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Dalla Spagna a Messina per la ricerca in fisica – Intervista a David Bronte Ciriza

Scienza & Salute
Biophotonics Congress 2021 David Bronte Ciriza dottorato forze ottiche machine learning

Il ragazzo che vedete in foto è David Bronte Ciriza, ha 24 anni ed è nato e cresciuto a Pamplona, Spagna. A 22 anni ha conseguito la laurea triennale in fisica a Madrid. In seguito al master e a una specializzazione in biofisica, ha intrapreso un percorso di dottorato di ricerca.
Dopo molte peripezie, ha scelto proprio l’Università di Messina per migliorare il suo profilo. Di recente, come riportato qui, David è stato nominato dal Biophotonics Congress per un articolo sull’impiego di tecniche di machine learning per il calcolo delle forze ottiche. Il metodo sviluppato in questi mesi permetterebbe di determinare con precisione molto maggiore, rispetto a quanto avevamo a disposizione finora, le forze impresse dalla luce. Ma facciamo spiegare meglio di cosa si tratta a David in persona.

David Bronte Ciriza

In che cosa consistono gli studi a cui stai lavorando?

Cerchiamo un modo per utilizzare la forza che la luce imprime sulla materia per manipolarla in modo preciso e meticoloso. In particolare, ci occupiamo di materia attiva, un tipo di materia caratterizzata dalla capacità di convertire l’energia presente nell’ambiente che la circonda in energia meccanica. L’esempio più lampante di materia attiva sono gli esseri umani, ma ovviamente rientrano nella categoria anche batteri e altri microrganismi. Più nello specifico, mi concentro su corpi di dimensioni che vanno da 0.5 a 5 micrometri.

Quali potrebbero essere le eventuali applicazioni pratiche derivanti dalla riuscita di questo progetto?

Domanda interessante. Come sempre accade in questi casi, gli sviluppi di una tecnologia nascente sono totalmente imprevedibili, potrebbe avere delle conseguenze rivoluzionarie o trovare impiego in settori estremamente di nicchia. I più grandi utilizzi che mi vengono in mente, in questo momento, sono in medicina e nell’ambito della risoluzione di catastrofi ambientali. In medicina possiamo usare le forze ottiche per limitare i danni che trattamenti invasivi arrecano a tessuti prossimi a quelli che necessitano di cure, colpendo gli agenti patogeni in modo più preciso e circostanziato. Per quanto riguarda le questioni ambientali, sono molte le idee sulla manipolazione della materia attiva per confinare sostanze altamente inquinanti in un’area limitata, in modo che questi non contaminino corsi d’acqua, laghi e oceani.

Quali sono state le difficoltà che hai dovuto affrontare vivendo qui a Messina, soprattutto in tempi di Covid?

Beh, di sicuro non è stato facile, soprattutto nei primi tempi. È quasi una sfida: sei lontano dalla tua famiglia e dai tuoi amici.  Inoltre, a causa delle differenze linguistiche, è complicato comunicare come vorresti con gli altri e quindi costruire una vera e propria rete sociale. Per la verità, queste sono problematiche affrontate altre volte (non è la mia prima esperienza all’estero). Devo dire che da questo punto di vista la pandemia ha complicato moltissimo le cose.

A proposito di Spagna, credi ci siano delle differenze sostanziali con l’Italia riguardo gli ambienti lavorativi?

Si, ho notato una grandissima differenza, non solo con Madrid ma anche con le università australiane. L’atmosfera qui è più rilassata e meno competitiva, l’ambiente è più raccolto e c’è molto più spazio per i rapporti umani fra colleghi. Spesso mi sembra di far parte, oltre che di un gruppo di lavoro, di una famiglia vera e propria.

Hai trovato dei tuoi coetanei fra i colleghi di lavoro o sono tutti più grandi di te?

Questa è una differenza sostanziale rispetto alle altre esperienze che ho fatto. Finora ho sempre lavorato con ragazzi della mia età, qui a Messina invece sto avendo a che fare con professionisti già totalmente affermati e non con degli studenti. Questa circostanza la vedo come un’incredibile opportunità di crescita, sia personale che professionale. La loro esperienza non solo mi incentiva a darmi da fare ma mi permette anche di imparare in maniera attiva da loro. D’altro canto, è doveroso ammettere che la presenza di miei coetanei sul posto di lavoro avrebbe sicuramente favorito il mio inserimento nei gruppi sociali di riferimento.

Ci sono mai state delle discussioni spiacevoli a lavoro?

Innanzitutto, c’è da dire che mi sento davvero molto fortunato. I miei colleghi sono assolutamente gentili e amichevoli, a partire dalla ragazza alla reception fino agli addetti alle pulizie. Ci sono state, nei primissimi giorni, delle incomprensioni dovute soprattutto a fraintendimenti linguistici, che anzi hanno assunto dei connotati estremamente divertenti!

 

Nel corso della sua permanenza a Messina, David, fra le tante conferenze internazionali, ne ha tenuta una sul machine learning al Liceo Archimede. Vorrei proporre la frase di apertura di quell’evento: “ciao comari e compari siciliani, fino a qualche anno fa ero un ragazzo come voi, incerto sul mio futuro, con una mezza idea di voler diventare un fisico...”. Una frase da poco, senza troppe pretese, studiata per rompere il ghiaccio coi ragazzi. Tuttavia, queste poche parole possono racchiudere l’essenza del viaggio che tutti noi, per un motivo o per un altro, siamo chiamati ad affrontare.

Gianluca Randò