Prevenire è meglio che curare: la diagnosi precoce oncologica

Scienza & Salute
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I programmi di screening oncologici si rivolgono alla popolazione apparentemente sana, sottoponendola a specifici test diagnostici. Essi hanno l’intento di scoprire un’eventuale neoplasia in fase precoce. Tali metodiche costituiscono un intervento di grande importanza sociale, in grado di ridurre incidenza e mortalità per neoplasia.

Attualmente sono unicamente tre i programmi di screening validati, cioè quelli che hanno mostrato un positivo rapporto costo-beneficio nel corso degli anni.

Il primo è rappresentato dallo screening per le neoplasie della mammella, che si rivolge a donne di età compresa tra 50 e 69 anni (in realtà la popolazione target è stata ampliata, da 45 a 74 anni).

Esso è seguito dal programma di screening per il tumore della cervice uterina, rivolto alle donne tra i 25 e i 64 anni.

Più di recente, tra i programmi accertati è stato introdotto lo screening per il cancro del colon retto, che coinvolge anche la popolazione maschile tra 50-69 anni.

L’Associazione italiana di oncologia medica (AIOM), in collaborazione con l’Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM), pubblica il report annuale “I numeri del cancro 2019” che traccia la geografia dei tumori, con un livello di dettaglio regionale.

Questi dati sanciscono l’importanza delle metodiche di screening, che possono davvero fare la differenza nell’approccio terapeutico di una neoplasia.

D’altra parte emerge però la scarsa sensibilizzazione della popolazione, restia a sottoporsi in maniera costante a tali iter di diagnosi precoce.

Dai più recenti dati Aiom-Airtum, si evince indirettamente che al Nord c’è maggiore attenzione verso lo screening, invece al Sud la popolazione difficilmente si sottopone a tali metodiche. Ciò pone il personale medico-sanitario del Sud a doversi confrontare spesso con casi più difficili, di frequente in fasi avanzate.

Ovviamente, cambiare tali atteggiamenti di diffidenza rappresenta uno tra i più validi mezzi a disposizione per combattere il cancro.

Se da un lato sono riportati i dati relativi alle neoplasie di cervice, color retto e mammella, dove occorre continuare a non abbassare la guardia, per massimizzare i benefici degli screening, dall’altro troviamo neoplasie per le quali di rado si effettua una diagnosi precoce.

Di seguito, verranno proposte nuove strategie di screening per neoplasie che continuano a mietere numerose vittime. Ciò è spesso il frutto della scarsa consapevolezza dilagante fra tutte le fasce della popolazione, che porta a sottovalutare stili di vita scorretti e a non prestare attenzione agli interventi di sensibilizzazione.

CANCRO AL POLMONE: IL “BIG KILLER”

Il carcinoma polmonare rappresenta la causa più frequente di morte per cancro nella popolazione, nonostante il miglioramento delle metodiche diagnostiche e terapeutiche.

Nella maggior parte dei casi, esso è correlato ad agenti cancerogeni inalati attraverso il fumo di sigaretta. La cessazione del consumo di tabacco rappresenta la prima norma da seguire, al di là ogni programma di screening. Solo attraverso tali misure preventive si potrà fronteggiare tale “big killer” nei prossimi anni.

Il ruolo dello screening nei pazienti ad alto rischio, come fumatori abituali o ex fumatori con età maggiore di 50 anni, è molto dibattuto.  I primi studi di screening in cui veniva utilizzata la radiografia del torace non hanno portato alla riduzione della mortalità per cancro.

I successivi studi hanno impiegato la  TC del torace low dose (LDCT), permettendo di rilevare un elevato numero di tumori in stadio iniziale, quindi potenzialmente curabili. In particolare, lo studio statunitense “National Lung Screening Trial” ha evidenziato per la prima volta una riduzione di mortalità specifica per tumore del polmone del 20% grazie all’utilizzo della LDCT in confronto alla RX torace.

Inoltre, lo sviluppo di biomarcatori innovativi offre nuove prospettive che guardano al futuro. Infatti, per il carcinoma polmonare si fa strada la possibilità di impiegare dei marcatori specifici , noti come microRNA. Infatti, alla luce degli studi dell’Istituto Nazionale dei Tumori, supportati dall’ AIRC, tali sequenze di RNA non codificante hanno un importante ruolo nell’oncogenesi.

