Ritardo Pfizer. Ue e Italia non transigono e chiedono il rispetto dei patti

Redazione Attualità
REDAZIONE ATTUALITÀ
Attualità
#Arcuri coronavirus covid Pfizer ue

Nei giorni scorsi, da parte di Pfizer era arrivato un appello affinché si lavorasse più velocemente per l’approvazione degli altri vaccini ancora nelle ultime fasi di sperimentazione. Il motivo fornito è l’impossibilità, da parte dell’azienda, di produrre il vaccino per tutto il mondo nei tempi necessari al contenimento del covid.

Non ha tardato la reazione dell’Ue, la quale ha annunciato di non ammettere eventuali ritardi sulla consegna delle dosi, facendo intendere che questi sarebbero stati, dunque, provocati dalla produzione, non da disposizioni diverse, e ricordando che l’azienda tedesca è stata finanziata con 100 milioni di euro dalla Comunità.

Gli obiettivi raggiunti con le campagne di vaccinazione

(fonte: agendadigitale.eu)

Molti Stati, tra cui l’Italia hanno raggiunto già ottimi traguardi con le somministrazioni. Il nostro Paese si trova al nono posto nella classifica mondiale e al primo in Europa, sono un milione e 120mila gli italiani che hanno ricevuto la prima dose di vaccino. Uno dei prossimi obiettivi – nonostante i dati confortanti di questa prima fase della vaccinazione – è che possano essere utilizzati, dopo tutte le fasi di sperimentazione e di certificazioni, anche le dosi di Reithera. Ciò è previsto avvenga a giugno. L’approvazione del vaccino italiano è attesissima: grazie alla sua formulazione, basterebbe una sola dose per ottenere l’immunità al virus e gode di più facile conservazione, che può avvenire anche in un normale frigo a 4 gradi. Ma di questo vaccino, l’azienda, stima di poter produrre 100 milioni di dosi all’anno al massimo.

La somministrazione di una dose Pfizer (fonte: milano.corriere.it)

 

Le reazioni in Europa dopo l’annuncio ufficiale dei ritardi

Intanto l’annuncio del ritardo della distribuzione del vaccino Pfezeir-Biontech è arrivato come temuto, il 16 gennaio, alle ore 15.38 con un comunicato ufficiale. La Pfizer aveva avvisato che, a partire dalla giornata odierna, avrebbe consegnato all’Italia circa il 29% di fiale di dosi in meno rispetto ai piani concordati con gli uffici del Commissario straordinario Arcuri e con le Regioni italiane. Inoltre, ha, unilateralmente, deciso in quali centri di somministrazione sul suolo nazionale ridurrà le fiale inviate e in quale misura. Analoga comunicazione è pervenuta a tutti gli altri Paesi della Unione. Inizialmente, l’Ue ha temuto un ritardo delle consegne pari a 3-4 settimane.

“La campagna vaccinale italiana è partita con il piede giusto, siamo il primo paese dell’Unione europea. Le cose si sono messe nel modo giusto, ma chiediamo a Pfizer di rispettare i patti, chiediamo serietà e rigore” ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza, durante un suo intervento durante il programma televisivo Stasera Italia Weekend.

Il commissario Arcuri (fonte: corriere.it)

Lo strano suggerimento di Pfizer

Alla vigilia dell’annuncio del cambio di programma, Pfizer aveva, inoltre, ufficialmente suggerito di procedere con l’estrazione, presso gli hub vaccinali dove sono state fornite le siringhe di precisione, anche di una sesta dose dalle fiale consegnate. Una soluzione per consentire di ottenere il 20% di dosi in più rispetto a quelle finora iniettate, il 66% di quelle disponibili. Intanto chi ha partecipato al V-Day del 27 dicembre, fra ieri e oggi, dovrebbe aver ricevuto la seconda dose. Per i richiami già programmati si era programmato l’utilizzo della riserva del 30%, ma dove in via di esaurimento, anche, se necessario, la somministrazione di fiale del vaccino Moderna, compatibile con il Pfizer.

Ci sarebbe la necessità di ristrutturare l’impianto belga di Puurs per aumentare il ritmo produttivo, dietro le incertezze di Pfizer. “Appena ho saputo del ritardo nella produzione di Pfizer – ha dichiarato il presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen – ho chiamato l’amministratore delegato: mi ha rassicurato che tutte le dosi previste per l’Ue saranno consegnate nel primo trimestre”.

Un piano per ridurre il ritardo

Così, anche dopo la richiesta del commissario Arcuri di “rivedere i propri intenti”, auspicando “di non essere costretto a dover tutelare in altro modo il diritto alla salute dei cittadini italiani”, Pfizer e BioNTech hanno poi comunicato di aver un piano per ridurre a una settimana i ritardi annunciati.

In un comunicato si legge che questo “permetterà di aumentare la capacità di produzione in Europa e di fornire molte più dosi nel secondo trimestre. – e ancora – Torneremo al calendario iniziale di distribuzione all’Ue a partire dalla settimana del 25 gennaio, con un aumento delle consegne dalla settimana del 15 febbraio. Per farlo, alcune modifiche al processo di produzione sono ormai necessarie.”

La preoccupazione per le “varianti”

Ad aumentare la tensione, contribuisce la preoccupazione per le varianti inglese e brasiliana del virus, più aggressive e contagiose.

L’Istituto zooprofilattico di Abruzzo e Molise (Izsam) ha individuato 51 contagi, nella provincia di Chieti, riconducibili alla variante inglese.

Le autorità, già preoccupate per la più facile contagiosità della variante inglese, stanno monitorando attentamente anche la variante brasiliana, su cui vi sono ancora meno certezze che sull’altra.

Inizialmente, vi era anche il sospetto che la Pfizer stesse ritardando proprio a causa della scoperta delle varianti, poi smentito a causa dell’obiettiva insostenibilità nel produrre dosi per tutto il mondo.

Sulla parziale o completa inefficacia dei vaccini già somministrati su queste varianti, non vi è assoluta certezza, ma l’attenzione è comunque altissima per il rischio.

In ogni caso, in tutti questi mesi, abbiamo – o almeno avremmo dovuto – imparare che è meglio non abbassare mai la guardia con questo virus.

 

 

Rita Bonaccurso