L’origine del Sars-CoV-2: dai wet market alle analisi computazionali

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A lungo si è dibattuto sull’origine del Coronavirus responsabile della COVID-19 e molti sono stati gli appellativi utilizzati e spesso strumentalizzati. Basti pensare all’espressione “virus cinese” utilizzata da Trump per “deviare” l’attenzione dal ritardo dei provvedimenti negli USA, condannata dall’OMS come istigazione al razzismo.

Che il virus sia effettivamente nato in Cina è ad oggi un dato di fatto. E non è neanche la prima volta che succede. La maggior parte delle epidemie degli ultimi anni si è sviluppata in Cina: dall’asiatica del 1957, all’influenza di Hong Kong del 1968, alla SARS e alla COVID-19. Sembra che questo paese sia particolarmente preso di mira dai virus, ma cerchiamo di capire perché.

Tra complotti e realtà

Notizia non recente, ma virale negli ultimi giorni, è che il virus sarebbe nato in un laboratorio cinese. Tutto nasce dalla diffusione, da parte della Rai, di un servizio riguardo un Coronavirus ingegnerizzato ottenuto “inserendo una proteina presa dai pipistrelli sul virus della SARS ricavato dai topi”. Il virus così creato è in grado di infettare l’uomo direttamente dal pipistrello senza necessità di un ospite intermedio come il topo. Il servizio risale al 2015, quindi secondo teorie del complotto ci sarebbe stato tutto il tempo di completare le ricerche.

Immediate e numerose le conferme che si tratti di una bufala. Attenzione, non è una bufala il servizio della Rai, che tratta di un virus effettivamente creato in laboratorio sotto stretti controlli per essere poi studiato approfonditamente dagli scienziati. Ma tale virus, malgrado le coincidenze riguardo SARS e pipistrelli, non ha nulla a che fare con il Sars-CoV-2. E vedremo perché.

Perchè i virus nascono in Cina? I wet market

Nel 2002 il SARS-CoV ha portato a un’emergenza globale, colpendo 29 Paesi e portando alla morte di 774 persone. Si tratta di un virus diverso rispetto al SARS-CoV-2, con una letalità maggiore, del 10% circa, ma molto meno contagioso. La sua nascita, però, è avvenuta in circostanze simili a quella del nuovo Coronavirus: un mercato di Foshan, nella provincia di Guangdong.
La scoperta ha portato il governo cinese a chiudere i mercati e bandire l’allevamento di molti animali, decisione che però, dopo pochi mesi, è stata annullata. Perchè? Basti pensare che nel 2018 questo tipo di industria dell’allevamento è valso 148 miliardi di Yuan, circa 19 miliardi di euro.

I mercati cinesi sono delle sorte di mattatoi all’aria aperta, dove gli animali vengono maciullati e venduti in mezzo alla strada.

I “wet market” di questo tipo sono sparsi in tutto il mondo, in America del Sud come in Africa, ma in Cina la situazione è del tutto particolare. Offrono infatti una grande varietà, non si tratta di animali “convenzionali”, ma anche e soprattutto di animali selvatici e specie protette, che in natura probabilmente non si incomberebbero mai. La mescolanza di liquidi di varia natura, sangue ed escrementi che colano dalle gabbie permette ai virus di passare da un animale all’altro; se poi quell’animale viene consumato da un uomo il virus può, se capace, compiere il “salto di specie”. E se il virus riesce a trasmettersi a un altro uomo, può nascere un focolaio, l’inizio di un’epidemia.

Il Sars-CoV-2 non è nato in laboratorio

Il 17 marzo, sulla rivista Nature Medicine è stato pubblicato un articolo che, esaminando tutti gli studi più recenti sul virus, ne delinea chiaramente l’origine. Il Sars-CoV-2 ha alcune caratteristiche del tutto peculiari.

Il virus è ottimizzato per legarsi al recettore umano ACE2, coinvolto nella regolazione della pressione sanguigna, tramite un dominio di legame RBD (receptor-binding domain), presente sulla proteina spike virale. Le proteine spike sono strutture superficiali che sporgono all’esterno del virus e ne permettono l’adesione alle cellule da infettare.