L’immagine è  tratta da uno  Studio Clinico che ha considerato i miRNA espressi  in pazienti con carcinoma polmonare. I miRNA over-espressi sono raffigurati in giallo, mentre i microRNA down-regolati sono indicati in blu.

Pertanto, gli ultimi tentativi hanno coniugato l’ impiego di miRNA circolanti e LDCT , mostrando risultati positivi.  Si spera, dunque, di ottenere rapidi progressi da tale metodica, affinché in futuro possa essere fruibile per la popolazione.

Immagine tratta da International Journal of Cancer: ” Circulating mir-320a promotes immunosuppressive macrophages M2 phenotype associated with lung cancer risk”

CARCINOMA PROSTATICO

Anche per il cancro alla prostata la diagnosi precoce è un passo molto importante, sia per la valutazione clinica del paziente che per la successiva terapia.

Il dosaggio dell’Antigene Prostatico Specifico (PSA) costituisce, ad oggi, l’unica indagine dirimente per la valutazione della ghiandola prostatica.

Negli anni si è però capito che il test non è specifico, poiché i livelli di PSA possono variare in risposta ad altre condizioni, sia fisiologiche che patologiche.

Così, anche in tale ambito, lo studio dei meccanismi molecolari dei miRNA ha portato verso nuove conoscenze. Infatti, nel cancro alla prostata si osserva una alterazione nella regolazione di diversi miRNA, i quali potrebbero agire come soppressori tumorali o oncogeni.

E’ emerso un marcatore denominato EXO-Psa.

Si tratta dell’antigene prostatico specifico che circola nel sangue all’interno di esosomi, piccole vescicole che si staccano da tutte le cellule del nostro organismo, fungendo da “messaggeri molecolari”. In caso di malattia oncologica, però, a rilasciarle nel circolo sanguigno sono soprattutto quelle tumorali.  Ed è proprio questo il principio su cui si fonda l’elevata affidabilità del nuovo test indicato.

CARCINOMA PANCREATICO

Le statistiche più recenti descrivono un aumento anche dei casi di carcinoma pancreatico. Inoltre, in tale caso i dati AIRTUM mostrano una sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi solo dell’8%, tra le più drammatiche.  Si tratta di un impatto rilevante, dovuto al fatto che molti pazienti risultano asintomatici, almeno nelle fasi iniziali.

E’ indispensabile, pertanto, individuare metodi per la diagnosi precoce almeno nei soggetti ad alto rischio, più suscettibili per familiarità o predisposizione genetica. Questo perchè in simili situazioni la sorveglianza attiva potrebbe fare la differenza, più che in ogni altro caso.

Sono significativi i dati ottenuti da uno studio pubblicato sull’American Journal Of Gastroenterology. Esso ha coinvolto soggetti a rischio di sviluppare la neoplasia. I risultati sono stati ottenuti attraverso due metodiche diagnostiche note come CP-RM ed ecoendoscopia.  Esse hanno consentito di riscontrare anomalie in molti dei soggetti esaminati permettendo, pertanto, un migliore iter terapeutico successivo, che si traduce in maggiori possibilità di sopravvivenza.

Dopo aver preso in rassegna le neoplasie con decorso più drammatico, per le quali non esistono ancora programmi di screening riconosciuti, risulta pertanto necessario attenersi quanto meno a quelli oggi validati.

Invece, si dovranno attendere i prossimi risvolti per innovazioni rivolte all’individuazione precoce delle altre neoplasie esaminate.

Indubbiamente, però, la sensibilizzazione della popolazione costituisce senza dubbio il punto principale da considerare, affinché divenga il fulcro per lo svolgimento della corretta esecuzione dei programmi preventivi e dell’aderenza agli stessi.         

                                                                                                                                                                                                                        Federica Tinè

Bibliografia:

Associazione italiana di oncologia medica (AIOM),  Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM), Report annuale “I numeri del cancro in Italia 2019” 

Livelli plasmatici aumentati di esosomi che esprimono PSA distinguono i pazienti con carcinoma prostatico dall’iperplasia prostatica benigna: uno studio prospettico.

Mariantonia Logozzi et al. Cancro (Basilea) . 2019 :  https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/31569672/

Screening LDCT del cancro del polmone e riduzione della mortalità: prove, insidie ​​e prospettive future.
Matthijs Oudkerk ,ShiYuan Liu ,[…]John K. Field
Nature Reviews Clinical Oncology ( 2020 )