La sperimentazione di Annalisa: “E poi siamo finiti nel vortice”

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Divertente nel complesso, il nuovo album di Annalisa prende ispirazioni da dive come Carrà e Rettore. Ma vorremmo sentire testi meno banali e più impegnati! – Voto UVM: 3/5

 

Nonostante la voce di Annalisa Scarrone non ci abbia mai lasciato in astinenza nelle ultime estati, la famosa cantante savonese non rilasciava un album da 2 anni. La sua ultima fatica E poi siamo finiti nel vortice (pubblicata lo scorso 29 settembre), sembra voler stabilire dei nuovi traguardi sulla sua figura di cantante pop semplice ma ricca di influenze. Dopo pezzi come Non so ballare e Alice e il blu, Annalisa sembrava essersi avvicinata all’hip hop più in voga nell’ultimo quinquennio (vedasi il mood dell’album Bye Bye).

Esattamente come questi ultimi prodotti musicali, questa nuova Annalisa vuole proporre qualcosa che va fuori dalla sua zona di comfort. Frutto di una musica ispirata al synthwave (o retrowave come alcuni vorranno), questo album punta tutto sulla sperimentazione. Escludendo alcuni brani come Mon Amour, tutte le canzoni si ispirano alla musica elettronica degli anni ’80, tornata in voga nell’ultimo decennio.

A rappresentare al meglio questo vortice servivano le vibes della musica wave? Andiamo a scoprire le tracce in maniera più dettagliata, così da dare ordine al tutto!

Cavalcando l’onda del successo

Come ha dichiarato la stessa cantautrice

“Per vortice intendo tutto l’insieme di emozioni che salgono e scendono e ti fanno sentire come dentro un vortice”

Sebbene le prime tracce dell’album (Ragazza sola, Mon Amour e Bellissima), siano già notoriamente conosciute al grande pubblico; il tema del nuovo lavoro di Annalisa, E poi siamo finiti nel vortice, si presenta abbastanza coerente in molti momenti delle altre sue tracce.

La copertina dell’album e i testi delle canzoni evocano più volte alcuni degli elementi chiave che hanno ispirato Annalisa durante l’elaborazione del suo nuovo progetto musicale. Da lei definito come:

“Una parte di sé che rivede in molte altre persone”

Il colore Indaco viene menzionato nel titolo della traccia in coda all’album. Questo, prodotto dell’unione tra blu e viola, viene associato alla spiritualità e alla meditazione, oltre che all’intuizione. Infatti, la traccia che chiude perfettamente il cerchio vuole ripercorrere quelle fasi dell’esistenza che comprendono l’ascesa di qualcuno che ha deciso di riprendere in mano la sua vita.

Viola, colore che ritroviamo nella copertina, si riferisce alla nuova carica di creatività e immaginazione che evidentemente ci restituisce una Annalisa rinnovata dal punto di vista artistico e forse anche personale (vedasi il suo profilo Instagram dove dichiara di aver trovato l’amore della sua vita e di averlo consolidato con il matrimonio).

Infine, viene citata più volte la dea Venere come riferimento alla forza motrice scaturita dall’amore che tutto muove, compreso l’evoluzione del proprio ego.

Il vortice come un loop di emozioni

Analizzando i testi possiamo distinguere 3 fasi: Bellissima e Indaco violento coincidono esattamente con la fine di una fase e l’inizio della rinascita che porterà a un turbinìo di emozioni ed esperienze atte a una maggiore consapevolezza di se stessi e l’apertura a nuovi cambiamenti. I momenti introspettivi aiutano a conoscersi meglio (come si evince da Ragazza sola), e di conseguenza nasce una curiosità verso il nuovo come se fossimo anime infantili (Bollicine).

La terza fase è quella soggetta alla vera tempesta che ognuno di noi può sentire dentro: la voglia di sperimentare e provare nuove sensazioni (come cantato in Euforia e Mon Amour) ci porta ad essere contraddittori (La crisi a Saint-Tropez), eppure, alla fine, quando si inizia a mettere a fuoco un pensiero o un’idea è lì che si riesce a dare il meglio di se (Gommapiuma, Aria, Stelle).

Annalisa si applica, ma potrebbe dare di più!

Questo album vuole non solo ribadire il talento della nostra cantante savonese ma ci auspichiamo che sia l’inizio di una florida linea artistica fatta di sonorità differenti dalla media italiana.

Ciò che un po’ stona è la banalità dei testi che irrompono in questa innovazione musicale e ciò lascia meno spazio alla sperimentazione. I testi sessualmente liberi, sebbene siano autoironici e divertenti nel complesso, scoraggiano ciò che per noi sarebbe potuto essere il riscatto del genere pop nel grande parco dell’industria musicale italiana.

In conclusione, il voto finale della redazione non vuole scoraggiare l’operato della nostra cara Annalisa ma vorrebbe spronarla: proprio come certi professori fanno dopo aver notato le potenzialità dei singoli studenti (cosa che la nostra Annalisa, laureata in fisica, dovrebbe sicuramente ricordare)!

 

Salvatore Donato