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Il caso “dossieraggio” travolge politici e personaggi famosi

Francesco D'anna
FRANCESCO D'ANNA
Attualità
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Da giorni nella stampa italiana infiamma un caso di “dossieraggio” che ha coinvolto numerosi politici  e personaggi italiani del mondo dello spettacolo, sport e industria. Con dossieraggio si intende, nel gergo giornalistico, una pratica volta alla realizzazione di dossier contenenti informazioni riservate su una o più persone per diversi scopi, fra cui il ricatto. Il caso aperto dalla procura di Perugia vede come suoi indagati principali il luogotenente della Guardia di Finanza Pasquale Striano, il magistrato Antonio Laudati e tre cronisti del quotidiano “Domani “.

I nomi dei dossier

A partire dal 2021 Striano e Laudati avrebbero condotto più di ottocento accessi alla banca dati della DNA, la Direzione Nazionale Antimafia, per ottenere informazioni riservate poi trasmesse al quotidiano. Altri dati rubati attengono anche a banche digitali come quella dell’Agenzia dell’Entrate. I dossier conterrebbero informazioni riservate prevalentemente riguardanti indagini preliminari, procedimenti giudiziari chiusi o in corso e redditi di personaggi noti appartenenti perlopiù alla politica. Fra questi i ministri Crosetto, Lollobrigida, Urso, Casellati, Fratin, Calderone ma anche altri esponenti politici come Salvini, Ceccardi e il sindaco di Palermo Lagalla. Fra i volti noti della società  presenziano Fedez, Agnelli, Ronaldo e il presidente della FIGC (la Federazione Italiana Giuoco Calcio ), Roberto Gravina.

Le informazioni trapelate non hanno però portato a indagine gli spiati, ad eccezione del presidente della FIGC  Gabriele Gravina. Egli è stato ascoltato dalla Procura di Roma nella giornata di mercoledì per le accuse di appropriazione indebita e autoriciclaggio riguardanti irregolarità nell’assegnazione dei diritti televisivi della Lega Pro 2018, il cui bando è stato vinto dall’azienda ISG Ginko. Gravina avrebbe accettato una somma di denaro nel corso di una compravendita di libri antichi e l’avrebbe poi riciclata con l’acquisto di un immobile a Milano intestato alla figlia.

 

 

Fonte : Public Domain Pictures

Il caso Crosetto

L’indagine è stata riaperta appena dopo la pubblicazione nell’agosto 2023 da parte del quotidiano Domani di informazioni riservate che riguardavano il Ministro Crosetto. Secondo queste informazioni, il Ministro avrebbe incassato dei compensi grazie a delle consulenze a favore di alcune aziende dell’industria bellica. Ciò sarebbe avvenuto dopo la sua nomina a ministro della Difesa, incompatibile per la legge con questo tipo di attività. La Procura di Roma avrebbe così aperto un’inchiesta sul Ministro, risalendo nel frattempo a Striano come fonte delle informazioni..

 

L’inchiesta sul magistrato Laudati

Dato il suo coinvolgimento, l’indagine è passata alla Procura di Perugia. Questa è la prassi quando ad essere indagato è un magistrato appartenente alla giurisdizione romana. In precedenza già sospettato per presunte istruttorie in cui favoriva se stesso e suoi amici, Laudati impedì a un’azienda l’acquisto di un ex convento a Santa Severa, vicino Roma, dove il magistrato possiede un immobile. L’istruttoria sarebbe stata quindi avviata per impedire la realizzazione di diversi cantieri nell’area vicino allo stabile, dove l’azienda era interessata a realizzare diverse villette.

Laudati poi, nel corso del suo incarico di capo della Procura di Bari nel 2009, sarebbe stato poi coinvolto in tentativi di protezione giudiziaria nei confronti dell’imprenditore Gianpaolo Tarantini, condannato per aver portato diverse escort nelle residenze dell’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.  Tarantini era stato intercettato durante alcune conversazioni intraprese con l’ex consigliera comunale di Bari , la quale partecipò alle feste organizzate dall’ex premier ricevendo compensi e la candidatura alle amministrative di Bari. Infine il magistrato sarebbe stato coinvolto in irregolarità nell’assegnazione di appalti nel settore sanitario.

Ancora perplessità sulle finalità

Non è chiaro quale fosse lo scopo  di queste soffiate e ci sono diverse  ipotesi.  La più probabile  è quella di uno spionaggio nei confronti dei personaggi sotto i riflettori in quel dato momento, ad esempio i membri del governo sono stati vittime a partire dalla loro nomina.

Da escludere per il momento la strada del ricatto. Infatti, nessuna delle vittime risulta accusato di corruzione. Secondo il procuratore nazionale antimafia Melillo e il procuratore di Perugia Cantone  le indagini sono ancora molto premature . Ma è lecito pensare che Striano e Laudati non siano gli unici ad aver effettuato questi accessi e altri casi simili verranno fuori nel corso delle indagini. La preoccupazione nasce dalla nota debolezza delle strutture digitali pubbliche, cui gli attori istituzionali possono accedere senza andare incontro a rigidi controlli.

L’opinione pubblica a riguardo

Dalla premier Meloni alla leader dell’opposizione Schlein, il mondo della politica si unisce nella condanna dei furti di notizie riservate ritenuti vergognosi e sollevando la necessità di far chiarezza.

Il quotidiano Domani ha invece difeso i suoi cronisti specificando che avrebbero agito nel pieno diritto di libertà di stampa.

Francesco D’Anna