Il “Masterclass tour” di Edoardo Leo arriva a Messina con “Non sono quello che sono”

Giuseppe Micari
GIUSEPPE MICARI
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Nel pomeriggio di lunedì 28 ottobre, l’Università degli studi di Messina ha avuto il piacere di ospitare Edoardo Leo per presentare il suo “Masterclass Tour”. Dopo la tappa a Catania, l’attore è arrivato nel messinese dove ha avuto modo di presentare la sua opera intitolata “Non sono quello che sono”. La pellicola ritratta in chiave moderna l’Otello, mirando a sottolineare l’attualità della tragedia shakespeariana.

Il paragone di Edoardo Leo fra la società del tempo e quella odierna

Dopo la presentazione e i saluti istituzionali della magnifica rettrice Giovanna Spatari, è stato mostrato il trailer del film, seguito da una breve introduzione di Leo. L’opera riprende un tema quanto mai attuale: il feminicidio, enfatizzando proprio le figure maschili e la loro mentalità patriarcale. L’attore ha ammesso che avrebbe voluto portare il tour anche nelle scuole, col rischio che il film risultasse troppo violento per quella fascia d’età e fosse quindi forzatamente edulcorato.

“Non sono quello che sono” si focalizza come già detto sulla figura maschile, la quale secondo il regista al giorno d’oggi ignora il problema della violenza e degli abusi di genere. Lo dimostrano le statistiche: ogni giorno in media due donne sono vittime di feminicidio. I protagonisti maschili dell’opera vengono caratterizzati da una mentalità maschilista e patriarcale incline alla gelosia e alla violenza, mostrata allo spettatore con la premeditazione degli omicidi. L’opera ha poi natura popolare: lo scrittore inglese di fatti ideò una tragedia rivolta al popolo e ciò si riflette nel film con l’utilizzo dei dialetti romano e napoletano, ma anche con la collocazione popolare e pseudo-criminale dei personaggi trattati, contesti in cui la logica del possesso della donna è più tipica.

Edoardo Leo parla di Franca Rame. Crediti: UniVersoMe

Maltrattare l’oggetto del proprio amore

Nella tragedia Edoardo Leo sviscera il complicato rapporto tra Otello e Desdemona, la sua amata. L’amore in questione non è naturale, ha più il carattere di un’ossessione. La stessa natura la ritroviamo anche con Iago che non riesce a baciare Emilia senza prima toglierle la sua identità di donna, come accade quando le copre il viso con un hijab. Questa relazione di amore e gelosia che si trasforma pian piano in odio viene ben spiegata nella resa in italiano della celebre citazione shakespeariana:

“La gelosia è un mostro dagli occhi verdi che sputa nel piatto in cui mangia” (riproposizione di Leo in “Non sono quello che sono”)

Per l’adattamento del film il regista ha studiato l’opera in lingua originale, per ricostruire al meglio la contorta psicologia dietro ogni personaggio. Ad esempio Iago, vero antagonista della storia, riesce a usar espedienti manipolatori per ingannare Otello e fargli credere che l’amata e i suoi cari stessero tramando continuamente alle sue spalle. Lo stesso Iago, che nell’opera originale si tace e scompare dai dialoghi, viene tramutato da Leo in un carcerato che il regista ha immaginato da vecchio, uscito di prigione, mentre racconta la vicenda in un programma tv tramite numerosi flashback. Anche il personaggio di Desdemona è particolare: nonostante il rapporto tossico che ha con l’amato, rimane fedele e gli perdona i soprusi e gli scatti d’ira per amore. Anche quando rivela all’amica Emilia che teme per la sua stessa vita, continua ad affermare che “nemmeno per tutto l’oro del mondo tradirebbe il suo uomo”.

Scena del film di Edoardo Leo - Crediti: UniVersoMe
Scena del film di Edoardo Leo – Crediti: UniVersoMe

La rappresentazione dell’abuso

Iconica è la scena della morte di Desdemona, raccontata da Leo come rappresentazione massima del disprezzo e del disgusto che l’uomo può provare nei confronti della donna. Otello, che ha l’occasione per ucciderla tagliandole la gola, preferisce utilizzare una pistola, simboleggiando la distanza che tiene a mantenere anche nel momento dell’omicidio. Il regista, inoltre, imposta un linguaggio che rispecchia sia l’”Otello” originale che il linguaggio d’odio della società dei giorni nostri. L’utilizzo della parola “puttana” per rivolgersi a una qualsiasi donna è ordinario in “Non sono quello che sono” e, spiacevolmente, l’attore sottolinea come sia anche l’insulto più rivolto alle donne al giorno d’oggi. Ciò viaggia parallelamente all’insulto più rivolto verso gli uomini, ovvero “cornuto”, che indica indirettamente la malafede della donna altrui. È tutto un circolo vizioso che fa capo alla cultura del possesso.

A conclusione dell’evento, per sensibilizzare ulteriormente il pubblico sull’argomento, Edoardo Leo ha recitati un pezzo tratto dall’opera di Franca Rame, attrice impegnata in politica, che fu vittima di uno stupro punitivo da parte di esponenti dell’estrema destra nel 1973. Il suo racconto è testimonianza, attraverso il libro del 1981 “Lo stupro e il docufilm dedicato “Processo per stupro” del 1979. Entrambe le opere ebbero un enorme eco nell’opinione pubblica e scossero le coscienze degli Italiani. Fino a meno di 50 anni fa l’uomo violento aveva la possibilità di appellarsi a sistemi come il delitto d’onore o l’adulterio considerato un crimine imputabile solo a donne. In questo racconto Leo si è confrontato a tu per tu con tutti gli spettatori, instaurando un dialogo attivo che ha visto studenti e docenti coinvolti ed entusiasti.

“Non sono quello che sono” di Edoardo Leo sarà nelle sale dal prossimo 14 novembre.

 

Giuseppe Micari

Carla Fiorentino