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Prevenzione dei tumori: l’aspirina come “nuova” arma

Scienza & Salute
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Chi non ha mai usato o sentito parlare di aspirina? Parliamo di uno dei farmaci più utilizzati su scala mondiale, usato per le sue capacità analgesiche, antinfiammatorie ed antipiretiche. Da qualche anno si studia la possibilità di impiegare questo famoso farmaco per la gestione dei tumori e i risultati sembrano dare buone speranze per il futuro.

  1. Cos’è l’aspirina?
  2. Utilizzo di aspirina nella prevenzione dei tumori dell’apparato digerente 
    1. Meccanismo d’azione
    2. Lo studio
    3. I risultati

Cos’è l’aspirina?

E’ stata uno dei primi e principali FANS (Farmaci Antinfiammatori Non Steroidei): la sua attività consiste nell’inibire la ciclossigenasi (COX), enzima deputato alla sintesi delle prostaglandine, molecole che intervengono sia in processi fisiologici che patologici. Oggigiorno, però, per gli effetti “classici” si utilizzano altri FANS meglio tollerati. L’aspirina, invece, viene principalmente utilizzata come farmaco cardiovascolare grazie alla sua capacità di inibire irreversibilmente le COX tipo 1. Riduce così l’attivazione e l’aggregazione piastrinica (le prostaglandine, tra le varie funzioni, hanno quella di favorire l’unione tra le piastrine).

Ha, però, come tutti i FANS, degli effetti collaterali e uno dei più frequenti è la gastrolesività. Chi ne fa uso frequente può, infatti, presentare: disturbi gastrici, pirosi (ossia bruciore), dolore addominale. Inoltre, per via della sua particolare capacità di blocco dell’aggregazione piastrinica, può essere responsabile di emorragie.

Utilizzo di aspirina nella prevenzione dei tumori dell’apparato digerente

Meccanismo d’azione

Alla luce di quanto detto, come potrebbe l’aspirina aiutare nella lotta contro i tumori? Proprio sfruttando la sua azione di inibizione delle COX: è stato visto che in molte cellule tumorali c’è un anomala espressione delle COX-2. Le prostaglandine da esse prodotte sono coinvolte nella cancerogenesi, nella crescita tumorale e, soprattutto, nella neoangiogenesi. In pratica, la COX-2 sembrerebbe essenziale affinché le cellule tumorali si moltiplichino e inattivandola si potrebbe riuscire a bloccare lo sviluppo del tumore.

Lo studio

Proprio di questo si è occupato l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri insieme all’Università degli studi di Milano. E’ stata pubblicata sulla rivista Annals of Oncology una metanalisi, cioè una sintesi basata su tutti gli studi inerenti all’argomento. Essa ha preso in considerazione le pubblicazioni su riviste scientifiche da gennaio 2011 a marzo 2019, per un totale di 113 articoli, di cui 45 sull’impatto che l’uso dell’aspirina ha in particolare sul cancro del colon-retto.

I tumori analizzati nell’articolo sono molteplici: oltre che sul cancro del colon-retto (uno dei più frequenti in Italia), è stato evidenziato un effetto positivo sul cancro dell’esofago e dello stomaco e anche su tumori epatobiliari e pancreatici, rari ma molto aggressivi. Non ci sono, invece, evidenze di un rapporto inverso tra uso di aspirina e sviluppo di tumori del distretto testa-collo.

I risultati

I dati degli studi hanno permesso di affermare che “per tutte le neoplasie, l’effetto favorevole dell’uso di aspirina tende a crescere con un utilizzo di durata maggiore, e, per il cancro colorettale, con l’uso di dosi crescenti”. Proprio riguardo il cancro del colon-retto è stato appurato un rapporto direttamente proporzionale tra dose e riduzione del rischio. Basse dosi (75-100 mg/giorno) portano ad una riduzione del rischio pari al 10%, una dose regolare (325 mg/giorno) lo riduce del 35%, mentre alte dosi (500 mg/giorno) addirittura permettono una riduzione del 50%. Per quanto concerne la correlazione tra durata dell’applicazione di aspirina e il rischio di cancro, viene riferita una riduzione del 20% per 5 anni di uso e del 30% per 10 anni di uso.

L’articolo riporta anche dati significativi sulla riduzione del rischio degli altri tumori valutati. Si parla di una riduzione del 35%-40% per il cancro dell’esofago e dello stomaco, del 20% per quello pancreatico.

Fonte: https://scienceblog.cancerresearchuk.org/

Tuttavia, va sottolineato che non in tutti i soggetti l’applicazione di questo farmaco comporta lo stesso risultato e questo dipende dalla differente espressione enzimatica individuale. Inoltre, l’uso di dosi elevate e per lungo tempo può determinare i tipici effetti avversi dell’aspirina, tra cui soprattutto le emorragie. Bisogna, quindi, valutare bene eventuali predisposizioni dei pazienti ed in generale il loro quadro clinico, per capire se siano più o meno suscettibili a tali complicanze. Va considerato che la dose e la durata della somministrazione ottimali del farmaco, ai fini della prevenzione della malattia tumorale, non sono ancora chiare.

In conclusione, da questi studi filtra ottimismo per il futuro utilizzo dell’aspirina nella prevenzione dei tumori del tratto digerente. L’auspicio è che nell’immediato futuro vengano eseguite ulteriori valutazioni: avere a disposizione questo farmaco nella lotta contro i tumori rappresenta un’interessante prospettiva essendo un farmaco estremamente diffuso in commercio e poco costoso.

Gaetano Giusino