Un diciottenne muore durante l’ultimo giorno di uno stage con la scuola. Scoppia la rabbia degli studenti italiani

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La dinamica della tragedia

Diciotto anni, quarto anno di scuola e una vita ancora davanti. Lorenzo Parelli, uno studente di Castions di Strada, frazione di Udine, lo scorso 21 gennaio, è morto sul colpo schiacchiato da una trave d’acciaio nella fabbrica Burimec“, dove si trovava per l’ultimo giorno di un Pcto (“percorso per le competenze trasversali e per l’orientamento”). Il lunedì successivo sarebbe tornato a scuola, dopo l’esperienza che lo aveva appassionato tanto.

Lorenzo Parelli, giovane studente rimasto ucciso da una trave d’acciaio (fonte: zazoom.it)

Aperte le indagini, ancora molto deve essere definito. Indagati il datore di lavoro e un operaio, tra i primi o forse il primo a soccorrere il ragazzo in quel capannone dove è avvenuta la tragedia. Il dettaglio che è subito rimbalzato tra le cronache è la notizia dell’assenza, quel giorno, del tutor che doveva seguire lo studente, però risultato assente giustificato per motivi di salute. Dunque, le responsabilità sono ancora da definire, forse quel giorno potrebbero non essere state prese tutte le misure di sicurezza. Dovrà esser chiarito se la tragedia potesse essere evitata e se vi è un colpevole.

La zona della tragedia è stata immediatamente transennata e posta sotto sequestro dalla Procura di Udine: le indagini sono state affidate ai Carabinieri di Palmanova e agli ispettori dell’Azienda sanitaria.

Tra i primi ad accorrere sono stati anche i genitori della vittima, a cui si sono stretti i titolari dell’azienda e i “colleghi” di Lorenzo. La produzione è stata immediatamente fermata e disperazione e incredulità hanno raggiunto tutto il paese del ragazzo, dove lui e la sua famiglia erano molto ben visti.

Ancora polemica sul rapporto Scuola-Lavoro e in generale sulla sicurezza sui posti di lavoro

Quello che Lorenzo stava svolgendo in azienda, era un “percorso per le competenze trasversali e per l’orientamento”. I Pcto vennero creati nel 2018 e prevedono un minimo di 210 ore da svolgere in tre anni negli istituti professionali, come quello in cui studiava Lorenzo, l’Istituto salesiano Bearzi di Udine, mentre 150 nei tecnici e 90 nei licei.

Poi vi è l’Alternanza Scuola-Lavoro, un percorso scolastico reso obbligatorio dal governo Renzi nel 2015, erede della Riforma Moratti, che l’aveva ideata nel 2003 prevedendo adesione spontanea per le scuole, ma solo sulla carta. Da quando è obbligatoria, non molte sono le difficoltà per le scuole, che, innanzitutto, devono portare a termine dei progetti con un’esigua disponibilità di fondi. Non poche sono le volte in cui gli studenti e le proprie famiglie devono sopperire personalmente a questa mancanza.

Poi, vi è un mondo del lavoro non sempre pronto a fare al meglio la sua parte in questo rapporto obbligato. Le problematicità non sono poche, ma soprattutto non sono ancora risolvibili. Dunque, in tanti, prima di tutto gli stessi studenti si interrogano se tutto ciò sia realmente utile per lo sviluppo di un percorso lavorativo e se si fa tutto ciò perché anche con solo un po’ di convinzione, seguendo le proprie attitudini.

Nonostante la differenza tra le due tipologie di percorso, questo non cambia che Lorenzo sia morto in un contesto legato al mondo della scuola. Il caso di Parelli, inoltre, non è il primo di questo genere avvenuto nell’ambito di un percorso professionalizzante: nei pochi anni della Buona Scuola ci sono stati almeno sei feriti gravi e nel 2021, in Italia, i morti per infortunio sul lavoro sono stati 1404. Con questo si realizza facilmente che i luoghi di lavoro, per la vita che conduciamo nel terzo millennio, non sono spesso all’altezza degli standard e che gli studenti spesso sono troppo a rischio, contando la loro inesperienza.

Eppure, per la morte di Lorenzo, avvenuta in un contesto legato sia al mondo della Scuola che del Lavoro, nessuna componente della macchina statale ha dimostrato di sentirsi chiamata in causa.

(fonte: zazoom.it)

 

Le proteste degli studenti per Lorenzo e contro altri aspetti del mondo scolastico

Di fronte a un episodio del genere, risulta quindi inevitabile lo sconcerto e soprattutto la rabbia dei più giovani, sempre chiamati a capire le scelte fatte per loro, a volte insufficienti come risposta alle loro domande. Numerose le manifestazioni organizzate da studenti e studentesse negli scorsi giorni. La tensione accesasi si colloca in un più ampio clima difficile, creatosi negli scorsi mesi per il generale malcontento per la gestione della scuola durante la pandemia. È stato poi aggravato dagli scontri scoppiati tra polizia e ragazzi, a Torino, Milano, Napoli e Roma, in cui la prima ha fatto ricorso anche ai manganelli.

La primissima manifestazione si è svolta la scorsa domenica nella capitale. Tra trecento partecipanti quattro ragazzi sono rimasti feriti nello scontro con la polizia. Durante il corteo, organizzato dal movimento studentesco “La Lupa”, sono state lanciate contro il cordone delle forze dell’ordine alcune bombe carta e dei petardi, in via Cavour all’altezza di via Annibali. Questa pare la motivazione che ha fatto scattare la repressione. La manifestazione si è poi conclusa presso i Fori imperiali con l’osservazione di un minuto di silenzio.

Un’immagine da una delle proteste (fonte: zazoom.it)

Nel mentre gli studenti gridavanoLa vostra scuola uccide” e “L’alternanza uccide”, i sindacati discutevano online di come per riformare Pcto e Alternanza sarebbe importante pagare di più gli insegnanti. Nessun contributo diretto da parte loro a sottolineare innanzitutto la gravità dell’accaduto al diciottenne di Udine.

«Noi vogliamo l’abolizione dell’alternanza scuola-lavoro e dei PCTO e per i tirocini, come quello che stava frequentando Lorenzo, noi chiediamo un tavolo con l’Ufficio scolastico del Ministero dell’Istruzione, per stilare dei protocolli di sicurezza da poter utilizzare durante questi stage, che in ogni caso vorremmo fossero facoltativi e retribuiti.» ha dichiarato Pietro Zanchini, rappresentante di istituto del Virgilio.

«Quella di Lorenzo non è una morte, è un omicidio noi diciamo basta a tutto questo che è solo sfruttamento gratuito.» ha aggiunto Tommaso Marcon, rappresentante di Osa, Opposizione studentesca d’alternativa.

(fonte: mattinodiverona.it)

La polemica riguardo lo sbaglio degli studenti poiché inizialmente riversato la rabbia contro l’Alternanza, seppur Lorenzo stava svolgendo, più precisamente, un Ptco, per poi ampliare la protesta anche contro l’esame di maturità – giudicato ingiusto dopo due anni di pandemia e le relative difficoltà nella scuola – non deve far dimenticare che quanto successo resta grave e potrebbe esserlo anche di più qualora venisse stabilito che vi sono precise responsabilità da parte di qualcuno in quanto accaduto il 21 gennaio. Scuola, ma anche Lavoro necessitano di maggiori attenzioni, in ogni caso, da parte dello Stato e gli studenti, che stanno per iniziare la loro vita lavorativa ne sono estremamente consapevoli e bisognosi.

 

 

Rita Bonaccurso