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Il Ferragosto Messinese: ieri, oggi, domani

Cultura Locale
Cammellaccio celebrazione Chiesa di Roma città potente Dea Diana

Vogliamo chiudere questa stagione di articoli trattando un tema, al quale vi consegniamo dopo questo giorno, estremamente importante per la civiltà peloritana e la Città di Messina: il Ferragosto.

Innanzitutto che cos’è il Ferragosto?

La Vara – Fonte: bellasicilia.ir

Non soltanto l’Assunzione di Maria…

Il Ferragosto nasce come Feriae Augusti, stabilite dall’Imperatore come giorni di riposo a Calendagosto, ossia l’inizio del mese, tutt’oggi uno dei punti focali del calendario “neopagano”; la festa fu poi spostata dalla Chiesa di Roma al 15 Agosto facendola coincidere con l’Assunzione, che già sostituiva le feste in onore della dea Diana. Ovunque reputata ancòra un momento di riposo, a Messina invece, checché se ne dica, non è una ricorrenza in cui si evade dalla città, ma in cui vi si affluisce.

Come tutti i migliori tempi di festa, il Ferragosto messinese si popola di misteriose figure: il Cammellaccio che marcia allegro, la giunonica Gigantessa chiamata Rea/Cibele/Opis/Mata, l’oscuro Gigante dal nome Zanclo/Cam/Saturno/Grifone, machine scomparse quali la Galea della Lettera e il Vascello Granario, e ovviamente la più importante, la Vara dell’Assunta. Sono machine festive, apparati celebrativi complessi risalenti ad almeno cinque secoli fa, vere protagoniste della ricorrenza.

Erroneamente viene vista oggi anche a Messina come una festività puramente religiosa (cosa che fa scappare le persone poco cristiane!), fraintendendone invece i significati più profondi e identitarii. Fino a non molto tempo fa, il Ferragosto celebrava l’opulenza di questa potentissima città ed era ammirato da viaggiatori provenienti da ogni dove!

Il Cammello – Fonte: colapisci.it

I molti significati del Ferragosto

Per la maggior parte delle persone, il Ferragosto è la solennità della patrona di Messina, Maria Assunta in cielo. In effetti la Vara è proprio questo: essa rappresenta il transito di Maria dalla vita terrena alla vera vita, rappresentata addormentata e in un feretro alla base del carro e al tempo stesso trionfante mentre sale al cielo sorretta dalla mano del Figlio.

A questo punto, il Ferragosto si sostanzia pure come esaltazione della religiosità peloritana legata alla memoria della Sacra Lettera inviata da Maria ai Messinesi, che per lungo tempo si è collocata nel 15 Agosto anziché nel 3 Giugno. Sotto Ferragosto, nel Piano di San Giovanni (Villa Mazzini) in una vasca veniva allestita una monumentale galea, apparato trionfale e dalle vele luminose, che proiettava giochi di fuoco nel cielo per tutta la durata della festa in alternanza con concerti a bordo. Simbolo della vocazione marinara e poseidonica di Messina, un ricordo non troppo distante dell’impresa di Lepanto alla quale messinesi parteciparono con grande coraggio sotto la guida di don Giovanni d’Austria.

Il Ferragosto è il festeggiamento della liberazione dopo l’oppressione, dicono alcuni. La processione ricorda quella che fece il granconte Ruggero d’Altavilla quando entrò a Messina dopo aver trionfato sui signori musulmani che, pur se siciliani, l’avrebbero in precedenza vessata. Il Cammellaccio allora, che si dice fosse un tempo la vera pelle del cammello di Ruggero resa reliquia, è la cavalcatura ch’egli prese al cadì Rascid e cavalcò in corteo, oppure la parodia dei cammelli sui quali gli esattori delle tasse emirali, rapaci, venivano a riscuotere; la Vara è erede dell’effigie della Vergine Assunta in Cielo che in quell’occasione fu portata in processione, ma in quel tempo nella forma di statua di Madonna Guerriera a cavallo (la Gigantessa!).

