MALATTIA DA REFLUSSO GASTROESOFAGEO

Elena Nastasi
ELENA NASTASI
Scienza & Salute
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La malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE) è l’insieme dei sintomi e delle complicanze causate dalla risalita del contenuto gastrico in esofago. Tale disturbo colpisce circa il 10-20% della popolazione adulta in Europa ed è associato a una compromissione della qualità di vita.

CENNI ANATOMICI: L’ESOFAGO

L’esofago è un viscere cavo, impari, che si estende circa per 25 cm (fino a raggiungere lo stomaco), attraverso cui avviene il passaggio del cibo precedentemente masticato e deglutito, detto bolo alimentare. Il nome “esofago”, infatti, deriva dal greco οἰσοϕάγος, la cui traduzione letterale è “che porta ciò che si mangia”.

L’esofago presenta due anelli muscolari, noti come sfintere esofageo superiore e sfintere esofageo inferiore. Questi ultimi sono definiti impropriamente “sfinteri”, dal momento che non sono di tipo anatomico, ma sono strutture che possono essere definite tali per motivi funzionali. Essi mancano di quella conformazione dello strato muscolare presente, ad esempio, a livello del piloro (tra stomaco e duodeno) o a livello del canale anale. Proprio per tale motivo, dal momento che non è presente una vera e propria valvola, durante il rimescolamento gastrico, è possibile la risalita non fisiologica del contenuto dello stomaco a livello esofageo.

SFINTERE ESOFAGEO INFERIORE

Lo sfintere esofageo inferiore circonda la parte inferiore dell’esofago. Non è disposto esattamente alla giunzione con lo stomaco, ma si trova in posizione più prossimale. Il passaggio tra l’esofago e lo stomaco è regolato dalla presenza di una regione anatomica e funzionale complessa, chiamata giunzione esofagogastrica. Se tale giunzione viene osservata mediante endoscopia, possiamo osservare una linea irregolare, nota come Linea Z. Quest’ultima, coincide con il limite superiore del cosiddetto orifizio cardiale, che rappresenta il vero e proprio punto di distacco tra esofago e stomaco. Nei soggetti sani, questa zona ad alta pressione permette il transito del cibo verso lo stomaco e limita la risalita del contenuto acido dello stomaco.

FONTE:

MRGE: EZIOLOGIA

Il reflusso gastroesofageo è una patologia che è causata da diversi fattori:

  • alimentari;
  • anatomici;
  • funzionali;
  • ormonali;
  • farmacologici.

Questa situazione si verifica soprattutto in corrispondenza di pasti troppo abbondanti ed elaborati, in posizione supina o chinando il busto e può accompagnarsi ad acidità e pesantezza a livello dello stomaco o dell’esofago stesso. Infatti, dobbiamo considerare che il succo gastrico, prodotto dalla mucosa gastrica, è costituito da muco, sali, acqua, enzimi digestivi e, soprattutto acido cloridrico. Mediamente, la quantità secreta in un adulto è compresa tra 1,5 e 3 litri. Il pH (indice di grandezza per indicare la basicità o acidità di una soluzione) è molto basso, compreso tra valori di 2-3. Questo ci può far comprendere come l’eventuale risalita del contenuto gastrico a livello esofageo, con un’acidità così elevata, che danni possa creare a livello della mucosa esofagea.

QUALI SONO I SINTOMI DELLA MALATTIA DA REFLUSSO GASTROESOFAGEO?

Nella maggior parte dei casi, la malattia da reflusso gastroesofageo è paucisintomatica (ossia quando non produce sintomi di rilievo, al punto da passare del tutto inosservata o da essere sottovalutata e considerata un lieve malessere passeggero)  e si può tenere sotto controllo grazie a semplici accorgimenti nello stile di vita e alimentare e/o alla terapia medica. In una percentuale ristretta di casi, invece, è necessario un inquadramento diagnostico più ampio.

sintomi tipici sono rappresentati da:

  • pirosi, ossia una sensazione di bruciore avvertita nella regione comunemente identificata come “bocca dello stomaco” e dietro lo sterno, talvolta con irradiazione posteriore e dolore interscapolare.
  • rigurgito, descritto come percezione della risalita del contenuto gastrico in bocca, con conseguente sensazione di amaro.
FONTE

Esiste, inoltre, un ampio spettro di sintomi “atipici” che spesso sono di difficile diagnosi e trattamento, tra i quali:

  • tosse secca;
  • alitosi;
  • asma;
  • fastidio in gola;
  • raucedine

Sin dai primi sintomi è opportuno sottoporsi a una visita gastroenterologica.

