rivelò vincente e colse alla sprovvista gli spagnoli, che furono sconfitti nella battaglia decisiva di Boyacá, il 7 agosto 1819.

Il 10 agosto Bolìvar entrò trionfalmente a Bogotà. La Nuova Granada era stata liberata.

Bolìvar tornò nella sua roccaforte di Angostura e riuscì a far approvare una nuova Costituzione, dando vita alla Repubblica di Colombia (o Gran Colombia).

La nuova repubblica accorpava i territori di quello che oggi sono la Venezuela e la Colombia odierna. Tuttavia la Venezuela rimaneva ancora sotto il dominio spagnolo.

Nel 1821, l’esercito indipendentista sconfisse gli spagnoli nella pianura di Carabobo, vicino Caracas, consacrando l’indipendenza venezuelana dalla Spagna per la terza volta.

Successivamente, fu indetto il congresso di Cúcuta, che elesse Bolìvar Presidente della Colombia e gli conferì ampi poteri esecutivi, ratificando il suo modello di Stato centralizzato che scongiurava gli estremi sia della monarchia sia dell’anarchia democratica.

 

La cacciata definitiva degli spagnoli dal Sud America

Le ambizioni di liberazione di Bolìvar non erano terminate.

Insieme ai suoi più fidati generali, liberò i territori dell’attuale Ecuador, Bolivia e Perù.

In concerto con un altro rivoluzionario e patriota sudamericano, l’argentino José de San Martín, che liberò il Cile e l’Argentina dal gioco spagnolo.

Alla fine del 1824, si concludevano le guerre d’indipendenza sudamericane, combattute contro gli spagnoli nell’arco di dodici anni.

Gli spagnoli non riconquisteranno mai più territori sudamericani continentali e, entro la fine del secolo, perderanno gli ultimi possedimenti insulari di Cuba e Puerto Rico.

 

La guerra contro il colonialismo era finita, ma quella per il potere interno era appena iniziata

Bolìvar vide il  sogno a cui aveva dedicato la vita realizzarsi nel concreto. Era all’apice della sua popolarità. Lui, il Libertador di tutto il continente sudamericano, era celebrato in tutte le città.

Ben presto, però, molti dei suoi amici divennero nemici. Iniziarono a formarsi fazioni contrapposte e intrighi.

La Gran Colombia, da lui presieduta, comprendeva la metà settentrionale del Sud America. Gli attuali stati di Venezuela, Colombia, Ecuador, Panama, Perù e Bolivia, liberati da lui e dal suo fidato generale Sucre. Bolìvar, però, andò ancora oltre.

Già presidente della Gran Colombia, sognava una “lega americana” che avrebbe unito le sue repubbliche con gli altri stati ispano-americani indipendenti (Messico, Cile e Argentina). Sognava una federazione che avrebbe avuto una propria presenza nella politica internazionale, capace di contare sullo scacchiere geopolitico e confrontarsi alla pari con le potenze europee, come iniziavano a fare i giovani Stati Uniti nordamericani.

 

La fine di un sogno e la frammentazione in piccoli stati sud americani

El Libertador fu accusato dai suoi rivali di aspirazioni imperiali. I suoi ex compagni d’armi rivendicavano per se stessi il potere nelle nuove repubbliche costituite.

I suoi rivali interni fecero franare il sogno di Bolìvar. Era esausto dei numerosi attentati alla sua persona e di una vita in lotta per un sogno che sì, era suo, ma anche del popolo sudamericano che tanto amava.

Decise così di arrendersi alle lotte intestine che stavano corrodendo la nuova società costituita. Frustrato dagli eventi, dichiarò di

”aver arato il mare”.

Nel gennaio del 1830, rassegnò le dimissioni definitive da Presidente della Gran Colombia e si ritirò dalla scena pubblica.

Nel giro di pochi mesi, la sua Gran Colombia si sciolse e sorsero dalle ceneri una serie di staterelli indipendenti governati da leader militari, tradizione sudamericana che continuò fino e per tutto il ‘900.

 

La fine di Simòn Bolìvar

Fedele a se stesso e alle sue parole, come uomo d’altri tempi quale è stato, Bolìvar dedicò la sua vita e il suo intero patrimonio a mantenere il giuramento prestato al suo maestro ai piedi dell’Aventino.

Morì a Santa Marta il 17 dicembre 1830, a quarantasette anni. In povertà, lontano dalla vita pubblica, calunniato dall’accusa di mire imperiali. Perseguitato in maniera accanita dai suoi nemici invidiosi della sua gloria.

L’ultimo desiderio, espresso nel suo testamento politico, rivela il suo valore e la figura storica eccezionale che è stato fino alla fine dei suoi giorni.

El Libertador nelle sue ultime parole scrisse:

Se la mia morte contribuirà alla cessazione delle fazioni e al consolidamento dell’unione, scenderò serenamente nella tomba. 

Così si concluse la storia di Simòn Bolìvar, l’eroe del nuovo mondo, El Libertador che per venti anni a cavallo ha percorso il Sud America per liberare quella terra che per secoli era stata sotto il dominio spagnolo.

Può essere considerato il primo anti-imperialista del continente sudamericano.

 Viva la memoria di  Simòn Bolìvar!

Antonino Giorgio Saffo.

 

Trailer del film The Liberator (2014), basato sulla vita di Simòn Bolìvar, di Édgar Ramírez

Fonti:

https://www.storicang.it/a/simon-bolivar-il-liberatore-dellamerica_16872

Vita esemplare di Simon Bolìvar, Santiago Key-Ayala, Oaks Editrice, 2021

https://it.wikipedia.org/wiki/Sim%C3%B3n_Bol%C3%ADvar

https://it.wikipedia.org/wiki/Jos%C3%A9_de_San_Mart%C3%ADn

https://it.wikipedia.org/wiki/Haiti

https://it.wikipedia.org/wiki/Francisco_de_Miranda

https://www.storicang.it/a/gabriel-garcia-marquez-il-maestro-realismo-magico_16634