Aborto: reclusione e ipotesi di pena di morte per le donne in Texas. In Italia dati preoccupanti in molte regioni

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(fonte: fanpage.it)

Pochi giorni fa è stata celebrata la Giornata internazionale dei diritti della donna. Benché già da molti anni la ricorrenza sia diventata simbolica per le lotte sociali portate avanti dai movimenti femministi, sono molte le problematiche che non hanno ancora ottenuto una soluzione adeguata. I progressi ottenuti rispetto alla condizione della donna sono ancora instabili e messi in discussione quotidianamente.

Una tematica su cui non è stata trovata una soluzione univoca è quella dell’aborto. Da sempre uno dei punti focali delle rivendicazioni femministe, il diritto all’aborto rappresenta un grande spartiacque per le correnti politiche di molti paesi. In Italia è stato per la prima volta disciplinato dalla legge n.194 del 1978 e da allora il testo ha subito molte modifiche ed interpretazioni varie.

Le restrizioni all’aborto in Arkansas e Texas

Nelle ultime ore lo Stato dell’Arkansas ha approvato una legge ultra-restrittiva, introducendo il divieto di aborto sostanzialmente in ogni situazione tranne che nel caso in cui “la vita della madre si trovi in grave pericolo o in emergenza medica”. Il governatore di stato, l’ultraconservatore Asa Hutchinson, ha prontamente firmato il provvedimento dichiarando di averlo fatto “per la sua antica e sincera convizione in difesa della vita”. A questo punto la legge entrerà in vigore già in estate con la previsione di una multa fino a 100mila dollari e la reclusione fino a 10 anni in caso di mancato rispetto della norma.

La reazioni alla notizia non si sono fatte attendere: la ACLU (Unione Americana delle Libertà Civili) e Planned Parenthood America hanno già dichiarato di volersi impegnare nella lotta a questa legge.

Contemporaneamente in Texas il parlamentare repubblicano Bryan Slaton ha avanzato una proposta di legge – simile ad alcune precedentemente respinte nel 2019 durante l’86esima legislatura – che equipari l’aborto all’omicidio. Le conseguenze previste dalla proposta HB 3326 “Abolish Abortion” sarebbero gravissime, dal momento che in Texas l’omicidio può anche essere punito con la pena capitale.

Obiettivo della legge sarebbe, secondo Slaton, quello di “porre fine alla pratica discriminatoria dell’uccisione di bambini innocenti e di garantire eguale protezione ad ogni texano, non importa quanto piccolo”.

(fonte: theguardian.com)

Le limitazioni in Italia

Anche il nostro ordinamento si ritrova spaccato sul tema. In ossequio alla tendenza dei recenti governi di espandere le possibilità di ricorrere all’aborto, si è favorita una linea di promozione dell’aborto farmacologico.

Infatti, in agosto il Ministero della Salute aveva aggiornato le linee d’indirizzo riguardanti la pillola abortiva RU486 facilitandone l’accesso, annullando l’obbligo di ricovero ed estendendone il periodo di somministrazione. Tutto ciò si pone nell’ottica della pandemia da COVID-19 che, tra le varie ripercussioni, ha reso più difficile il ricorso all’IVG (interruzione volontaria della gravidanza). Nei primi mesi di pandemia vari ospedali hanno riorganizzato i propri reparti, molto spesso sospendendo l’attività d’IVG.

Nonostante la situazione di grande difficoltà per le donne desiderose di abortire, varie regioni italiane – prime tra tutte Umbria, Marche, Piemonte, Abruzzo – hanno cercato di porre dei freni alla pillola RU486.

(fonte: milano.repubblica.it)

In Piemonte, l’assessore di Fratelli d’Italia Maurizio Marrone ha emanato una circolare che prevede la sospensione della somministrazione della pillola abortiva Ru486 nei consultori e nei day hospital alla fine dell’emergenza Covid. Ha inoltre previsto l’introduzione di sportelli informativi anti-abortisti che mirino a dissuadere il ricorso alla pratica.

In Abruzzo, regione governata da FdI, una circolare prevede la sospensione della somministrazione della pillola anti-abortiva nei consultori.

In Umbria, un progetto di legge presentato dalla consigliera della Lega Paola Fioroni ripercorre alcuni punti salienti del ddl Pillon (in passato fortemente criticato), promuovendo interventi a sostegno della natalità ma tralasciando temi importante come politiche del lavoro e rafforzamento del welfare pubblico, secondo quanto afferma la Rete Umbra per l’Autodeterminazione.

Nelle Marche, l’esponente di FdI Carlo Ciccioli ha presentato un progetto di legge a “sostegno di famiglia, genitorialità e natalità” simile a quello umbro, ma è stato messo in discussione perché particolarmente riferito alle coppie eterosessuali.

I dati sull’aborto aggiornati al 2018

Oltre alle limitazioni dovute alla delicata situazione pandemica, sembra proprio che in Italia il diritto all’aborto sia difficilmente accessibile per motivazioni costanti. Prima tra tutte la percentuale elevata dei medici obiettori di coscienza.

Una relazione del Ministro della Salute sull’attuazione della legge 194/78 sulla tutela sociale della maternità e dell’IVG presentata nel 2020 ed aggiornata al 2018 presenta un tasso di abortività del 6%, con una diminuzione rispetto al 2009 del 2,5%.

(Tassi di abortività – fonte: salute.gov.it)

Ancora, il grafico mostra una percentuale di obiezione di coscienza pari al 69% nei ginecologi a livello nazionale, del 46,3% per gli anestesisti e del 42,2% del personale non medico.

(Obiettori di coscienza nel 2018 – fonte: salute.gov.it)

 

Valeria Bonaccorso