Il ruolo degli oligarchi russi alla corte di Putin, dallo smantellamento dell’URSS all’opera di mediazione con l’Ucraina

Attualità
#Attualità #UvM #UniVersoMe #oligarchi russia

La guerra tra Russia e Ucraina non è semplicemente un conflitto armato. Dietro ai missili, alle sparatorie, agli assedi si celano interessi che coinvolgono molti settori. Uno degli aspetti che mette a dura prova l’ equilibrio della Russia è la possibile recessione economica ed infatti l’occidente ha avuto chiare sin dall’inizio le potenzialità di uno strumento come quello delle sanzioni. Sebbene Putin sembra non risentirne particolarmente, altre personalità vicine allo “zar”  finite nella “lista nera” si sono ritrovate di fronte a numerosissimi sequestri di beni e soprattutto all’impossibilità di muoversi e di fare affari all’interno dell’UE. Molti oligarchi russi fino a questo momento hanno investito e possiedono capitale principalmente all’estero e non nella loro terra natale. Data la loro vicinanza a Putin e la loro importanza al fine di mantenere la stabilità – sia politica che economica – in Russia, colpire loro potrebbe significare fare un passo avanti al fine di ristabilire il clima di pace.

Da dove deriva la ricchezza degli oligarchi?

Dopo il crollo dell’Unione Sovietica la federazione russa visse un periodo di forte crisi. Si vide costretta a privatizzare le enormi imprese che fino a quel momento erano state sotto il controllo degli enti pubblici. Borís Él’cin – in quel momento presidente della Russia – dovette prendere una decisione cruciale: provare a vendere le aziende statali al miglior offerente correndo il rischio di cederle a grandi compratori esteri oppure abbassare i prezzi così da permettere ad un gruppo di investitori russi, giovani e “vicini” a lui di poterle acquistare.

Borís Nikoláevič Él’cin, ex presidente russo. Fonte: wikipedia.org

Il predecessore di Putin preferì la seconda opzione. Gli imprenditori smembrarono le imprese in loro possesso e le rivendettero, creandosi un patrimonio che verrà poi reinvestito in diversi settori, dall’energia allo sport. Dopo l’avvento di Vladimir Putin come presidente alcuni di loro vennero agevolati e altri fortemente contrastati. Lo “zar” ristabilì le gerarchie assicurandosi il supporto di coloro che, da quel momento in poi, grazie alla ricchezza e alla caratura politica acquisita in breve tempo, vennero riconosciuti con l’appellativo di “oligarchi“.

Putin diventa presidente, nel 1999. Fonte: dinovalle.it

Sospetto avvelenamento a Roman Abramovich

Roman Abramovich è sicuramente tra i magnati russi più celebri nel mondo occidentale. Dopo l’invasione dell’Ucraina ha tentato di sfuggire dalla morsa delle sanzioni rendendo pubblica la volontà di vendere il Chelsea, club di calcio britannico da lui acquistato nel 2003. Tuttavia, data la sua stretta vicinanza con Putin in passato, rientra anch’egli nella “black list”. Tutte le sue attività finanziare all’interno del Regno Unito e dell’Unione Europea sono state bloccate. Nei giorni scorsi però ha tentato di rimediare offrendosi come possibile punto di mediazione tra Russia e Ucraina partecipando ad un incontro diplomatico con il primo ministro ucraino Zelensky. La particolarità è che dopo questo incontro lui, un suo collaboratore e alcuni componenti della delegazione ucraina avrebbero accusato sintomi di avvelenamento, in particolare occhi rossi, irritati, parziale perdita della vista, desquamazione della pelle sul viso e sulle mani.

Roman Abramovich. Fonte: tg24.sky.it

Non solo lui ma anche altre personalità di spicco dell’economia russa si sono schierate contro la guerra a causa delle perdite economiche da essa causate. Secondo alcune fonti il valore dei beni confiscati ai componenti della lista nera dell’UE ammonta a circa 93,18 miliardi di dollari.

Gli oligarchi rimasti fedeli a Putin

Esistono però alcuni oligarchi rimasti dalla parte del presidente della federazione russa. Alcuni di loro sono considerati i “fedelissimi” e hanno condiviso con Putin gli anni di militanza nel KGB, l’agenzia dei servizi segreti russi. Un nome di spicco è Dmitry Peskov, addetto stampa e responsabile della comunicazione del Cremlino che di recente ha ribadito le sue posizioni in un’intervista alla CNN. Tra chi si è dichiarato favorevole all’invasione vi è anche Ališer Usmanov, imprenditore nell’ambito minerario e da poco tempo proprietario del quotidiano Kommersant per mezzo del quale sembrerebbe contribuire alla propaganda russa.

Francesco Pullella