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Maltempo? No, è la crisi climatica che causa disastri ambientali

Redazione Attualità
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È giunta l’ora di smettere di definire come maltempo, tragica fatalità o semplice sfortuna ciò che in questi giorni ha colpito l’Italia. Nonostante i diversi campanelli d’allarme, non tutti sono ancora convinti che la causa principale di questi disastri sia la crisi climatica – oltre che la mala gestione.

Proprio il 15 maggio è scattato l’OvershootDay, il giorno in cui abbiamo esaurito le risorse naturali disponibili per il 2023. Siamo ufficialmente in debito con il nostro Pianeta.

Il nesso tra cambiamento climatico e le alluvioni in Emilia Romagna e nelle Marche

Ripercorriamo, passo passo, quanto successo tra il 15 e il 17 maggio evidenziando insieme cosa non ha funzionato e perché. Trentacinque i comuni allagati, decine di frane e più di venti i fiumi esondati. Questi sono i dati che, più o meno, rimbalzano da un notiziario all’altro, per non parlare di quello più grave: quattordici morti e trentaseimila sfollati. La domanda che la maggior parte della gente si pone davanti a questi eventi è sempre la stessa «si poteva evitare?». Anche la risposta non cambia di anno in anno.

Come impatti sul territorio probabilmente è l’effetto alluvionale più grave di almeno gli ultimi 100 anni. Come estensione delle aree interessate e quantità di precipitazione, così come per danni su più province, è qualcosa di devastante, gravissimo.

Sottolinea Pierluigi Randi, presidente dell’AMPRO (Associazione meteo professionisti).

Già i primi giorni di maggio sono state registrate precipitazioni intense nella regione, ma non come le ultime definite «quelle che cadono di solito in una intera primavera. In un secolo non ci sono mai stati eventi estremi così vicini. La situazione è davvero preoccupante, anche per il futuro».

Spiegazione scientifica

Si tratta di un fenomeno denominato Effetto stau, che si riscontra quando una corrente d’aria, mentre risale lungo una catena montuosa, perde parte della propria umidità, la quale condensa e precipita al suolo sotto forma di neve o pioggia. Questa, insieme al ciclone mediterraneo proveniente dalle coste del Nord Africa, è una delle cause principali del maltempo degli ultimi giorni.

Responsabilità umana

Mauro Rossi, ricercatore dell’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica (IRPI), spiega che nel contesto di queste alluvioni bisogna considerare la cattiva manutenzione del territorio e la poca attenzione dei rischi legati alle sue caratteristiche specifiche. Infatti, l’Appennino romagnolo e le zone collinari a nord sono «altamente propense al dissesto» per natura. Gli errori riguardano sia i versanti dei rilievi, dove l’eccessivo disboscamento e  la livellazione del suolo hanno favorito il deflusso d’acqua verso la valle, sia la pianura che si trova in prossimità dei fiumi.

Ad intervenire sulla questione maltempo anche Nello Musiumeci, che anticipa un approccio ingegneristico diverso.

Nulla sarà più come prima, il processo di tropicalizzazione ha raggiunto anche l’Italia. Serve un approccio nuovo al sistema idraulico su tutto il territorio, perché quello che è accaduto in Emilia Romagna era già accaduto ad Ischia e potrà accadere in tutte le altre zone del Paese

Anche il Po preoccupa

Ci troviamo a Villafranca Piemonte, al confine tra le province di Torino e Cuneo, dove ieri il fiume Po è esondato  raggiungendo i 4 metri di altezza. Tante le zone della regione in cui è stato registrato maltempo per tutta la notte. La stazione meteo di Arpa a Barge (in provincia di Cuneo) ha registrato in tre giorni oltre 300 millimetri di pioggia. Chiusa la statale 589 dei laghi di Avigliana a causa della piena del torrente Ghiandone a Barge.

A Torino, i Vigili del fuoco sono intervenuti per rimuovere alcuni alberi pericolanti e riparare alcune infiltrazioni dai tetti dovuti ad alcuni guasti alle grondaie.

Anche a Cardè si sono verificate esondazioni del fiume Po. Tuttavia, il sindaco rassicura: «È una piena ordinaria. La situazione è di allerta, ma sotto controllo. Abbiamo chiuso alcune strade, e manteniamo alta l’attenzione». Inoltre, si segnalano diverse frane. Il Ribordone, un paese nella valle del torinese, è isolato per la caduta di alcuni massi sulla strada.

Ultima Generazione: gli attivisti “colpiscono” la Fontana di Trevi

Fonte : Ansa

Nella giornata di ieri, 21 maggio, gli attivisti di Ultima Generazione, già protagonisti di azioni analoghe, hanno deciso di gettare del carbone vegetale all’interno della Fontana di Trevi (Roma) tingendo così le acque di nero. Accompagnati da uno striscione con su scritto «Non paghiamo il fossile» , hanno anche ricordato quanto sta accadendo in questi giorni con lo scopo di sensibilizzare il prossimo. Dieci attivisti sono stati fermati dalla polizia locale, non sono mancati gli insulti da parte dei romani e dei turisti nei confronti dei giovani protagonisti.

Di seguito il commento del sindaco di Roma Roberto Gualtieri sull’accaduto:

Tante persone dovranno lavorare per rimuovere la vernice, appurarsi che non ci siano danni permanenti, come noi speriamo . È sempre un rischio che corrono i monumenti. Gli interventi di ripristino sono sempre costosi e hanno un impatto ambientale significativo.

Serena Previti