Rick e Morty: il ritorno della delirante fantascienza Netflix

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La quinta stagione di “Rick e Morty” si conferma una storia carica di risate e sempre capace di coinvolgere – Voto UVM: 4/5

Rick e Morty torna in scena a gamba tesa. La folle serie animata di Adult Swim (nata come parodia di Ritorno al futuro) con protagonisti lo “scienziato pazzo” Rick e suo nipote, l’insicuro Morty, dopo una lunga attesa è tornata su Netflix. Insieme ai due protagonisti rivediamo sul piccolo schermo anche le avventure di tutta la famiglia Smith che, anche questa volta, dovrà avere a che fare con le assurde trovate dell’amato e odiato nonno.

Dopo l’esordio americano avvenuto il 5 giugno, la quinta stagione della serie animata più assurda di sempre è arrivata anche in Italia, su Netflix dal 22 ottobre. Quest’ultima uscita ci porta così ad un fatidico 51 su 101 (non la carica, ma gli episodi commissionati da Adult Swim al duo Roiland-Harmon), lasciandoci intendere di essere giunti a metà del percorso.

Cosa aspettarsi

Anche in questa nuova stagione le aspettative non sono state tradite. L’universo che conoscevamo si è ampliato ancora, mostrandoci altri pianeti assurdi e razze aliene strampalate; non mancano i mondi paralleli e i nemici fuori di testa da affrontare. La qualità dell’animazione continua a crescere di stagione in stagione, i mondi sono sempre stracolmi di dettagli che riescono a rendere le ambientazioni credibili in un universo di stramberie.

La serie non si stanca di parodiare la qualsiasi, partendo dal mondo dei supereroi (il Mr. Nimbus del primo episodio ricorda un “marvelliano” Namor erotomane), fino ad un episodio in cui le citazioni dei mafia movie (come Scarface ed Il Padrino) ed una narrazione alla “Quei Bravi Ragazzi fanno da sfondo ad una caricatura dei Power Rangers.

Il percorso di Rick si fa invece sempre più interessante: assistiamo infatti ad una progressiva apertura sempre più esplicita alle emozioni. Quello che avevamo conosciuto come una sorta di superuomo nietzschiano, capace di convivere con il caos e a tratti anche di dominarlo, perde sempre più quella patina di apatia: prima con l’amico Persuccello (5×08) e poi con lo stesso Morty (5×10).

GoTron Jerrysis Rickvangelion (5×07)

Risate a più livelli

Chiunque conosca la serie sa già cosa aspettarsi dalla comicità di Rick & Morty: le battute sono ovunque e su ogni cosa. In ogni singolo episodio gli sceneggiatori si dilettano nel far convivere le battute nonsense e quelle più becere e demenziali con altre più sottili e di pura satira sociale.

Come sempre la critica – mai troppo velata – è rivolta all’America ed alle sue storture, sia passate che attuali. Una nazione in cui il Congresso corrotto preferisce un Presidente-tacchino. Probabilmente non ci troviamo di fronte alla stagione più divertente del programma, ma lo standard è così alto da far cedere questa critica su se stessa.

Il Ringraziamento di Rick e Morty (5×06)

Tanto spazio per la trama

Ed ecco che uno degli aspetti più amati ed odiati della serie fa capolino. Sì, perché quella trama così intrigante, apparentemente immensa ma che raramente progredisce, in questa stagione prende piede come non mai.

Il passato di Rick dirada quella zona d’ombra che lo ha avvolto nelle stagioni precedenti e si racconta, tramite flashback brevi ma pieni di spunti: dal giorno in cui ha perso la moglie fino a quello in cui lo abbiamo conosciuto. Il rapporto con Morty si fa sempre più profondo e più avanzano le stagioni più gli alti e i bassi tra i due tendono a confermare la loro tacita dipendenza reciproca. Da non trascurare poi il ritorno del famigerato Evil Morty che in questi episodi trova la sua (presunta) conclusione, e con lui anche tutte le vicende della splendida cittadella.

Anche in questo caso risulta difficile trovare delle sbavature nella narrazione degli autori, lo spettatore si trova sempre di fronte ad un mondo in cui non esistono il bianco ed il nero ed è tutto incredibilmente grigio. Tutti i “cattivi” sembrano avere ragioni valide o almeno comprensibili per fare quello che fanno, ed allo stesso tempo quelli che dovrebbero essere “i buoni” assumono comportamenti anche peggiori dei loro nemici.

Antonio Ardizzone