LA DIAGNOSI: NON SOTTOVALUTARE I CAMPANELLI D’ALLARME

La presenza di sintomi definiti “tipici” (pirosi retrosternale e rigurgito acido) consente già allo specialista di diagnosticare la malattia da reflusso gastroesofageo e di impostare un periodo di terapia con farmaci inibitori di pompa protonica. Qualora dopo un periodo di terapia non si ottenessero risultati o in presenza di sintomi d’allarme, il medico potrà descrivere ulteriori esami diagnostici.

Tra i test utili per diagnosticare tale disturbo vi sono:

  • pH-impedenziometria delle 24 ore: esame che, tramite sondino sottile trans-nasale che viene posizionato fino in stomaco, permette di monitorare nell’arco di 24 ore la quantità di materiale refluito dallo stomaco.
  • Esofagogastroduodenoscopia (EGDS): esame che, utilizzando una sonda flessibile con diametro di pochi millimetri e dotata di videocamera, inserita dalla bocca, permette di valutare le pareti di esofago, stomaco e duodeno e, se necessario, di prelevare piccoli campioni di tessuto (biopsia).
  • Radiografia del tubo digerente con mezzo di contrasto: esame che viene effettuato facendo bere al paziente una piccola quantità di mezzo di contrasto e che consente di visualizzare anatomia e funzione delle prime vie digerenti (esofago, stomaco e prima parte intestino tenue).
  • Manometria esofagea: esame che serve per valutare eventuali anomalie nella motilità esofagea e dello sfintere esofageo inferiore, effettuato con una sonda introdotta per via trans-nasale e la contestuale somministrazione di piccoli sorsi di acqua.

IL TRATTAMENTO DEL REFLUSSO GASTROESOFAGEO: L’IMPORTANZA DELLO STILE DI VITA

Una corretta terapia del reflusso gastroesofageo si basa inizialmente su un’adeguata modifica dello stile di vita. Infatti, viene suggerito di:

  • fare pasti piccoli e frequenti, non bere alcol nelle tre o quattro ore prima di dormire, evitare pasti abbondanti la sera;
  • evitare alimenti che possano peggiorare i disturbi del reflusso, quali caffè, pomodori, alcol, spezie, agrumi, fritture e cibi ad alto contenuto di grassi;
  • rialzare la testa utilizzando più di un cuscino, una volta a letto;
  • evitare fonti di stress;
  • mantenere il peso forma e dimagrire se si è in sovrappeso;
  • smettere di fumare.

TRATTAMENTO FARMACOLOGICO

Se le modifiche dello stile di vita non sono sufficienti ad alleviare i sintomi, il medico può prescrivere farmaci specifici.  Tra questi troviamo:

  • antiacidi: agiscono rapidamente neutralizzando l’acido presente nello stomaco e riducendo la sintomatologia da reflusso gastroesofageo;
  • farmaci che bloccano la produzione di acido a livello gastrico: in questa classe di farmaci troviamo gli inibitori della pompa protonica (come omeprazolo e pantoprazolo), che sono i farmaci più utilizzati nella terapia del reflusso;
  • farmaci procinetici: ostacolano il reflusso promuovendo la corretta motilità e lo svuotamento dello stomaco, in particolar modo dopo il consumo di pasti.

LA PATOLOGIA NON PUÒ ESSERE SOTTOVALUTATA

È fondamentale non sottovalutare la malattia da reflusso gastroesofageo e le sue complicanze, dal momento che la mucosa dell’esofago, durante l’esposizione del materiale acido/biliare, attiva una serie di meccanismi difensivi che portano le cellule ad andare incontro a modificazioni, fenomeno definito in gergo medico “metaplasia”L’espressione più grave di questo fenomeno è il cosiddetto “esofago di Barrett“, una lesione che predispone all’evoluzione in cancro dell’esofago.

Elena Nastasi

BIBLIOGRAFIA

Trattato di anatomia umana, Anatomia topografica, Atlante di anatomia umana – di Giuseppe Anastasi

UNIGASTRO : Malattie dell’ Apparato Digerente – Edizione 2022 – 2025

Humanitas – Sito Web

https://www.hsr.it/