Referendum giustizia: tutto quello che c’è da sapere sui 5 quesiti

Redazione Attualità
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Dopo l’ultimo referendum, tenutosi nel 2016 riguardo l’estrazione degli idrocarburi, domenica 12 giugno, dalle 7 alle 23, tutti gli italiani saranno nuovamente chiamati a votare, questa volta per una tematica diversa: la giustizia. I cinque quesiti sono stati promossi da Lega Radicali.

I 5 referendum abrogativi

Molti italiani si stanno chiedendo, in questo periodo, quali siano le domande a cui sarebbero chiamati a rispondere. I temi trattati nei 5 referendum spaziano dalla legge Severino, alla limitazione delle misure cautelari, passando per la separazione delle funzioni tra magistrati, la valutazione dei magistrati e ancora l’elezione dei membri del Consiglio Superiore della Magistratura. Le schede, che riportano i diversi quesiti, avranno colori differenti: rosso, arancione, giallo, grigio e verde.

Si tratta di referendum abrogativi, per cui gli italiani voteranno per mantenere (votando No) o abrogare (votando Sì) le norme attualmente vigenti. Purché il referendum risulti valido, requisito necessario è il raggiungimento del quorum, ovvero il 50%+1 degli aventi diritto al voto.

Le 5 schede del referendum (Fonte: meteoweek.com)

Primo quesito: abrogazione della legge Severino

Il primo quesito si presenta sulla scheda di colore rosso e riguarda l’abrogazione del decreto legislativo n. 235/2012, cosiddetto “Severino” (emanato in attuazione dell’omonima legge n.190/2012), il quale porta il nome del Ministro della Giustizia in carica dal 2011 al 2013 durante il governo Monti. Si è sentita la necessità di questa legislazione in seguito a degli studi, condotti dall’UE e dall’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), in materia di corruzione, i quali dimostravano che l’Italia si classificava come il terzo paese OCSE più corrotto, oltre alle enormi spese annue che ne derivavano.

Il decreto Severino prevede, tra le altre cose, l’incandidabilità e l’ineleggibilità alle elezioni politiche del condannato in via definitiva con pena superiore a due anni, oltre che la decadenza dal mandato rappresentativo (parlamentare o di amministrazione locale). Per questo, la legge è valida anche per sindaci e consiglieri, i quali subiscono una pena più dura: vengono sospesi a seguito della sola sentenza di primo grado.

Se vincesse il , l’intero decreto Severino verrebbe abrogato ed i condannati tornerebbero a ricoprire o mantenere cariche politiche, salvo decisione contraria del giudice – cui è rimessa la decisione circa l’interdizione (temporanea o definitiva) dai pubblici uffici. In caso contrario, la situazione attuale rimarrebbe invariata.

Primo quesito (Fonte: trmtv.it)

Secondo quesito: limitazione delle misure cautelari

Il secondo quesito riguarda il tema della limitazione all’applicazione delle misure cautelari ed è contenuto nella scheda arancione. Si chiede ai cittadini italiani di abrogare o meno la “reiterazione del reato” come uno dei criteri sulla base dei quali i giudici possono sottoporre taluno la custodia cautelare in carcere o ai domiciliari, imporre l’obbligo di firma o di non lasciare il paese, prima che si svolga il processo.

Infatti, attualmente un indagato può preventivamente finire ai domiciliari o in carcere prima della sentenza finale se vi è il rischio di inquinamento prove, il pericolo di fuga, se si tratta di un reato grave o c’è il rischio di reiterazione del reato. Il quesito mira ad abrogare quest’ultima possibilità: l’indagato non potrà subire determinate restrizioni della libertà personale, come quelle sopra elencate, se c’è il pericolo che il reato possa essere commesso nuovamente.

Secondo quesito (Fonte: lamagistratura.it)

Terzo quesito: separazione delle funzioni tra magistrati

La scheda di colore giallo contiene il terzo quesito. Questo riguarda la separazione delle funzioni giudicanti e requirenti dei magistrati. Più nello specifico, oggi, a seguito del superamento del concorso in magistratura, è possibile scegliere tra due carriere: quella di pubblico ministero (la parte dell’accusa) e quella di giudice (con funzione giudicante sui procedimenti). Attualmente è possibile intraprendere una carriera e poi decidere di cambiare e intraprendere l’altra, anche se con qualche limitazione: ad esempio, questo passaggio non può essere effettuato più di quattro volte. Il quesito chiede agli italiani di scegliere tra mantenere, votando No, la possibilità di passare da una carriera ad un’altra, oppure decidere all’inizio della carriera se si vuole ricoprire il ruolo di giudice o di PM senza possibilità di cambiare carriera, votando .

Terzo quesito (Fonte: orticalab.it)

Quarto quesito: valutazione della professionalità dei magistrati

Il quarto quesito trova spazio nella scheda di colore grigio. Continuiamo qui a parlare di magistrati, ma stavolta della loro valutazione. L’operato dei magistrati, nel nostro sistema giuridico, è giudicato, in ultima parte, dal Csm (Consiglio Superiore della Magistratura), sulla base di pareri motivati non vincolanti (per cui non vi è obbligo di attenervisi) del Consiglio direttivo della Corte di Cassazione e dei Consigli giudiziari. Questi ultimi sono formati dai magistrati e dai cosiddetti membri laici, ovvero avvocati e professori universitari in materie giuridiche, che però non hanno potere decisionale sulla valutazione della professionalità e della competenza dei magistrati. L’obiettivo del quarto quesito è quello di estendere la valutazione dei magistrati anche ai membri laici.

Quarto quesito (Fonte: cremaonline.it)

Quinto quesito: elezione dei membri togati del Csm

La scheda del quinto e ultimo quesito è di colore verde ed ha ad oggetto l’elezione dei membri togati del Csm. Il Csm ha diversi compiti, tra cui: la gestione dei concorsi, gli avanzamenti di carriera, gli spostamenti dei magistrati e le sanzioni disciplinari. Tale organo è composto da 27 persone, di cui 3 sono membri fissi: parliamo del Presidente della Repubblica, del Procuratore Generale e del Presidente della Corte di cassazione. Poi ci sono 8 membri, tra professori universitari di materie giuridiche e avvocati che esercitano questa professione da almeno 15 anni, eletti dal Parlamento. I 16 membri rimanenti, i cosiddetti membri togati, ovvero i magistrati, sono eletti all’interno dai membri della stessa categoria.

Quando un magistrato intende candidarsi al Csm deve raccogliere almeno 25 firme dai suoi colleghi. Questo, però, secondo i promotori del referendum, sollecita la creazione di “correnti. Col quesito viene chiesta l’eliminazione del numero minimo di firme, per fare in modo che chiunque possa candidarsi liberamente ed in autonomia per entrare a far parte del Csm. Ciò sarebbe possibile se vincesse il .

Quinto quesito (Fonte: ilquotidianoindipendente.it)

Eleonora Bonarrigo