È la rappresentazione della monarchia siciliana forgiata dalle armi degli Altavilla, la cui linea di sangue ininterrotta regnò per ottocento anni. Da qui l’insistenza nel portare in giro il Cammellaccio per ricordare la cavalcatura del granconte Ruggero; si è detto che la statua del Gigante occupasse in origine la posizione di Ruggero I nel corteo trionfale che sfilò per Messina, dietro all’insolito simulacro equestre dell’Assunta in quel Ferragosto famoso e divenuto un vero e proprio mito.

Secondo altri, il Ferragosto è la celebrazione dell’identità municipale di Messina. A questa luce, il Gigante è in realtà l’ultima versione del simulacro dell’eroe mitico-simbolico Messano (altrimenti Zanclo), sovrano della Peloriade e fondatore di Messina già nominato da Guido delle Colonne, che in epoca medievale si portava in giro per glorificare la fiera Città dello Stretto in un tempo in cui si oscillava tra l’aderenza a un Regno e la volontà di divenire Repubblica marinara. Inoltre, era la devozione alla Vergine Madre e alla sua Lettera, rapporto unico in tutto il mondo cristiano, il centrale elemento identitario di Messina.

Infine – e soprattutto – ciò che sicuramente possiamo appurare: il Ferragosto è la liturgia annuale di consolidamento dell’esistenza di Messina. Cam e Rea (da cui Camaro?) che procrearono molti popoli, gigante e gigantessa, oppure il dio Saturno e la dea Cibele, che in un tempo lontano e mitico fondarono Messina, percorrono la Città allo scopo di rifondarla ciclicamente e così perpetuarne la sussistenza ricaricandola di mana. Dunque è memoriale del momento in cui Messina fu fondata, utile a perpetuarne l’esistenza.

Che cos’è il Ferragosto? Il Ferragosto è la festa di Messina, è queste e molte altre cose.

I Giganti in piazza – Fonte: gentedimare.it

È la festa della nostra civiltà!

Messina, come Venezia ha il suo Carnevale e Siena il Palio dell’Assunta, celebra una festività di fastosissima rilevanza ma, a differenza delle predette città che ben sanno di celebrare attraverso d’essa la loro civiltà e il loro antico modo di vivere davanti al mondo intero, la nostra città sembra non esserne minimamente cosciente di stare esaltando la propria vetusta civiltà e uno stile di vita che a suo tempo fece la storia, e la festeggia come un semplice evento locale dandola per scontata; eppure, nel subconscio permane l’idea di celebrazione culturale, anche se non si riesce a esprimerla a parole.

Il problema è sempre lo stesso ed è radicato: non si capisce perché qualunque cosa riguardi Messina sia reputata esclusivamente d’interesse locale, e mai d’importanza globale. Viene da domandarsi: che cos’hanno le storie di Firenze, di Venezia, in più di Messina, tali da suscitare l’amore di persone da tutto il mondo? Grazie a più illuminati governanti quelle città hanno preservati i loro monumenti mentre di Messina non resta più quasi nulla da vedere, vero, ma stiamo parliando del passato (immateriale) e la storia non scompare: questa città merita rispetto, non è una località di serie B né tantomeno di serie C, ma di serie A!

Bisogna che Messina ritorni a essere valutata come città storicamente importante, non più semplicemente “la città che dà sullo Stretto”. Grazie alle parole di chi custodisce la nostra storia si spera che, gradualmente, tale idea comincerà a riemergere dalle nebbie del tempo e a stimolare Messina a essere ciò che un tempo era; ma forse, prima che ciò avvenga, sarà più semplice fare apprezzare l’antica Messina al mondo, proprio per com’era conosciuta. Soprattutto: urge che la gioventù messinese comprenda che cos’è veramente la Vara e torni ad affezionarsi al Ferragosto.

 

Daniele Ferrara

BIBLIOGRAFIA

Alessandro Fumia & Franz Riccobono, La Vara, EDAS 2004

Giuseppe Giorgianni, Archivio Storico Messinese vol. 68 – La festa della Madonna Assunta a Messina, Società Messinese di Storia Patria 1995

Franz Riccobono, La Vara attraverso i secoli, Assessorato alla Cultura della Città di Messina 1997

Sergio Todesco & Giovanni Molonia, Teatro Mobile. Feste di Mezz’Agosto a Messina, Edizioni G.B.M. 1991

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Mata e Grifone negli anni ’60 a Piazza Ettore Castronovo – Fonte: pintereset.it