Proprio tale RBD è la porzione più variabile del virus. Sei amminoacidi del dominio sono fondamentali per il legame con il rettore e 5 di questi sono diversi dai rispettivi amminoacidi del Sars-CoV. Ciò rappresenta una forte evidenza che il virus non è stato manipolato a partire dal virus della SARS.

Altro protagonista dello studio è un sito di clivaggio (di taglio) della proteina spike, coinvolto nell’ingresso del virus nella cellula. Questo sito non è presente negli altri Coronavirus appartenenti alla linea B del genere Betacoronavirus, di cui il Sars-CoV-2 fa parte.

Infine, il profilo molecolare di base del virus, che gli anglosassoni definiscono “backbone”, “spina dorsale”, è geneticamente differente.

Il risultato di questa analisi è che il virus non può essere stato creato in laboratorio. Se così fosse, i ricercatori avrebbero dovuto utilizzare di base un Coronavirus conosciuto, magari già utilizzato per sperimentare la manipolazione genetica (come insegna il servizio del 2015, non sarebbe una novità). Ma il Sars-CoV-2 differisce in modo sostanziale.
La “colpa” è quindi della selezione naturale.

La genesi del virus: le teorie più probabili

Si fondano sulla selezione naturale del virus a partire da sorgenti animali. Non a caso si ipotizza da tempo l’origine della pandemia nel mercato di Huanan della città di Wuhan.

1. Selezione naturale in un ospite animale prima della zoonosi

Il virus si sarebbe trasferito direttamente da un animale all’uomo (zoonosi), come avvenuto per la SARS e la MERS. A sostegno di tale ipotesi, RaTG13, virus ottenuto dal pipistrello Rhinolophus affinis, è identico al ~96% al SARS-CoV-2, ma la proteina spike differisce nel RBD. Anche i pangolini, mammiferi molto simili all’armadillo, importati illegalmente in Guangdong, presentano un Coronavirus simile al SARS-CoV-2, come dimostrato in un articolo pubblicato sulla prestigiosa rivista CellStudi approfonditi hanno dimostrato che nessuno di questi virus è sufficientemente simile al SARS-CoV-2 da esserne il diretto progenitore; d’altra parte la diversità dei Coronavirus nei pipistrelli e altri animali è conosciuta solo in minima parte.

2. Selezione naturale nell’uomo dopo la zoonosi

Il virus, trasmesso dall’animale all’uomo, potrebbe essersi modificato subito dopo, durante la trasmissione inter-umana. Secondo tale teoria, il virus avrebbe infettato l’uomo e si sarebbe trasmesso in piccoli gruppi per il tempo necessario ad adattarsi del tutto all’infezione umana. Ad esempio, il virus dei pangolini, dotato di un dominio RBD sovrapponibile al SARS-CoV-2, potrebbe essersi trasmesso all’uomo, dove nel tempo si sarebbe evoluto sul sito di clivaggio. Per giustificare ciò, i primi casi dovrebbero essersi verificati almeno a fine novembre, il che è effettivamente risultato da studi retrospettivi. Difficile però è dimostrare con certezza tale meccanismo.

In tutto ciò potrebbe essere coinvolto anche un “ospite intermedio”, come ponte tra l’animale d’origine e l’uomo. L’identificazione dell’ospite intermedio e della sua variante virale, così come il sequenziamento dei virus dei primissimi casi in Cina, sarebbero estremamente informativi.

Perché l’origine del SARS-CoV-2 è importante

Comprendere l’origine e i meccanismi di trasmissione del virus è fondamentale per prevenire futuri eventi di zoonosi e pandemie. Inoltre, identificare le varianti animali più intime permetterebbe di accelerare fortemente gli studi sul funzionamento virale.

Nondimeno, è importante per sconfiggere le più classiche teorie del complotto, che sfruttando le attuali “situazioni favorevoli” di caos e disorientamento dell’opinione pubblica rischiano di attecchire.
A tutti è riconosciuto il beneficio del dubbio. Tuttavia, “notizie” che raccontano di come siano stati gli Stati Uniti o Bill Gates a provocare la crisi per motivi economici, o che si tratti di un’arma di distruzione di massa creata in un laboratorio cinese, vanificano ogni tentativo di coesione tra gli individui. Che nel momento storico che stiamo imparando a vivere è ciò che più dobbiamo tenerci stretti.

Davide Arrigo